Capitolo 9
Coinquilini un po'...
particolari
Azaele era stanco, si era
alzato presto per andare a parlare con Razel dopo una notte passata
quasi insonne e poi aveva girellato per il cielo di Roma fino all'ora
di pranzo riflettendo sulla situazione. Anche se cercava di non darlo
a vedere, soprattutto con Alba, era molto preoccupato e come se non
bastasse era anche in pensiero per Michele, era dai tempi in cui si
era lasciato con Yliel che non lo vedeva così provato. Si
domandò se suo padre era riuscito a parlare con Sael e se
aveva fatto bene a lasciare a lui quell'incarico.
E se Sael si fosse
spaventato nel vederlo e fosse scappato senza lasciarlo parlare? In
fondo tutti i demoni temono gli Arcangeli, anche quando non hanno
motivo di preoccuparsi.
Alla fine decise che era
inutile farsi prendere dall'ansia, avrebbe affrontato la situazione
un problema alla volta e in qualche modo avrebbe risolto le cose!
Un po' più sereno
decise di atterrare davanti alla pasticceria Regoli e prendere un po'
di paste per fare una piccola sorpresa ad Alba e Michele. Con la coda
dell’occhio notò una volante della polizia girare
l'angolo lentamente e silenziosamente, come se i suoi occupanti
stessero cercando qualcosa. Non ci fece caso più di tanto,
erano cose da umani e poi quel sabato mattina non aveva anime da
ritirare.
Stava per assumere il suo
aspetto umano per entrare a scegliere le paste quando fu circondato
da un gruppetto di colleghi che avevano l'aria di essere alquanto
sbronzi, probabilmente avevano passato un venerdì sera più
allegro del solito.
"Guarda chi si vede!
Allora dove lo nascondi il nostro Alfiere?" gli domandò
il più alto e robusto, in giacca e cravatta.
Azaele lo guardò a
metà tra il costernato e il terrorizzato. "Ma sei matto,
ti sembra il caso di parlare a voce così alta?"
"Hey, che modo di
rivolgerti a un collega che ti sta facendo una domanda innocente!"
rispose quello avvicinandosi con aria offesa e sbuffandogli in faccia
un alitata alcolica che rischiò di sbronzare anche Azaele.
"Già! Come ti
permetti di parlare in questo modo altezzoso, credi di essere
migliore di noi solo perché tu puoi mettere al mondo un figlio
e noi no?" lo aggredì il secondo demone alzando la voce.
Azaele avrebbe voluto
morire, non solo la notizia del figlio in arrivo stava già
girando per tutto l'Inferno, ma come se non bastasse quegli idioti
stavano rischiando di farsi sentire anche dai colleghi angelici.
" Ok, ragazzi. Vi
chiedo scusa, non volevo essere sgarbato” sussurrò
cercando di calmarli “Ma che ne dite di abbassare la voce ed
evitare di farlo sapere anche in Paradiso?"
"Eeeh? Che hai
detto? Non si capisce nulla se parli così piano!" disse
il terzo demone dai capelli biondi e l'aspetto di uno che non doveva
essere molto sveglio neppure da sobrio.
"Questo vigliacco ha
detto di parlare a voce più bassa per non farci sentire dagli
Angelici!" sbraitò il primo demone. "Io non ho paura
di quegli stronzi, io gli faccio un culo tanto a quei frocetti alati,
cosa credi?"
"Proprio così!
Glielo facciamo a tutti, quando il nostro Alfiere sarà
cresciuto, non è vero Aza?" Rise il demone biondo dando
una manata sulle spalle di Azaele che decise di sparire dalla
circolazione prima che la situazione degenerasse.
Non volendo rinunciare
alle paste, si smaterializzò sul tetto di un palazzo poco
lontano sperando che i tre colleghi lasciassero perdere l'idea di
seguirlo.
Si sporse dal parapetto
per controllare la situazione e notò che nel frattempo le
volanti della polizia erano diventate tre e si erano fermate, insieme
a due Alfa Romeo che davano l’impressione di essere altrettante
volanti in incognito, proprio sotto il palazzo dove aveva deciso di
ricomparire.
Distratto da quello che
stava succedendo a terra, non si rese conto che i tre demoni si erano
alzati in volo per cercarlo e soprattutto non notò l’ampia
vetrata a specchio che rifletteva la sua immagine rendendolo
estremamente visibile a qualsiasi creatura dotata di ali che si
aggirasse lì intorno.
I tre demoni atterrarono
alle sue spalle e si avvicinarono minacciosi. "Sai una cosa
piccoletto, sarai anche il padre dell'Alfiere ma sei stato piuttosto
maleducato ad andartene così, senza neanche salutare"
disse il più alto.
"Già, hai
proprio bisogno di una lezione di Tom Tom1!"
Intervenne il biondo cercando di darsi un tono.
"Esatto!"
confermò il terzo dimostrando lo stesso livello di conoscenza
del francese dell’amico, cosa che dava la misura della loro
intelligenza considerando che i demoni per motivi professionali e
per via delle loro antiche origini angeliche dovrebbero conoscere
perfettamente tutte le lingue create dal Padre, compresa quella dei
pesci che non sono affatto muti come si crede.
Azaele, malgrado la
situazione non fosse esattamente rosea, non riuscì a
trattenere una risatina.
"Che hai da ridere,
stronzetto?" Domandò il demone alto avvicinandosi con
aria particolarmente ostile. Azaele fece un passo indietro. Un
battito d'ali alle sue spalle attirò l'attenzione dei tre
colleghi che impallidirono e si misero sull’attenti.
Azaele stava per girarsi
a controllare chi era atterrato ma una mano gli strinse leggermente
la base del collo. A scanso di problemi rinunciò
immediatamente a girarsi e rimase immobile cercando di mostrarsi meno
aggressivo possibile.
"Quindi che si dice
tra demoni? Mi pare che si accennasse ad un fare
il culo a noialtri
angelici, o non ho colto bene il senso del discorso?" Domandò
la voce allegra di Gabriel. Azaele tirò un sospiro di sollievo
e improvvisamente gli sembrò che la stretta intorno al collo
fosse gentile e protettiva.
"Noi non abbiamo
detto niente, Signore. È stato lui!" Rispose il demone
biondo indicando Azaele.
Gabriel assunse un
aspetto severo e si rivolse al figlio. "Davvero?"
"Ma no! Io non…"
"Sai, temo che dovrò
darti una bella lezione, demonio impertinente” ridacchiò
divertito l’arcangelo. “Grazie per la segnalazione
ragazzi, potete andare!" Ordinò poi rivolgendosi ai tre
imbecilli assumendo un tono da burocrate che ad Azaele sembrò
abbastanza ironico.
I demoni aprirono le ali
e non esitarono ad abbandonare al suo destino il padre del loro
futuro Alfiere.
Nel frattempo alcuni
poliziotti in borghese aprirono la porta del vano scala e
cominciarono a guardarsi intorno con aria circospetta. Né
l’arcangelo, né il demone ci fecero caso più di
tanto. In fondo erano entrambi in modalità invisibile
agli umani.
"Stai bene?"
domandò Gabriel lasciando andare il collo del figlio.
"Si, grazie"
borbottò Azaele a cui mancò il contatto con la mano del
padre.
Gabriel lo osservò
come se volesse dirgli qualcosa, ma Azaele lo precedette. "Sei
riuscito a parlare con Sael?"
"Si, abbiamo parlato
e credo di averlo tranquillizzato"
"Credi?"
domandò sprezzante Azaele.
Gabriel avrebbe voluto
tirare un ceffone al figlio, ma si rendeva conto che non poteva trattarlo
come un ragazzino. In fondo era pur sempre un adulto, malgrado fosse
molto più giovane di lui.
"Ti dispiacerebbe
evitare di rivolgerti a me con questo tono? Non solo è
irritante, ma è anche oltremodo scorretto da un punto di vista
gerarchico!" Disse cercando di usare un tono paziente e
assertivo.
Azaele dentro di sé
avrebbe voluto rivolgersi a suo padre ben diversamente, magari anche
abbracciarlo, ma vederselo lì davanti dopo aver desiderato
tanto conoscerlo era un'emozione troppo grande che non riusciva
ancora a gestire. Così gli uscì l'ennesima frase
infelice. "Scusa tanto se sono così rozzo ma non ho
ricevuto un'educazione adeguata. Sai com'è, sono stato
abbandonato da due decerebrati a pochi mesi dalla nascita!"
Gabriel questa volta non
riuscì a trattenersi. Sentir parlare in quel modo di
Galadriel, che aveva sofferto tanto per aver dovuto rinunciare al suo
bambino, lo innervosì al punto che assestò al figlio un
manrovescio così forte da spedirlo contro la vetrata a
specchio che si frantumò in mille pezzi. La cosa
di per sé non sarebbe stata così negativa, considerando
che aveva messo in luce la presenza del magazzino clandestino di coca e
altre porcherie varie che polizia e carabinieri, con un’azione
combinata, stavano cercando nel quartiere da ore. Ma ovviamente non
ebbe né l'effetto educativo desiderato né tanto meno un
effetto positivo sul rapporto tra lui e Azaele che si alzò e
se ne andò senza dire una parola.
Gabriel sospirò
dandosi del coglione. Non riusciva proprio a trovare una strada per
comunicare decentemente con suo figlio. Si fermò a riflettere
sulla terrazza mentre intorno a lui tra Forze dell'ordine e
malavitosi scoppiava una violenta sparatoria che miracolosamente non
causò morti, con profonda delusione di giornalisti televisivi
e commentatori da Social che non avrebbero mai saputo che il miracolo
era dovuto ad un Arcangelo che continuando a domandarsi come
convincere il proprio figlio a dargli una possibilità di
spiegarsi e sopratutto scusarsi, si aggirava distrattamente per la
terrazza acchiappando al volo ogni pallottola sparata, salvando
indistintamente la vita a poliziotti, carabinieri e malviventi.
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Azaele non era arrabbiato
con Gabriel, ma con se stesso. Si rendeva benissimo conto che suo
padre non era comparso casualmente nella sua vita proprio in quel
momento tanto delicato. Sicuramente sapeva del bambino e voleva
aiutarlo, probabilmente era stato proprio Safet ad avvertirlo. E ora
che finalmente cercava non solo un dialogo ma anche di mostrarsi
affettuoso, lui lo respingeva offendendolo in quel modo. Si era
meritato il ceffone. Ne era consapevole. Ma ogni volta che se lo
ritrovava davanti finiva per agitarsi e dire qualcosa di
terribilmente inappropriato. Per non parlare del fatto che incontrare
Gabriel lo portava inevitabilmente a chiedersi perché fosse
ricomparso solo lui. Dov'era sua madre? Perché non si era
fatta viva anche lei? Possibile che non le importasse nulla di suo
figlio?
Azaele sospirò,
non avrebbe dovuto farsi distrarre da quei pensieri, era evidente
che la notizia del bambino ormai si era già sparsa per tutto
l'Inferno. Doveva cercare di concentrarsi solo su come affrontare la
situazione e continuare a cercare alleati, insomma stare sul pezzo,
come avrebbe detto Molinesi! A proposito chissà che fine aveva
fatto e se davvero aveva deciso di ricominciare a fare l'insegnante?
Perso nei suoi pensieri
Azaele atterrò sul balcone della cucina senza guardare dove
metteva i piedi, finendo in mezzo al bucato steso ad asciugare.
"Ma che accidenti
succede?" si lamentò rendendosi conto di aver infilato
una gamba dentro la manica della coperta di pile che Arianna usava
per avvoltolarsi sul divano e addormentarsi davanti alla TV nelle
serate invernali. Cercando nervosamente di divincolarsi, finì
per peggiorare la situazione arrotolandosi intorno alle ali un
lenzuolo matrimoniale, con stampata l'immagine sorridente di Naruto,
a cui Arianna era particolarmente affezionata.
Sentendosi un idiota si
ritrovò appeso alle corde del bucato, legato come un salame.
Anziché riflettere sul fatto che per liberare le ali sarebbe
bastato semplicemente prendere la forma umana, cominciò a
dibattersi scompostamente strappando dalle corde asciugamani, teli
da doccia e lenzuola che finivano immancabilmente per arrotolarglisi
addosso. Alla fine, infuriato e avvilito, invocò un falò
infernale che con un enorme boato incenerì tutto il bucato.
#
Sael dopo la
chiacchierata con Gabriel aveva deciso di farsi coraggio e provare a
tornare a casa per chiedere perdono a Michele. Atterrò sul
balcone della cucina ma sentendo le voci allegre di Arianna e Alba
provenire dall'interno, cambiò idea, fece il giro del palazzo
e approfittando di un finestrone aperto sulle scale entrò con
le chiavi di casa come un comune mortale.
Raggiunse le ragazze in
cucina con l'intento di chiedere notizie di Michele, ma non appena
Arianna lo vide cominciò a ridere. Alba si unì a lei
sorprendendo un po' il demone che domandò a disagio. "Che
ho fatto?"
"Diglielo tu!"
Propose Arianna guardando Alba senza riuscire a smettere di ridere.
Sael lanciò ad
Alba uno sguardo perplesso.
"Arianna ha fatto un
binge-watching di Lucifer un tantinello esagerato" ridacchio
lei. " Stanotte ci ha sognato tutti in versione demoni e
angeli!"
"Ah, si?"
domandò Sael incuriosito. "Io cos'ero?"
"Tu non c'eri, mi
spiace. C'era Aza, che somigliava un casino a Lucifer! Non
avevo mai notato che il tuo ragazzo fosse così carino!"
rise Arianna facendo l'occhiolino alla sua migliore amica. "Ma
la cosa più assurda è che Ariel, era un angelo! Ma vi
sembra possibile, uno stronzo del genere?" rise ancora Arianna.
A quella battuta Sael
rise sinceramente. "Effettivamente, sembra proprio una cosa
impossibile! Non è che magari hai ancora un debole per lui?"
Arianna si fece seria.
“Onestamente, no. Ci ho pensato molto, sapete. Ma alla fine ho
capito che non voglio al mio fianco un tipo così, potrà
anche essere bellissimo, ma preferisco un ragazzo gentile e
rispettoso ad uno che ha un bell'aspetto ma i modi di un troglodita".
"Però almeno
si è scusato!" Provò a difenderlo Alba ripensando
a quello che le aveva detto Ariel la sera prima. "Anche quelli
che picchiano le mogli si scusano e promettono di non farlo più
e poi ogni volta ricominciano. No, ho chiuso con lui. Una delle cose
che mi ha convinto ad accettare il lavoro a Bologna è proprio
che vivendo lì non avrò modo di incontrarlo neanche per
caso!" Sentenziò Arianna con convinzione.
"A proposito, domani
a che ora parte il treno?" domandò Alba.
"Alle 14.30! Stasera
si festeggia?" Propose Arianna allegramente.
Alba assunse
un'espressione dubbiosa “Non so, sono un po' stanca!”
rispose. Non era sicura che le nausee l'avrebbero lasciata in pace e
d'altra parte non aveva molta voglia di rivelare ad Arianna il suo
stato perché non sapeva ancora se sarebbe riuscita a tenere il
bambino e non voleva farla preoccupare. Non ora che doveva partire e
iniziare una nuova vita. Ma Arianna si rattristò subito. "Dai
Alba, ti prego, chissà quando possiamo rivederci".
Alba sospirò. Era
vero, probabilmente sarebbero passati almeno due o tre mesi prima che
la sua migliore amica avesse modo di tornare a Roma.
"E va bene, ma non
facciamo troppo tardi però!"
"Promesso!"
"Posso invitare
qualche amico?" domandò Sael pensando a Sakmeel e
Eowynziel.
"Perché, no?"
rispose Arianna. "Ok, ora vado a prepararmi! Devo uscire a comprare
ancora un sacco di cose per la nuova casa!" Trillò
felice. Dopotutto era in procinto di iniziare una nuova vita ed era
in piena eccitazione prepartenza.
Si alzò carica di
entusiasmo quando dal balcone si sentì Azaele imprecare. "Ma
porca miseria boia, stramaledetto bucato del Sabato!"
All'imprecazione seguì un botto e un'enorme fiammata.
Arianna, Alba e Sael si
precipitarono in balcone dove un infuriato Azaele, nel suo aspetto
demoniaco, stava finendo di spazzolare via dal giaccone i resti
carbonizzati della coperta di pile
e di un telo da bagno. Intorno a lui il bucato di Arianna era
completamente carbonizzato. Dal lenzuolo matrimoniale di Naruto
sprizzava ancora qualche fiammella.
Ci fu un attimo di
silenzio, poi tutti guardarono Arianna che con gli occhi sbarrati e
la bocca aperta cercava inutilmente di emettere un grido di terrore.
Azaele cercò di
giustificarsi con la frase meno credibile di sempre. "Arianna,
ti giuro che posso spiegarti tutto!"
"Il mio corredo per
la nuova casa!" si lamentò la ragazza.
"Co… cosa?"
domandò Azaele.
"Hai distrutto il
mio corredo per la nuova casa e… tu sei un mostro!" urlò
scioccata Arianna.
Alba le posò una
mano sul braccio. "Arianna, ti prego calmati!"
La ragazza si voltò
verso Alba e il suo sguardo si posò sul vetro della porta
finestra che le restituì il riflesso di Alba e Sael.
Purtroppo l'aura
demoniaca di Azaele, resa più forte dalla rabbia, aveva
influito anche su Sael che senza rendersene conto aveva perso il
controllo del suo aspetto, per cui Arianna vide un demone con i
capelli rossi e le ali nere. Terrorizzata scostò la mano di
Alba. "Non toccarmi… NON TOCCARMI!" strillò
scappando terrorizzata verso la sua camera. A metà corridoio
si scontrò con Michele che bofonchiò. "Ma cos'è
questo casino?"
Arianna ringraziò
il cielo pensando di ritrovarsi tra le braccia di un ragazzo normale,
ma quando alzò lo sguardo per chiedergli aiuto le parole le
morirono in gola. Michele aveva le grandi ali candide raccolte sulla
schiena e l'aureola accesa. L'angelo, che aveva dormito male a causa
del litigio con Sael ed era ancora un po' stordito dal sonno, si era
dimenticato di assumere il suo aspetto umano.
"Noooo, è un
incubo. Siete tutti dei mostri!" gridò Arianna
precipitandosi in camera e chiudendo la porta a chiave.
"Ohmmerda…
che casino!" commentò Azaele comparendo nel corridoio
seguito da Alba e Sael.
Michele lanciò uno
sguardo indecifrabile a Sael e si rivolse sospirando ad Azaele. "Che
diavolo hai combinato, Aza?"
#
Safet osservavava pensoso
Merlino. Il famiglio di Alba aveva appena finito di raccontare cosa
aveva visto e sentito poche ore prima.
Aurora aveva preparato il
pranzo e stava apparecchiando per tre, nonostante Merlino avesse
ripreso il suo aspetto felino che gli dava la possibilità di
miagolare velocizzando il racconto.
Aurora
era dispiaciuta per la condizione del famiglio, ma soprattutto era in
dubbio su cosa offrirgli da mangiare. Aprì la dispensa e
osservò incerta il cibo per gatti che acquistava per la
colonia felina di una sua amica.
Sullo sportello aperto
apparve una scritta infuocata "Non vorrei essere scortese, ma di
quella porcheria mi tocca mangiarne già abbastanza! Non è
che offriresti anche a me un piatto di pasta all'amatriciana e
l'insalata di pomodori con la mozzarella?"
Aurora si girò
rossa in viso per l'imbarazzo, Merlino aveva ripreso il suo aspetto
demoniaco e la osservava divertito.
"Oh, scusa…
certo! Safet, tu preferisci l'insalata di pomodori e mozzarella o la
bistecca alla griglia?"
"Mhm? Si, grazie!"
rispose Safet distrattamente.
"Si grazie... per la
bistecca o per la mozzarella con i pomodori?"
Safet guardò la
compagna con uno sguardo leggermente vacuo. "Quello che
preferisci, fai tu!"
Aurora scosse il capo, ma
non se la prese. Si era resa conto che Safet era molto preoccupato,
anche se ovviamente non aveva potuto capire nulla dai miagolii di
Merlino.
"Dobbiamo trovare un
posto per nascondere Alba e il suo bambino" disse Safet di punto
in bianco.
"Che succede, la
situazione è già così grave?" domando
Aurora allarmata.
"Si. Merlino mi ha
spiegato che due Arcidiavoli particolarmente idioti e pericolosi ,
vogliono uccidere Alba prima della fine della gravidanza per
strapparle il bambino dal ventre e portarlo all'Inferno"
"Cosa? Ma è
orribile e poi perché uccidere Alba prima della nascita del
piccolo?"
"Perché come
ti ho detto tempo fa, i colleghi angelici non si muoveranno prima che
siano passati i nove mesi canonici. Strappando il bambino dal ventre
di Alba, gli Arcidiavoli impediranno agli angeli di portarsi via il
neonato prima di loro!"
"Ma gli angeli non
possono andare a prenderlo all'Inferno?"
"No. Così
come a noi è vietato entrare in Paradiso, così agli
angeli è vietato l'ingresso all'Inferno. Se gli Arcidiavoli
riusciranno nel loro intento, il rischio di un'Apocalisse o
quantomeno di una seconda Grande Guerra, sarà molto più
concreto!"
"È tutto così
orribile e ingiusto!" commentò Aurora scioccata. "Ti
prego Safet, fa qualcosa per impedire che succeda. Alba e una ragazza
così dolce, non si merita una fine così terribile e
nemmeno il suo bambino!"
"Grazie a Merlino,
abbiamo davanti abbastanza tempo per trovare un posto sicuro per
Alba. Ci faremo aiutare anche da Elena, la compagna di Razel. Con i
suoi poteri da strega ci aiuterà a nascondere il luogo dove
porteremo Alba. Ma finché non avremo trovato un nascondiglio
abbastanza sicuro, dovremo fingere di non sapere nulla dei piani
degli Arcidiavoli. Condurremo tutti una vita apparentemente normale
in modo da non creare sospetti!"
In quell'istante squillò
il cellulare di Aurora.
"Ciao Aza, dimmi!"
rispose Aurora cercando di mostrarsi serena. "Cosa? Ma come è
successo?" Domandò immediatamente dopo.
"Capisco! E quindi
ora sta piangendo disperata e non vuole più uscire dalla sua
camera? Ma io come posso aiutarti? Oh, certo, non ci avevo pensato!
Va bene arrivo!"
Safet e Merlino si
scambiarono uno sguardo costernato. Sul vetro della finestra apparve
una scritta infuocata. "Quell'imbranato di Azaele ne ha
combinato un'altra?"
"Già, ma
stavolta non è l'unico. A quanto pare oggi a casa di Alba si
sono messi d'accordo per comportarsi tutti come dei perfetti idioti!"
sospirò Aurora.
Nota 1: i due demoni
hanno confuso il nome del noto navigatore con il termine Bon
ton (galateo,
buone maniere)
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