Nathan è impegnato
a canticchiare Jingle Bell Rock di Bobby Helms, gracchiata da
quel mangianastri che ha fatto da protagonista per più di un Natale in casa
Scottfield, mentre va in giro con un sacchettino in mano, quello che contiene
le praline Lindt che ha preso al supermercato e che ancora non ha avuto modo di
dare ad Alan. Dopo un giro di ricognizione, lo trova seduto davanti all’albero
di Natale a ricontrollare gli ultimi bigliettini e regali insieme a sua madre,
destinati a quegli amici e parenti che ancora non ha avuto modo di rivedere.
Non
appena i suoi passi diventano percettibili, ecco che Alan si gira di colpo, e
Nathan fa giusto in tempo a nascondere le mani e il sacchetto dietro la
schiena. Gli basta fare un sorriso - nemmeno un cenno - e Alan schizza via
dall’albero per raggiungerlo.
«Be’?», gli chiede, con quel tono e quell’espressione a cui
non si può nascondere nulla. Ma Nathan ci prova lo stesso e allarga il sorriso
con una punta di malizia, e lo sguardo interrogativo e curioso dell’altro gli
fa capire che ha raggiunto il suo obiettivo. Alan un po’ sorride e un po’ lo
studia, cerca di guardare dietro la schiena un paio di volte, ma senza
successo; rassegnato pianta i suoi occhi in quelli di Nathan che alla fine, con
discreta soddisfazione, porta le mani davanti e il sacchetto sotto al naso di
Alan.
«Buon Natale», dice, mentre gli porge il regalo. Alan non
dice niente, semplicemente lo prende e se lo gira tra le mani, poi alterna il
suo sguardo tra quelle praline e lui, lasciando solo che il suo sorriso via via
si allarghi fino a sfociare in una piccola risata incredula.
«Non dovevi, davvero.»
«Be’, non potevo mica presentarmi a mani vuote, no?»
È con questa frase che lo sguardo di Alan smette di osservare
del tutto le praline e si concentra solo sul ragazzo davanti a lui, che
sospetta di dover cogliere un messaggio che però non riesce a interpretare.
«A mani vuote?! Davvero pensi di esserti presentato
qui a mani vuote?»
Nathan fa spallucce, incerto se considerarlo un rimprovero o
solo incredulità.
«Nathan, io pensavo…», prosegue l’altro, «pensavo che non ti
avrei rivisto mai più.»
Quelle due ultime parole impiegano un attimo a ribaltargli lo
stomaco, se pensa a quel “mai più” che Alan ha già vissuto in passato, e si
rende conto solo in quel momento di cosa possa aver significato la sua partenza
per quello che ora è il suo ragazzo.
«Quindi», continua ancora, «penso che tu mi abbia già fatto
un bellissimo regalo. Piuttosto, sono io che non ho niente per te, se non dei
miseri auguri.»
«Ma figurati, non preocc–»
Alan gli tappa la bocca con un bacio a stampo improvviso,
tanto che Nathan fa in tempo a malapena a chiudere gli occhi. Quando li riapre,
Alan è a pochi centimetri dal suo viso, quanto basta perché esistano solo loro.
«Buon Natale. Ma sappi che mi farò perdonare.»
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