File
18.
“ Temo
che tu abbia sbagliato Holmes. ”
Il
freddo pungente non accennava a diminuire, anzi. Le nuvole erano
cariche di neve, ed una mattina, alzandosi, scoprirono una coltre
bianca in giardino; Lestrade era felice... o almeno lo era prima di
uscire di casa ed imbattersi in londinesi e turisti che avevano
disimparato a stare al mondo, per via della suddetta neve.
Natale
passò quasi in sordina come gli ultimi anni, ossia nessun
accenno ad
addobbi, lucette o qualsiasi oggetto che richiamasse quella
festività. Riuscì però a convincere
Mycroft ad appendere una
piccola ghirlanda alla porta d'ingresso della tenuta; ebbe
sicuramente più fortuna l'ultimo dell'anno, quando gli “concesse”
un brindisi e gli fece scoprire una parte della casa che ancora non
aveva conosciuto: la terrazza sul tetto.
La
terrazza sul tetto, Mycroft l'aveva accantonata in una stanza lontana
del suo Mind Palace e lì la lasciò fino a poco
tempo prima, quando
chiese ad uno dei domestici di ripristinarla, o quanto meno metterla
un po' in ordine per la notte di Capodanno. Lo yarder non fece
domande alla richiesta di Mycroft di seguirlo, ma poiché
mancavano
pochi minuti allo scoccare della mezzanotte, preventivamente prese
due bicchieri a tulipano e una bottiglia di spumante. Quando
arrivarono di fronte ad una porta che probabilmente Lestrade non
aveva mai neppure notato, Mycroft l'aprì. Con somma
sorpresa,
Gregory quella notte scoprì una terrazza grande quanto
probabilmente
tutta la casa e il fatto che questa avesse una zona addirittura
riscaldata.
«
Non utilizzavo questa terrazza da un po'. »
Mycroft
schiarì
la voce prima di parlare, prendendo posizione dalla ringhiera in
linea d'aria con il Tamigi,
« Mi concedevo delle pause, a volte,
lontano da tutto e da tutti, specialmente in estate. Poi l'ho
accantonata
e non sono più venuto. – Tirò fuori
l'orologio da taschino,
guardandone l'ora – Oh, ci siamo quasi. »
Non
appena lo infilò
in tasca, Lestrade guardò in cielo e con somma sorpresa,
scoprì che
da quell'angolazione si vedevano in maniera discreta i fuochi
d'artificio sparati lungo il fiume.
*
La
primavera ormai era alle porte, benché il freddo pungente
non
accennasse a diminuire e il clima era spesso uggioso, e così
l'umore
di Mycroft; non che fosse mai stato meteoropatico, ma quella giornata
si era alzato svogliato, aveva svolto il suo lavoro svogliato,
partecipato a meeting con l'apatia dipinta in ogni singola ruga
d'espressione, e rientrò in casa svogliato. Quando
sentì il
nottolino della porta d'ingresso scattare, sapeva che Gregory lo
avrebbe raggiunto da lì a breve. La sua routine era
semplice: il
saluto ai domestici era sacro, così come l'invito a
prendersi il
pomeriggio e la sera per loro; due chiacchiere per sapere che aria
tirasse in casa e poi la giacca prese posto sull'appendiabiti,
proprio di fronte alla porta d'ingresso.
Si
lasciò cadere pigramente sul divano, quando sentì
i passi
dell'ispettore venirgli incontro.
« Mi
sto annoiando terribilmente, Gregory. »
Il mento
era poggiato sul pollice mentre l'indice picchiettava sullo zigomo,
le gambe elegantemente accavallate una sull'altra, e lo sguardo e la
mente persi nello spettacolino che le fiamme del camino avevano da
offrirgli. Asserì così, Mycroft. Lestrade si
prese alcuni istanti
per guardare il compagno; non appena l'ispettore varcò la
soglia del
soggiorno, prima di avvicinarsi e accarezzargli la spalla,
accennò
un sorriso, prima di allontanarsi per andare ad appoggiarsi al tavolo
ed incrociare le braccia.
«
Cerchiamo di alleviarla, allora. »
Fu un
attimo che voltandosi e vedendo uno dei libri riposti in libreria, a
Greg tornò in mente uno dei tanti discorsi della Signora
Holmes, un
piccolo aneddoto certo, ma che ogni tanto gli balenava tra i
pensieri; non si era mai osato parlarne, fino ad allora. Sarebbe
stato perfetto per alleviare la noia di quella tremenda giornata
grigia, pensò. Lo sguardo infine passò dai dorsi
dei libri, a
Mycroft, sempre nella stessa medesima posizione.
«
Suonami qualcosa. »
Dopo
pochi istanti, il maggiore degli Holmes, d'istinto cambiò
posizione,
accigliandosi impercettibilmente. Ora le gambe non erano più
accavallate e la mano era adagiata sul bracciolo, picchiettandolo di
tanto in tanto: l'attenzione di Mycroft era tutta di Lestrade,
nonostante ancora non lo stesse neppure guardando.
« Temo
che tu abbia sbagliato Holmes. »
Lentamente,
spostò lo sguardo dal fuoco del camino al volto
dell'ispettore
visibilmente accigliato e sorrise, naturalmente sarcastico.
Suonare?
Per carità. Erano ere che non lo toccava.
A Lestrade rimase
impresso il momento in cui la Signora Holmes gli racconto,
naturalmente lontano dalle orecchie di Mycroft, che all'età
di
cinque anni sapeva già suonare “Al Chiaro di
Luna” di Beethoven,
senza lo spartito di fronte. Per quanto Sherlock avesse il dono di
saper maneggiare e suonare il violino in maniera magistrale, Lestrade
era abbastanza sicuro che fosse lo stesso per Mycroft. Non rispose,
ma si limitò a sorridere e negare lentamente, avvicinandosi.
« Tua
mamma tempo fa mi ha accennato che quando eri piccolo hai preso delle
lezioni di piano. »
Una
volta di fronte a lui, gli porse una mano, intenzionato a non
scostarla fin quando l'altro non l'avrebbe afferrata. Il sorriso
sarcastico di Mycroft si fece più nitido in volto, ma
sparì in
brevissimo tempo, lasciando spazio ad un lungo sospiro, afferrando
infine la mano dello yarder, alzandosi dal divano.
« Ahh,
mia mamma. Non suono da anni, Gregory. »
Le loro
dita si intrecciarono e Lestrade dovette reprimere l'impulso di
baciargli il dorso della mano: già non era una bella
giornata, in
più gli aveva fatto una richiesta più che
assurda... non avrebbe
rovinato quel momento con dell'affetto non richiesto; si
limitò ad
incamminarsi verso il piano di sopra, in direzione della stanza in
cui teneva il pianoforte.
«
Riprendi adesso. Mi piacerebbe sentirti. »
Il
maggiore degli Holmes non proferì parola, fin quando non si
trovarono di fronte la porta e sospirò appena, mentre
appoggiava la
mano sulla maniglia della porta che, lentamente, aprì.
La
stanza era buia, illuminata soltanto dalla luce che entrava dagli
infissi chiusi. Greg si limitò a fermarsi sulla soglia,
mentre
l'altro andò ad aprire le persiane: in un attimo la stanza
si
illuminò. La prima volta che entrò in quella
stanza, lo ricordava
bene: fu poco dopo il rientro a casa di Mycroft dopo l'operazione
alla testa, in cui quest'ultimo lo invitò a muovere due
passi di
danza. Sorrise, al ricordo di quella sera, che non poté
finire
diversamente da come effettivamente andò, considerando il
fatto che
Lestrade era un tronco, a muoversi: in pochi attimi, si ritrovarono
sul tappeto, scoppiando in una risata.
In quel
momento, Mycroft si avvicinò al suo pianoforte a coda,
sfiorandone i
contorni con l'indice e il medio, prima di prendere posto e alzare lo
sportello. Greg non era molto ferrato in materia, a malapena sapeva
distinguere un pianoforte a coda da quello verticale, ma da quando
mise piede all'Opera per la prima volta, aveva deciso di tanto in
tanto di documentarsi. Rimase per diversi istanti sulla porta ad
ammirare il tutto, prima di avvicinarsi al piano, mentre l'altro
prese posto sul seggiolino, rimanendo ad osservare per alcuni istanti
i tasti bianchi e neri, fin quanto non prese un lungo respiro e fece
una scala.
« A tuo
rischio e pericolo, allora. »
La
composizione di “Al Chiaro di Luna”, la ricordava
alla
perfezione, come se a suonarla fosse il sé stesso di tanti
anni
prima, quando l'aveva imparata, assimilandola dal vinile di suo
padre. Gregory notò che sua mamma aveva ragione, non aveva
neppure
bisogno di uno spartito: i suoi occhi erano chiusi e le dita maestre
sapevano perfettamente cosa fare, dove posarsi e quanta pressione
adoperare.
Una volta terminata l'esibizione, Mycroft riaprì gli
occhi, cercando con lo sguardo Lestrade, che trovò al suo
fianco,
con un'espressione sorpresa, stupefatta. Schiarì appena la
voce,
prima di parlare e distolse lo sguardo.
« Spero ti basti,
Gregory. Sono un po' arrugginito. »
Lestrade
dovette umidificarsi le labbra con la lingua prima di parlare, e
cercare le parole per esprimersi.
« Io
non ci capisco molto di piano, ma – accennò un
sorriso, guardando
Mycroft in volto – non si direbbe che non suoni da anni. Wow.
»
|