Il Canto delle Masche

di Lilium Noctis
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Sbadigliò sonoramente mentre mugugnò qualcosa con la bocca tutta impastata dalla dormita. Il profumo di caffè e il tipico borbottio della sua bollitura lo avevano destato, già aveva l'acquolina al pensare che cosa avesse preparato Berta per colazione...

Però non era all'ostello.

Si alzò di soprassalto con il cuore in gola, destando la dolce risata di una ragazza il cui viso gli era in qualche modo familiare. Dinanzi a lui, seduti al focolare, c'erano infatti alcuni individui che mai aveva visto prima di allora: due uomini, la giovane sorridente di prima e Sofia che, vicina a lui, teneva in mano una fetta di pane intatta con così tanta marmellata che le stava colando sulle dita.

– Buongiorno, principessa! – Sorrise la ragazza. – Era anche ora che ti svegliassi, l'alba è passata da un bel po'!

Tommaso era disorientato dalla presenza di tutte quelle persone e il fatto che la sua compagna stesse tremando di certo non l'aiutava. Fu quando riconobbe gli occhi chiari e quasi serpentini dell'uomo dai capelli castani, raccolti in un ordinato codino, che sobbalzò scivolando indietro.

– Calmati, coniglietto, siamo amici! – Gli sorrise il gigante dalle spalle larghe mentre allungò un braccio per aiutarlo a rialzarsi, lo stesso che la notte prima l'aveva sollevato da terra senza sforzo alcuno.

Però, si ricordò, di averlo visto con un volto ben diverso rispetto a quello di un uomo sorridente dai corti capelli neri e una benda che copriva un occhio castano. Come mai sembrava un umano? Che fosse simile a lui e a Sofia?

Questo dubbio lo convinse a calmarsi, a sedersi meglio per poter iniziare a capire in che situazione si fosse ritrovato. Li osservò per qualche minuto e si decise a parlare quando notò che le sue medicazioni erano state sostituite con cura.

– Chi siete? – Domandò.

– Io sono Anastasia, ma noi due ci siamo già incontrati! – Gli rispose la ragazza dai capelli biondo fragola, vestita di un leggero abitino verde, più adatto all'estate che all'inizio della primavera. – Lui è Valerio, – Fece un cenno col capo al gigante per poi inclinare la testa dal lato opposto verso l'uomo barbuto, "il serpente". – e lui Michele.

– Voi siete quella che...?

– Esatto! – Gli porse una fetta di pane con della confettura scura. – Scusa se ti sono venuta addosso, stavo cercando lei!

Solo allora Tommaso si rese conto della presenza di Atalanta che, felice, scodinzolava con la testa appoggiata sulle gambe di Anastasia.

– Io sono Alessio, – Intervenne poi un giovane uomo dai mossi capelli biondo scuro rimasto in piedi. – mentre quello al mio fianco è Aulo.

Aulo si avvicinò e fu il primo a porgergli una mano, un gesto talmente tanto banale quanto lo intimorì. Forse erano i suoi lisci capelli neri, a detta sua troppo lunghi per un uomo, o la pelle pallidissima o i suoi occhi più verdi dell'edera a non convincerlo, ma qualcosa non andava in lui.

Ricambiò la stretta, titubante. – Piacere, Tommaso...

Solo quando addentò il pane vide Sofia fare lo stesso; non sapeva da quanto fosse sveglia ma il fatto che non avesse ancora spiaccicato parola lo insospettiva.

– So che siete spaesati ma non dovete avere timore di noi. – Aulo si sedette e bevve un sorso di caffè. – Sebbene ieri i miei compagni abbiano voluto dare sfogo alle loro personalità, mi scuso per loro del disagio che ti hanno arrecato; non era di certo loro intenzione, vero?

Dall'occhiataccia che fece Michele, il serpente, capì che tra loro due non scorresse buon sangue. – Già.

– Si può sapere che cosa siete?

Tommaso quasi sospirò di sollievo al sentire la voce di Sofia, più cauta che preoccupata.

– Che cosa siamo? – Ripeté con una strana allegria Anastasia. – Noi siamo delle filastrocche, delle leggende o delle storie nate dalle bocche di tutti. E ora pure voi ne fate parte!

– Fare parte di cosa?

– Di questo fantastico mondo!

– Quello che intende dire è che ora non siete più umani di noi; – Alessio si sedette accanto a Valerio. – è da quando avete lasciato Borgovecchio che vi stiamo cercando, quello che vi è accaduto non è altro che il rituale per rinascere come Coga, andato perduto con la guerra di cinquant'anni fa.

– Alessio!

– Cosa c'è, Aulo? – Sorrise beffardo a quel volto severo. – Tanto anche la Masca non può tacere loro la verità. È bene che la sappiano prima per prepararsi a ciò che ne verrà.

– Mia nonna mi raccontò di voi...

Tommaso fu il primo a voltarsi verso Sofia. Tutti, nessuno escluso, ora teneva gli occhi fissi su di lei in attesa che muovesse nuovamente le carnose labbra.

Volse il capo biondo verso Michele e Alessio. – Chiamavano Anguane coloro che rinascevano dalle acque per salvare delle vite; chiamavano Benandate colui che scendeva con la nebbia a proteggere i campi. – Osservò Aulo per poi trattenne un sorriso a Valerio. – Il Grimm, coperto di farfalle, forzuto e buono quanto il suo antenato; e infine la morte a cavallo col suo fido segugio, la Caccia Selvaggia...

Tommaso giurò di aver visto una fiamma azzurra negli occhi di Anastasia.

– Noto con piacere che qualcuno vi abbia tramandato le antiche leggende, – Aulo portò una ciocca di capelli dietro all'orecchio. – ma antiche non sono e leggende neppure. Vi condurremo ad Altacqua, la nostra casa, dove la Masca vi spiegherà tutto. Finite di mangiare e aiutate gli altri a nascondere le vostre tracce, vi attendo più avanti... Michele, Anastasia, con me.

I due si allontanarono silenziosi seguendo quello che a Tommaso parve essere il capo di quella piccola combriccola. Si avvicinò di un poco alla compagna e terminò di mangiare silenzioso, scrutando di tanto in tanto l'omone sorridente e quello che Sofia definì un'Anguana. Non aveva mai sentito parlare di nessuna di quelle dicerie, eccezion fatta per la tremenda Caccia, però era certo che da lì in avanti quella che sino ad allora era stata una tremenda sfortuna poteva presto divenire l'avventura più grande di tutta la sua vita.

 

⊶ ⨗ ⊷

 

– Da secoli il mondo che viviamo è considerato diviso in due: da una parte c'è il mondo umano, dove sino a qualche giorno fa avere dimorato, e dall'altra c'è il nostro mondo, una realtà che è stata costretta a restare nascosta nella speranza di preservarsi e di non essere dimenticata per sempre.

Era Alessio a parlare: aveva iniziato a raccontare a lui e a Sofia la loro origine per riempire il tempo sulla lunga strada che li separava da Altacqua. Avevano da poco ripreso il cammino e stavano seguendo il corso del fiume nascosti nella boscaglia, su un sentiero che solo in pochi potevano vedere; il vento era ancora freddo ma i raggi del sole che riuscivano a liberarsi dalle chiome dei sempreverdi erano confortevoli e ben luminosi.

– Nella regione di Colle Salmastro – Proseguì l'arciere. – ci sono delle città nascoste che permettono a chiunque non sia umano di vivere con una discreta tranquillità, tra cui quella dove ora siamo diretti, Altacqua. A proteggere tali luoghi sin dalla loro creazione c'è la Caccia Selvaggia: – Anastasia gli fece una linguaccia, divertita. – sono molto temuti dagli umani per il loro aspetto e per le dicerie che viaggiano su di loro, per questo sono loro a garantire per la nostra sicurezza.

– Poi ci sono le Anguane, – Indicò sé stesso e Michele, più avanti al fianco di Aulo. – come dicevi poco fa, Sofia, noi un tempo eravamo umani... ancora oggi né io né mio fratello ricordiamo con esattezza come siamo morti ma so per certo che siamo rinati proprio dalle acque del Magra, che scorre qua accanto. Da allora ci siamo impegnati e adoperati per aiutare il nostro popolo a ricavare medicinali dalle erbe curative e a procurare cibo con una caccia molto più semplice ed equa a quella umana.

– C'è anche la mia leggenda, – Intervenne Valerio affiancandosi. – quella dell'Orcolat!

Tommaso sorrise. – Ne ho sentito parlare, a Borgovecchio le porte hanno delle incisioni a forma di farfalla!

Il gigante gli scrollò il capo in un gesto affettuoso, tale e quale a quello che gli faceva il Signor Pepe; chissà come stava... – Informato, il ragazzo! Comunque veniamo chiamati Grimm!

– Poi ci sono i nostri guerrieri, i nostri maestri della natura e dell'astuzia, i Benandanti. – Riprese Alessio. – Rinascono dai campi per proteggere e prendersi cura delle loro terre.

– Avevate detto che sembriamo dei Coga, però non ricordo alcuna fiaba o leggenda su di loro... cioè, su quello che in apparenza siamo diventati.

Sofia era sin dall'inizio del cammino rimasta al suo fianco, lasciandosi scortare a braccetto nonostante avesse detto di poter proseguire in autonomia. Tommaso non le aveva più dato il minimo ascolto dopo averla vista inciampare almeno un paio di volte.

– E che cosa sarebbero queste Coga? – Domandò infatti il ragazzo. – Dalle mie parti, a nord, si parla di uomini che con la luna piena impazziscono e si comportano come animali ma...

Alessio ridacchiò. – Oh, no, quelli sono i Lupi Ominari, e siete totalmente fuori strada!

– Ehi, laggiù, fate silenzio!

L'ammonimento di Michele fece zittire e dirizzare le orecchie a tutti. Tommaso non si era accorto dell'assenza di Atlanta sin quando non la vide far ritorno tra i cespugli più avanti: si sedette accanto ad Anastasia e le prose la zampa.

Da quel che capiva, era come se il cane stesse mutamente riferendo tutto alla sua padrona, anche perché di tanto in tanto la vedeva annuire, ed ebbe la conferma di ciò quando la Cacciatrice si alzò per avvicinarsi ad Aulo per riferirgli qualcosa all'orecchio. Dovette trattenere un sorriso nel vedere l'alto uomo abbassarsi e mettere le mani sulle ginocchia per riuscire ad ascoltare quella ragazza non più alta di un metro e mezzo.

– Ci sono dei soldati più a sud, verso il lago. – Fece un cenno a Valerio che, prontamente, estrasse una mappa consunta da una tasca. – Faremo il giro di questa pineta prima di accostare il fiume. Useremo il primo ingresso anche se più esposto.

– Se facciamo in fretta saremo lì al calar del buio. – Osservò Alessio.

Michele annuì. – Non possiamo permetterci di fermarci anche solo un minuto di troppo. Li stanno ancora cercando e ci serve il permesso della Masca per depistarli.

Tommaso riusciva a sento a seguire quel discorso e lo stesso valeva per Sofia, la quale cercava di capire chi dicesse cosa e di immagazzinare ogni frase mimando col labiale le parole che udiva.

Fu lo sbuffo pesante di Anastasia a interromperli. – Sì, sì, aspettate pure conferma della Masca! Io vado avanti a ispezionare il sentiero... – Fischiò con forza prima di chinarsi per togliere ad Atlanta il collare e sfilarsi gli orecchini. – A dopo!

Nessuno, lui e Sofia esclusi, sobbalzò alla vista della ragazzina ora divenuta una figura avvolta da fumo con occhi interamente bianchi e fiamme nere al posto dei capelli; rimasero impassibili anche quando fece apparire un destriero d'ombra per montarlo e dirigersi dove una piccola figura di puro vento la conduceva.

La sua compagna tremò. – Ma che...

– Esibizionista... – Sussurrò Aulo prima di rimettersi in marcia. – Su, andiamo.

 

 

Spazio Curiosità

Secondo la tradizione siciliana per diventare Lupo Ominaro, più noto come Licantropo, bastava addormentarsi con, accidentalmente, viso rivolto verso la luna.
Giuseppe Pietrè, padre dell'antropologia siciliana, descrisse la licantrioia come una malattia, una conseguenza di un "male" che nelle notti di luna piena fa smarrire i malati, costringendoli a scappare di casa. I malati non si trasformano ma per qualche motivo non riescono a sollevare la schiena e camminano ricurvi su sè stessi e tendono a denudarsi.
Una cosa "divertente" dei Lupi Ominari è che per riuscire a scappare dai loro intenti omicidi, bastava salire una scalinata: si dice che non riescano ad andare oltre i tre gradini.




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