I protetti degli Dei - L'inizio di un nuovo mito.

di liviascevola_92
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Sono passate un paio d'ore da quando la macchina ha lasciato la stazione e si mise in viaggio verso una destinazione misteriosa. In macchina, oltre ad Aurelia che ormai dorme beatamente, ci sono anche la misteriosa figura femminile, seduta vicina a lei, e il ragazzo incappucciato situato accanto al finestrino che leggeva, mentre Reine ha fatto cambio posto con Metro che ora è bello seduto al posto del passeggero a leggere il suo giornale e a sbraitare sulle varie notizie, finché, una brutta frenata non lo fa sbattere con la testa vicino alla portiera:

<> chiede Reine ridendo,

<> si lamenta Metro mentre si sistema i capelli,

<< E tu stai attento>> ribatté Reine, sempre in modo sarcastico, Metro la fulmina con lo sguardo e scende dall'auto sbattendo la portiera, Reine nel frattempo sveglia i due incappucciati:

<< La sveglio?>> chiede Reine,

<>

<< E come facciamo? Non c'è una porta>> chiede il ragazzo incappucciato e Metro, per tutta risposta, svanì in un turbine grigio lasciandoli in un bosco davanti a un edificio cilindrico, completamente chiuso senza porte né finestre, intorno a loro ci sono solo alberi, piante, animali selvatici e si sta alzando la nebbia.

Sono passati 30 minuti da quando Metro era svanito, ormai si è fatta sera e la nebbia si sta facendo più fitta e questo stava innervosendo un po' tutti:

<> disse la ragazza incappucciata,

<< Ha ragione, le sta salendo la febbre>> interruppe l'incappucciato e Reine iniziò ad agitarsi, chiuse gli occhi e allungò le mani con il palmo verso l'alto, come per pregare, e rimase così per qualche secondo fino all'apparizione di una porta gigantesca e Metro accompagnato da un enorme omone tutto muscoli e pelo, capelli corti e neri, con una coperta in mano:

<< Lui è Messapo, non l'originale ha solo ereditato il nome, ci guiderà dal dottore>>, Messapo si avvicinò all'auto e con molta delicatezza, che sconvolse tutti essendo grande e grosso, avvolse Aurelia nella coperta e la portò dentro insieme al gruppo.

Luogo misterioso, sera inoltrata.

Aurelia si sveglia su un lettino da ospedale in una stanza piena di attrezzature mediche, l'aria è impressa del profumo dei disinfettanti e di alcune erbe. Non ricorda di aver chiamato un'ambulanza, anzi ricorda bene che Metro le aveva sconsigliato di chiamarla, si chiedeva, allora come fosse finita lì.

Decide così di provare ad alzarsi, ma le gambe non le rispondevano, sembrano addormentate, cercò, almeno, di sedersi aiutandosi con le braccia, ma anche in quello fallisce. Nel guardarsi intorno nota vicino a lei uno di quei bastoni che si usa per mantenere le flebo e cerca di usarlo come appoggio, ma non si accorge che manca il perno che lo fissa a terra e nel far peso, per alzarsi, cade a terra di faccia.

Aurelia sperò che qualcuno non avesse sentito nulla o visto nulla, soprattutto, perché si è accorta di esser senza pantaloni e di aver le gambe fasciate "le mie gambe, perché sono fasciate? Non mi sono ustionata o altro" pensa Aurelia mentre si tocca la fasciatura. Non riuscendosi ancora ad alzarsi decide di strisciare fino alla porta, sperando che fuori ci fosse qualcuno.

Una volta arrivata alla porta le si aprì davanti per poi sbatterci vicino la testa:

<> chiede Reine entrando con attenzione

<> risponde Aurelia cercando di sdrammatizzare, Reine le diede un ultimo sguardo e poi chiamò qualcuno dal corridoio per aiutare Aurelia, Messapo si avvicina alla porta e guarda in modo confuso Aurelia e poi si gira verso Reine che gli dice di non fare domande e se poteva aiutarla. Aurelia si sorprese nel vedere Messapo, quest'omone grande e grosso con addosso la divisa di un infermiere, un po' stretta, avvicinarsi, all'inizio la ragazza non voleva farsi toccare da quel gigante, diciamo che forse a prima vista nessuno penserebbe che Messapo sia un bravo infermiere o almeno uno delicato, Reine cercò di tranquillizzarla dicendole che è stato Messapo a medicarla all'inizio e a portala sul lettino, Aurelia non poteva crederci, ma decide di fidarsi e allunga le braccia in segno di aiuto, Messapo le sorride, si abbassa e la prende e con molta delicatezza riporta la fanciulla a letto. Reine le si avvicinò una volta che Messapo si assicurò che stava bene e la minacciò con lo sguardo:

<< Dovevi stare ferma>> disse Reine con tono arrabbiato

<< Si scusa hai ragione, ma non c'era nessuno e non ricordavo di esser finita in ospedale. Dove siamo a proposito?>> chiede Aurelia

<> rassicura Reine, aggiustando le ciocche di capelli che pendevano dal viso di Aurelia, quel dolce gesto la tranquillizzò e si convinse a star buona.

Quel momento "idilliaco" tra le due viene interrotto da una donna dalla pelle pallida, dal viso tondeggiante, capelli corti e molto ricci raccolti con una fascia sottile, indossa un peplo (abito unicamente femminile di colore bianco usato nell'antica Grecia) semicoperto da un camice bianco, da medico, moderno.

Prese alcune creme e strumenti e si avvicina al lettino di Aurelia:

<>

<>

<< Non ce n'era bisogno, qui sei al sicuro>> rispose la donna greca, in modo appagato e tranquillo

<> Aurelia guardò Reine, come per aver qualche risposta, Reine colse al volo:

<< Giusto, Aurelia lei è Agnodice è la dottoressa personale mia e di Metro, nonché una nostra cara amica>>

<> la dottoressa comincia a tastare la gamba di Aurelia e a poco a poco inizia a sciogliere la fasciatura, la ragazza ogni tanto sussulta senza però muoversi, la dottoressa lo nota e sorride, tranquillizzandola e complimentandosi, mentre stende un unguento sulla gamba di Aurelia e infine le rifascia la gamba:

<> Agnodice è molto dolce e, mentre le dava indicazioni, le sistema cuscino e lenzuola, infine diede gli ordini all'infermiere e condusse tutti fuori.

Aurelia rimane sola, di nuovo, in camera, ma questa volta sa che quel gigante buono è fuori alla porta e così decide di far la brava e di dormire un altro po'.

Nel frattempo che Aurelia riposa, Reine e Agnodice si incamminarono verso due porte più avanti. La dottoressa fece accomodare Reine in una stanza molto semplice dove, al centro vi è situata una scrivania in legno massello, con sedia abbinata, di fronte ci sono 4 sedie: due vicino alla scrivania e 2 agli angoli della stanza e vicino a quest'ultime ci sono dei divani di pelle e dei tavolini. Le finestre sono coperte da delle tende bianche, di un tessuto molto leggero, ma qualcosa impediva, comunque, ai raggi del sole di entrare completamente nella stanza.

Una volta dentro la dottoressa fece un cenno alla porta alla loro sinistra, la porta emise un piccolo fischio e si apri, dietro c'era Metro intento a leggere una brochure. Quando si accorse che la porta si era aperta poso la brochure sul tavolino e raggiunse le due donne:

<>

<< Oh esagerato, sei ancora un bel giovanotto Metro>> replicò Agnodice sorridendo, Metro ricambia il sorriso e chiede subito di Aurelia, ma la dottoressa cambia subito espressione:

<> quella domanda preoccupò i due:

<< Da una chimera>> rispose Metro << ma l'ha scaraventata al muro, perché?>>

<< La ferita alla testa potrebbe crearci più problemi di quello che pensassi, dovete capire bene se la chimera l'ha sbattuta e poi lei se fatta da sola, sbattendo per scappare o se qualcosa le è caduto addosso, o se la chimera ha provocato la ferita>>

<> chiede Reine preoccupata,

<> i due si guardarono, ma nessuno sapeva dare una risposta, perché quando loro erano arrivati lei già aveva la ferita, Agnodice allora chiede ai due incappucciati, ma ebbe la stessa risposta, decise così di fare restare Aurelia per la notte:

<> disse Reine con fare nervoso,

<< Per me potete restare tutti, ho molte stanze per gli ospiti e pochissimi pazienti e nessuno di loro è pericoloso>> rispose Agnodice cercando di tranquillizzare l'amica,

<> disse Metro cercando di tranquillizzare Reine.

Una volta deciso Agnodice diede le chiavi delle stanze a tutti avvisandoli che, se Aurelia non avrebbe avuto problemi durante la notte, il giorno dopo potevano riportarla a casa e solo dopo augurò loro la buonanotte sorridendo.

Una volta lasciato l'ufficio di Agnodice i 4 si dividono per andare ognuno nelle rispettive stanze. Reine, prima di raggiungere la sua stanza, decide di passare da Aurelia, non riusciva a non pensare alle parole di Agnodice. Arrivata alla porta della stanza fece un gran respiro ed entro, Aurelia dormiva profondamente il suo viso è rilassato e nel vederlo Reine si senti più tranquilla, ma allo stesso tempo si sentiva più preoccupata. Prima di andare le sistemò le lenzuola, le sposto il ciuffo e le diede un bacio sulla fronte e poi se ne uscì assicurandosi che l'infermiere di guardia stesse attento.

Metro, invece, aveva già raggiunto la sua stanza, posò la giacca sulla poltrona e si stese sul letto, senza togliersi le scarpe e lasciando, così, i piedi penzolare: pensò che fosse meglio così perché in caso di emergenza non avrebbe perso tempo.

Anche lui, steso su quel letto stranamente comodo per esser un letto d'ospedale, a quello che ha detto Agnodice cercando di capire se davvero un graffio di chimera poteva causare un tale danno. Questo pensiero gli impedisce di riposare, decise che doveva distrarsi in qualche modo e così si mise a leggere il giornale, pregando Morfeo di aiutarlo ad addormentarsi il prima possibile e senza problemi.

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Benvenuto giugno e con te arriva anche il terzo capitolo di questo mio manoscritto, si non è ancora un vero e proprio libro, ci sono sicuro errori che io non vedo subito, ma spero che questo non vi disturbi (li correggo mano mano poi)
Spero che questo capitolo vi incuriosisca un po' di più^^ 

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Spiegazione Titolo:

Il titolo deriva da un racconto dove ci viene narrata la storia di un'allieva di Erofilo, un medico noto come primo della storia e il fondatore della grande scuola medica di Alessandria d'Egitto, che cerco si travestirsi da uomo per studiare medicina, purtroppo venne accusata di approfittarsi delle sue pazienti e davanti al tribunale dichiaro di esser una donna.
Venne salvata grazie alle sue pazienti e gli uomini che le aveva curato e venne abolita la legge che proibiva le donne di studiare medicina.

 





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