Il duca e la sua sposa

di eddiefrancesco
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«Possiamo incontrarci nel bosco subito dopo mezzogiorno?» le chiese Galen. «Si» confermo' Verity. «Davvero interessante, Sir Myron!» esclamo' Eloise meravigliata. «Non avevo idea che gli ananas fossero un frutto tanto affascinante! Adesso perche' non fate portare le carte?» «Carte?» replico' il loro ospite, preso alla sprovvista. «Si. Che ne dite del whist?» «Mi piacerebbe giocare a whist» la assecondo' Lady Mary. «E' un gioco che conosco» disse Myron. «Faro' preparare un tavolo. Signore e signora Blackstone, volete unirvi a noi?» Clive rispose accennando il suo sgradevole sorriso. «Ne siamo felici.» «Siamo troppi per un solo tavolo di whist» osservo' Galen allontanandosi dal pianoforte con riluttanza. «E non abbastanza per due.» «Mia moglie non giochera'» disse subito Blackstone. «Io preferirei continuare a suonare questo delizioso strumento» affermo' Verity. «Non sono brava a carte.» «Io invece mi accontentero' di seguire il gioco di Lady Mary» dichiaro' Galen. «Sempre che lei riesca a sopportare la mia presenza.» «Vi sarei grata del vostro aiuto, Vostra Grazia» rispose la giovane dama. «Nemmeno io sono molto esperta con le carte, temo.» «Forse siete piu' brava in altri tipi di giochi?» suggeri' il Duca mentre un cameriere sistemava il tavolo e le sedie per I giocatori. Lady Mary arrosi' e Verity continuo' a suonare come se fosse cieca e sorda a qualsiasi altro rumore che non venisse dal piano. Il giorno successivo, Galen si affaccio' alla finestra della sua camera mentre infilava gli stivali perfettamente lucidi. Grazie al cielo il tempo si era schiarito. Aveva piovuto tutta la notte e quel mattino c'era solo nebbia e umidita'. Non aveva detto a Rhodes che sarebbe uscito ne' che avrebbe preso il cavallo. Sarebbe sgattaiolato fuori di casa dalle scale di servizio e avrebbe fatto di tutto per evitare qualsiasi servitore. Non sapeva per quale motivo Verity voleva vederlo, ma era certo che dovesse trattarsi di una cosa importante per correre quel rischio. Per tutta la notte aveva fatto che rigirarsi nel letto, chiedendosi se lei volesse confessargli che I sentimenti che nutriva nei suoi confronti erano cambiati, proprio come era accaduto a lui. Sfortunatamente c'erano anche altre possibili spiegazioni per la sua richiesta. Poteva trattarsi di qualcosa di semplice come un cambiamento della data della sua successiva visita a Jocelyn, visto che I Blackstone erano a Jefford. Forse avrebbe portato anche la bambina all'appuntamento. Forse Jocelyn non stava bene. No, questo non era possibile. In quel caso Verity non sarebbe venuta alla cena. Quale che fosse la ragione, dopo che lei gli aveva proposto quell'incontro non aveva fatto che dibattersi tra impazienza, speranza e timore. Comunque ora era arrivato il momento di partire e mettere fine a domande e incertezze. Assicurandosi che il corridoio fosse vuoto, usci' chiudendo a chiave la porta della camera. Al suo ritorno avrebbe detto che era stanco e che ne aveva approfittato per fare un sonnellino in modo da essere fresco e riposato per la sera. Quanto alla serratura, si sarebbe giustificato affermando che aveva chiuso a chiave per non essere disturbato. Il suo piano funziono' alla perfezione, tanto da fargli pensare che forse nella sua giovinezza avrebbe potuto prendere in considerazione una carriera come spia in un paese straniero. Sfortunatamente pero' al tempo non aveva nutrito alcuna ambizione che potesse spingerlo a una vita piu' attiva di quella che stava conducendo. Rifiutandosi di rimuginare su quello che sarebbe potuto essere, Galen si affretto' a seguire il sentiero che conduceva attraverso I boschi fino a quando non riusci' a distinguere la casa di Verity in lontananza. Temendo che se si fosse avvicinato di piu' avrebbe potuto essere scoperto, usci' dal sentiero e si fermo' ad aspettare dietro ad alcuni cespugli di sambuco. Memore anche di Rhodes e del suo desiderio di tenere nascosta quell'uscita, fece attenzione a non strusciare contro le foglie e le bacche bagnate. In caso contrario il suo cameriere personale lo avrebbe di sicuro notato. L'odore della terra umida e del fogliame gli rammento' un cimitero, ingigantendo la sua sensazione che qualcosa di negativo stesse per accadere. Guardo' gli alberi che sgocciolavano e vide una mela selvatica che scivolava sul terreno soffice. Protetto dal cuscino di foglie secche ammorbidite dalla pioggia, il frutto non fece quasi alcun rumore. Poco lontano un picchio comincio' la sua ricerca di insetti. Altri uccelli cantavano mentre una lieve brezza agitava I rami che lentamente si asciugavano dalle gocce di brina. Il loro lento cadere a terra gli fece pensare a un rintocco funebre. Perche' era assalito da tanti cattivi presagi? Doveva essere colpa del clima. Non era abituato a quei cieli grigi e al tempo umido dopo tutti gli anni trascorsi in Italia. Di sicuro sotto il sole Italiano si sarebbe sentito piu' ottimista. Un ramoscello si ruppe accanto a lui inducendolo a guardarsi attorno. Niente. Probabilmente si era trattato di uno scoiattolo o di un tasso. Era incredibile! Si trovava in un bosco Inglese in un freddo giorno di pioggia e stava sudando! Si domando' che cosa stessero facendo Guido e gli altri abitanti del villaggio in Italia. Avevano avuto un buon raccolto? Stavano ancora discutendo sull'opportunita' di mettere una statua al centro della piazza? Erano anni che non riuscivano a decidere di quale santo dovesse trattarsi, nonostante l'opinione popolare pendesse in favore di San Michele. Chissa' se menzionavano mai il solitario Duca inglese o si domandavano quando avrebbe fatto ritorno. Neanche lui lo sapeva e non poteva decidere niente se prima non sapeva che cosa provava Verity per lui. Poi il suo amore comparve. Era avvolta in un lungo mantello scuro e aveva un espressione seria e preoccupata. Jocelyn non era insieme a lei e sebbene Galen fosse sempre felice di vedere la bambina, era contento che fosse sola. Non voleva fare una dichiarazione d'amore in pubblico, soprattutto dal momento che non era assolutamente sicuro del modo in cui sarebbe stata accettata. «Verity!» la chiamo' a bassa voce. Lei sobbalzo' e poi sollevo' una mano per fermarlo prima che si facesse avanti. «Sara' meglio che restiate li', in caso venga qualcuno lungo il sentiero» rispose piano. «Puo' succedere? Forse dovremmo andare da qualche altra parte.» Penso' alla rimessa delle carrozze e al bacio che si erano scambiati. «Andra' bene qui, ma dobbiamo stare attenti. Mi mettero' seduta sul ciglio del viottolo dandovi la schiena.» Scelse una pietra per sedersi, tenuta asciutta da un albero che la riparava. Sentendo il suo tono gelido un brivido di timore gli corse lungo la spina dorsale. «Non voglio parlare senza potervi guardare negli occhi.» «Sara' piu'... semplice» rispose lei in un sussurro tanto che Galen dovette tendersi per udire le sue parole. «Perche'?» Verity sollevo' e abbasso' le spalle con un sospiro. «Galen, sono arrivata alla conclusione che e' un rischio troppo grande continuare a vederci.» Lo stomaco del Duca si strinse per il timore. «Che cosa significa?» «Penso che non dovreste piu' venire a trovarci.» Le sue parole lo colpirono con maggiore violenza di un pugno. Le giro' attorno per guardarla negli occhi. «Perche' no?» lei si alzo' di scatto. «E' troppo pericoloso! La gente puo' sospettare.» «La vostra domestica non si e' comportata come se si fosse accorta di qualcosa di strano e nemmeno I vostri cognati. Se non lo pensano loro...» «Non questa volta, forse. Ma potrebbero insospettirsi se voi continuaste a venire a casa nostra.» Distolse lo sguardo e la sua voce divento' poco piu' di un sussurro. «Assomigliate a Jocelyn, sapete.» «Forse ci vogliono gli occhi di una madre per accorgersene.» Verity sollevo' la testa e una ferma risolutezza lampeggio' nei suoi occhi. «Oppure piu' di un incontro.» «Forse no.»




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