Soundtrack e pop corn. Lettere ad un amante che non fu mai tale.

di LadyStone
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Celeste Nostalgia
 
“Vederti un istante sopra un treno..”
Ti ho ancora negli occhi mentre, sacca alla mano e chitarra in spalla, ti mettevi in fila per salire su quella carrozza. I tuoi capelli legati, il mio maglione preferito che spuntava da sotto il giaccone e il tuo profumo sul mio cappotto.
Era il giorno dopo i morti, ma per me era stato il paradiso.
“Faccio scalo a Roma, sto solo mezz’ora o poco più”  e cosa me ne importava? Per me fossero stati anche solo dieci minuti, mai me li sarei fatti sfuggire.
Finalmente soli nella moltitudine di persone che affollano la stazione ogni giorno, una folla di volti sconosciuti che non avrebbero mai badato a noi, alle tue braccia che mi tenevano stretta a te, ai nostri occhi che si accarezzavano lieti finalmente di potersi guardare come volevano. 
Ricordo ancora quel giorno, sono passati solo una manciata di mesi, eppure sembra una vita fa. 
Come mi hai stretta quel giorno! Come mi hai tenuta vicina a te! Come non avevi mai potuto fare prima, come entrambi desideravamo. 
Eri vero quel giorno, dovevi esserlo, non posso essermi ingannata così…eppure non hai mai sorriso come in quella foto di pochi giorni fa.
“Allora me lo dai questo bacio?”
“Sicura che non ci siano pericoli?”
Non si dovrebbe mai chiedere un bacio, non si dovrebbe spronarlo, neanche con un paranoico come te.
Mi hai baciata quel giorno, in quella mezz’ora abbondante mi hai baciata tre volte.
Un bacio è qualcosa di intimo, simbolo di grande appartenenza, molto di più di una scopata…e allora perché?
Perché mi hai detto che i miei occhi ti parlavano, che ti dicevano tante cose? 
Perché non mi hai portata in un bagno e non hai goduto in me? 
Perché hai scelto di unirci in un legame profondo che poi, da li a poco, hai cominciato a spezzare?
Se chiudo gli occhi posso ancora sentire le tue labbra soffici, morbide, calde. Posso rivedere lo sguardo che avevi quando mi hai baciata nuovamente prima di passare i tornelli del binario.
Poteva essere solo un gioco? No, non lo era.
Siamo stati noi e nostri per quella mezz’ora e per le tre ore seguenti, tu nella tua carrozza ed io nella mia casa.
Nostri…nostri…nostri.
Ma come dice Cocciante “ La vita non dura mai una sera, il tempo di una follia, che breve fugge via” perché dopo la nostra mezz’ora è iniziata l’inesorabile corsa verso il baratro.
Perché non mi hai fermata? 
Perché hai inclinato sempre di più il piano?
Non si dovrebbe mai chiedere un bacio, questa è stata la nostra maledizione, da lì è cominciata la fine.
“Un lampo negli occhi, ciao, d’accordo fa male ciao, ma tu…”
Tu? 
Ancora me lo sto domandando e forse me lo domanderò per sempre.
 




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