Age of Epic - 2 - La progenie infernale

di Ghost Writer TNCS
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14. Cenere

Le quattro viverne avevano lasciato il loro nido e stavano volando in direzione di Tenko e dei suoi compagni. Forse volevano difendere il loro territorio, forse avevano fame, una cosa era certa: non li avrebbero lasciati passare impunemente.

La demone, spada e frusta alla mano, era pronta a ricevere quella poco calorosa accoglienza. Caricò l’energia magica nella bacchetta celata e spronò il suo monoceratopo, che accelerò la carica.

Il primo volatile lanciò un urlo acuto e si lanciò in picchiata. Tenko attese, attese fino all’ultimo. L’animale spalancò gli artigli e la demone scatenò il suo incantesimo. La folgore caricata centrò in pieno la viverna e la sbalzò indietro. La creatura emise un grido strozzato e cadde a terra, completamente paralizzata.

«Zabar! Icarus! Sbrigatevi!»

Il demone e il faunomorfo, che si trovavano appena dietro Tenko, raggiunsero il volatile e smontarono dai loro monoceratopi. Icarus recitò uno dei suoi incantesimi e in pochi secondi una prigione di terra bloccò l’animale, a quel punto Zabar poté concentrarsi per stabilire un contatto mentale con il rettile.

Le altre viverne, sorprese dall’attacco elettrico, rimasero un attimo in cielo a osservare la situazione, ma non intendevano rinunciare allo scontro.

All’improvviso una di loro interruppe il suo volo circolare e puntò Tenko.

La demone non poteva usare un altro fulmine caricato, ma questo non voleva dire che fosse a corto di tecniche. Era pronta a usare la frusta per respingere gli artigli del rettile, invece il volatile si fermò a mezz’aria e spalancò le fauci. Tenko reagì d’istinto: si gettò di lato e abbandonò il suo monoceratopo, certa che sarebbe finito arrosto. Ma la viverna non sputò fuoco, bensì un liquido. Il getto, sottile ma preciso, centrò in pieno il muso del monoceratopo. L’animale continuò a correre per qualche secondo, poi all’improvviso si imbizzarrì e cominciò a saltare e dimenare il capo.

«Attenta, Tenko!» le gridò Zabar. «Quelle viverne sputano veleno! Se ti finisce negli occhi, potrebbe accecarti!»

«E non potevi dirlo prima?!»

Ma non c’era tempo per le imprecazioni: un’altra viverna era già pronta ad attaccare. Tenko, ora costretta a piedi, cominciò a muoversi per non diventare un bersaglio troppo facile. Il suo elmo poteva riparla dagli attacchi normali, ma il veleno avrebbe comunque potuto infilarsi nell’apertura degli occhi.

L’animale si lanciò in picchiata e spiegò gli artigli. La demone evocò una magia di terra e dal suolo si sollevò uno spuntone di roccia. Il volatile lo colpì e cadde a terra, sbatté le ali per riprendere quota, ma Tenko lo anticipò: fece guizzare la frusta e la corda intrisa di fibre magiche si serrò intorno alla zampa del nemico. Di nuovo evocò la magia elettrica e il colpo diretto riuscì a stordire l’animale per un momento. Infuse la magia nella frusta e questa si contrasse, proiettandola in avanti. All’ultimo la demone spiccò un balzo, puntò la spada e affondò la lama nella schiena della viverna. Non era sicura di dove fosse il cuore dell’animale, ma a giudicare dal suo grido acuto doveva aver colpito un punto vitale.

Il rettile riuscì a dimenarsi per qualche istante, poi collassò a terra, scosso appena da qualche leggero fremito.

Ora ne restavano due, ma questa volta doveva stare attenta a non ucciderle: una sola viverna non poteva certo trasportarli tutti e tre.

Anche i rettili sembravano essere più guardinghi ed entrambi continuavano a volare in cerchio sopra di loro: un po’ per tenersi a distanza da Tenko, un po’ per cercare di capire quello che Zabar e Icarus stavano facendo al loro simile.

Con un verso acuto una viverna si lanciò in picchiata verso il demone e il faunomorfo, subito imitata dall’altra. Icarus attivò uno dei suoi congegni e una cupola di energia li rivestì. Gli animali arrestarono immediatamente il loro attacco, confusi da quell’improvvisa apparizione. Provarono a battere sullo scudo con gli artigli, ma la difesa di Icarus non ne venne minimamente scalfita.

Tenko intanto non voleva certo restare a guardare, così ne approfittò per caricare un altro fulmine. Quando i volatili si voltarono verso di lei, la demone scatenò il suo attacco a piena potenza, riuscendo a paralizzare un altro esemplare.

Ormai sola, l’ultima viverna sbatté forte le ali per riprendere quota. Il suo branco era stato annientato e l’istinto di sopravvivenza prese il sopravvento: doveva fuggire. Il volatile emise un debole verso, come di dispiacere, poi voltò le spalle alla battaglia. Ma non riuscì ad allontanarsi di molto perché un altro verso acuto raggiunse le sue orecchie. Quando l’animale si voltò, la viverna domata da Zabar stava volando verso di lei, decisa a riportarla indietro.

L’animale le bloccò la strada e scoprì zanne e artigli, spingendola verso terra. Una simile minaccia non avrebbe potuto trattenere a lungo l’ultima viverna, ma servì come diversivo e diede a Tenko l’occasione per far schioccare la sua frusta. Di nuovo la corda si avvolse intorno a una zampa dell’animale e la demone scatenò un incantesimo elettrico per stordirla.

Mentre Zabar si occupava di domare il secondo animale, Icarus si avvicinò all’ultimo nemico sconfitto per invocare anche su di lui una magia.

«Oh, Grande Madre, rispondi al tuo umile figlio. Blocca il mio nemico in una prigione di terra. Il mio guadagno è il tuo guadagno, io sono il Mercante!»

L’energia del mondo rispose alla preghiera del faunomorfo e il terreno si mosse, avvolgendo le ali e il busto della viverna.

Ora che la situazione sembrava sotto controllo, Tenko si tolse il casco per riprendere fiato. I due fulmini caricati erano stati più dispendiosi del previsto: difficilmente sarebbe riuscita a scagliarne un terzo.

Sotto questo punto di vista gli incantesimi di Icarus erano molto vantaggiosi, infatti attingevano all’energia dell’ambiente circostante senza affaticare l’utilizzatore. Il faunomorfo aveva provato a spiegare loro come aveva fatto ad acquisire i suoi poteri, ma senza tutti i suoi appunti – rimasti a Meridia per esigenze di spazio – nemmeno lui era stato in grado di ricordare tutti i dettagli su formule, sigilli e materiali impiegati.

Mentre Zabar continuava con gli incantesimi per domare la seconda viverna, quella sotto il suo controllo atterrò a poca distanza da loro.

Icarus arretrò istintivamente. «È sicura… vero?»

Tenko si aggiustò i capelli, che stavano diventando un po’ troppo lunghi per i suoi standard. «Certamente… credo

Proprio in quel momento la terza viverna lanciò un grido acuto, che fece urlare di paura anche il faunomorfo.

Nonostante le preoccupazioni del mercante, Zabar riuscì a domare senza problemi tutti e tre gli animali, che divennero subito molto più calmi. Adesso sembravano più che altro curiosi di annusare i loro nuovi “capibranco”.

Per decidere come spartirsi le cavalcature, il demone propose di lasciar scegliere alle viverne. I tre esemplari erano molto simili tra loro – forse appartenevano alla stessa nidiata –, quindi nessuno dei tre aveva particolari preferenze.

Una volta stabilite le coppie, i tre approfittarono del pranzo per concedere una parte del loro cibo alle rispettive cavalcature. Quei bocconi non potevano certo saziare le viverne, ma avrebbero contribuito a rinforzare il legame di fiducia con i nuovi padroni.

Il lavoro più lungo fu invece quello di adattare le selle e le briglie dei monoceratopi alle viverne, la cui struttura fisica era completamente diversa. Ci vollero due giorni interi per completare l’operazione, ma il risultato fu più che soddisfacente.

Essendo costretti ad abbandonare i monoceratopi, decisero di lasciare che le viverne si cibassero di quello accecato dal veleno. Non fu uno spettacolo particolarmente gradevole, soprattutto per Icarus, ma era loro responsabilità assicurarsi che le loro cavalcature non patissero la fame durante il lungo viaggio che li attendeva.

Nonostante il tempo speso a modificare i finimenti e successivamente a fare pratica con il volo, bastarono poche ore per coprire una distanza che sui monoceratopi avrebbe richiesto giorni interi. Se in condizioni normali ci sarebbero volute settimane per raggiungere i territori dove agiva Havard, grazie alle viverne impiegarono solo alcuni giorni per arrivare nella parte nord del continente.

In realtà non sapevano esattamente dove cercare – le voci che riuscivano a raccogliere nei villaggi erano sempre molto vaghe – così, quando avvistarono una densa colonna di fumo, decisero di andare a controllare.

Già da lontano intuirono che c’era qualcosa che non andava, e i loro sospetti trovarono conferma quando arrivarono nei pressi del centro abitato. In origine doveva essere stato un villaggio di qualche centinaio di persone, ma ora non restava altro che cenere.

«Secondo voi è stato Havard?» chiese Zabar, visibilmente scioccato.

Tenko osservò il portone principale, a terra e carbonizzato. «Possibile. Proviamo a dare un’occhiata all’interno.»

«E se ci fosse qualcuno?» esalò Icarus.

La demone sguainò la spada e varcò l’ingresso del villaggio.

Zabar e Icarus si scambiarono uno sguardo e si accodarono, guardinghi e preoccupati.

In mezzo alla strada si vedevano diversi cadaveri, segno che qualcuno aveva combattuto. Tenko notò diversi segni di ferite, inclusi arti e teste mozzate, il che le fece ipotizzare che gli aggressori avessero ucciso tutti e poi avessero dato fuoco alle case.

Provò a entrare in alcune case, ma le trovò quasi tutte vuote. Forse gli abitanti erano fuggiti, o magari erano stati portati via.

«Tenko, vieni a vedere!» chiamò Icarus.

La demone raggiunse i suoi compagni, immobili davanti a ciò che restava di un tempio. Si trattava di un edificio in pietra, quindi i danni che aveva subito non potevano essere attribuiti al fuoco. Qualcuno lo aveva deliberatamente distrutto. E non era l’unico edificio religioso preso di mira dagli aggressori: tutti i templi e le statue degli dei avevano subito la stessa fine.

«Direi che non c’è dubbio: è opera dell’esercito di Havard» stabilì il faunomorfo.

«Ha massacrato un intero villaggio» esalò Zabar, sempre più scosso.

«No, non credo sia andata così» ribatté Tenko. «Hanno ucciso chi si è opposto, ma non ho visto cadaveri di bambini. Forse hanno risparmiato chi si è arreso.»

«O magari sono fuggiti» annuì Icarus. «O li hanno catturati.» Scosse mestamente il capo. «Spero solo che capisca che siamo dalla stessa parte.»

«Non sono più così sicuro che siamo dalla stessa parte» ammise il demone blu.

«Ehi, questa è una guerra!» gli rammentò Tenko, irritata dal suo atteggiamento. «Se questa gente stava con gli dei, allora ha fatto bene a ucciderli!»

Zabar rimase un attimo in silenzio. «Spero solo che non sia un dittatore sanguinario come dicono alcuni.»

«Se davvero è un dittatore, allora lo ucciderò» sentenziò Tenko. «Hai la mia parola. Non scambierò gli dei con un altro tiranno egoista.»


Note dell’autore

Ciao a tutti!

I tre sono riusciti a domare le viverne (non senza qualche difficoltà) e hanno raggiunto un villaggio. I segni del passaggio di Havard sembrano evidenti, e con essi il massacro che è stato compiuto all’interno della palizzata.

Le reazioni di Tenko, Zabar e Icarus sono simili, tuttavia ognuno ha portato il suo personale punto di vista. Certo il figlio di Hel non ha fatto una buona impressione, ma staremo a vedere cosa succederà quando si incontreranno. Incontro che, grazie alle viverne, è sempre più imminente.

Come sempre vi ringrazio per aver letto il capitolo e a presto ^.^


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