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di chiara_saffioti
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Lo spritz era finito già da un po', e il ghiaccio nel bicchiere ormai si era sciolto. Sam le aveva raccontato il perché si era ritrovato su quella spiaggia con lei quella sera, e lei si sentiva davvero coinvolta nel suo dolore.
Gli dispiaceva vederlo star male così, nonostante fosse a tutti gli effetti uno sconosciuto. Nonostante fino a poco più di un paio di ore prima, lo considerasse solo “quell’antipatico, cafone e musone del nuovo autista”.
Lo ascoltava in silenzio, supportandolo di tanto in tanto. Ascoltava anche i suoi silenzi, lo aspettava.
Non poteva raccontagli nulla o incoraggiarlo con le sue esperienze, perché lei è stata Laura. Almeno un milione di volte.
Con ogni uomo passato dalla sua vita aveva cercato di essere il più possibile delicata. Nonostante ciò sapeva benissimo che ad alcuni aveva spezzato il cuore, qualcuno l’aveva ricercata. Altri avevano provato a riconquistarla, ma lei non ne aveva mai voluto sapere. Alcuni, invece, li aveva abbandonati e basta.
C’erano stati amori appassionati, sfumati nel giro di pochi mesi, storie di una notte, che l’avevano travolta, relazioni più lunghe che l’avevano soffocata.
Ma lei no, non poteva restare. Come nel film “Chocolat”, quando il vento chiamava lei doveva andare.
Tanti uomini erano passati nella sua vita, e da tutti era sempre scappata. Fino a Stefano.
Mentre ascoltava Sam, senza pensarci si ritrovò a passare le dita sull’anello di fidanzamento che portava all’anulare sinistro. Erano passate poche settimane dalla proposta di Stefano, si ritrovava spesso a ripercorrere quei minuti: ricordava il senso di disagio che aveva provato, la paura, per il suo futuro e per la possibilità di deludere Stefano; ricordava lo sguardo indagatore dei genitori di lui, volto a capire quale sarebbe stata la risposta; la sensazione di trovarsi fuori posto, fuori tempo. Fatto sta, che dopo qualche minuto di silenzio, aveva risposto “SI”. Stefano era al settimo cielo, e anche i suoi. Lei aveva manifestato emozione, ma dentro di sé, si sentiva scossa.
“Sam…. Scusa se mi permetto, ma non pensi che sia stato impossibile per lei convivere in una situazione di dubbio? Forse non riusciva più a convivere con questa insicurezza…”.
Sam sospirò “forse, ma non capisco il perché delle sue paure. Lei aveva paura perché io sono più giovane. E quindi? Io l’amavo, non mi interessava altro. Tra stare con lei e stare con chiunque altra, avere una famiglia con dei figli con qualsiasi altra donna al mondo…. Io avrei sempre scelto lei…”
Charlie lo guardò negli occhi, cercando di non ferirlo “Si ma forse lei non era pronta a scegliere te, e se lo avesse fatto solo per renderti felice? L’avresti voluta accanto a te, infelice, solo per averla al tuo fianco?”
“Charlie, hai veramente uno strano modo di consolare le persone…”. Scoppiarono a ridere insieme, fino alle lacrime. Charlie prese dalla borsa una sigaretta e l’accese, lo sbuffo di fumo, come ogni volta le diede fastidio agli occhi.
Lo guardò per un secondo, senza dire nulla. Si rese conto che lo stava guardando, davvero, per la prima volta. Aveva occhi profondi, sinceri, lineamenti gentili. Era un bel ragazzo, ed aveva un gran cuore. Un uomo per bene. Quelli da cui lei fuggiva a gambe levate.
Un uomo per bene come quello che lei stava per sposare. Un brivido la scosse al pensiero. Fumò un altro tiro di sigaretta, sperando di cacciare il pensiero.
“e tu, uragano Charlie dai capelli rossi, che travolge i poveri uomini indifesi e distrutti dai traumi amorosi, chi sei tu?”. Charlie lo guardò ridendo, ancora.
“Come chi sono? Sono Charlie, la tua stronzissima collega. Non lo sai che ho la nomea della terribile dell’ufficio? Quella che rompe sempre le scatole?”. Era vero, Sam aveva sentito quelle voci, la descrivevano tutti come la ragazza inflessibile e severa. Ma a vederla li, davanti a lui, le sembrava tutto tranne che severa. “Dai hai capito cosa intendo, cosa fai nella vita, non in ufficio? Hai una famiglia? Hai un modo per passare gli attimi che contano?”
Gli attimi che contano. Charlie abbassò lo sguardo, imbarazzata. “io…. Sono semplicemente Charlie. Non ho molto da raccontare. Lavoro qui da tanti, troppi anni. Vivo in un piccolissimo appartamento che è il mio mondo. È colorato, incasinato, pieno di musica e cose assurde. Sono andata a vivere da sola appena ho trovato un lavoro, volevo staccarmi dalla mia famiglia… è soffocante…”.
Sam la osservava parlare, non riusciva a stare ferma, come se si sentisse a disagio nel parlare di lei, giocava con i braccialetti che portava, e si rese conto che erano davvero tanti. Intrecciava le dita, i capelli, passava le mani nella sabbia. Insomma, la sentita quasi allarmata. E vaga. Come se fosse preoccupata di dire troppo, come se fosse imbarazzata per quello che stava raccontando “e l’uragano Charlie ha una persona che l’aspetta a casa vedo…” Sam aveva indicato con lo sguardo l’anello. Charlie aveva abbassato lo sguardo, come se si vergognasse.
“Lui si chiama Stefano, stiamo insieme da un paio di anni circa. Qualche settimana fa mi ha fatto la proposta e ora è lanciato a cento all’ora per organizzare il matrimonio. È un ragazzo semplice, per bene…” lasciò cadere la frase, non riusciva a finirla. Sam la guardava perplesso “E cosa non ti rende felice?”
La domanda di Sam fu come un pugno nello stomaco. Non poteva dargli una risposta, e quindi, fece quello che sapeva fare meglio. Mentire. “E chi ti dice che non sono felice? È solo una condizione nuova, non sono abituata ad essere fidanzata…”
Charlie non le diede tempo di finire questa volta “Charlie io ne ho viste di donne innamorate, alcune anche di me, e ho visto donne in procinto di sposarsi, non parlavano come te. Erano entusiaste e al settimo cielo.”.
Lei prese un elastico dal polso, e si tirò su i capelli in una coda disordinata “Ma io sono felice, è che è una condizione nuova per me, non sono mai stata fidanzata, forse non mi ci sono mai realmente vista”
Cercò di uscire da quel discorso “Comunque nonostante tu sia un musone, penso che ce la farai ad andare avanti Sam”, gli sorrise, guardandolo dritto negli occhi. Il sole era calato e lei avvertii un brivido di freddo sulla pelle. Sam se ne accorse “Forse è meglio rientrare”. Lei gli sorrise, gli piaceva stare li fuori a parlare con lui, le sembrava che il mondo si fosse fermato per un po'.
La musica nel locale si era alzata, la sentivano distintamente dalla spiaggia. Si alzarono, aiutandosi a vicenda, e si avvicinarono lentamente, come se non avessero voglia di essere travolti dal caos.
“Anche tu odi questo lavoro vero?” Sam ancora una volta le aveva fatto la domanda giusta. Lei si prese un secondo prima di rispondere “E come potrebbe essere altrimenti? È un mondo di regole, di numeri, un mondo rigido. E io non so se sono adatta a tutto questo…”.
Erano ormai vicini alla sala, Bianca, con lo sguardo fisso su Sam, li aspettava sulla soglia “Mi stavo giusto chiedendo dove foste finiti, vi hanno cercati. Tra poco ci sarà un brindisi”. Entrarono in sala, con gli occhi di Bianca addosso, e poco più in la non visto, anche sotto lo sguardo sornione di Maurizio, il responsabile di Sam.
Appena entrati in sala Freddy andò incontro a Charlie, le sue guance erano arrossate, per il caldo e probabilmente per qualche cocktail di troppo “Charlie facciamo vedere a tutti cosa ti ho insegnato”. La prese per la mano e la trascinò al centro della sala, dove qualcuno stava ballando sulle note di musica latina.
Sam li guardava: Freddy era euforico, dimostrava di tenere a quella ragazza, ma si vedeva dal suo sguardo che lo faceva come un fratello maggiore. La stringeva, la faceva volteggiare, facendola ridere. Charlie sembrava impacciata ma si muoveva bene, ma l’euforia di Freddy era troppo esplosiva. Erano belli mentre ballavano, esprimevano gioia, e un gran casino.
Finita la canzone Sam poggiò il bicchiere sul tavolo, e si avvicinò ai due colleghi rivolgendosi a Freddy “Posso chiedere il permesso di invitare la tua segretaria preferita a ballare?”. Charlie lo guardò stupita, sorpresa da quell’invito “io penso che forse dovresti chiedere a me…”.
Sam la guardò con gentilezza “Uragano Charlie, stasera mi hai travolto, dato una testata e mandato al tappeto, il minimo che mi devi è un ballo…”. Le prese la mano, portandola al centro della pista. Lei era imbarazzata, quell’invito, da un uomo come Sam era completamente inaspettato. Lui era un po' teso, non aveva più ballato da quando Laura se n’era andata. La prese tra le sue braccia, lei appoggiò la mano sulla sua, i due corpi a contatto. Sam iniziò a dare il tempo, guidandola sulle note di una bachata, La Fama.
I passi erano straordinariamente coordinati, loro lo erano. Si muovevano insieme, come se fossero una cosa sola, nessuna parola, solo ogni tanto, un incrocio di sguardi tra loro. Non facevano caso al mondo intorno a loro, allo sguardo di Freddy, che vedeva il frutto di mesi di insegnamento a quella ragazza strana, allo sguardo attento e curioso di Bianca, ai curiosi che si facevano film su un possibile flirt tra loro.
La mano di Sam era ferma al centro della schiena di lei, Charlie aveva la sensazione di potersi, per una volta, fidare, e che quel ragazzo non l’avrebbe fatta cadere, come aveva fatto qualche ora prima quando si erano scontrati.
Alla fine della canzone, dopo un sorriso complice, Charlie fu rapita dai capi. Sam invece si avvicinò al bancone per ordinare un altro gin tonic. In meno di niente, Bianca gli si affiancò “Che stai combinando con Charlie?”. Sam la guardò perplessa, chiedendole che cosa volesse intendere con quella domanda. Bianca lo guardò seria “Fai attenzione, lei è pericolosa per te, e tu hai ancora le ossa rotte…”.
Si allontanò, lasciandolo li, nei suoi pensieri, senza dargli tempo per replicare, senza la possibilità di spiegarle che si stava sbagliando. Che con Charlie non stava provando a fare nulla. Pensava a questo, quando con la coda dell’occhio notò una chioma rossa che si allontana rapidamente dal locale. E decise di seguirla.
“Dove scappi?”
Charlie si fermò un secondo, voltandosi cautamente “Non lo sai che a mezzanotte le carrozze diventano zucche?”. Sam scoppiò a ridere, e tirò fuori dalla tasca le chiavi della vespa “Vuoi un passaggio a casa?”.
Charlie ci pensò un attimo, ma era veramente stanca, così decise di accettare, ancora una volta, l’invito di quel ragazzo sconosciuto. Si avvicinarono alla moto di lui, lui aprii il bauletto tirando fuori i due caschi, passandogliene uno bianco. Lo sguardo di lui si soffermò più del dovuto sul casco, facendo trasparire un lampo di dolore nei suoi occhi. “Era il suo casco vero?”. Sam annuì, facendo subito un sorriso forzato di risposta, per cacciare il ricordo di Laura. Salirono in vespa, lui sentii il corpo di lei aderire perfettamente alla sua schiena, provò un brivido, lungo tutta la schiena, ma cercò di camuffarlo, non ne capiva il motivo.
Durante il viaggio il vento li accarezzava, baciando la loro pelle, ad ogni frenata Charlie stringeva la presa sul petto di Sam. E quel tocco, sembrava a lui una protezione.
La accompagnò sotto casa, lei smontò dalla moto e levò il casco, ravvivando con la mano la chioma rossa disordinata “Grazie allora…. Ci vediamo domani”. Lui le sorrise e la guardò avviarsi verso il portone.
“Uragano Charlie” le urlò quando lei stava per infilare le chiavi nella serratura.
Lei si voltò stupita, lo sguardo interrogativo.
“Grazie per stasera” le disse semplicemente, senza aggiungere niente, se non un sorriso. Rimise in moto, senza aspettare una risposta, pieno di imbarazzo per ciò che aveva appena detto, e andò via. Lasciandola con un sorriso.
Lei ritentò di aprire il portone quando una voce alle sue spalle la fermò ancora “Uragano Charlie??? Attenzione, attenzione!!! Qualcuno sta rimorchiando…”.
Lei si mise a ridere, la sagoma dietro di lei, diventò la figura familiare di Andrea a fianco a lei, una bottiglia di vino in mano e il viso stanco e divertito. “Che ci fai qui Andre?”.
Lui la guardò serio “Avevo voglia di quattro chiacchiere, un bicchiere di vino, e di te”.
 




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