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Fernando Maldonado, purtroppo, è morto. -
Con
poche, semplici parole, le nostre speranze sono distrutte.
Mi
copro la bocca con la mano e reprimo un gemito di dolore. Mi sembra
di essere stato colpito da un pugno allo stomaco.
Tante,
troppe disgrazie si sono abbattute sulla nostra famiglia.
Sento
i respiri affannati di Guglielmo e gli cingo le spalle con il
braccio. Come me, anche lui è sconvolto.
No,
non posso abbandonarlo.
Il
mio dolore, per quanto dilaniante, non mi sottrae alle mie
responsabilità di fratello maggiore.
Avrò
il tempo di piangere le mie nuove lacrime, in completa solitudine.
-
Povero papà… - sussurra. Riderei, se la situazione non
fosse così disperata.
Gugliemo
è sempre stato animato da un ardente desiderio di giustizia,
forse superiore persino al mio, e ha sempre biasimato nostro padre
per i suoi crimini.
Eppure,
in quest’istante, il giudice intransigente è scomparso
ed è rimasto solo il figlio sofferente.
Il
suo cuore urla l’amore filiale per troppo tempo represso e
trattato come una debolezza.
La
rabbia, per un istante, brucia nel mio cuore. Papà, non ti è
bastato il male che ci hai fatto?
Guglielmo
non merita una nuova, atroce amarezza.
-
Sapevamo che sarebbe successo… Sapevamo che prima o poi doveva
morire… Lui ha voluto che fosse così… -
sussurro. Mi pento di queste parole.
E’
la verità, ma, in questo modo, aggiungo dolore al cuore già
amareggiato del mio povero fratello.
Di
nuovo, gli ricordo il dolore che nostro padre ha lasciato dietro di
sé, con le sue decisioni scriteriate.
E
lui non merita di soffrire così.
-
No… Non ci posso credere… Non può essere vero
che mio padre sia morto, Alejandro… Perché…
Perché questo è un dolore insopportabile.. Sento che mi
si spezzerà il cuore… Gli volevo tanto bene, sai?-
mormora tra i singhiozzi.
I
suoi occhi castani, rossi di pianto, cercano i miei e io, d’istinto,
lo stringo contro il mio petto. In questo momento, mi sembra un
bambino spaurito.
Gli
darò il conforto di un padre, anche se il mio cuore è
lacerato.
Lo
sento singhiozzare tra le mie braccia e, con gesti lenti,
apparentemente pacati, gli massaggio la schiena, rotta da nuovi,
strazianti singhiozzi.
-
Sì… E’ un dolore insopportabile… Piangi,
piangi… Su, sfogati. Tira fuori tutto il dolore che ti sta
soffocando. Coraggio, fratellino, sfogati. - sussurro.
Guglielmo,
provato, si lascia cadere su una sedia e continua a piangere.
Con
un sospiro, mi inginocchio e appoggio la fronte contro la sua. Voglio
proteggerlo, per quanto mi è possibile.
Sento
le sue mani sulle mie spalle e il suo respiro sempre più
affannoso. Mi fa stare male questa sua reazione, ma resto immobile,
silenzioso.
Per
quanto possibile, Guglielmo deve liberarsi di questo peso opprimente.
Solo
così potrà ricominciare a vivere e a costruire il
futuro che merita.
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