Valya

di heliodor
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Perduti. Per sempre

 
“Dovresti passare a trovarmi più spesso” stava dicendo sua zia. Tra le mani aveva una scodella piena di zuppa fumante. La depositò su un vassoio di legno e lo spinse verso di lei.
Shi’Larra allungò le mani verso il vassoio e si accorse che erano piccole e paffute come quella di una bambina.
Non sono le mie, si disse. Non sono quelle della Shi’Larra che sono adesso, ma di quella che ero una volta. Tanto tempo fa. Prima che le visioni iniziassero.
“Raccontami com’è andata la giornata” disse sua zia sorridendole.
Shi’Larra trasse un profondo sospiro. “Abbiamo lasciato la fortezza all’alba” disse.
“Chi?”
“Zane, Astryn e io. Anche altri, ma non conosco i loro nomi.”
“Quanti eravate?”
“Venti. Lo so perché li ho contati. Adesso so contare, zia.”
Lei sorrise. “Me ne compiaccio, piccola. Hai fatto molta strada da quando ci siamo separate.”
Lei sorrise di rimando, anche se si sentiva imbarazzata a sentirle dire quelle cose.
“E dopo aver lasciato la fortezza che cosa avete fatto?”
“Li ho condotti su per il sentiero che” Si bloccò, come se stesse per dire qualcosa di spiacevole alla zia.
“Continua, su.”
Scosse la testa.
“Cosa c’è che ti turba?” chiese sua zia con tono accorato.
“Niente, io” esitò di nuovo. “Ho come la sensazione di non doverti dire certe cose, zia.”
“Perché pensi di non doverlo fare? C’è qualcosa che te lo impedisce? O qualcuno?”
Qualcuno, si disse. Qualcuno c’è.
“Shi’Larra” disse sua zia. “A me puoi dirlo.”
Sollevò la testa e incrociò il suo sguardo. Era pieno di compassione e affetto. Poteva persino sentirli irradiare dalla sua figura, come le ondate di aria calda provenienti da un focolare acceso. Era piacevole e al tempo stesso sgradevole, se restava a crogiolarsi per troppo tempo davanti a quella visione.
“Credo” disse. “Credo di dover andare adesso.” Fece per alzarsi.
“Perché?” chiese sua zia. “Resta. Non c’è fretta.”
“Zane e Astryn aspettano me” disse indicando un punto alle sue spalle.
“E continueranno ad aspettare” disse sua zia. “Dov’è che dovete andare così di fretta?”
“C’è un posto.”
“Dove?”
Shi’Larra chiuse gli occhi. “Non posso dirtelo.”
“Perché non puoi?” chiese sua zia. “Pensi ci sia qualcosa di sbagliato in tutto questo?”
“Non lo so, zia. A volte ho l’impressione di fare la cosa giusta e altre volte, no.” Scosse la testa.
“Niente di quello che fai è davvero sbagliato, Shi’Larra” disse sua zia. “Ma questo pensavo di avertelo già detto. Sai, da quando la vecchia casa è bruciata…”
Qualcosa dentro di lei scattò e la costrinse a parlare. “Non è distrutta” disse all’improvviso.
Sua zia la guardò stupita.
“Esiste ancora, proprio fuori di qui.”
“Shi’Larra…”
“L’ho ricostruita” disse entusiasta. “Uguale a come era prima, quando Lo’Hana e io eravamo ancora piccole e…” Si fermò.
Sua zia la stava osservando con la solita espressione piena di compassione. “Shi’Larra. Quel posto non esiste più.”
“Ma io l’ho creato di nuovo” piagnucolò.
“Non è reale, nipote mia.”
“È il mio posto sicuro” disse.
“Nessun posto è davvero sicuro.”
“Lì nessuno potrà farmi del male.”
“Ma potrai farti del male da sola.”
“E non farò del male a nessuno.”
L’ultima frase aleggiò tra di loro come un fantasma.
“Hai lasciato che qualcun altro entrasse in quel luogo, Shi’Larra?”
Esitò. “Ora devo proprio andare, zia.”
“Aspetta” disse lei. “C’è qualcosa che vorrei vedessi, prima di andare.”
La fissò indecisa. “Una visione? Vuoi mostrarmi il futuro o il passato?”
Sua zia chiuse gli occhi e quando li riaprì il suo aspetto era diverso. La sua pelle non era più cadente e raggrinzita, ma liscia e rosea come quella di una giovane donna nel pieno delle forze. I capelli non erano striati di grigio ma di un nero lucente, come i suoi dopo che li aveva lavati e pettinati a lungo come amava fare a casa sua, quando aveva più o meno l’età della zia.
Lei la fissò con espressione serena, come se la stesse contemplando. “Io ti saluto” disse con tono calmo.
Shi’Larra tornò a sedere di fronte a lei. “Chi sei?” le chiese.
La donna sorrise. “La tua domanda è superflua. Sai bene chi sono. Lo sai dal momento stesso in cui mi hai vista. Lo sai da prima che entrassi in questa stanza, evocandomi.”
“Io non so come sono arrivata qui. Stavamo risalendo il sentiero quando Zane ha ordinato di fare una sosta e mi sono assopita mentre avevo la schiena appoggiata a una pietra. Era dura e scomoda ma ero stanca per aver dormito poco e…” Fece una pausa. “Questo non è il mio posto sicuro.”
“È tanto che non riesco a parlarti” disse la donna.
“Chi sei?”
“Puoi chiamarmi Ta’Vira. È questo il nome che uso adesso. Ho poco tempo per parlarti, Shi’Larra e posso farlo solo nei tuoi sogni perché tu hai aperto la porta a quella donna.”
“Quamara?”
L’espressione di Ta’Vira mutò per un istante, per poi tornare subito serena. Annuì grave prima di dire: “La tua nuova amica. So molto di lei.”
“Chi sei tu? Che cosa sei?”
“Sono qui per aiutarti.”
Shi’Larra sentì un brivido lungo la schiena. “Tu sei il nemico” disse. “La creatura ostile che Quamara teme e combatte. Tu sei il demone.”
“È lei il demone.”
“Stai mentendo.”
All’improvviso sentiva quel luogo opprimente, come se le pareti di legno della baracca volessero chiudersi su di lei, schiacciandola.
“Stai calma” disse Ta’Vira. “Qui niente può farti davvero male. Non devi spaventarti.”
“Io non sono spaventata” disse cercando di dominare la sensazione di oppressione. “Quamara mi ha fatto vedere che cosa hai fatto. Guerre, sofferenze, ingiustizie.”
“Questi sono mali che affliggono le persone da quando sono arrivate qui.”
“E i mostri” disse Shi’Larra con tono accusatorio. “Ho visto anche loro. Li hai creati tu, demone?”
La donna scosse la testa. “Li ho visti anche io. Non ho mai scoperto da dove sono arrivati. A un certo punto apparvero, ci fu una guerra e tornarono nell’oscurità. Ma potrebbero riapparire, chi può dirlo? Nessuno può conoscere il futuro.” Fece una pausa. “A parte te.”
“Stai mentendo” disse sicura. “Quando dirò a Quamara che sei stata qui…”
“Non lo farai.”
Shi’Larra non rispose.
La donna portò le mani al grembo, dove una spada dall’elsa decorata era apparsa. Sollevò l’arma come a volergliela mostrare.
Lei la guardò con sospetto. “Vuoi colpirmi?” le chiese sgomenta.
“Non posso farti del male” disse Shi’Larra. “Ma tu puoi farne a Quamara con questa.”
“Non lo farò.”
Ta’Vira depositò l’arma ai suoi piedi. “La scelta sarà tua, ma quando verrà il momento, è importante che tu non venga influenzata da fattori esterni.”
Shi’Larra si accigliò. “Ti ho già detto che non la userò, soprattutto se saprò che sei stata tu a darmela, demone.”
“È per questo che ho scelto questo momento per dartela. Tu non serberai alcun ricordo di questo incontro, affinché la tua capacità di giudizio non sia intaccata.”
“Stai vaneggiando, Ta’Vira. Ricorderò ogni cosa.”
“Tu non sai niente, Shi’Larra, ma presto comprenderai. Questo passo era necessario e il mio tempo qui è terminato. La conoscenza è un’arma. Ma tu questo già lo sai, non è così?”
“Me lo disse Hallen, una volta.”
Ricordava l’erudito e a volte le mancavano i suoi consigli e la sua pazienza.
Come fa a sapere che cosa mi ha detto? Si chiese. Anche lei come Quamara può leggere nei miei pensieri e vedere nei miei ricordi?
Ta’Vira sorrise. “Torna da Zane e Astryn e fai la tua scelta.”
Shi’Larra fece per dirle qualcosa ma la vista le si offuscò ed ebbe la sensazione di precipitare, come se all’improvviso il terreno fosse sparito da sotto i suoi piedi.
Aprì gli occhi e vide il viso di Astryn che la sovrastava.
“Ti agitavi nel sonno” disse la strega.
Shi’Larra la guardò perplessa. “Ho detto qualcosa?”
Lei scosse la testa. “Niente di comprensibile. Hai avuto un sogno profetico? Una visione?”
Si sforzò di ricordare quello che aveva sognato, ma la sua mente era vuota. Scosse la testa. “No. Nessun sogno profetico e nessuna visione.”
Zane passò accanto alla strega. “Ci rimettiamo in marcia. Abbiamo ancora mezza giornata di luce e voglio sfruttarla tutta.” Si rivolse a Shi’Larra. “Sei sicura di poter proseguire? Da qui in poi cammineremo molto e ci fermeremo poco.”
Lei annuì. “Posso farcela” disse alzandosi a fatica. “Una volta ero una buona camminatrice.”
Ricordava i lunghi giri che faceva per i boschi alla ricerca di bacche da portare alla zia. Lei ne estraeva un succo delizioso che poi aggiungeva alle sue torte.
Per un attimo il viso della zia si affacciò nella sua mente insieme alla sgradevole sensazione di sentirsi schiacciare e poi cadere.
Scacciò quella sensazione sbattendo le palpebre due volte di seguito. “Andiamo” disse per farsi coraggio.
Zane annuì e indicò un’altura poco lontana. “Andremo lì. Secondo quello che ci hai detto, c’è una strada che fa il giro della montagna e non è visibile dal basso. È giusto?”
Shi’Larra annuì. Erano le parole che Quamara le aveva detto di riferire a Zane e agli altri.
“Il passo è sicuro” aveva detto la donna.
I timori di Shi’Larra erano altri. “Moriranno delle persone?”
“La morte è un’eventualità che non possiamo mai escludere, quando le pietre iniziano a rotolare.”
“Non voglio che muoiano delle persone” si era lamentata.
“Cercheremo di limitare le vittime” aveva risposto Quamara. “Chiudendo il passo, salverai molte persone.”
“Come?” le aveva domandato.
Quamara aveva annuito e la sua espressione era diventata serena. “Noi avvertiamo la stanchezza di quelli che chiamate rinnegati. Sono affamati e assetati e solo la prospettiva di una vittoria facile sui loro nemici li spinge ad avanzare. Sanno che i Lormist sono anche più affamati e in difficoltà e in numero molto inferiore e sperano in una vittoria schiacciante, ma davanti alle difficoltà esiteranno. Se chiudiamo il passo, rinunceranno e cambieranno strada.”
“Lo dici perché lo hai visto accadere?”
“Non posso prevedere il futuro, amica mia, ma conosciamo molto bene il passato. Gli eventi che sono accaduti possono insegnarci molto.”
“La conoscenza è un’arma” aveva detto Shi’Larra.
Quamara aveva annuito.
“Che cosa accadrà una volta sbarrato il passo?” aveva domandato dopo qualche istante di silenzio.
“Le pietre rotoleranno più velocemente.”

 




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