Sono una creatura insignificante e non ho niente da dire.
Eppure, ogni volta che sbatto le palpebre
portano con sé lacrime così calde sulla pelle
che non possono essere infeconde
e le loro parole sono battiti disomogenei
che rimbombano nel petto, nelle tempie e bisbigliano nelle orecchie,
diventano rumore assordante, che all’esterno tace.
Ed io, unica spettatrice inerme
assaporo il sale che è forma estrema della mia voce
Soffocata e mortificata,
che ha dimenticato
come esibirsi nella sua concretizzazione più pura.
E muto il verbo, precipita il pensiero.
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