Un Tuffo nel Fiume

di Robin Stylinson
(/viewuser.php?uid=180449)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Thomas Hill, il marito di Elisabeth, aveva una pompa di benzina in paese. Era sempre stata della sua famiglia e adesso l’aveva presa in gestione lui, dopo aver realizzato anche una piccola officina meccanica. Thom era un uomo alto e magro e dopo la notizia della morte della moglie, sembrava avesse il viso ancora più scavato. La casa dove abitavano era piccola, un appartamentino sopra la pompa di benzina, ma nonostante la bassa metratura, era accogliente ed emanava un senso di calore.
«Mi dispiace per la vostra perdita» si affrettò a dire lo sceriffo. 
Accanto a Thomas c’era Lauren, la figlia. Era poco più bassa del padre e assomigliava in modo terrificante alla madre, infatti era identica a Elisabeth quando era giovane. La ragazza, che doveva avere tra i diciassette e i diciotto anni, era in lacrime e veniva sostenuta dal padre che cerava di rimanere lucido per farle forza.
«Non vorrei farlo, ma è la routine» continuò Wood cercando di spiegare il disagio per l’accaduto. «Vorrei potervi far elaborare il lutto in tutta calma, ma dobbiamo trovare al più presto l’assassino di Elisabeth e per fare ciò, dovrei farvi alcune domande» concluse poi.
Gli Hill mossero entrambi la testa in un sì appena accennato per acconsentire.
«Sapete chi ha ucciso Elisabeth?» disse Doe.
La domanda spiazzò gli interlocutori che aveva davanti e Lauren iniziò a piangere più forte.
«No, non lo sappiamo» replicò quasi immediatamente Thomas infastidito. «Perché dovremmo saperlo?» concluse.
«Mi dispiace per la franchezza dello sceriffo, ma sono domande che purtroppo dobbiamo farvi. Vogliamo davvero aiutarvi» disse Wood rivolto al signor Hill. «Dovrei chiedervi se avete un alibi per ieri sera. Dove eravate tra le sette e le undici?»
«Eravamo a casa, entrambi» rispose Thom. «Abbiamo cenato insieme, poi Lauren è andata a letto verso le undici e mezzo.»
«La mamma doveva arrivare, ieri sera la farmacia non sarebbe rimasta aperta per la notte. Ero troppo stanca per aspettarla sveglia, così sono andata a dormire» continuò Lauren quasi impietrita con il viso rigato dalle lacrime. 
«E lei?» chiese Wood a Thomas.
«Mi sono appisolato sul divano. Stamattina mi ha svegliato mia figlia, ero ancora sul sofà. Elisabeth non era rientrata e pensai che forse non l’avevamo sentita rincasare ed era uscita presto per delle commissioni.»
«Non avete nessun sospetto? Può esserci di mezzo un amante?» chiese infine lo sceriffo rivolto a entrambi. Thom scosse la testa sconsolato.
«Mia moglie non ha nemmeno amiche, era tutta lavoro e casa, non avrebbe avuto il tempo di avere anche un amante» precisò con la voce rotta il marito. 
«Rachel è incinta» sputò poi Lauren.
«Rachel?» chiese Wood confuso.
«L’ho scoperto da mia mamma.»
Rachel era la figlia di Clive e Holly: lui faceva il pompiere ed era uno dei pochissimi uomini di colore della città mentre la moglie, dalla pelle bianchissima, era una casalinga. La ragazza era fidanzata con Peter da diversi anni nonostante la loro giovane età che era pressappoco quella di Lauren.
«Questo cosa c’entra con la morte di tua madre?» continuò Wood. Gli fischiavano le orecchie, sapeva perfettamente che quella confessione avrebbe complicato un caso già fin troppo complicato da intricato con una dopo sbronza. 
«Rachel voleva abortire ma mia mamma non ha voluto darle le informazioni a riguardo, lei era contro queste cose» disse Lauren. 
Wood aveva lo sguardo spento e perso nel vuoto ma sapeva perfettamente qual era il prossimo passo. 
«Grazie per le informazioni che ci avete dato» concluse poi lo sceriffo facendo il suo solito gesto con il cappello.
Wood ripensò a una frase che gli aveva detto il marito di Elisabeth: la donna non aveva amiche. Magari Thomas voleva intendere che le sue amiche vivevano in altri stati e che lei non poteva permettersi di andare a trovarle. Se così non fosse stato e lei non avesse avuto realmente delle amiche, i due agenti non avrebbero trovato nemmeno una persona che conosceva i segreti più nascosti e i potenziali problemi che viveva tutti i giorni la vittima. Quel pensiero rattristò Wood, in fondo, anche uno scapestrato come lui poteva contare almeno su un amico, pure se lo aveva licenziato perché superiore di grado rispetto a lui. 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4026244