Tutto ciò che vuoi

di Doctor Nowhere
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Carlo raccolse un paio di pantaloni da terra, li piegò alla bell’e meglio e li infilò a forza nel cassetto strapieno. Neanche cinque minuti di lavoro aveva già il mal di schiena.

Carlo scosse la testa. Tutto inutile. Ci sarebbero volute settimane per rendere abitabile quella topaia. Non che fosse così bella, comunque. I buchi nell’intonaco, la libreria semidistrutta e il divano unto e consumato non erano colpa sua.

«Mi domando perché il mio signore viva in un luogo così desolato». Sorieno stava spaparanzato a mezzo metro da terra «Dopotutto, se non ho inteso male, il mio signore ama la vita di mondo, e questa abitazione è assai distante sia dai locali notturni che dall’Università» si abbassò di quota e passò un dito sul pavimento. Lo ritrasse di un colore grigio topo «Per non parlare del fatto che sarebbe possibile sdraiarsi per terra e agitare le braccia per creare un angelo di neve, solo che, beh» tirò fuori la lingua biforcuta e strofinò con foga il dito «Con la polvere»

Carlo gli rivolse un’occhiata di sbieco. Come se quel demone potesse capire il concetto di affitto.

«Sapete che potrei darvi una mano, vero mio signore? Con un solo desiderio potrei liberarvi di tutto questo marciume.»

Carlo raccolse un paio di tazze abbandonate sulla scrivania da chissà quanto tempo e le appoggiò nel lavandino già stracolmo di piatti, pentole e posate. Alcune stoviglie erano abbandonate lì da tanto tempo che i rimasugli di cibo avevano attirato un nugolo di mosche.

Sorieno gli si parò davanti «Dico sul serio, mio signore. Siete a un solo desiderio di distanza da una casa ordinata e pulita. Sono certo che la qualità del vostro vivere ne guadagnerebbe non poco. Potreste anche scegliere di trasferirvi in un altro tipo di abitazione, uno decisamente più adatto ai vostri gusti…»

Carlo scartò di lato e raccolse un altro calzino spaiato. Era un paio di giorni che quel demone continuava a tormentarlo. Sapeva di non potersi fidare, quindi non voleva esprimere desideri a caso. Forse avrebbe dovuto decidersi a cacciarlo una volta per tutte. I postumi della sbornia comunque sarebbero passati da soli… ma in effetti c’era la questione della macchina.

In fondo la presenza di quella bizzarra creatura non era poi così insopportabile. Si limitava a vagare qua e là nelle vicinanze, e ogni tanto faceva un commento su qualcosa che non andava. Era come avere un coinquilino, uno di quelli che non fanno niente di utile per la casa. Quantomeno non era uno di quelli che svuotano il frigorifero alle tue spalle.

Carlo sbadigliò e si sedette sul divano. C’era anche un’altra cosa da fare, che ormai aveva rimandato troppo. Doveva scriverle.

Prese il telefono, aprì la chat e iniziò a digitare

Ciao, Sara, come stai? Ascolta...’

Fece una smorfia e cancellò tutto. Ma cosa gli saltava in mente? Era patetico. Meglio chiamarla. Compose il numero ma rimase immobile con il pollice a un millimetro dall’avvio della chiamata. Gli tremavano le mani. Appoggiò il telefono e sprofondò la faccia nei cuscini lerci.

«Qualcosa non va, mio signore?» Sorieno fluttuava a mezzo metro da terra, il cilindro calcato sugli occhi.

«Non posso farlo» sospirò Carlo. Tirò su col naso «So cosa mi dirà. Dirà che sono immaturo e scansafatiche. E avrà ragione. Non ho un lavoro, i corsi non li seguo neanche più… e con lei mi sono comportato malissimo. Faccio schifo»

«Via, via, che discorsi sono questi?» Sorieno si tirò in piedi e fluttuò verso la scrivania. «Se questo è ciò che temete, la soluzione è a dir poco lapalissiana»

«E sarebbe?» ma rapalissiana era davvero una parola? Probabilmente se l’era inventata.

La punta del bastone picchiettò sul computer «Beh, se i vostri problemi derivano dalla mancanza di un lavoro… non vi resta che trovarne uno.»

«La fai facile» borbottò Carlo «Non c’è niente di decente, là fuori»

Il demone spalancò le labbra nel suo solito ghigno. Ormai Carlo ci si era abituato «Io vi consiglio di provare ancora una volta, mio signore. Dopotutto che vi costa?».

Ecco, se c’era una cosa che gli mancava era ricevere consigli e frasi motivazionali da un demone. Carlo sospirò, ma si tirò in piedi. Sarebbe stata una perdita di tempo, ma cos’altro poteva fare?

Accese il computer e iniziò a ricercare le offerte.

«Uuh. Guida turistica» Sorieno sgranò gli occhi. Il mostriciattolo era come un bambino a Natale.

«C’è la fregatura. C’è sempre.» Carlo si sorresse il viso con le mani, e riprese a scrollare la pagina «Ecco. Guarda un po' là. Serve una conoscenza approfondita del folklore, ovviamente, che non ho…»
«Ma si può imparare!» Quel demone sapeva essere insopportabile, col suo ottimismo.

Carlo scosse la testa «Serve sapere emozionare un pubblico… non credo di essere in grado»

«Vi sottovalutate, mio signore»

«Mah… ah, ecco. Serve sapere almeno una lingua straniera. Niente da fare.»

«Non scoraggiatevi, mio signore, cercate ancora»

Carlo sbuffò, e aprì una pagina diversa.

«Wow. Cameriere. Non pensate che possa fare al caso vostro?» la coda da scorpione si agitava avanti e indietro, a un soffio dalla sedia di Carlo.

Carlo batté un pugno sul tavolo «Ma proprio no! Hai idea di quanto sia faticoso? Stare in piedi tutto il tempo… dover correre da una parte all’altra portando piatti… e poi, hai visto in che condizioni è la mia stanza? Ti sembra che potrei apparecchiare la tavola per qualcun altro?»

Gli occhi del demone schizzarono da una parte all’altra dell’appartamento «In effetti…» tornarono a fissarsi sullo schermo «E questa offerta da barman? Che ne dite, mio signore? A giudicare da come eravate al nostro primo incontro direi che voi ne sapete qualcosa di alcol, no?»

Ah, pure le frecciatine? Sarebbe stato un motivo in più per buttarlo fuori. Peccato che poi avrebbe dovuto pagare il meccanico per sistemare la macchina.

«Punto primo, bere cocktail non mi rende bravo a prepararli» bofonchiò Carlo «Secondo, quel bar è dall’altra parte della città. Come ci torno a casa alla fine del turno? E terzo, hai visto la paga? Con quella sistemo sì e no l’affitto…»

Si alzò di scatto. La sedia si rovesciò a terra. Era tutto inutile, lo sapeva. «Te l’ho detto, ci ho provato… non c’è niente che faccia al caso mio»

«Oh, ma che peccato» il demone fece schioccare le nocche «E quali caratteristiche dovrebbe avere un lavoro per essere adatto a voi? Insomma, che cosa vorreste?»

Carlo si sdraiò sul divano. Ma che domanda era?

«Beh, comunque io dovrei studiare, quindi mi servirebbe un lavoro di poche ore a settimana. Non deve richiedere troppe energie, dato già sono sempre stanco di mio.»

Incrociò le braccia dietro alla testa «Poi servirebbe qualcosa che io sia in grado di fare, e non so fare quasi niente.» fece ciondolare una gamba giù dal divano «Deve pagare abbastanza da potermi permettere di vivere bene… non chiedo di nuotare nell’oro, solo di arrivare a fine mese con qualche extra per svagarmi. Ah, e ovviamente vorrei qualcosa abbastanza vicino… non voglio dover fare tutti i giorni avanti e indietro per ore».

Risuonò uno schiocco di dita, seguito dal piccolo campanellino. Carlo scattò a sedere «Che cosa hai fatto?»

Il demone congiunse le dita, distolse lo sguardo e fischiettò, falso innocentino. Carlo gli corse incontro e lo afferrò per il bavero della camicia «Che diavolo hai fatto?»

Sorieno alzò le spalle e distolse lo sguardo «Che posso dirvi, signore… avete ragione. Il mondo è noioso e monotono, e non dà mai ciò che si vuole. Mi sono permesso di dargli una piccola spinta»

La coda da scorpione si contorse, poi il pungiglione si drizzò verso il computer, come a indicarlo. Carlo mollò la presa e si diresse alla scrivania. Dietro di lui, Sorieno si riassettò l’abito con qualche colpetto.

Una nuova offerta di lavoro era comparsa sullo schermo. Un semplice posto da impiegato part-time, giusto dall’altra parte della strada. Nessuna competenza particolare richiesta. E la paga… «Ma è uno scherzo? Come può pagare così tanto un lavoro del genere?»

Alle sue spalle Sorieno tossicchiò.

Carlo digrignò i denti «Non aspettarti un ringraziamento, demone! Non ti ho chiesto di trovarmi questo lavoro!»

«Questo è… parzialmente vero» Sorieno si avvicinò, e poggiò una mano sulla scrivania «Tuttavia, signore, davvero vorreste rifiutare l’impiego che ha tutte le caratteristiche da voi richieste? Volete qualcosa in più? Si può organizzare…»

«Non voglio qualcosa in più!» Carlo incrociò le braccia «Ma dov’è la fregatura? Cos’è questa ditta, questa…» si voltò per rileggere il nome sullo schermo «OEFROM? Non l’ho mai sentita. È tutto troppo bello per essere vero.»

«È proprio questo il punto!» il demone si alzò di qualche altro centimetro, e fece una piroetta in aria «Io esaudisco i desideri. È esattamente quello che faccio.»

Carlo mugugnò. Sapeva di non potersi fidare.

«Suvvia, signore, non fate quella faccia. Nessuno vi costringe ad accettare la mia offerta, dico bene?»

Il demone non aveva tutti i torti. Carlo si girò di nuovo verso lo schermo. L’offerta era davvero la più allettante che avesse mai visto. «Come faccio a sapere che è reale? Che non è un’illusione?»

Sorieno fece roteare il bastone «Mi state forse dicendo che vorreste una prova della mia buona volontà?»

«Puoi biasimarmi?»

Il demone si calcò il cilindro sul capo «Non intendo farlo, signore. Tuttavia noi demoni siamo estremamente vincolati ai termini… non posso esaudire un desiderio se non viene formulato. Quindi lo ripeto: volete una prova della validità dell’offerta di lavoro?»

Carlo si carezzò il mento: «Sì, sì, voglio una prova»

Altro schiocco di dita, altro tintinnio, più nitido questa volta. Poi, il silenzio. Il demone si accarezzò il pizzetto, soddisfatto. Agitò un dito a mezz’aria, come a dirigere un’invisibile orchestra.

Carlo aprì la bocca, ma non fece in tempo a dire nulla che venne interrotto dal trillo del telefono. Era un numero sconosciuto.

«Suggerirei di rispondere» sussurrò soddisfatto Sorieno.

Carlo premette l’icona verde: «Pronto?»

«Pronto, buongiorno, parlo con il signor Mancini Carlo?»
Era una voce di uomo. Il tono era gentile ma deciso.

«Sì… sì, sono io» deglutì, nervoso.

«Buongiorno. Senta, la chiamo per conto della OEFROM, abbiamo ricevuto il suo curriculum e siamo molto interessati alla sua candidatura per l’offerta di lavoro che abbiamo pubblicato.»

Carlo coprì il telefono con la mano. «Hai mandato il mio curriculum?»

Sorieno si grattò una guancia «Certo che l’ho fatto. Mi sono occupato di tutta la parte burocratica. Ora accettare o rifiutare sta a voi.»

Carlo si rimise in ascolto «… quando siete più comodo, comunque.»

«Mi scusi, potrebbe ripetere? Ho… ho avuto un attimo un problema con la linea»
«Naturalmente. Le dicevo, potrebbe passare per un colloquio, per discutere tutti i dettagli del caso? Siamo aperti quasi tutto il giorno, quindi può venire quando vuole»

A Carlo mancò il respiro: «Davvero? È… fantastico, grazie mille. Potrei venire anche questo pomeriggio?»

«Guardi, per quel che mi riguarda può anche passare tra cinque minuti»

«La ringrazio molto. Arrivederci»

Carlo riattaccò, e alzò lo sguardo per poter fissare il demone in viso. Sulla faccia di Sorieno aleggiava sempre il solito sorriso esagerato, e i suoi occhi di ghiaccio brillavano.

Carlo si strofinò le ginocchia. Aver dovuto dipendere dal suo intervento non era il massimo, ma era stato davvero provvidenziale.

«Grazie» disse a mezza voce. Quello si limitò a fare un piccolo inchino.

Il ragazzo si infilò una camicia abbastanza bianca da sembrare pulita, dei pantaloni vagamente decenti e si fiondò fuori di casa. Il demone lo seguì a rotta di collo.





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