Sulla bocca di Hayato ogni certezza stava iniziando a vacillare, tra
ansiti sconnessi che riempivano ogni cosa: la mente, la distanza, la
stanza stessa.
L'idea di baciare qualcuno non lo aveva mai particolarmente
entusiasmato e nel suo primo bacio, Tsuna poteva chiaramente rievocare
quella sensazione più intensa che era andata a scemare in
quelli successivi. Non che gli dispiacesse, ma, ecco, baciare qualcuno
non era più piacevole di un sonno ristoratore o di un buon
panino e di certo non era la sua attività preferita.
Un primo bacio era sempre completamente diverso da tutti gli altri,
intriso di curiosità, sorpresa, ignoto, di quella voglia di
scoprire che rendeva tutto più eccitante e poi avvolgente; e
tutti i primi baci si somigliavano rivelando il proprio sapore, il
sapore della conoscenza di una parte dell'altro e di se stessi. Queste
le informazioni reperite dalle sue esperienze pregresse, ma ora Tsuna
non ne era più così sicuro.
Del resto di baci ne cantavano le canzoni e parlavano i film dando
molta importanza, ogni scena aveva bisogno di almeno un primo
piano, un controcampo e possibilmente tre frame a
rallentatore da diverse angolature, proprio per indicare quanto fosse
importante quel momento; e se c'erano così tante persone a
parlare di un bacio come un'emozione dalla forza travolgente, come
quella sensazione di fluttuare a tre metri da terra e come se ogni
più piccolo pezzo della propria esistenza avesse finalmente
trovato il suo posto, allora doveva esserci un fondo di
verità.
Solo che Tsuna non aveva sperimentato niente di simile, mai, almeno
prima di quel momento. Aveva finalmente scoperto di cosa
parlavano tutti, si era sentito trascinato da un uragano e ne era
uscito col fiato corto e sul punto di venire.
Il sorriso di Gokudera, a occhi chiusi, le lacrime sulle guance, era la
conferma di tutto. Tsuna si chiese distrattamente se non fosse dovuto
al fatto che Gokudera era italiano, perché era risaputo che
gli Italiani baciassero meglio, ma era stato con delle ragazze italiane
e non aveva assaporato una briciola della passione che gli stava
bruciando in petto.
Non sapeva dare un nome a quelle emozioni e non osava neanche
immaginare di soffermarsi sui sentimenti -che forse gli avrebbero
indicato la via- l'unica cosa di cui ormai era certo è che
fino a quel momento aveva baciato le persone sbagliate.
E questo rendeva forse Gokudera la persona giusta?
Gli era venuto così naturale baciarlo che si era seriamente
domandato perché ci avesse messo tanto, perché si
fosse opposto a quella sensazione che voleva solo permettergli di
sentirsi più vivo.
Era violenta, gli sembrava di essere stato trafitto da mille proiettili
dell'ultimo desiderio. Sentiva continuamente mancargli le gambe, la
forza, il respiro, ogni cosa e al contempo era come se non mancasse
assolutamente niente.
Ogni bacio con Gokudera era come il primo, non accennava neanche a
scemare nell'intensità, se possibile, diventava sempre
più travolgente. Tsunayoshi si domandava quanti baci si
fossero dati in un frangente di tempo così breve, forse
Hayato li stava contando, lui no di certo.
Le mani adornate da molteplici anelli a contatto con la pelle dei suoi
fianchi erano esattamente come le aveva -sì, lo ammetteva-
immaginate: fredde come al solito, eppure così fluide e
sensuali da risultare di fuoco. Il contatto tra i loro corpi non era
mai abbastanza, Tsuna ne ricercava di più, insinuando le
dita tra i capelli che gli solleticavano il viso e cercando di
prendersi tutto da quell'attimo.
Si lasciò trascinare per i fianchi, stringere forte e
toccare ovunque le mani di Hayato volessero andare. Non aveva la stessa
intraprendenza, nonostante tra i due fosse quello con più
esperienza, quindi si limitò ad aggrapparsi forte a
qualunque appiglio trovasse su di lui come se avesse paura di cadere.
Nella penombra della stanza andò a sbattere contro un mobile
non meglio identificato e non riuscì a percepire il dolore
della botta. Gokudera era un tornado degno del suo soprannome e a Tsuna
non importava di essere sballottato a destra e a manca, era curioso di
scoprire dove lo avrebbe portato.
Ogni tanto era il caso di respirare, si disse, di ricaricare i polmoni
prima di ricominciare, in quei frangenti Hayato lo guardava come se
volesse divorarlo e la cosa lo faceva tremare di piacere. I brividi
lungo la schiena li sentì risuonare contro la superficie
alle sue spalle e si rese conto che erano arrivati a destinazione.
Aveva alzato bandiera bianca, non che avesse intenzione di combattere,
ma ora era pronto a dargli tutto se stesso. Aveva già
autorizzato le mani, ora quella libertà la estendeva anche
alla bocca e qualunque altra parte di sé Hayato volesse
usare.
Si specchiò negli occhi dell'altro chiedendosi se ci fosse
un modo per fermare quel momento, scattare un'istantanea da tenere per
sempre nel cuore, poi Hayato si fece più vicino baciandolo
su collo e Tsuna si trovò a gemere.
La sua mano, insinuata tra i capelli all'altezza della nuca, si strinse
in pugno possessivo, Gokudera rispose mordicchiando la sua pelle.
"Goku-" cercò di protestare Tsuna, ma l'altro lo mise a
tacere con un bacio, sembrava troppo pericoloso addentrarsi in
qualsiasi tipo di discorso.
Non appena gliene diede la possibilità, Tsuna
provò a esprimersi nuovamente, ma questa volta Hayato glielo
impedì con lo stesso meccanismo che aveva adoperato nel
sogno di qualche giorno prima.
Sawada osservò l'indice posato sulle sue labbra, lo
accettò lasciando un bacio sull'ultima falange, poi lo
accolse in bocca seguendo l'intuito. Lo avvolse con la lingua,
sentì il sapore ferroso dell'anello: procedette a sfilarlo
con le labbra trascinandolo fino alla punta del dito. Fece quel gesto
senza mai sottrarsi al contatto visivo e quando sentì il
suono metallico dell'anello sul pavimento, tornò a dedicarsi
a quel dito, succhiandolo stavolta. Gli parve di non aver fatto altro
per tutta la sua vita.
Gokudera non avrebbe trovato parole neanche ad avere un discorso
scritto da leggere, la sua espressione tanto carica di meraviglia
quanto di eccitazione. Non se lo aspettava, neanche immaginava che
Tsuna fosse capace di una cosa simile e, a essere sincero, Tsuna stesso
non ci aveva mai pensato prima.
Chiudendo gli occhi le sensazioni per Gokudera divennero più
intense come se fosse tutto il suo corpo a essere vezzeggiato dalla
bocca di Tsuna.
Sawada pensò che Gokudera avesse trovato un ottimo modo sia
per metterlo a tacere che per fargli dimenticare ciò che
voleva dire.
Faceva caldo, eccessivamente caldo per una serata autunnale. No, a
pensarci bene in Italia il sette di settembre corrispondeva all'estate.
Comunque il punto non era certo in che stagione si trovassero, ma che i
vestiti erano decisamente di troppo, appiccati alla pelle madida di
sudore.
Le dita di Gokudera avevano vagato più volte sotto la felpa,
stuzzicando la sua pelle, ma ora sembravano del tutto intenzionate a
spogliarlo facendo passare l'indumento per la testa. Tsuna lo
aiutò a sollevarla, con una mano sola era troppo difficile e
non lui aveva alcuna intenzione di restituirgliela se non per quel
brevissimo e necessario istante.
Hayato sapeva esattamente di cosa avesse bisogno era come se potesse
leggergli nel pensiero, le dita della mano sinistra sul petto sfiorando
uno alla volta i capezzoli inturgiditi. Tsuna sorrise dentro pensando
che la loro intesa fosse su un altro livello.
In quel momento gli arrivò un altro dito in bocca -Hayato
che ansimava così tanto da non permettergli di sentire
niente altro- e Tsuna riservò al medio lo stesso
trattamento dell'indice dedicandosi solo a lui, rimuovendo stavolta
l'anello della tempesta. Lo tenne stretto tra i denti in bella vista
davanti agli occhi attoniti di Hayato. Sembrò volerlo
schernire cacciando fuori la lingua e lasciandovelo appoggiato per una
frazione di secondo, che ad Hayato parve un'eternità, prima
di rilasciarlo così che facesse compagnia a tutto quello che
già avevano buttato a terra.
Hayato gli sbottonò i pantaloni, no, questo non era
corretto, Tsuna si era liberato dalla costrizione della stoffa con le
proprie mani, abbassandoseli quel tanto che bastava per scoprire
l'erezione ancora intrappolata nell'intimo.
Hayato però, li fece cadere alle caviglie, trascinando le
mutande ed esponendolo completamente, questo sì, questo
Tsuna non avrebbe trovato il coraggio di farlo da solo.
Sottrasse le dita e si prese le sue labbra, poi il collo, poi il petto
-stuzzicando i capezzoli solo per un breve istante-, poi
posò dei baci all'altezza della pancia e a quella del bacino
e poi sempre più in basso.
Tsuna si stupì di se stesso, della rapidità con
cui passò dal giocherellare con i capelli di Gokudera
-arrotolando alcune ciocche intorno alle dita come se volesse fargli i
ricci- alla presa con cui lo spinse a mettersi in ginocchio
costringendolo a prenderlo in bocca.
Non osò aprire gli occhi, sapeva fin troppo bene che alla
vista gli sarebbe mancato il coraggio di proseguire e sarebbe stato
persino capace di interrompere tutto. Si lasciò invece
stimolare dalle labbra di Hayato, che, bugiarde, gli avevano
giurato di non avere esperienza, cosa che a tal punto non riteneva
più possibile.
Quel pensiero gli diede fastidio, così tanto da fargli
desiderare di infliggergli una punizione. Chi c'era stato prima di lui?
E quanti? Perché Gokudera gli aveva mentito dicendo di
essere talmente puro e immacolato da non aver neanche mai dato un bacio
a stampo? Perché, ammettendo che fosse vero, allora sembrava
così a proprio agio con quello che stava facendo?
Tsuna si rese conto di aver iniziato a dettare il ritmo trascinando
Hayato per i capelli solo quando gli parve di sentirlo protestare,
allentò la presa e tenne fermo il bacino, lasciò
che fosse Hayato a decidere come muoversi e che si aiutasse con la mano
destra di cui lui aveva lubrificato due dita. La sinistra era dietro un
polpaccio e non accennava a lasciarlo, forse Hayato pensava che
così lo avrebbe sostenuto, oppure era il suo di appoggio, ma
Tsuna era certo che non si sarebbe accontentato di una sola mano e che
la libreria alle sue spalle sarebbe bastata a sorreggerlo.
Naturalmente si abbandonò contro il suo sostegno, si mise
più comodo, rilasciando la tensione, si assicurò
solo di essere in equilibrio. Avvolto nella bocca calda di Hayato, che
lo coccolava e se ne prendeva cura, si sentì protetto.
Mentre la propria bocca rilasciava i versi più osceni che
avesse mai pensato essere capace di fare, la mente non poteva fare a
meno di vagare e interrogarsi sulla situazione. D'accordo, condividere
un momento molto intimo alla luce del tramonto ed esternare i propri
sentimenti creava una certa atmosfera, ma comunque da questo a finire a
fare sesso nel suo ufficio il passo era bello ampio. Il sole aveva
baciato il mare davanti alle loro anime intrecciate e improvvisamente
si era fatto buio, a illuminare c'erano solo le stelle e una mezzaluna
crescente.
I suoi pensieri vennero sfumati dal suono ritmico della bocca di
Gokudera che scivolava lungo tutta la sua erezione per poi rilasciarla
e riprenderla, Tsunayoshi sentì i muscoli contrarsi e
già pregustava l'orgasmo migliore della sua vita quando il
tutto fu interrotto bruscamente.
Non sapeva perché avesse aperto gli occhi proprio in quel
momento, forse era stata la curiosità, scoprire se vedere
Hayato che glielo succhiava lo avrebbe fatto godere ancora di
più, se lo avrebbe portato a sporcargli quel bel viso che
aveva con il suo sperma; invece non accadde niente di simile, anzi per
poco non gli venne un colpo.
"Gokudera-kun!" squittì terrorizzato, lo costrinse a
fermarsi e rilasciarlo immediatamente.
L'altro alzò un sopracciglio alla ricerca di una risposta
che giustificasse tanta agitazione.
"Che cosa ci fai tu qui?!" urlò Tsunayoshi. "Dannazione,
Lambo!" esclamò turbato. Gli sembrava troppo strano che
stesse filando tutto così liscio e che nessuno fosse venuto
a disturbare.
Beh il suo ospite non era esattamente di disturbo, ma non era di sicuro
neanche la persona con cui avrebbe voluto fare quelle cose. Non c'era
nessun problema in Gokudera tranne per il fatto che al posto della sua
giacca di pelle ora c'era la divisa della Namimori.
"Gokudera-kun, perché devi sempre metterti a litigare con
Lambo?!" piagnucolò.
Gokudera strabuzzò gli occhi, sospirò,
puntò lo sguardo in quello di Tsuna cercando una motivazione
a quella mano che sembrava tenerlo a distanza di sicurezza dal suo
pene. "Avete bisogno di questa risposta proprio in questo momento?
Volete forse che smetta, Juudaime?" chiese.
"Per l'amor del cielo, no, non smettere!" lo supplicò
Sawada, poi scosse la testa vigorosamente e cercò imporsi un
contegno.
"Smettere? Tu non avresti mai dovuto iniziare. Sei troppo piccolo per
queste cose! Hai quattordici anni!" esclamò.
"Ne compio quindici tra due giorni, per l'esattezza" lo corresse Hayato
come se lo stesse sfidando.
Tsuna sospirò, si chiese quale assurdo pensiero avesse
spinto quella versione più giovane del suo braccio destro a
praticargli del sesso orale solo perché si era trovato in
quella situazione. Trovava ancora più assurdo il fatto che
non si fosse accorto della differenza, né dello scambio.
Allora forse Gokudera era davvero senza esperienza come dichiarava
oppure -e questa opzione gli faceva venire i brividi- aveva esperienza
già al tempo. Per quanto ne sapesse Tsuna, nel suo
innominabile passato, poteva anche darsi che qualcuno lo avesse
costretto a fare cose da adulti.
"Non sei obbligato, Gokudera-kun" cercò di dirgli, chiedendo
al suo corpo assistenza e la lucidità per non forzare un
quattordicenne a farlo venire.
"Ma io voglio" ribatté Gokudera incontestabile,
un'espressione estasiata sul viso parzialmente coperta dall'ombra del
pene del suo boss.
Era una situazione al limite del paradossale oltre che illegale in
molti paesi.
Tsunayoshi non poté impedirsi di arrossire e si chiese se
avesse le armi per combattere contro un adolescente arrapato che,
chissà, forse in lui aveva il suo sogno erotico proibito.
"A-Aspetta Gokudera-kun... non possiamo..." cercò di dire.
"Perché no?" chiese Gokudera in attesa, un'espressione
offesa.
"Perché non è così che dovrebbe
essere... io sono troppo... tu sei troppo... " dietro la figura del suo
guardiano Tsuna scorse il profilo di una classe, identificò
i banchi disposti come un tempo nella sua scuola media e si chiese
quando esattamente si fosse teletrasportato a Namimori. Era forse lui a
essere finito nel bazooka dei dieci anni? E questo significava allora
che Lambo li aveva visti? Beh, dato che era quasi a lutto, magari ne
sarebbe stato anche contento, ma Tsuna pensava comunque che fosse
un'esperienza traumatica.
Si portò automaticamente una mano sul petto per placare il
battito impazzito e trovò la stoffa liscia di una cravatta
che non ricordava di indossare perché, stando alle ultime
informazioni, Gokudera gli aveva quasi strappato di dosso la felpa
lasciandolo a petto nudo.
"Troppo cosa?" indagò Hayato.
"Troppo impaziente? Lo stavo forse facendo male? Se volete smettiamo,
lo giuro, ma mi sembra strano visto che questa è stata una
vostra proposta" disse gentilmente.
Tsuna non sapeva come rispondere, la sua unica certezza era che se
Hibari-san li avesse beccati li avrebbe morsi a morte come mai prima.
Non ricordava inoltre di aver proposto niente del genere, non ricordava
di aver parlato con un Gokudera quattordicenne e stentava a credere che
la sua versione coetanea avesse avanzato un simile invito.
Si chiese se Byakuran non lo avesse trasportato in un mondo parallelo o
se non si trattasse soltanto di un'illusione di Mukuro, una di quelle
create appositamente per tormentarlo.
"Gokude-" mormorò. La propria voce lo fece sobbalzare, aveva
cambiato timbro, era come se fosse tornata a dieci anni prima.
Rabbrividì, il suo intuito non lo seguiva e c'era qualcosa
in quella situazione che proprio non quadrava. Aveva urgentemente
bisogno di una spiegazione, una diversa dell'essere il nuovo cielo
degli arcobaleno.
"Sì, Juudaime?" gli venne risposto. Attese, ma vedendo che
Tsuna neanche accennava a parlare, Hayato espresse i suoi pensieri.
"Inizialmente mi sentivo in colpa perché è a
causa mia se siete stato messo in punizione. Se vi hanno accusato di
fumare è solo perché passate tanto tempo con me."
Tsunayoshi, suo malgrado, ascoltò molto attentamente e gli
sembrò di rivivere scene del suo passato. Era capitato
più volte che fosse costretto a pulire le aule della scuola
con Gokudera proprio perché entrambi accusati di violare il
regolamento scolastico, in quelle occasioni però, l'amico si
era sempre solo limitato a scusarsi con grande prontezza e rammarico.
"A me non dispiace il tuo odore addosso, Gokudera-kun" gli aveva detto
una volta e solo adesso si rendeva conto di quanto ambigua risuonasse
quella frase che gli era sembrata tanto innocente.
Inoltre, dopo aver finito al massimo si mettevano ad anticipare qualche
assegno continuando a chiacchierare del più e del meno, di
certo non a fare sesso tra i banchi di scuola.
"Ma adesso non ho rimpianti. Se avessi saputo che oggi sarebbe successo
tutto questo, vi avrei fumato direttamente in faccia"
sussurrò Hayato.
Tsuna cercò di stare dietro a quel discorso, nonostante la
testa gli stesse scoppiando, si ricordò a
quell'età e ammise che forse, già al tempo,
desiderava Gokudera, che lo aveva guardato tutte le volte senza mai
osare allungare un solo dito verso di lui.
"Amore, dimmi qualcosa... non fissarmi come se avessi visto un
fantasma..."
Quell'appellativo "amore" era del tutto inaspettato perché
non c'era universo in cui il suo braccio destro, che ripeteva la parola
"Decimo" come se fosse un mantra, lo avrebbe chiamato così;
e già precedentemente aveva notato delle incongruenze tra il
comportamento che si aspettava da Gokudera e quello che Hayato aveva
effettivamente avuto. Era vero che ultimamente aveva un atteggiamento
inusuale -inoltre a letto le persone potevano rivelare lati nascosti di
sé-, ma Tsuna aveva troppi segnali preoccupanti, senza
contare che gli restava da chiarire la questione del se stesso adulto
nel corpo di un quattordicenne. In più alle spalle di
Gokudera c'erano delle zone sfocate, quasi ci fosse un filtro di
Instagram e oltre quella sedia, abbandonata in un angolo, la stanza
pareva interrompersi lasciando spazio al vuoto.
"Amore mio, non vuoi fare l'amore con me?" un'altra frase che non aveva
alcun senso nella bocca di Gokudera, non con quell'espressione
maliziosa che Tsuna era certo non gli avrebbe mai rivolto.
Gokudera era troppo sicuro di sé, troppo provocante,
semplicemente troppo finto.
"Aspetta un attimo... Gokudera-kun... Tutto questo è reale?"
domandò.
Gokudera sorrise, si alzò all'impiedi e gli prese il viso
tra le mani. "Neanche tu riesci a crederci, vero Tsuna?" gli rispose.
Sawada sentì come se stesse per perdere l'equilibrio, ma
rimase ugualmente in piedi, a quattordici anni non c'era modo di
strappare a Gokudera di bocca il suo nome, neanche con le minacce,
eppure ora gli era uscito così facilmente.
"No perché... tu non mi sembri tu e io...beh neanche io
sembro io..." gli fece notare.
Gokudera si mordicchiò il labbro, lo guardò
intensamente negli occhi. "Beh dipende dai punti di vista se tutto
questo sia reale o solo un'illusione" disse.
Con quella risposta Tsuna chiarì ogni dubbio. "Mukuro!"
inveì.
Gokudera scosse vigorosamente la testa e gli bloccò le mani
che già stavano partendo in quarta per schiaffeggiarlo. "Non
sono Mukuro, Decimo" disse con serietà.
Tsuna gli credette, il suo intuito glielo suggerì. "Allora
se non sei Mukuro... si può sapere chi cazzo sei?" gli
domandò agitato.
"Sono Hayato, amore mio. Chi altro vuoi che si metta a soddisfare ogni
tuo fottuto desiderio a comando?" gli venne risposto con un tono acido.
"Non prendermi in giro!" ribatté Tsuna sentendosi
improvvisamente molto esposto e in pericolo. Usò le mani per
nascondere i genitali. "Il mio Hayat-"
Venne interrotto. "Ah così adesso sarei tuo? Mi era parso di
capire che non mi volevi, sembrava così fino a ieri" disse
Gokudera minaccioso.
Tsuna arrossì intensamente. "Intendo dire, il vero Hayato
non mi si rivolgerebbe mai in questo modo..." cercò di
spiegare. "Sei solo una brutta copia, quindi devi essere per forza una
nebbia."
Gokudera rise, il suo viso si deformò in una smorfia. "Vuoi
davvero saperlo, amore mio? Vuoi sapere chi sono?" adesso la sua voce
ricordava più quella che Tsuna era abituato a sentire da
qualche anno anche se il corpo era ancora quello di un ragazzino.
Tsunayoshi annuì terrorizzato, un forte senso di oppressione
al petto.
"Eppure dovresti saperlo meglio di chiunque altro chi sono"
mormorò Gokudera. Davanti all'espressione perplessa di Tsuna
si vide costretto a fornire spiegazioni. "Sono te o meglio, sono quella
parte di te che hai rinnegato e incatenato, quella che conosce i tuoi
desideri proibiti e inesplorati, quella che sa dove va davvero il tuo
cuore quando ti masturbi. Devo continuare?"
Tsuna ebbe la tentazione di aggredire il suo interlocutore, ma rimase
fermo e in silenzio, sollevato dal fatto che almeno non si trattava di
un nemico della famiglia. "No, hai reso il concetto" rispose stizzito.
"Senti queste cose non significano niente, tutti abbiano i nostri
pensieri insensati..." cercò di difendersi.
Gokudera divenne rosso di rabbia e gli tirò un pugno in
pieno viso. "Lascia che ti dica una cosa, io sono chiunque vuoi che io
sia e posso essere il tuo migliore amico o il peggiore dei tuoi incubi
e tu, tu sei un codardo Tsuna, hai il coraggio di negare tutto anche
davanti all'evidenza."
"Quale evidenza?" ribatté Tsuna massaggiandosi la parte
offesa.
Gokudera lo squadrò da capo a piedi con aria di sufficienza
e poi fece schioccare la lingua. "Senti la sua voce e ti viene ancora
più duro nonostante il suo corpo non ti stia più
toccando. Non oso immaginare che effetto ti possa fare vederlo nudo e
impaziente di farti suo" disse.
Tsuna lasciò andare un mugolio in preda all'imbazzo e la
mano di Gokudera lo accarezzò lì dove aveva
lasciato l'impronta del suo gancio.
"Decimo, lasciati amare" lo sentì dire. "Permettici di
essere felici e smettila di condannarci tutti a questa sofferenza
gratuita."
Tsuna arrossì intensamente, fu tentato di chiudere gli occhi
e strofinare il viso contro quella mano, invece si allontanò
bruscamente strillando "no!".
La figura davanti ai suoi occhi si deformò in un'ombra scura
e spaventosa. "Pensi davvero che Gokudera-kun ti aspetterà
per tutta la vita? Cazzate, Tsuna. Lui dice così, ma non ha
questa forza. Quando sarà tra le braccia di qualcun altro te
ne renderai conto."
Sawada boccheggiò, sentì il terreno mancargli
sotto i piedi. "Gokudera-kun non mi abbandonerebbe mai" urlò
disperato.
Quell'essere prese le sembianze del Gokudera a cui era abituato e
negò con un cenno del capo. "Ti sbagli, amore mio. Io non
vorrei, ma mi stai costringendo a farlo, perché stai
giocando con i miei sentimenti, mi stai dando false speranze e segnali
contrastanti" disse.
Concluse quelle parole, si trasformò nuovamente in un'ombra
informe dove spiccavano solo dei grossi occhi rossi.
"Si stancherà e ti chiederà di lasciarlo andare,
capirà finalmente che non gli servi per essere felice"
tuonò.
"Sta zitto!" urlò Tsuna coprendosi le orecchie con le mani e
premendo forte.
"Sta zitto tu, idiota! Hai la fortuna di essere ricambiato e ti
permetti il lusso di fingere di non essere innamorato?!" gli venne
risposto.
Tsuna non aveva mai sentito un impeto più violento verso
Gokudera o meglio verso se stesso. "Perché devo sempre
mettermi a ragionare? Non potevo semplicemente vivere questo momento?"
mormorò.
"Le tue scelte portano il conto e posso garantirti che questo
sarà salatissimo se non ti dai una mossa" gli disse l'ombra
di se stesso.
"Ma" cercò di difendersi Tsuna. "Io non sono sicuro di
essere innamorato di lui, non so nemmeno che cosa significhi essere
innamorati. Lo ammetto, mi attrae, sarebbe folle negarlo, ma prima di
dirgli che lo ricambio devo esserne sicuro perché se la mia
fosse solo una leggera infatuazione, non potrei mai perdonarmi di
averlo ferito di nuovo."
"Ma leggera infatuazione, un cazzo proprio, Tsuna! Come puoi essere
così cieco? Anzi tu non sei cieco, è proprio che
non vuoi vedere. Di cosa hai paura? Di ammettere che sei innamorato del
tuo migliore amico? Di ammettere che lo sei sempre stato? O solo di
essere felice?"
Tsuna lo interruppe. "Di perderlo, ecco di cosa ho paura"
urlò con quanto fiato avesse in gola.
"Beh Tsuna, ho una cattiva notizia per te, quello che ti spaventa tanto
lo stai facendo accadere. O lo rifiuti o ti comporti da fidanzato
geloso. In questo modo stai solo stringendo ogni giorno più
forte il guinzaglio che gli hai messo illudendolo che lo porterai a
fare una passeggiata lì dove vuole andare lui."
Tsuna sentì le lacrime bruciare gli occhi, la rabbia
invadere tutto il corpo, specialmente nei pugni, senza contare la
frustrazione sessuale che era ancora lì.
L'ombra prese di nuovo le sembianze di Gokudera, gli voltò
le spalle senza parlare e si allontanò. Preso da un senso di
panico, Tsuna lo afferrò per un braccio. "Dove cazzo vai?"
gli disse.
L'ombra si voltò, lo guardò negli occhi e gli
sorrise. "Da nessuna parte, Decimo" gli rispose con un tono molto
dolce. In quello che non era, ma al contempo era il viso di Gokudera
intravide una crepa, poi il sorriso si sgretolò e il buio
popolò i suoi occhi e divorò l'intera faccia
lasciando solo il vuoto.
Tsuna urlò spaventato, si protesse nascondendosi dietro le
mani.
"Ogni giorno... ogni giorno il vuoto che ha dentro lo divora" gli disse
l'ombra.
Tsuna cominciò a darsi dei pizzichi freneticamente nel
disperato tentativo di svegliarsi perché quello poteva e
doveva essere solo un sogno o meglio un incubo.
Al quinto tentativo si arrese e sempre più agitato
pensò che non stesse dormendo.
"Che cosa vuoi da me?" inveì contro l'ombra.
"Che cosa vuoi tu da te?" gli rispose questa. Fece apparire due bolle:
in una doveva esserci qualcosa, ma nell'altra c'era Hayato che sembrava
così felice e Tsuna vide solo quella.
Si sporse per afferarla, ma gli scoppiò in faccia
lasciandogli una sensazione umida e spiacevole.
"Ops" disse l'ombra con un tono provocante. "Non sei riuscito a
renderlo felice, vero? Evidentemente non spetta a te" lo
tormentò.
Tsuna stava perdendo la pazienza, la lucidità, la
capacità di esprimersi in maniera coerente.
"Ma io voglio!" disse e gli parve di risuonare come Gokudera
quattordicenne dopo che gli aveva detto che non era costretto a fargli
un pompino.
"Cosa è che vuoi, Tsuna?" gli chiese l'ombra.
"Renderlo felice" rispose Tsuna senza esitazioni. "Voglio essere io
quello che lo rende più felice."
L'ombra sospirò, si fece più piccola e prese la
forma di Sawada, così che Tsuna ora parlava con una copia
esatta di se stesso.
"Vuoi essere quello che ha più potere su di lui, ma non vuoi
dargli quello che lo renderebbe davvero felice. È molto
egoista da parte tua. O ti prendi quel posto o ti fai da parte e lo
lasci a un'altra persona" gli disse.
Tsuna nascose il viso tra le mani, ebbe la tentazione di accucciarsi e
farsi piccolo piccolo fino a sparire in sé stesso, ma non lo
fece.
L'ombra riprese le sembianze di Hayato in attesa di una decisione di
sorta.
"Allora?" chiese dopo aver atteso una buona decina di minuti.
"Io..." disse timidamente Tsuna cercando di sostenere lo sguardo. "Io
voglio tornare a quel momento nel mio ufficio" confessò
facendosi un po' di coraggio.
"Perché?" gli chiese Gokudera.
Tsuna sospirò, si fece forza stringendo i pugni.
"Perché era bellissimo e io stavo per venir-"
Venne interrotto nuovamente. "Quindi mi useresti solo come un sex toy?
È questo tutto ciò che sai fartene dei miei
sentimenti? Io ti amo e a te importa solo eiaculare?!" disse Gokudera
con un tono aggressivo.
Tsuna rimase immobile sentendosi urlare addosso, poi caricò
a sua volta la risposta, sembrava che si stessero sparando a vicenda e
ci sarebbero stati feriti se non morti.
"Non ho il diritto di avere le idee confuse? Questo momento insieme non
avrebbe potuto aiutarmi a chiarirle?" disse con lo stesso tono.
L'immagine di Gokudera si sfocò e Tsuna rivide se stesso.
"Allora perché non ti prendi quello che vuoi? Non capisci
che dipende tutto da te?!" gli domandò l'ombra di se stesso.
Ancora una volta assunse le sembianze di Hayato e ancora una volta
attese che Tsuna facesse qualcosa.
Tsuna rilasciò la tensione nelle spalle, ricercò
la calma. "Perché non sei tu quello che voglio, io voglio
Gokudera-kun, quello vero."
L'ombra dalle sembianze di Gokudera gli sorrise e Tsuna
avvampò.
"I-Intendo dire che la risposta la devo trovare con Gokudera-kun, ma
nella realtà non potrei mai chiedergli di venire a letto con
me solo per chiarirmi le idee. Io ho molto rispetto dei suoi
sentimenti" disse.
"E poi lui è il mio migliore amico, è una delle
persone più importanti della mia vita e io voglio stare per
sempre al suo fianco, nessuno dei due vuole vivere senza l'altro,
comunque vada, qualunque sia la forma che prende questo amore che ci
unisce" precisò.
Gokudera annuì, gli passò le mani attorno alla
vita e lo strinse a sé generalmente. "A lui non puoi
chiederlo, ma a me sì. Con me puoi sperimentare qualsiasi
cosa e decidere se ti piaccia oppure no, puoi lasciarti andare" gli
disse.
Tsuna arrossì ancora e abbassò lo sguardo "Non
eri tu quello che mi accusava di usarlo?"
Gokudera ridacchiò e gli scoprì il viso
tirandogli i capelli all'indietro. "Hayato ti piace così
tanto che ti basta vederlo per dimenticare che in realtà sei
solo nella tua mente in questo momento" lo prese in giro.
Tsuna sospirò, avrebbe voluto ignorare quel dettaglio
così significativo.
"E comunque stavo solo cercando di farti ammettere che provi qualcosa
di diverso da quello che ti piace raccontarti. Ricorda Tsuna, che io
sono te e che tutto questo tormento te lo stai infliggendo da solo. Se
vuoi che finisce devi essere tu a porvi una fine" gli disse Gokudera.
Tsuna annuì, gli sporse leggermente verso di lui e lo
baciò. "Lascia decidere a me che cosa provo"
sussurrò sulle sue labbra.
"Tutto quello che desiderate, mio Decimo" rispose Gokudera prima di
baciarlo di nuovo.
Tsuna si scoprì più intraprendente di quanto lo
fosse stato prima, si concesse di esplorare anche lui il corpo di
Hayato, mettendo le mani sotto la maglietta o semplicemente
permettendosi di sentire il rigonfiamento nei pantaloni a contatto col
suo corpo nudo.
Era di nuovo andato a sbattere contro qualcosa, presumibilmente la
scrivania, ma stavolta Hayato lo sollevò e lo
guidò a stendersi sulla superficie, salendoci a propria
volta.
Le dita che aveva succhiato e leccato, Tsuna le trovò tra le
proprie natiche, curiose e sfacciate.
"Posso, Decimo?" gli chiese Hayato soffiando direttamente quella
domanda nel suo orecchio.
Tsuna gli rispose con un cenno del capo, imbarazzato. "Lo stai
già facendo, non ha più senso chiedere" disse.
Hayato lo penetrò rapidamente con ambo le dita, senza
scrupoli. Era sorprendentemente piavole e non faceva alcun male.
Strano, perché dalle ricerche Tsuna aveva raccolto
testimonianze totalmente opposte.
Forse inconsciamente il suo corpo si era preparato a ricevere quelle
attenzioni? Le fiamme del cielo potevano far rilassare così?
Oppure semplicemente era fin troppo consapevole del fatto che quello
non era Hayato e neanche qualcosa di reale e per questo non riusciva
più a lasciarsi assuefare dalle sensazioni?
Quello che stava provando si stava attenuando sempre più, a
conferma dell'ipotesi. Chiuse gli occhi cercando di concentrarsi su
quel momento per viverlo come se fosse reale.
Si riportò alla sua prima, sostituendo all'immagine della
ragazza quella di Gokudera. Si ritrasse così: inesperto come
l'altro, il fantasma di Kyoko nel retroscena.
Vide il corpo nudo di un giovane Hayato, nascosto parzialmente da un
cuscino, gli occhi lucidi, le guance rosse.
"Davvero volete fare l'amore, Decimo?" lo immaginò
domandare. Era così timido e impacciato che Tsuna si chiese
se la rappresentazione avesse uno straccio di verosimiglianza.
Il modo in cui aveva figurato se stesso invece era appropriato, si
disse, specchio di Hayato nella stessa posizione, ma capace solo di
annuire.
Doveva essere Gokudera a prendere l'iniziativa, non c'era altro modo
che quella cosa potesse andare da qualche parte altrimenti.
"Posso?" la voce immaginata di Gokudera la sentì diversa da
come la stava rievocando e si chiese a quanti livelli di sogni potesse
accedere, Inception forse aveva un fondo di verità.
Improvvisamente sentì chiaramente il legno duro della
scrivania contro la schiena e le dita di Hayato che sforbiciavano
dentro di lui.
Si chiese quando si fosse spogliato e se potesse riempire di baci quel
bellissimo petto nudo, si disse che poteva, del resto quello era il suo
sogno.
Hayato però non gli permise di muoversi, si oppose al suo
alzarsi premendo sul suo petto, sottrasse le dita e si
posizionò tra le sue gambe.
"A-Aspetta!" strillò Tsuna anticipando ciò che di
lì a breve sarebbe accaduto.
Hayato però non lo ascoltò e lo
penetrò tutto in una volta. Stavolta fece male, a Tsuna
sembrò di essersi spezzato a metà.
Gokudera lo baciò sugli occhi pieni di lacrime e
sussurrò "Ricorda che sei tu a decidere cosa provi, immagina
che sia piacevole se non vuoi soffrire."
Sawada seguì il consiglio ignorando chi glielo avesse dato e
il suo corpò si rilassò.
Gokudera si mosse, iniziò da subito con un ritmo frenetico,
Tsuna gli regalò il suo nome a ogni gemito.
Le spinte erano sempre più frequenti e ognuna rendeva
l'orgasmo tanto agognato più vicino.
"Hayato, sto per..." ansimò Tsuna nel tentativo di
avvertirlo, ma le sensazioni sempre più lontane lo misero in
allarme costringendolo a cambiare la conclusione della frase
"svegliarmi?!" disse esasperato.
"Tsuna, amore, ti prego resta ancora un po' con me. Mi sento tanto solo
perché di solito a stento mi guardi... invece ora sei mio e
ti lasci amare..." protestò Gokudera accelerando il ritmo.
"Non posso controllarlo... vorrei tanto rimanere con te... con te
è più facile..." gli rispose il giovane boss.
Con quella frase sulle labbra Sawada riaprì gli occhi, la
luce accecante della sua stanza, l'erezione pulsante tra le sue gambe a
testimonianza che fosse successo davvero, cioè non davvero
davvero, ma ciò nonostante che fosse comunque reale a suo
modo.
Hayato era ovunque, sentiva le sue labbra, le sue mani e persino la sua
intimità addosso e dentro.
Mentre il cuore sembrava voler evadere dal petto, Tsuna
scostò l'elastico del pantalone del pigiama per controllare
la situazione e si vergognò come un ladro quando si rese
conto che era bagnato. Eppure non era soddisfatto, il suo membro era
così gonfio da fargli male.
"Decimo, posso?"
Tsunayoshi perse un numero alto, ma non meglio definito di anni di
vita, ma ci mise un po' a convincersi che la voce non proveniva dalla
sua testa, ma da fuori la porta della sua stanza. Ah certo, ci mancava
solo che Gokudera bussasse proprio in quel momento, era l'ultima cosa
di cui aveva bisogno.
"No, sono impegnato!" urlò impacciato dando spazio a
molteplici interpretazioni equivoche.
"Desolato di disturbare i vostri impegni, ma sarebbe una faccenda di
una certa urgenza" specificò il suo braccio destro.
Il giovane boss si assicurò di nascondere l'eccitazione
sotto le coperte e poi autorizzò la tempesta a entrare.
Ora stava tutto al suo autocontrollo.
"Cosa c'è di tanto urgente?" domandò
senza nascondere il suo disagio.
Gokudera chinò leggermente la testa facendosi avanti nella
stanza. "Volevo chiedervi gentilmente di darmi qualche giorno di ferie.
Mi scuso per il brevissimo preavviso, ma avrei davvero bisogno che mi
fossero concesse oggi stesso."
Tsuna strabuzzò gli occhi, non riusciva a credere a
ciò che aveva appena sentito. In dieci anni Gokudera non
aveva chiesto neanche una volta di prendersi una pausa dal lavoro e non
c'era ragione per cui dovesse farlo proprio adesso.
La sera precedente, diversamente dal suo sogno, dopo la chiacchierata
erano rientrati e ognuno si era dedicato a ciò che aveva
preferito. Tsunayoshi si era scoperto molto amareggiato, una bottiglia
di Whisky in mano e la compagnia della solitudine, di una porta chiusa
alle spalle. Avrebbe dovuto sentirsi sereno invece aveva un brutto
presentimento e per questo aveva deciso di farsi un bicchierino.
Gokudera già gli mancava.
Gli era sembrato che fosse tutto a posto tra di loro, che fossero
d'accordo che sarebbero rimasti amici serenamente e invece.
"Che succede? Vuoi allontanarti da me? È questo,
Gokudera-kun?!" chiese senza nascondere il senso di panico crescente
che aveva dentro.
"Decimo..." mormorò Gokudera, il suo tono sembrava spezzato
come se fosse sull'orlo delle lacrime. "Voglio solo il permesso per
prendermi del tempo per me stesso, tempo in cui non devo occuparmi di
voi, né della vostra vita."
"Tu mi stai lasciando?!" chiese Tsuna incredulo, forse nel sogno aveva
parlato proprio con il suo intuito.
"Noi non stiamo insieme" gli rispose Gokudera lapalissiano.
Tsuna sospirò, cercò di mettere insieme i
pensieri e comprendere cosa fosse meglio dire, poi si rese conto che
non riusciva a ragionare e che avrebbe meglio a fare di tutto per
fermarlo. "Gokudera-kun, ascoltami, se fai così io non ce la
faccio, io perdo la testa. Non puoi dirmi che mi ami e poi chiedermi
del tempo per starmi lontano come se niente fosse. Pensavo che avessimo
risolto tutto ieri, pensavo che avessimo stabilito che la nostra
amicizia è più importante di qualsiasi cosa. E
poi scusami, dove vorresti andare e con chi perché non mi
dici niente?!"
Gokudera ascoltò quelle parole e si avvicinò
leggermente al letto. "Decimo, il vostro comportamento mi confonde, mi
sembrate geloso."
Tsuna arrossì, scosse vigorosamente la testa e
sospirò di nuovo. "Geloso io? Ma figurati. Io non sono
geloso, ho solo paura di quello che mi stai chiedendo.
Perché non parli chiaro? Lo vedi che vuoi rompere con me?!"
disse stizzito.
Gokudera si mise una mano tra i capelli e lasciò andare un
lamento. "Decimo, dannazione, smettetela di parlarmi come se fossimo
una coppia! Non lo siamo, lo so, lo avete reso ben chiaro. Ho soltanto
bisogno di un po' tempo per me stesso, ma se non avete intenzione di
concedermelo, allora me prendo da solo in virtù di tutte le
ferie arretrate."
Prima ancora che potesse terminare la frase Gokudera era già
lontano e a Tsuna quei pochi metri sembrarono incolmabili.
"Aspetta, Gokudera-kun..." urlò rimanendo con una mano ferma
a mezz'aria. La lasciò cadere pesantemente sul letto
dicendosi che dopotutto non era nessuno per negargli il suo spazio e il
suo tempo e soprattutto non era nessuno per impedirgli di essere felice
anche a discapito del suo cuore.
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