Let your hair down
Titolo: Let your
hair down
Autore: My Pride
Fandom: Batman
Tipologia: One-shot [
1574 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Damian
Wayne, Richard Grayson, Jonathan Samuel Kent, Jason Todd, Tim Drake
Rating: Verde
Genere: Generale,
Slice of life, Fluff
Avvertimenti: What
if?, Slash
Blossom by Blossom: Nuovo
look
May I write: 3. "Lo
conosci?" || 4. Sul filo del rasoio
BATMAN
© 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.
Con
la mente intorpidita dal sonno, Damian ci mise un secondo di troppo a
realizzare che quel velo nero che gli oscurava gli occhi erano i suoi
capelli, ricaduti in folti ciocche davanti al suo viso.
La sera addietro era incappato con Drake
in una
delle serre che Ivy usava come deposito per i suoi esperimenti con
piante e fiori, ed era stata una fortuna se non avevano inalato qualche
sostanza tossica e i filtri avevano agito come attenuante per i
feromoni della donna. Ciò che non avevano messo in conto,
però, era stato il potente fertilizzante in cui era caduto
come
un idiota; anche se sulle prime non aveva avuto alcuna reazione e lui e
Red Robin erano riusciti a catturare Ivy e spedirla ad Arkham, era
stato sulla via del ritorno che la testa di Damian aveva cominciato a
prudere, ma solo quando si era tolto il casco avevano fatto l'amara
scoperta: la spropositata e folta chioma di capelli lunghi che non
erano riusciti a tagliare nemmeno con le migliori forbici di
Pennyworth, le quali si erano piegate in angolazioni impossibili. Se
n'era quasi dimenticato.
Grugnendo, si drizzò a sedere
e infilò
le dita fra quelle ciocche per scostarle dal viso come fossero una
tenda, sondando la camera con lo sguardo assonnato alla ricerca di
qualcosa che avrebbe potuto aiutarlo a tenerli su. Forse avrebbe potuto
rovistare in camera di Brown, ma lei non c’era e aveva
già
abbastanza mal di testa da farselo bastare per ere geologiche se si
fosse accorta che qualcuno era entrato nella sua stanza. E la vocina di
Pennyworth nella testa gli sussurrava comunque che non stava bene
curiosare nella camera di una signorina, così
brontolò
qualcosa tra sé e sé e lasciò perdere,
scostandosi
i capelli dietro le orecchie per sentirli ricadere sulla schiena nuda.
Che fastidio.
Damian si batté entrambe le
mani sulle guance
e si fece coraggio, dandosi una lavata e litigando persino con tutti
quei capelli che non volevano proprio saperne di stare buoni al loro
posto; fu una lotta continua di ciocche buttate all’indietro
e di
imprecazioni ogni qual volta finivano nel lavandino e si bagnavano, e
ci mise più di quanto avrebbe voluto per scendere finalmente
a
fare colazione. Non si meravigliò nel vedere solo i fratelli
seduti a tavola – se non stava ancora dormendo, suo padre era
probabilmente andato alle Wayne Enterprises prima del solito
–,
ma non era ancora pronto per affrontare gli sguardi che gli stavano
lanciando.
Fu proprio Jason il primo a sollevare un
angolo
della bocca in un sorriso sardonico, pungolando il fianco di Tim con un
gomito. «Ehi, Rimpiazzo, lo conosci?»
domandò
nell’indicare Damian con una forchetta, e
quest’ultimo
sbuffò.
«Non sei divertente,
Todd».
«Damian ha ragione, Jason. Dacci un taglio»,
diede corda Tim, e Damian li fulminò entrambi con lo sguardo.
«Siete due stronzi».
«Calmi, voi tre», si
intromise Dick, per
quanto stesse cercando di ricacciare indietro il sorrisetto che si era
fatto largo sulle sue labbra. «Non abbiamo bisogno di altra
tensione, abbiamo già un diavolo per capello».
Quella fu la goccia che fece traboccare
il vaso,
poiché tutti scoppiarono a ridere mentre Damian cercava in
tutti
i modi di non saltare loro alla gola e strangolarli con quegli stessi
capelli per cui lo stavano prendendo per il culo. Si rendevano conto
che stavano letteralmente camminando sul filo del rasoio, vero? Al suo
stesso pensiero, Damian imprecò. Adesso cominciava anche lui
a
fare battute sui capelli e tutto il resto, perfetto. Borbottando tra
sé e sé cercò comunque di evitare i
loro sguardi
quando si avvicinò per accomodarsi al proprio posto, dove
Pennyworth aveva già lasciato una cloche contenente la sua
colazione.
«Non fare quella faccia,
Little D»,
accennò Dick nel ricomporsi, tossicchiando. «Non
ti stanno
così male, credimi».
«Sembri solo tua
madre».
«Jason…»
«Ehi, era un complimento, hai
visto che capelli che ha Talia?»
Fu Tim a tappargli la bocca, guardando
Damian.
«Se può farti sentire meglio,»
cominciò con
un minimo di contegno, «io e Bruce siamo andati a prelevare
un
po’ di quel fertilizzante stamani all’alba. Sembra
che
l’effetto sia temporaneo e che Isley stesse cercando di
renderlo
permanentemente per Dio solo sa cosa».
Damian grugnì, rincuorato
solo in parte dalla cosa. «Temporaneo quanto?»
«Questo non so dirtelo. Ore,
giorni... mesi.
So solo che, più proviamo a tagliarli, più si
fortificano. Quindi...»
«…meglio che ti
abitui a quella chioma da vichingo, pulce».
Dall’altro dei suoi
diciassette anni, Damian
sollevò entrambe le mani per mostrare molto maturamente il
dito
medio al fratello, il quale non si scomposte e scoppiò solo
a
ridere mentre ricominciava a mangiare. Ma fu proprio in quel momento
che si sentì il suono del campanello all’ingresso,
e si
fermarono tutti con le forchette a mezz’aria e
l’aria
stranita mentre si gettavano un’occhiata a vicenda.
«Chi può essere a
quest’ora?» chiese Dick, e se in un primo momento
Damian
non si scomposte, sgranò gli occhi quando un pensiero si
fece
largo nella sua testa. Aveva avuto così tante cose per la
mente
che si era dimenticato anche quello.
«Merda». Si
alzò in piedi
così in fretta che per poco non rovesciò la sedia
all’indietro. «Avevo un appuntamento con
Jon».
«Perché ti agiti
così tanto? Ti
sono cresciuti i capelli, non è che tu abbia un terzo
braccio
alieno…»
«E poi Jonno è
tecnicamente lui stesso un alieno…»
«State zitti,
non…»
«Ehi, Dami!» si fece
subito sentire la
voce allegra di Jon, interrompendo la discussione tra i fratelli prima
ancora di comparire sulla soglia. «Il signor Pennyworth mi ha
detto che eri… qui».
Quando lo sguardo di Jon si
posò sulla figura
di Damian, tutti e tre i fratelli poterono giurare di aver sentito la
mascella del giovane cascare sul pavimento. Aveva la bocca aperta e la
muoveva come un automa, ma non spiccicava una parola mentre fissava
Damian come se fosse la prima volta che lo vedeva. E Jason fu
abbastanza certo che anche il cervello del giovane avesse smesso di
funzionare.
«Complimenti, pulce. Hai rotto
raggio di sole».
«Tra tutte le reazioni che mi
aspettavo,
questa era quella che non avevo messo in conto»,
rimbeccò
Tim, sollevando il cellulare per scattare una foto al volo e inviarla
nella chat con Conner e Bernard, con la didascalia “Error
404,
gay panic”.
Damian imprecò a denti
stretti e si
affrettò a raggiungere Jon, che sembrava ancora
scombussolato e
nemmeno si accorse di essere stato afferrato per un polso.
«Vieni
con me, idiota», rimbrottò Damian nel trascinarlo
via in
direzione delle scale che portavano al piano di sopra, sentendo un
“Porta aperta!” da parte di Grayson al quale
rispose con un
sottile e irritato “Vaffanculo”.
Non sapeva per quale motivo si sentisse
così
agitato per degli stupidi capelli – forse era uno degli
effetti
collaterali di quell’intruglio in cui era caduto? Da Poison
Ivy
dovevano aspettarsi questo e altro – e soprattutto per la
presenza di Jon, ma lo lasciò andare solo quando raggiunsero
la
sua stanza, avendo persino la premura di sbattere la porta per farsi
sentire da quegli idioti dei suoi fratelli. Era già nervoso
di
suo senza che ci si mettessero anche loro, e lo sguardo fisso di Jon
sui suoi capelli non era per niente di aiuto.
«Un esperimento della Isley.
È
temporaneo», affermò Damian in tono schietto per
riscuoterlo dal suo strano torpore, e Jon ci mise effettivamente un
momento di troppo per rendersi conto che stava parlando con lui.
«Oh? Ah, sì,
certo»,
rimbeccò automaticamente, senza nemmeno essere certo di
ciò che aveva appena affermato. Solo il pomeriggio addietro
aveva visto Damian come al solito, con quel taglio corto e i capelli a
spazzola sfumati ai lati, e vedersela davanti con una chioma fluente e
all’apparenza setosa lo aveva completamente mandato in stand
by.
Aveva desiderato per un momento affondare le mani fra quelle ciocche,
sentire se fossero davvero morbidi come sembravano, e distolse lo
sguardo mentre si massaggiava il collo con un certo imbarazzo.
«Capitano… capitano sempre cose strane,
eh»,
tentò di stemperare, mentre vedeva Damian trafficare per la
stanza alla ricerca di qualcosa.
«Non farmici pensare, J. Mi
stanno stressando».
«Non… non ti stanno
male,
però», sussurrò, e Damian si
fermò con una
mano sulla maniglia della cabina armadio, arrossendo fino alla punta
delle orecchie mentre si girava verso il suo cosiddetto
“amico”. Glielo aveva detto anche Grayson, ma
sentirlo
dalle labbra di Jon era tutt’altro paio di maniche.
«Sono… solo un
impedimento. Sarei
più propenso a radermi a zero»,
bofonchiò per
tenere il punto e darsi un contegno, cercando di tenere a freno il
proprio battito cardiaco soprattutto quando, facendo qualche passo
verso di lui, Jon curvò la schiena per avvicinarsi al suo
viso e
far scorrere le dita fra quelle ciocche scure, sollevandole
delicatamente in una crocchia dietro alla nuca.
«Saresti comunque
bellissimo».
A quelle parole Damian sgranò
gli occhi,
sentendosi andare a fuoco come un perfetto idiota. E al diavolo il suo
addestramento e la sua meditazione per controllare le sue emozioni.
«Sta’ zitto, idiota…»
sussurrò
imbarazzato, sentendo un piccolo brivido mentre le dita di Jon
carezzavano il suo cuoio capelluto e giocherellavano con quelle lunghe
ciocche, attorcigliandole intorno agli indici.
Beh… forse non sarebbe stato
poi così male tenerli lunghi ancora un po’.
«D?»
«Mhn?»
«Visto che
è temporaneo, posso… lavarteli io i
capelli?»
«…hai
uno strano fetish, testa aliena»
«…»
«…va
bene. Puoi»
_Note inconcludenti dell'autrice
Scritta
per il ventitreesimo
giorno dell'iniziativa #mayiwrite indetta dal gruppo Non solo
Sherlock - gruppo eventi multifandom
Mettere insieme i cattivi sconclusionati di Batman, l'odore della
natura mentre si va in giro per lavoro, la mia mente bacata e avrete la
stronzata che avete appena finito di leggere. Svevo anche il prompt
"nuovo look" da dover usare e quindi ho usato la scusa del
fertilizzante per far crescere i capelli a Damian, cosa su cui stavo
fantasticando ormai da un po' e i prompt alla fine hanno aiutato a
realizzare il resto. Ovviamente Damian va immaginato esattamente come
nell'immagine qui di lato, altrimenti non c'è gusto!
Commenti
e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥
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