Alan
scende le scale e torna in cucina, dove trova sua madre e suo padre e un
orologio che ormai segna le dieci di sera. Lei finisce di asciugare un
bicchiere da vino e lo passa al marito, che lo rimette a posto nella credenza
aperta. I passi di Alan si fanno più vicini, e i suoi genitori si voltano,
prima l’uno e poi l’altro.
«È crollato?», chiede sua madre e Alan annuisce.
«Sì, poveretto, chissà da quanto è sveglio.»
Per un attimo, Alan ripensa a quella giornata ai limiti
dell’incredibile e sbatte le palpebre per assicurarsi ancora una volta che non
sia solo un sogno.
«Ho visto che Ginny lo ha importunato tutto il pomeriggio»,
ridacchia suo padre, e a ruota seguono anche lui e sua madre.
Si lascia scuotere da quella risata per qualche secondo, poi
ripensa al momento in cui ha spalancato la porta del cortile e lo ha visto
confabulare con Ginny. Il suo ricordo si sofferma sulle guance arrossate e
infreddolite di lui e su quegli occhi che lo hanno solo sfiorato, poi passa al
cd che la ragazza teneva in mano. Come in un lampo, si accorge che non ha un
regalo di Natale per Nathan, che invece a lui un regalo lo ha fatto eccome. Il
ricordo vira di nuovo verso il cd tra le dita di Ginny, e una smorfia
soddisfatta si apre sul viso di Alan.
«Gli hai dato la camera degli ospiti?», chiede sua madre.
«No», risponde lui, con la testa ancora sul regalo. «Dorme
con me.»
Sua madre esita un secondo nell’asciugare l’ennesimo
bicchiere, ma Alan non se ne accorge; e quando l’attenzione di lui torna sui
movimenti dei suoi genitori, la catena di montaggio che va dal lavello alla
credenza ha già ripreso a funzionare.
«Anzi», aggiunge, e il volto addormentato di Nathan gli
sfreccia per un attimo nella mente, «meglio che vada a dormire, prima che si
prenda i tre quarti del letto.»
Ancora una volta il meccanismo tra i suoi si inceppa, e
ancora una volta Alan è troppo preso da quel sogno a occhi aperti per farci
caso. Saluta i genitori e augura loro la buonanotte, poi comincia a salire le
scale, appoggiato al corrimano.
È scalino dopo scalino che ripensa a ciò che ha appena detto,
a come quei tre quarti di letto rivelino una consuetudine che in qualche modo
ha già avuto modo di conoscere. Si sente arrossire, ma è ovvio, pensa, che
essere una coppia significhi anche quello.
Posa la mano sulla maniglia della porta che dà sulla camera e
la spinge piano, e a poco a poco si fa strada un bagliore che rischiara la
stanza; e ad Alan basta un attimo per sentire un sorriso che si apre sul suo
volto, mentre si siede sul bordo di quel letto di cui è pronto a occupare solo
un misero quarto.
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