Infecta

di Doppiakappa
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Base Ægis, laboratorio di Niklas Gunnarson, quella notte.
 
Aiden fissava terrorizzato il gruppo di persone di fronte a lui. Aveva capito perfettamente cosa fosse riuscito a fare Niklas Gunnarson, avendo anche potuto osservare i dati su quell’aberrazione di ricerca nel terminale da cui aveva lavorato all’Infecta. Una figura dietro quella massa fece però cambiare espressione dell’uomo, che da terrorizzata mutò ad addolorata e delusa: la figura di Simon.
Il comandante dell’Ægis si avvicinò al vecchio amico, fissandolo con le sue iridi criogeniche e rivolgendogli un mezzo sorriso.
 
- Aiden… - fece per parlare Simon.
 
Il biondo gli tirò un violento pugno in volto, arretrando e respirando molto lentamente, con un istinto omicida che gli brillava negli occhi. – Mi hai tradito… dopo tutto questo tempo… tu…
 
- È stato necessario, Aiden. Il mondo sta crollando ed io devo riportarlo in auge, devo donargli una nuova vita. – l’uomo si massaggiò la guancia, asciugandosi la goccia di sangue che gli era uscita dal labbro.
 
- Necessario un cazzo, Simon! Hai idea di quello che hai fatto?! Guardati attorno: hai distrutto mezza città, hai giocato con le vite di centinaia di persone, hai ucciso Andrea, il tuo cazzo di migliore amico! Tutto questo per cosa?!
 
- Per costruire un mondo migliore, Aiden, un mondo più giusto, un mondo senza povertà, fame e tutte le disgrazie dovute alla disparità di potere.
 
- Povertà, fame? Le stesse che pativano le povere persone che hai trasformato in zombie?!
 
- Erano già morti. La società li aveva abbandonati, non avrebbero avuto speranza. Io ho dato loro uno scopo.
 
- Tu sei pazzo, Simon…
 
- No, per niente. No... per niente… - Simon triò fuori dalla tasca un fazzoletto e si pulì le mani dal suo sangue. – Mi fa piacere che tu sia riuscito a risolvere il mio problema in così poco tempo, d’altronde non ci si poteva aspettare niente di meno dal geniale Aiden Steinberg, no? – lo provocò, vedendolo tremare per la rabbia. – Niklas, prepara la macchina. Voglio l’Infecta il prima possibile; ho come l’impressione che Roy e l’Asset non se ne staranno buoni ancora per molto… - ordinò poi, fissando con un sorriso le iridi azzurre di Aiden.
 
- Certamente, Simon, mi metto subito al lavoro. – rispose all’unisono il gruppo di persone dietro di lui, abbandonando la stanza.
 
- Molto bene, spero tu ti possa godere la permanenza, Simon. E non ti preoccupare, sono un uomo di parola, non vi verrà fatto nulla a te e al piccolo Emil.
 
- La tua parola ormai non vale più nulla per me, Simon… - il comandante dell’Ægis non mutò minimamente la sua espressione compiaciuta. – Roy verrà a liberarci, Simon, e credimi che né il tuo Infecta, né quello di quel ragazzo basteranno a fermarlo.
 
- Non sottovalutarmi, Aiden. – disse, sbuffando una risata e uscendo dalla stanza.
 
Aiden strinse i pugni, sbattendoli poi sulla scrivania a denti stretti. Avrebbe voluto saltare al collo dell’uomo e strangolarlo. Ripensò alle finte parole dette dopo la morte del Professor Del Forte, non riuscendo a trattenere una lacrima dalla tensione e dalla rabbia.
Avrai quello che meriti, Simon… te lo prometto…” pensò, mutando la sua espressione in un amaro sorriso di consolazione.
Il biondo si alzò poi dal tavolo, avvicinandosi a Emil, che era ancora intento a dormire sul divanetto. Nonostante l’accesa discussione il ragazzino non si era svegliato.
 
- Eri proprio distrutto eh…? – disse l’uomo, carezzando la chioma del figlio. – Ti porterò fuori da qua, Emil, ti porterò fuori… - il suo respiro si era fatto più rapido e ansimante.
 
La stanchezza riuscì a prendere il sopravvento sull’uomo nonostante il suo continuo cercare di non addormentarsi, facendolo scivolare seduto vicino al figlio, con la testa appoggiata a quella del ragazzino.
 
Base Ægis, stanza di Aren, qualche ora più tardi.
 
Aren camminava avanti e indietro per la stanza. Le mani gli tremavano dalla rabbia e il cuore gli batteva a mille. Sentiva in sé le scintille dell’Infecta ancora scorrergli nelle vene. Improvvisamente venne bloccato da Diana, che lo abbracciò da dietro, poggiando la testa sulla sua schiena.
 
- Aren… ti prego calmati… - lo pregò la ragazza, stringendogli il petto.
 
- Come posso calmarmi, Diana? Hai visto cosa ha fatto quel pazzo?! Ha lasciato morire Drake e poi… poi… - il ragazzo scoppiò in lacrime. Il dolore per aver perso il loro compagno era troppo anche per lui, che cercava di non mostrarsi mai debole di fronte a nulla.
 
- Fa male, lo so… nemmeno io voglio credere che sia morto… Ma non posso vederti ridotto così. Noi siamo meglio di quel pazzo bastardo, non possiamo farci calpestare così. – Aren si girò, guardando confuso ma al contempo sorpreso la sua donna.
 
- Che… intendi?  - chiese, asciugandosi le lacrime.
 
- Ha cambiato Simon, Aren, è colpa sua se si sta comportando così. È quell’uomo la causa di tutto questo, è quell’uomo che ha ucciso Drake ed è a causa sua che Simon non ha reagito. Ti ha minacciato, amore… e Simon non ha detto nulla! È chiaro che non è più in lui. Dobbiamo intervenire o ce lo porterà via definitivamente.
 
- Cosa vuoi fare? Hai visto anche tu cosa cazzo è diventato! Non possiamo più farlo fuori…
 
- Un modo ci sarebbe…
 
- A cosa stai pensando?
 
- Non a cosa, ma a chi. – Aren guardava confuso la donna, cercando di decifrare il suo sguardo provato dagli avvenimenti. All’improvviso una scintilla si accese nei suoi occhi: aveva capito dove voleva andare a parare Diana.
 
- Steinberg…
 
- Esatto. Solo lui è in grado di fermare quel mostro. – Negli occhi della fulva si poteva ora cogliere un lieve barlume.
 
- Come facciamo con Simon, però? Non ci lascerà mai avvicinare al Professore…
- La stanza in cui lo tengono rinchiuso è accessibile anche a noi. Ho controllato il livello di priorità richiesto ed è Alfa-4, noi abbiamo accesso fino ad Alfa-5.
 
- Entrare è un conto, ma non dobbiamo attirare l’attenzione di quel mostro…
 
- Dobbiamo provare, costi quel che costi! – la donna prese le mani del suo uomo, stringendole a sé.
 
- Sì! Ci riprenderemo Simon! – ricambiò lui, rubando poi un bacio alla donna.
 
 
 
Queen City, Base Ægis, piazzale esterno, la mattina seguente.
 
L’esterno della base dell’Ægis era invaso dai furgoni dell’Asset. I soldati, nel mentre, avevano costruito delle barricate tutt’attorno all’edificio, pronti a difendersi da una possibile risposta nemica.
Roy e Blaze sedevano nel furgone principale, ascoltando attentamente le parole del Generale Klein.
 
- Steinberg, tu farai irruzione da qui, mentre noi entreremo dal garage sotterraneo e dal tetto dell’edificio. Li spingeremo a dividere le forze e, qualunque cosa succeda, non fermare l’assalto. Tira giù tutto se necessario, l’importante è recuperare tuo padre. Forza, non perdiamo tempo!
 
- Sissignore! – rispose carico il biondo.
 
- Andiamo a fare il culo a quei bastardi! – gridò esaltato Blaze, caricando il fucile e indossando l’elmetto e la maschera.
 
Roy si mise davanti all’ingresso principale, attendendo che tutti i soldati di Klein e Blaze fossero in posizione. La pupilla sinistra si illuminò, incandescente, prima di venire coperta dall’elmo della tuta; il corpo del ragazzo iniziò a pulsare, caricandosi di energia.
Al segnale di Klein, sfondò le porte con un’onda cinetica, iniziando a correre lungo il corridoio, seguendo il percorso tracciato dal drone della tuta.
L’esplosione fu udibile in tutta la struttura. Simon, che nel mentre era sdraiato nella capsula della macchina del professor Gunnarson, fece una smorfia infastidita, guardando negli occhi una delle tante persone di Niklas. Egli annuì, mobilitando l’intero progetto Legion.
Negli occhi di Aiden, invece, si accese una scintilla. Il segnalatore che aveva nel polso aveva reagito alla presenza della tuta di Roy nell’edificio. In quell’esatto momento, Aren e Diana fecero ingresso nella stanza di Aiden ed Emil.
 
- C-che cosa volete?! – gridò terrorizzato il biondo, mettendosi davanti al figlio per difenderlo.
 
- Non siamo qua per farle del male. Abbiamo bisogno del suo aiuto! – cercò di calmarlo Diana.
 
- Del mio aiuto?! Cosa pretendete ancora? Vi ho aiutato a creare l’Infecta, ho fatto tutto quello che mi avete ordinato, non è abbastanza?! – la voce dell’uomo era un misto di astio e terrore, tremava.
 
- Ci serve il suo aiuto per eliminare Niklas Gunnarson, Professore… Ha visto anche Lei cos’è stato in grado di fare. È stato lui ad architettare tutto, Simon non si sarebbe mai spinto a tanto.
 
- Sembra che tu lo conosca molto bene, Simon… Chi diavolo siete e cosa avete a che fare con Simon Wolf?!
 
- Mi chiamo Aren Wolf, diciamo che sono suo figlio.
 
- Figlio?! – Aiden si fece scappare una risata nervosa. – Tu saresti il figlio di Simon?! – chiese incredulo.
 
- Mi ha salvato la vita dodici anni fa, mi ha dato una casa, mi ha dato una famiglia e uno scopo per cui vivere.
 
- Distruggere il mondo sarebbe questo scopo?! – gridò il biondo, vedendo il ragazzo stringere i denti.
 
- NO! Simon non avrebbe mai voluto una cosa del genere! Se siamo arrivati a questo punto è perché Niklas Gunnarson lo ha manipolato! Per questo abbiamo bisogno di Lei.
 
- Sai, ragazzo, pensavo di conoscerlo bene anche io, Simon. Ma mi sbagliavo, Dio solo sa quanto mi sbagliavo… E ora tu mi stai chiedendo di aiutare voi, le stesse persone che mi hanno rapito, che hanno rapito mio figlio e che hanno cercato di uccidere l’altro?! Come puoi pretendere una cosa così?!
 
- Il futuro di noi tutti è in pericolo! – si aggiunse Diana. – Simon aveva un progetto nobile e Niklas Gunnarson lo ha trasformato in un incubo! Dobbiamo fermarlo prima che sia troppo tardi, sappiamo che Lei ne è capace! La prego, Professore, La imploriamo… - disse, chinandosi a terra con la testa sul pavimento. Aren la seguì nel gesto.
 
Aiden era confuso. Sentiva il rimorso, la rabbia, la paura scontrarsi nel suo animo e mischiarsi in un sentimento amaro. Guardò suo figlio, guardò il suo volto terrorizzato e le sue mani tremanti.  Aveva promesso di salvarlo a tutti i costi e quella era l’occasione perfetta per aumentare le possibilità di sopravvivenza. Anche se nel profondo era assolutamente contrario all’idea, decise di ascoltare la parola dei due giovani.
 
- L’Asset è venuto a prendermi, ma penso questo lo sappiate già. Se volete il mio aiuto dovete promettermi di consegnare loro mio figlio. – disse ai due, scrutando nel profondo del loro animo attraverso le loro pupille.
 
- D’accordo, difenderemo il ragazzino con la vita, ma La preghiamo, salvi Simon da quel pazzo.
 
- In questo driver è contenuto un nano-virus che dovrebbe interferire con la sequenza sinaptica della coscienza di Gunnarson. Non sono sicuro possa ucciderlo subito, ma posso assicurarvi che rimarrà fuori gioco per un bel po’ di tempo. – il biondo mostrò ai due la piccola chiavetta nera, fissandoli con uno sguardo quasi assente.
 
- Dove dobbiamo inserirla? – chiese Diana, tirando un lieve sospiro di sollievo dopo aver visto il Professore accettare la loro proposta.
 
- Nel computer principale del suo laboratorio, è lì che tiene il nucleo della sua coscienza.
 
- Come fa a sapere la posizione? – domandò sorpreso Aren.
 
- Vi aspettavate che rimanessi buono a farmi manipolare da voi? Tutte le informazioni sui vostri progetti sono già state salvate su un dispositivo in remoto, ogni cosa. Anche se mi uccidete, l’Ægis è destinato a crollare. – i due agenti fecero una smorfia, dovendo però abbandonare immediatamente qualsiasi cenno di ostilità verso il professore.
 
Un’esplosione richiamò l’attenzione dei quattro, seguita da una seconda più vicina. In una manciata di secondi il corridoio esterno si era riempito di zombie del Progetto Legion, intenti a voler sfondare la porta della sala. Emil si strinse terrorizzato al padre, che subito cercò di calmarlo portandogli la testa verso di sé, accarezzandola.
- Professore, stia dietro di me. Diana vi proteggerà mentre io mi occupo di loro. – ordinò Aren, vedendo il professore annuire.
 
Il ragazzo si caricò di energia elettrica, facendo scintillare le sue iridi azzurre. Con un calcio sfondò la porta, che travolse i nemici subito all’esterno. Allargò poi le braccia, scatenando due saette che carbonizzarono bersagli su entrambi i lati del corridoio. Senza perdere tempo, si gettò in una furia omicida, sferrando ampi calci potenziati dall’elettricità, eliminando il maggior numero di abomini possibile con ogni colpo. Nel mentre, Diana uccideva con rapide coltellate gli occasionali nemici che riuscivano a sfuggire ad Aren, assistita dallo stesso professore, che con delle tecniche di Taekwondo riusciva a rallentare i movimenti degli zombie, facilitandone l’esecuzione.
 
Dall’altra parte della struttura, Roy correva inarrestabile verso la posizione segnalata dal navigatore della tuta, falciando con onde cinetiche  modulate i vari zombie che a fiumi iniziavano a riversarsi nel corridoio della base. Spiccò un salto verso uno dei due muri laterali, utilizzandolo come appoggio per lanciarsi in una piroetta, mentre dalle mani lanciava due raggi incandescenti che laceravano i corpi dei nemici attorno a lui. Senza fermarsi, caricò un’enorme quantità di energia, che rilasciò una volta raggiunto il salone alla fine del corridoio, scaraventando ed eliminando qualsiasi cosa nel suo raggio d’azione.
 
- Generale, sembra che abbiano concentrato il progetto Legion su di me, fate irruzione adesso! – gridò poi all’auricolare, continuando a correre in mezzo ai nemici.
 
- Affermativo, iniziamo l’invasione. – confermò Klein, dando l’ordine ai soldati di irrompere nella struttura.
 
 
Base Ægis, laboratorio principale.
 
Simon giaceva sdraiato nel macchinario di Niklas Gunnarson, con due flebo nelle braccia e una serie di elettrodi su petto. Il processo di iniezione dell’Infecta era completo all’ottanta percento. Il castano sentiva il corpo iniziare a reagire alla presenza di quella sostanza, mentre immobile doveva assistere all’assedio della propria base.
 
- Che sta succedendo, Niklas? – chiese risoluto.
 
- Sembra che Aren e Diana abbiano deciso di salvare il Professor Steinberg… posso ucciderli? – rispose una delle donne che stava di fronte al monitor principale.
 
- No. Quando un bambino sbaglia, è compito del genitore prendersi la responsabilità e punirlo. – la voce di Simon era calma e gelida come suo solito. – Quanto manca al completamento?
 
- L’Infecta è stato praticamente iniettato al cento percento, ora non resta che attivare il programma per accelerare la simbiosi… - disse questa volta un uomo, seduto al terminale del macchinario.
 
- Puoi farcela prima che sia troppo tardi?
 
- Mi sono letteralmente fatto in quattro per te, Simon… Non preoccuparti, è tutto sotto controllo. – Simon annuì, senza però mutare la sua espressione.
 
Una delle tante persone di Niklas iniziò a digitare una serie di codici, attivando la fase di simbiosi guidata del macchinario. Questo prese a erogare una serie di liquidi all’interno delle flebo, stringendo le cinghie attorno al corpo di Simon. L’uomo iniziò a contorcersi in preda al dolore. Dalla sua bocca però non usciva alcun suono, stava subendo l’atroce cambiamento nel silenzio più totale.
Sulla pelle iniziarono a comparire delle linee nere, che si diffondevano dal centro del petto fino alle braccia, lungo la schiena, seguendo la spina dorsale e in volto, terminando sugli occhi. Questi presero a brillare, macchiando le iridi cristalline dell’uomo di un rosso cremisi intenso. Entrambe le pupille assunsero forma triangolare. Simon sentì ogni muscolo del proprio corpo contrarsi, percepì ogni cellula reagire alla presenza dell’Infecta, mentre un’energia indescrivibile iniziava a pervadergli il corpo. Sorrise, lui, sentendo in sé la potenza dell’utopia che aveva rincorso per tutta la sua vita.
Il Progetto Infecta era quasi completato: in pochi attimi sarebbe diventato l’essere perfetto, l’essere che avrebbe portato il mondo a una nuova era.
 
Aren, Diana e i due Steinberg erano ormai arrivati al laboratorio di Niklas, facendosi largo fra gli innumerevoli zombie che continuavano a caricarli in orde. Aren squartava i nemici con calci fortissimi, carbonizzandone altri con le sue saette. Ne afferrò uno in corsa, cacciandogli le mani nella bocca e aprendogli il cranio con uno strappo secco, mentre con due saette generate da un suo calcio ne eliminò altri tre.
 
- Manca poco, seguitemi! – urlò il castano, falciando gli ultimi nemici prima del laboratorio.
 
Un rumore di spari iniziò a spargersi per la struttura: i soldati dell’Asset erano riusciti a penetrare nella struttura, guadagnando terreno sull’orda di potenziati. In capo al gruppo vi erano Axel e Blaze, che con l’ausilio dei loro coltelli militari eliminavano a uno a uno i nemici che gli si paravano davanti, coperti dal fuoco alleato.
Roy aveva di fronte a sé l’ultima orda di nemici, che muovendosi coordinatamente, creò una barriera per bloccare l’avanzata del ragazzo. Il biondo sprigionò una quantità enorme di energia, compiendo uno scatto a velocità mach 3, disintegrando il muro umano che aveva di fronte, dovendo controbilanciare l’eccessiva velocità con due onde cinetiche per frenare in tempo.
 
Il gruppo di Aren e Roy raggiunsero il laboratorio nello stesso momento.
I due possessori del Void si notarono a vicenda. Il biondo, vedendo la sua nemesi vicino al padre e al fratello, non perse tempo e scattò verso di lui, caricando un pugno potenziato. Aren fu costretto a bloccare l’attacco, rispondendo con un calcio rotante, per allontanarlo e riprendere spazio.
 
- Papà, Emil, andatevene! Lo tengo occupato io! – gridò Roy, facendo aprire il casco della tuta e osservando confuso il comportamento del padre.
 
- Aspetta Roy, mi stavano proteggendo! – rispose Aiden, cercando di placare la furia omicida del figlio.
 
- Roy! – gridò Emil in lacrime, vedendo per la prima volta dopo anni il fratello. – Roy, ci stanno aiutando… - disse poi, asciugandosi le lacrime e correndo verso di lui.
Il ragazzo abbracciò il fratello, stringendolo a sé il più forte che poteva.
 
- Emil… - sussurrò il suo nome, per poi voltarsi verso Aren. – Cosa avete intenzione di fare, eh?! – domandò aggressivo, attendendo impaziente una risposta dal ragazzo dalle iridi elettriche.
 
- Dobbiamo fermare Niklas Gunnarson, ha manipolato Simon ed è lui l’artefice di tutto questo!
 
- Mi rifiuto di credere a una stronzata simile! – gridò, caricando dell’energia nelle mani. – Avete cercato di ucciderci, ci avete rubato il Void, avete rapito mio padre e mio fratello, avete ucciso i nostri uomini… come posso fidarmi della vostra parola?!
 
- Non puoi fidarti di loro, hai ragione, Roy Steinberg… - un’improvvisa voce fece gelare il sangue nelle vene ai presenti. L’avevano riconosciuta: era la voce di Simon.
 
L’uomo camminava lentamente, muovendo un passo per volta, mostrando gradualmente il suo nuovo aspetto: il suo corpo era raddoppiato in dimensioni, con una muscolatura perfetta e la pelle che pareva titanio. Delle linee incandescenti coprivano il suo intero corpo. Incandescenti erano le sue iridi, così come l’aura che lo copriva. Era possibile vedere il flusso di energia che scorreva nel corpo dell’uomo.
 
- Sapete… non mi è mai andato a genio chi disobbedisce… Pensavate veramente che non mi fossi accorto delle vostre intenzioni? Eppure, io nutrivo così tanta speranza in voi, figli miei… - l’espressione sul suo volto era gelida come suo solito. – E tu, Aiden, pensavi che non ci saremmo accorti del tuo piccolo virus? Mi deludi amico mio… non ti ho mai visto venire meno alla tua parola…
 
- Simon, svegliati e guardati attorno! È questa la follia che desideravi?! Sei ancora in tempo per fermarti, Simon! Non lasciare che quel folle di Gunnarson ti controlli oltre!
 
- Steinberg ha ragione! Dov’è finito il Simon che ci ha salvato dalla strada, che ci dato una nuova vita?! Questo non è il tuo sogno, Simon! Ti prego, fallo per noi, fallo per l’ideale in cui credevi!
 
I due vennero ammutoliti dalla risata dell’uomo, che ora esibiva un’espressione di pura follia in volto. La terra iniziò a tremare.
 
- Farlo per voi?! Hahahahahahaha! Per anni ho pensato che avrei potuto condividere il mio ideale con le persone a me care, ho pensato che avrei potuto condividere il peso del fardello che porto sulle spalle. Ma non è così… io ed io soltanto sono destinato a cambiare il mondo… Alla fine Niklas aveva ragione, voi non siete stati altro che gli strumenti per raggiungere il mio scopo, e ora che avete compiuto il vostro compito… vi state ribellando a me… al destino che voi stessi avete plasmato… - Simon lanciò un’ultima occhiata ai suoi figli, al suo vecchio amico e ai due ragazzi. – Voi siete l’ultimo ostacolo prima di raggiungere il futuro della mia visione… e come tale… dovrò eliminarvi…
 
In un battito di ciglia, il terreno di fronte a Simon si sgretolò, generando due spuntoni che fulminei si gettarono verso Aren e Aiden. Appena prima dell’impatto, Diana riuscì a spingere Aren fuori dalla traiettoria, riuscendo a guardare il suo volto un’ultima volta prima di essere colpita.
Roy era rimasto troppo lontano dal padre per poter intervenire, dovendo assistere alla scena col fratellino fra le braccia.
I corpi dei due si accasciarono al suolo, venendo coperti dalle urla disperate di Aren, Roy ed Emil.
Aiden volse un ultimo sguardo verso i due figli, potendoli finalmente vedere insieme dopo anni. Un velo amaro di lacrime bagnò i suoi occhi, mentre un impercettibile “addio” riuscì a farsi strada fra il sangue che gli colava dalla bocca. Un ultima lacrima, e poi, il vuoto nei suoi occhi.




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