Cosa vuol dire sexy?

di Missmilkie
(/viewuser.php?uid=1164176)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


COSA VUOL DIRE SEXY?

 
Capitolo unico
 
 
Casa Tendo-Saotome, ore 23:00
 
Sono seduta sullo sgabello della mia toeletta intenta a massaggiarmi la crema notte sul viso. Adoro questa routine davanti allo specchio, ricordo che da piccola mi incantavo a osservare mamma farlo. Ho sempre trovato questa pratica affascinante, da donna adulta ed elegante. Sì mi sento proprio così, finalmente.
 
“Lo sai che ti verranno lo stesso le rughe?”
 
Mi fermo a guardare l’immagine riflessa di colui che tenta di destabilizzarmi da dieci anni a questa parte. Se ne sta sdraiato sul letto con gambe e braccia incrociate e la testa che penzola all’ingiù dal bordo. Esiste una posizione più scomoda?
 
Ormai lo conosco, so che non c’è cattiveria nelle sue parole. È più un misto tra lo stuzzicarmi, disciplina in cui è campione indiscusso, e una timida richiesta di attenzioni.
 
Ha appena fatto il bagno. Come sempre non si è asciugato i capelli, che ora gli ricadono umidi verso il basso lasciandogli la fronte scoperta. Stende un braccio davanti a sé con nonchalance come a fare un mezzo stretching. Anche quando è rilassato i suoi muscoli sembrano contratti, tanto sono scolpiti.
 
Come si accorge che non sto più guardando la sua faccia, la sua espressione muta in un sorriso provocante.
 
È tremendamente sexy e lui sa di esserlo. E ormai sa che lo penso anch’io.
 
Potrei anche cedere a tutto questo e darla vinta a mio marito. Ma i battibecchi sono da sempre lo sport preferito di entrambi e decido di provare a resistergli almeno dieci minuti.
 
Continua a fissarmi mentre passa a stirare l’altro braccio.
 
Ok facciamo cinque.
 
“Intanto, stamattina, il fruttivendolo in fondo alla via credeva che avessi meno di vent’anni” sorrido compiaciuta alla mia faccia riflessa.
 
Tiè, ben ti sta!
 
“Il fruttivendolo in fondo alla via ha una cotta per te, è diverso” commenta tenendomi gli occhi incollati addosso.
 
Il modo in cui mi guarda mi fa ancora tremare le gambe come un’adolescente.
 
“Qualcuno è forse geloso?” gli domando mentre ripongo il barattolino della crema.
 
Stavolta sono io a provocarlo.
 
Ma Ranma non mi sta più ascoltando; qualcosa dietro la porta chiusa della nostra stanza ha catturato la sua attenzione.
 
E, infatti, ecco che qualcuno bussa.
 
TOC TOC
 
“Chi può essere a quest’ora?” bisbiglio allertata.
 
Non riesco a collegare il rispettoso atto di bussare a nessun abitante di casa.
 
“Nima… mi chiedo però perché non sfondi la porta come sempre” commenta Ranma mantenendo la sua assurda posizione.
 
Ovviamente lui ha già identificato il suo ki. Io non sono mai stata troppo brava in questo.
 
“Amore entra!” urlo in direzione della porta.
 
Che ci fa lo scricciolo ancora sveglio a quest’ora?
 
All’altezza della maniglia che scatta, compaiono due occhi blu e una cascata di capelli scuri e lucenti.
 
 
Ok sarò di parte, ma Nima è in assoluto la bambina più meravigliosa del mondo. Non smetterò mai di ringraziare i kami per averle passato gli occhi di Ranma. Da lui ha preso anche le movenze e la coordinazione, per quanto mi scocci ammetterlo io ero decisamente più goffa a sei anni. Ranma forse direbbe che lo sono tuttora. Per il resto però mi somiglia molto.
 
C’è una foto in cui ha una posa identica a me da piccola durante la gita a Ryugenzawa. Un pomeriggio, eravamo in sala da pranzo con papà e le ragazze a rivedere gli album di famiglia e ricordo che, dopo aver messo le due foto vicine, abbiamo riso del fatto che sembrassimo gemelle. Ranma era l’unico a non essere d’accordo, ma credo fosse solo infastidito per la location della mia foto. Si incupisce sempre quando qualcuno menziona Ryugenzawa.
Quello scemo aveva davvero pensato che potessi lasciarlo per un altro. Ah quanto non mi conosceva allora… gli sarei saltata addosso anche con quel suo improbabile travestimento da scolaretta.
 
Tornando a Nima, Nabiki vorrebbe che la instradassi verso la carriera da baby-modella. È convinta che la cosa pagherebbe molto bene e me lo propone ogni volta che ci vediamo, nonostante le abbia spiegato che non ho nessuna intenzione di mercificare mia figlia.
 
 
“Nima tesoro non riesci a dorm…perché non hai il tuo pigiama?” sento il mio tono di voce mutare da mamma-premurosa a mamma-isterica nella seconda parte della frase.
 
Non appena la porta si apre del tutto, noto infatti che indossa il suo karateji rosa confetto. È semplicemente adorabile, ma sono le undici di sera e lei dovrebbe già essere a letto.
 
“Perché io mi volevo allenare con papà, non ho sonno!” e con queste parole porge le mani verso Ranma. Appena trova la sua presa, si solleva in aria in una verticale perfetta.
 
Ranma le dà spago, lo so che si diverte un mondo con lei. Mi ha giurato solennemente che non si comporterà mai come aveva fatto il signor Saotome con lui a suo tempo, però lo vedo che a volte si lascia tentare dall’abilità e dalla velocità di apprendimento di Nima nelle arti marziali. Sembra proprio una piccola ninja da quanto è veloce. Sarà perfetta a capo della palestra un domani, con o senza un fidanzato. Che poi erano esattamente i piani che un tempo avevo per me stessa, ma chi poteva prevedere che mi sarei follemente innamorata del fidanzato impostomi?
 
“Mamma che cosa vuol dire sexy?” chiede lo scricciolo a testa in giù.
 
“Cosa!?” per poco non scivolo dallo sgabello.
 
E questa da dove salta fuori?
 
“Mamma non ha idea di cosa voglia dire” commenta Ranma spregioso, mentre mantiene la presa salda su nostra figlia.
 
Molto simpatico.
 
Lo ignoro e mi rivolgo a Nima.
 
“Amore dove hai sentito questa parola?” indago preoccupata.
 
Fa’ che il maestro Happosai non abbia detto una delle sue oscenità in sua presenza.
 
“A scuola. Lo dicono le mamme dei miei compagni di papà, lo chiamano il papà sexy” sorride immaginando che la cosa sia divertente e perfettamente normale.
 
A me invece cade la mascella.
 
Anche Ranma sembra stupito ma, a differenza di me, pare apprezzare quel nomignolo. Infatti lo vedo che cerca di soffocare una mezza risata.
 
Conto mentalmente fino a dieci, mentre mi concentro su come soddisfare la curiosità di mia figlia in modo appropriato. La scenata di gelosia non è scampata, solo rimandata.
 
“Diciamo che è una parola da grandi. Si dice per indicare una persona adulta, come dire, molto bella” mi congratulo con me stessa per la spiegazione tutto sommato valida.
 
“Allora papà è super bello perché lo dicono sempre!” sorride soddisfatta verso Ranma.
 
Voglio i nomi di queste mamme!
 
La vedo traballare per un attimo e d’istinto mi sporgo verso di lei. Ma Ranma l’ha già ripresa al volo mentre con uno scatto si alza per sedersi sul letto.
 
Tiro un sospiro di sollievo mentre guardo le mie due ragioni di vita sane e salve.
 
“Allenamento finito per oggi, fila a letto” le dice Ranma stampandole un bacio tra i capelli.
 
Mi sciolgo letteralmente ogni volta che lo vedo coccolarla. Chi lo avrebbe mai detto che sarebbe stato un padre tanto amorevole?
 
Nima non sembra convinta, evidentemente sperava di andare in palestra, ma la vedo sbadigliare e allungare le braccia sulle mie ginocchia come fa sempre quando è stanca.
 
Il cuore mi direbbe di accompagnarla nella mia ex cameretta, ma la testa mi ricorda dell’investimento fatto perché imparasse ad addormentarsi da sola. Meglio conservare quella carta per quando avrebbe avuto una serata no.
 
La abbraccio forte e le do la buonanotte.
 
Mentre la vedo saltellare verso la porta, sorrido sconsolata sapendo che non si ricorderà mai di mettere il pigiama.
 
Aspetto di sentire richiudersi anche la porta della sua cameretta, prima di girarmi in direzione di Ranma.
 
Lo guardo senza dire nulla attendendo rassegnata la sua reazione. So bene che non ci passerà sopra e si compiacerà del complimento per il resto della serata.
 
“E così io sarei il papà sexy?” si indica fintamente scioccato “tu lo sapevi?” come previsto lo scemo sta gongolando.
 
“Potrebbe avermi detto qualcosa Yuka una volta, non ricordo” mento come se la cosa non mi toccasse minimamente.
 
Yuka fa l’insegnante nella scuola di Nima. A ogni nostra uscita non fa che raccontarmi di quanto Ranma sia popolare tra i genitori degli studenti e il personale della scuola. E infatti, guarda caso, mi offro sempre volontaria io per accompagnarla e per andare a riprenderla. A quanto pare è il mio destino quello di contendermi Ranma col resto del mondo.
 
“Bhé, ho sempre avuto la fila quando ero fidanzato, da sposato non ne parliamo neanche, ma non credevo che la paternità mi avrebbe addirittura aggiunto dei punti. È proprio vero che più una cosa è irraggiungibile più la si desidera” si perde a parlare da solo guardando nel vuoto.
 
“Non contarmi nella fila allora” mugolo col mento poggiato sulle mani e i gomiti sul tavolino mentre lo guardo in tralice.
 
Ma è una misera bugia: sono sempre stata in prima linea a sgomitare tra le altre per lui.
 
“Quello perché per te sono raggiungibile. A proposito… raggiungimi qui” mi richiama in modo invitante picchiettando la mano sul materasso.
 
Lo ignoro fingendo di riporre dei flaconi che stavano già bene dov’erano. Ma lui non molla.
 
“Scommettiamo che tra meno di un minuto sei tra le mie braccia?” mi sfida Ranma.
 
Il solito sbruffone.
 
Con la coda dell’occhio vedo partire un cuscino. Mi sposto qualche centimetro a destra per schivarlo.
 
Il cuscino mi prende in pieno e Ranma scoppia a ridere. Di colpo me lo rivedo com’era quando mi faceva gli scherzi a sedici anni.
 
“Schivi a destra nove volte su dieci, lo sapevi? Sei prevedibile”.
 
Sospiro imponendomi di non cadere nella sua trappola. Mi sta provocando di proposito.
 
“Comunque, pensandoci bene, non è affatto male…” continua lui lasciandosi cadere all’indietro con le braccia incrociate dietro la nuca.
 
“Chi?” inarco un sopracciglio mentre cerco di non guardare la canottiera che va ad aderirgli al petto.
 
“La madre di Matsuyo” mi risponde con un sorriso spavaldo.
 
Ok ora lo uccido.
 
Afferro il cuscino che mi aveva lanciato e mi scaglio su di lui.
 
Solo quando sono già con un ginocchio sul letto noto un luccichio eccitato nei suoi occhi e, troppo tardi, mi accorgo di aver fatto esattamente il suo gioco.
 
Infatti, con una mossa fulminea, Ranma si libera della mia arma e mi prende per i polsi. Non mi dà il tempo di reagire e di colpo mi ritrovo bloccata sul letto.
 
Sotto di me sento le lenzuola morbide, sopra di me un corpo di marmo.
 
Ma che stronzo a tirare fuori un’altra prima di andare a dormire. Chi diavolo è poi la madre di Matsuyo? Mi scervello per capire di chi si tratti. Che sia quella bella ragazza di origini cinesi? La sua acconciatura mi ricorda quella gatta morta di Shampoo. Comunque no, non può trattarsi di lei, suo figlio ha un nome cinese. Ma poi chi cavolo è questo Matsuyo? A differenza di Ranma io conosco tutti i compagni di classe di Nima e questo nome non mi suona familiare. Aspetta, vuoi vedere che…
 
“Non c’è nessun Matsuyo in classe con Nima, te lo sei inventato” la mia affermazione suona come una domanda.
 
Accidenti a me e al mio bisogno di conferme da parte sua.
 
“Ma buongiorno Akane” mi sorride compiaciuto con sguardo trionfante.
 
Che odio, ci sono cascata come una scema.
 
“Comunque ho vinto io: guarda un po’ dove sei” mi sussurra tra il collo e l’orecchio continuando a tenermi per i polsi.
 
Chiudo gli occhi e mi godo il brivido che mi provoca. Adoro quando mi sfiora in quel punto e il maledetto lo sa bene.
 
Decido che non vale la pena continuare a fare l’offesa. Sarebbe un vero spreco non godermi quello che mi sono faticosamente guadagnata negli anni.
 
“Mmh come sei fortunata ad avere il papà sexy tutto per te” continua a provocarmi con la voce che si fa pian piano sempre più roca.
 
E va bene, se è la guerra che vuole…
 
Mi sollevo sui gomiti per ribaltare la situazione. Lo spingo sul letto e salgo a cavalcioni su di lui mentre unisco le mie labbra alle sue.
 
Finalmente Ranma smette di giocare con me e mi bacia come se fossimo stati lontani per mesi. Sento la sua mano accarezzarmi il ginocchio, poi risalire la coscia fino al fianco, passando per la schiena fin sopra le scapole. Sono così intenta a godermi le sue mani addosso, che mi accorgo di non avere più la mia sottoveste solo quando la vedo scivolare per terra.
 
Adesso è il mio turno di spogliarlo e inizio sfilandogli quell’inutile canottiera. Mi aiuta a far scorrere il tessuto alzandosi leggermente col busto. Il movimento è sufficiente a fargli contrarre gli addominali quel tanto che basta per farmi impazzire. Scendo con le mani ad allentargli la chiusura dei pantaloni ma non riesco a fare altro perché, con un unico gesto fluido, lui è di nuovo sopra di me. Con qualche indumento in meno.
 
Si incastra tra le mie gambe continuando a baciarmi. Fingo di opporre resistenza, ma risulto poco credibile. Di sicuro le mie gambe non vogliono partecipare a questa messinscena, infatti mi tradiscono andando a circondargli il bacino e spingendolo verso di me.
 
Nel frattempo i suoi baci si spostano dalla clavicola a un seno. Mi aggrappo alle sue spalle perché quel contatto non finisca mai e subisco quella piacevole tortura ansimando tra le sue mani.
 
Ranma è maledettamente bravo a letto.
 
In realtà io lo avevo sempre sospettato ma, neanche nei miei sogni più vivaci, mi ero mai aspettata tanto. E solo i kami sanno quante volte mi sono addormentata immaginandomi di fare l’amore con lui quando eravamo fidanzati. Una volta feci questo sogno assurdo in cui un innocuo allenamento in palestra terminava in una sorta di film a luci rosse. Lui era tutto sudato per via dell’allenamento mentre si toglieva la giacca del suo ji bianco e… vabbè credo si sia capito come andava a finire. Ricordo che il giorno dopo a colazione non riuscivo nemmeno a guardarlo in faccia.
 
 
Una volta, nella realtà, ci andammo molto vicini. Ricordo ancora l’emozione di quando realizzai che stava per succedere per davvero. Era piuttosto tardi e l’indomani avremmo avuto l’ultimo giorno degli esami finali al Furinkan. In casa ormai dormivano tutti, mentre noi eravamo in camera mia sui libri per un ripasso matto e disperato. Non che io ne avessi particolarmente bisogno, ma ormai ogni sessione di studio era seguita da una ben più piacevole sessione di baci. Di quelle invece non ne avevo mai abbastanza. Mentre finivo di svolgere un esercizio, Ranma mi aveva sfilato la penna di mano e si era sporto verso di me per darmi un bacio sulle labbra. Dopo poco - d’altronde non è che sia troppo comodo baciarsi da lontano, no? - io mi ero alzata per andare a sedermi sulle sue ginocchia. Mentre mi abbracciava sentii la sua mano infilarsi sotto la maglietta e andare a sfiorarmi - accidentalmente a detta sua - il seno. Non ho mai capito se quel gesto fosse stato intenzionale o meno, fatto sta che Ranma si era subito scusato imbarazzato. E in quel momento io, che fino a non molto tempo prima non ci avrei pensato due volte a dargli del maniaco condito da un bel pugno in faccia, non desideravo altro che sentire ancora le sue mani sul mio corpo. Dappertutto. E così, avevo interrotto il suo farfugliare baciandolo con una foga nuova e travolgente. A quel mio via libera, Ranma mi aveva presa in braccio e spinta sul letto. Avevamo continuato a baciarci e toccarci fino a che non era rimasto che un misero strato di biancheria intima a separarci. Ricordo come se fosse ieri lo sguardo di Ranma, così profondo e innamorato, chiedermi silenziosamente il permesso a proseguire. Senza interrompere il contatto visivo, né quel silenzio intervallato solo dal nostro respiro sempre più corto, io avevo semplicemente annuito. Di colpo non provavo più imbarazzo all’idea che potesse vedermi nuda, né paura di quello che stava per accadere.
 
O meglio: che sarebbe potuto accadere. Dei passi nel corridoio scoppiarono quella bolla perfetta in cui ci eravamo rifugiati, rimandando il nostro momento a data da destinarsi.
 
 
La nostra prima volta fu qualche settimana dopo. Eravamo in gita tra le montagne per festeggiare la fine del liceo. Io avrei dovuto dividere la tenda con Nabiki, mio padre con Kasumi e Ranma col signor Saotome. Quando Nabiki aveva capito che non si sarebbe trattato di soggiornare in un albergo con spa ma bensì di campeggiare, ci aveva salutati tutti offrendosi di badare alla casa in nostra assenza. Ricordo ancora lo sguardo di Ranma mentre realizzava che avrei dormito da sola. Anche se nessuno dei due aveva mai osato dirlo esplicitamente, entrambi aspettavamo con ansia un momento del genere. L’ultima volta era stato così frustrante doverci separare. E io, che in fondo non ero una sprovveduta totale, nello zaino mi ero portata il mio intimo più carino perché - com’è che si dice? - non si sa mai. E quella notte, nella mia tenda volutamente un po’ più isolata dalle altre, facemmo l’amore per la prima volta. Ranma all’inizio era stato così impacciato, da far sembrare me quella navigata tra i due. Ma diciamo che è uno che impara in fretta. Yuka e Sayuri ancora stentano a credere che io abbia toccato il cielo con un dito durante la mia prima volta.
 
Continuammo a incontrarci clandestinamente per un altro bel po’ di tempo, anche se in casa tutti si erano accorti che tra noi era cambiato qualcosa. Nabiki, sostenendo di essere addirittura risalita al momento clou, ebbe pure il coraggio di chiederci dei soldi per essere rimasta a casa il finesettimana della gita. Inutile dire che ci aveva preso, come sempre.
 
 
Quando ci siamo sposati avevamo vent’anni e io aspettavo già Nima. Per quanto al tempo non vi fossero ancora tracce da giustificare nel mio aspetto, avevo deciso di confidarmi almeno con le mie sorelle. Peccato che poi la solita vipera, durante il rinfresco, aveva continuato a chiedermi ad alta voce come mai non assaggiassi il sashimi che era “così buoooono!”
 
Quando nacque lo scricciolo, ricordo perfettamente la faccia di mio padre che non la smetteva di squadrare Ranma a braccia conserte e un’espressione pensierosa. Con l’esperienza di tre figlie alle spalle sicuramente non gli tornavano i conti e, il sospetto che Ranma avesse sfiorato la sua “bambina” prima del grande giorno, somigliava sempre di più a una certezza.
Diciamo che a quel tempo ci eravamo già sfiorati diverse volte...
 
 
Un gemito che mi lascio sfuggire mi riporta alla realtà. Ho la pessima idea di aprire gli occhi e mi ritrovo la faccia di Ranma che mi sta guardando mentre scende a baciarmi la pancia. Kami, se sono fortunata!
 
Richiudo gli occhi mordendomi un labbro. Inizio a pregustare il trattamento speciale che sta per riservarmi. Sento le sue labbra che incontrano l’elastico delle mie mutandine, lo sento rimuovere quel piccolo ostacolo che mi scivola fino a metà coscia, sento il respiro di Ranma proprio lì dove…
 
 
“Mammaaa!”
 
 
Non ci credo.
 
L’urlo proveniente dalla camera di Nima mi lascia letteralmente senza fiato.
 
Ranma si accascia di fianco a me. Sorride sconsolato della mia espressione e mi appoggia un bacio sulla spalla nuda.
 
“Vedi di fare veloce” mi sussurra.
 
La sua voce quando è su di giri mi fa impazzire, è decisamente il mio afrodisiaco preferito.
 
“Mmh perché invece non vai tu?” gli dico ammiccante mentre scalcio via del tutto le mutandine.
 
“A me pare che abbia detto mamma”
 
Ci ha provato.
 
“Ma quello è un richiamo generico, lo sai che ti adora” mugugno mentre abbraccio un cuscino per coprirmi nell’attesa.
 
Lo vedo alzarsi e infilarsi la canotta al contrario. Quando è ormai sulla porta si gira verso di me.
 
“Non ti azzardare a dormire, torno subito” mi minaccia serissimo.
 
Sorrido a quell’avvertimento - del tutto superfluo - mentre stringo il cuscino contro di me.
 
Non potrei mai addormentarmi sapendo cosa mi aspetta.
 
 
FINE
 
 

Rieccomi qui con un nuovo esperimento! Questa volta ho provato a cimentarmi in qualcosa di un po’ più piccante rispetto alla prima fanfiction, che in fondo si può considerare un prequel di questa. Una volta avevo letto di un’intervista in cui la mitica Rumiko confessava che, quando disegnava scene più esplicite tra Ranma e Akane, si imbarazzava a tal punto da non riuscire a proseguire (che poi definiamo “esplicite”, ci saremmo accontentati di un bacetto dato per bene T.T). Senza volermi assolutamente paragonare alla divina (e ci mancherebbe altro!), confermo l’imbarazzo nel descrivere certe situazioni! Spero comunque di avervi fatto trascorrere dieci minuti piacevoli 😉
 
Come sempre i vostri commenti sono super apprezzati!
 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4029036