Antiverso

di Briseide12
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 Mi recai dal veterinario con Nairobi, aveva bisogno di un controllo continuo, anche lui evidentemente cominciava a sentire la mancanza del suo padrone. Non mangiava ed io non mi sforzavo abbastanza per farla mangiare, avevo dentro di me il desiderio ed il sentore di rendere inopportuno ogni cosa e di far morire tutto intorno a me. Anzi temevo che tutto potesse morire intorno a me…Il cuore sapeva che non avrei potuto vivere senza il mio respiro migliore ed il mio caldo momento di pace e riposo…..quanto ti vorrei con me.  Ho pensato spesso al suicidio e a come inscenarlo.
Avevo momenti di profonda depressione alternati ad euforica serenità artificiale che mi dava l’illusione di essere in pace con me stessa soltanto guardando il sole che brilla su una superficie riflettente donandomi il privilegio di vedere i suoi mille volti.
Mentre proseguivo a camminare per il mio solito percorso, un piccolo cagnolino il cui proprietario era distante un bel po' aveva deciso di seguirmi ed affiancarsi a me come se fossi la sua proprietaria. Un signore provvisto di cane anch’egli (io in realtà non lo avevo ahaha), mi saluta nel momento in cui il suo cane decide di dialogare con il mio. Io proseguo la camminata ed il vero proprietario risponde in difesa del suo cane. Un sorriso mi appare sul volto nel momento in cui il signore si accorge dell’errore. Che risate interiori riesco a fare. La magia che ho osservato oggi, una giornata di sole in pieno inverno, sono i crocus vernus in fiore. Esempi dell’esprimersi ante tempo della primavera.
Marco avrebbe apprezzato questi miei ragionamenti ed avrebbe esordito con diversi complimenti rivolti alla mia persona. Ricordo come mi sentivo con lui, ero completamente felice e sicura di me…ero di nuovo speciale come lo ero nella mia infanzia. Senza di lui, non riesco più a sentirmi così bene. Ogni giorno che passa il desiderio della morte riemerge sempre più forte , ogni volta che sembra essere morto si ripresenta dietro l’angolo….vorrei tanto non aprire più questi occhi miopi e come dicevo con lui ritrovarmi dovunque lui sia. Spesso parlavamo di dante ed io gli raccontavo ciò che sapevo su di lui e sul modo in cui aveva descritto l’aldilà e quando gli dissi che i non battezzati si trovavano nel limbo, lui con sguardo assorto mi disse “vorrei andare dovunque andrai tu “. Lui non era religioso,era ateo…ma dentro di lui c’era quella venerazione dell’ignoto il cui unico monito di paura che sprigionava la sua anima era il doversi separare da me. Non aveva immaginato quanto sarebbe stato impossibile, per l’altro sopravvivere alla morte di uno dei due. Eri così buono che posso ben immaginare dove tu sia adesso…Mi servirebbe il tuo abbraccio e il tuo profumo che hai sempre considerato fosse uno dei profumi artificiali che mettevi ciò che mi piaceva, ma in realtà era il profumo che sentivo la mattina presto appena sveglia quando mi accoccolavo alla tua spalla crogiolandomi nel tepore delle tue coccole e lì che sentivo il tuo profumo leggero ed accogliente. Quel profumo che ancora permane nel tuo cuscino e che ho il terrore che un giorno potrà svanire, come sei svanito tu dalla mia vita.
Ricordo il giorno in cui ti incontrai, non potrei mai dimenticarlo. Avevo appena lasciato il mio ex, perché mi ero resa conto di non amarlo e mi sentivo in colpa per questo, ero triste da due settimane, ero in un paese straniero in cerca della mia strada e mi sentivo terribilmente sola. Mia madre mi consigliò un app di incontri ed io reduce di un’esperienza non positiva tentennavo alquanto, ma poi decisi di iscrivermi. Tempo di creare il mio profilo virtuale, mi appari subito tu.
Fissai la tua foto e le altre che avevi messo e mi piacesti già. Poi iniziammo a parlare e per la prima volta trovai qualcuno con cui poter davvero parlare. Tempo 5 giorni, ci incontrammo dal vivo. Ti incontrai nel luogo che avevo eletto come mio in quel paese ostico, unico rifugio di quiete e lì ti guardai per la prima volta. Ricordo di aver visto che eri leggermente strabico e lì pensai che non mi piacessi, ero più alta di te e ti vedevo agitato. Ma appena iniziasti a parlare e camminammo per un po', vidi quanto universo ci fosse in te. Ricordo che ebbimo una discussione, ero già gelosa di te ahahah. Tu temevi che io me ne andassi e quando dopo su quella panchina mi baciasti, capii che mi sentivo a casa con te. Avevi conosciuto il mio peggio quel giorno e te n’eri innamorato. Appena mi sfiorasti la guancia con la tua mano e mi avvicinasti per baciarmi sentii quel tepore che tanto spesso avevo letto nei libri, ma non avevo mai sperimentato. Per non parlare per i giri nel freddo della notte per cercare un bar che avesse bibite non alcoliche, il mio essere astemia era sempre un problema dopo le 23. Ricordo che cercasti per me la cioccolata calda ed al tepore luminoso di quel piccolo tavolino in luce arancione, mettesti la sedia affianco la mia e lì capii che avrei voluto che non finisse, avrei voluto sentirti parlare sempre. Tu ti avvicinavi ed io mi avvicinavo a te, ormai ci sfioravamo con le braccia ed io ti guardavo intensamente, ma tu non mi baciavi, ricordo che tempo dopo affermasti che per te non era abbastanza romantico quel momento.
La morte è qualcosa di strano, un giorno interagisci con il mondo visibile ed il giorno dopo hai perso ogni sensore ed ogni capacità sensoriale. Alla fine la vita non è che questo un miscuglio di capacità sensoriali.
Gioia, dolore, paura e senso di profondo vuoto, tutti in un solo individuo divisi nelle diverse ore della giornata. L’unica mia via di fuga dal dolore era ed è la scrittura. Scrivo per lasciare fluire i miei sentimenti nella carta e liberare così la mia interiorità. Il battere sui tasti era una delle cose che ha sempre avuto un effetto ipnotico su di me.
Era un giorno di sole, quel sole raggiante di maggio che preannuncia l’estate ormai alle porte. Passeggiavo per il bosco, avevo appena finito di lavorare ed avevo alcune ore prima del mio corso di lingua, camminavo con la pace dei sensi e come al solito aspettavo che Marco mi chiamasse, per incontrarci al solito nel bosco. Un piccolo momento speciale quotidiano. Aspettavo con ansia che ci vedessimo, volevo comunicargli della mia promozione e del nuovo affascinante lavoro che avrei svolto. Mi sentivo fortunata e pienamente soddisfatta della mia vita, avevo un lavoro soddisfacente, coltivavo i miei hobbies, ero in salute ed avevo trovato l’amore. Con la piena pace nel cuore procedevo per strada, sapendo che di lì a poco l’avrei visto. Il telefono non squillava ed io pensai che l’avesse trattenuto il traffico. Quella strada era sempre trafficata e molto spesso gli impediva di passeggiare prima di assolvere i reciproci doveri quotidiani. Un po' triste finisco il mio giro , ceno rapidamente e mi reco al mio corso di lingua. Il corso finisce sempre alle 21:00. Ritorno a casa. Salgo le scale e stranamente non ci sono le famose scarpe da ginnastica lasciate sul pianerottolo che segnano la presenza di Marco. Aggrotto la fronte pensando che abbia deciso di cambiare scarpe e per questo ha messo da parte le solite. Apro il portone ed emetto un sottile ciao. Non ottengo risposta. Nairobi mi fa le fusa. Mi guardo intorno e non c’è segno della presenza di Marco. Corro a vedere il mio cellulare italiano, non ho nessun messaggio WhatsApp da lui. Solo 5 chiamate da un numero sconosciuto. Un messaggio in segreteria da quel numero. Ascolto il messaggio. Mi cade il telefono. Un tonfo profondo sul pavimento causato dalle mie ginocchia e non respiro. Non riesco ad inalare aria, il nodo alla gola è così forte da tenere il mio corpo in sospeso. Le lacrime stanno riempiendo i miei occhi in un muto annegamento in me stessa. Le orecchie mi fischiano, le mani mi tremano. Nairobi mi fissa con intensità. La guardo e con un unico grido dico “Non c’è più”.





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