Ciro

di Jean Valjean
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E' facile la vita quando sei uno dei cuccioli più forti e sani della cucciolata e io lo ero. Eravamo in sette, io e i miei fratelli, e le nostre giornate erano felici. La mamma era con noi, ci proteggeva, gli umani con cui vivevamo la nutrivano e ci davano coperte calde per dormire e quando si avvicinavano a noi ci accarezzavano ed erano felici. Noi fratelli ci sentivamo protetti e passavamo le nostre giornate a giocare, mangiare e dormire, il tutto sempre in presenza della nostra mamma e dei suoi umani.

Una sera la femmina umana mi stava accarezzando, la mamma la lasciava fare e io non avevo paura, perché sapevo che se lo permetteva significava che andava tutto bene. Mentre mi coccolava lei e il suo maschio comunicavano con gli stani suoni che gli umani sanno emettere:

- Non possiamo tenerne almeno uno? - Diceva e io percepivo che era vagamente dispiaciuta. - Questo è così carino!

Il maschio le rispose scuotendo la testa.

- No. Questi cuccioli non valgono niente. Regina è un beagle con pedigree e quello che è accaduto è una vera sfortuna. Dobbiamo liberarci dei piccoli il prima possibile e impedire che avvenga di nuovo una cosa del genere. Una cucciolata di meticci, un calore completamente andato a vuoto. Nessun guadagno. Che palle!

Non capii nulla di quello che dicevano, ma quando mi guardarono fui sicuro che qualcosa non andasse. Si percepiva dalle loro espressioni, dalla postura, dall'odore che emettevano. Mi avvicinai alla mamma, il suo odore era buono e quando ero vicino a lei stavo bene. Mi addormentai.

***

I giorni passavano e un sacco di umani venivano a trovare la mia mamma e noi fratelli. Solitamente si limitavano a guardarci, a mamma non piaceva, ma siccome non si avvicinavano mai molto si limitava a rimanere di guardia senza fare niente.

Un giorno però cambiò tutto. Un gruppo di umani, un maschio, una femmina e due cuccioli femmina, arrivarono vicino alla nostra cuccia e quando una delle due piccole ci vide fece per allungare la mano. Mamma non voleva che ci toccassero, eravamo ancora troppo piccoli, avevamo solo quaranta giorni, così quando vide quello che stava succedendo avvisò il cucciolo impertinente fingendo di morderlo, battendo i denti a pochi centimetri dalla sua mano e ringhiando forte.

- O mio Dio! Regina! No! - La sgridò la sua umana e poi continuò a comunicare con gli altri. - Mi dispiace infinitamente! Non so proprio cosa le prenda! Non lo aveva mai fatto prima d'ora! Ora la porto via così potete vedere i cuccioli con calma.

Dopo aver emesso tutti questi suoni prese la mamma in braccio, la quale si dimenò e lottò con tutte le sue forze per non lasciarci soli. Vedendola in preda al panico noi fratelli fummo pervasi dal terrore. Istintivamente andammo nell'angolo più lontano della nostra cuccia e salimmo uno sull'altro vicini vicini. Tremavamo tutti per la paura e chiamavamo la mamma guaendo il più forte possibile, ma lei non c'era più e venimmo presi tutti dallo smarrimento.

Cercai di nascondermi sotto ai miei fratelli, ma ero uno dei più grossi ed era del tutto inutile.

- Quello mamma! Voglio quello cicciottello tutto marroncino!

Piagnucolò una dei cuccioli d'umano, ma non me ne interessai, troppo spaventato e intento nel trovare riparo. Quando sentii le mani della mia umana raccogliermi e dividermi dai miei fratelli il cuore cominciò a battermi fin quasi a scoppiare. Ero talmente spaventato che nemmeno mi accorsi di piangere e guaire come un pazzo. Continuavo a chiedermi dove fosse la mia mamma. Volevo tornare da lei. Volevo accucciarmi di nuovo vicino alla sua pancia e respirare il suo odore.

Quattro piccole zampe umane mi cinsero da ogni lato. Ero disperato. In un ultimo tentativo di chiamare mia madre tentai un ululato, ma ero ancora troppo piccolo, uscì solamente l'ennesimo guaito.

- Mamma! Mamma! E' bellissimo!

- Vogliamo questo! Vi prego!

Cinguettavano i cuccioli di umano verso gli altri.

- Va bene!

Disse loro padre e si avviarono verso la porta da cui avevano portato via mamma.

Avevo paura di morire. Guardai i miei fratelli mentre mi allontanavo. Ancora non sapevo che non avrei mai più rivisto nessuno di loro.

 

 

Ciao a tutti!

Lo so… E' una storia molto, molto diversa da quelle che ho scritto fin'ora, ma ci tengo a pubblicarla perché tratta di un argomento a cui tengo particolarmente: i cani. Ho sempre avuto una spiccata empatia per questi animali e spero che questa storia possa appassionarvi nonostante sia scritta in modo così particolare.

Inoltre ci tengo ad informarvi che questa E' UNA STORIA VERA. E' la storia del mio cane, fedele amico e compagno di mille avventure. I primi capitoli sono più romanzati, li sto scrivendo ricostruendo ciò che ho potuto scoprire sul suo passato. Da un certo punto in poi la storia diventerà quasi autobiografica. Comunque vi sarà tutto più chiaro man mano che i capitoli avanzano.

Voglio tuttavia avvisarvi, contro ogni mia consuetudine, che potrei non essere puntuale nelle pubblicazioni, per un motivo molto semplice: scrivere di Ciro mi stanca dal punto di vista emotivo e a volte devo smettere per ricaricare le pile.

Spero di non deludervi e che le avventure di Ciro possano appassionarvi. Sarà una storia di viaggio, di amicizia e di rispetto. Sappiatemi dire cosa ne pensate! A presto!

Jean Valjean





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