Guardami, sono il mostro che tu hai creato

di Galletas
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Martín si svegliò per colpa del sole che filtrava dalla finestra, sentiva di non aver dormito a sufficienza e che quindi molto probabilmente sarebbe stato più irascibile del normale, si augurò che nessuno della banda avesse voglia di fare il cretino più del necessario quel giorno. 
Era ancora girato su un lato rivolto verso la parete quando svegliandosi completamente si rese conto che non era da solo nel suo letto quella mattina, si girò lentamente con attenzione, per non svegliare la persona che aveva al suo fianco,
Andrés aveva gli occhi chiusi, la sua vestaglia di seta rosso carminio contrastava drasticamente con le lenzuola bianche del letto, si erano addormentati insieme dopo che avevano passato una delle nottate più spensierate degli ultimi anni, almeno rispetto agli ultimi anni vissuti l'argentino, lo spagnolo si era addormentato e adesso Martín aveva l'onore di vedere il suo petto alzarsi ed abbassarsi ad un ritmo regolare, era bellissimo non c'era nessun altro aggettivo che gli venisse in mente, nonostante lo stato di incoscienza continuava ad avere un atteggiamento signorile,
le braccia che erano sopra il petto con le dita delle mani intrecciate tra loro,e il viso,
quel viso dai tratti ben definiti ma dolci, la pelle del viso che sembrava così morbida, accogliente, Martín si ricordava ancora perfettamente della sensazione delle labbra dello spagnolo sulle sue, sembrava come se stesse baciando della seta, una sensazione che non ritrovò più in nessun altra persona.
Per un attimo si domandò che sarebbe successo se si fosse semplicemente avvicinato e gli avesse dato un leggerissimo bacio sulla guancia, probabilmente Andrés si sarebbe svegliato e quello era l'ovvio,
ma poi? Si sarebbe arrabbiato scappando in fretta e furia dal suo letto oppure magari ci avrebbe riso sopra facendo una battuta? Chiaramente la parte razionale di Martín non gli permise di fare neanche mezzo movimento e lui gliene fu enormemente grato, perché lui ed Andrés avevano da poco ricominciato ad avere un rapporto che rasentava la normalità (la loro normalità ovviamente) e non voleva assolutamente che Andrés pensasse che lui aspettasse solo che abbassasse la guardia per saltargli addosso come un maniaco sessuale, no, Martín voleva dimostrare ad Andrés che poteva fidarsi e che lui non era un animale che pensava solo al sesso, così rimase a debita distanza e lo ammirò, non c'è verbo migliore per descrivere il suo sguardo mentre con attenzione cercava di catturare ogni minimo dettagli della persona, del semi dio, che aveva affianco, era praticamente ipnotizzato, incantato da tutta  quella bellezza quando Andrés ancora completamente immobile aprì bocca
“Se continui a guardarmi così mi consumerai"
Martín si paralizzò, per un attimo sembrò quasi avesse perso l'abilità di parlare
“Se-..sei..sve-sveglio"
cercò di fare un respiro profondo, si sentiva come un bambino beccato con le dita in un barattolo di marmellata

“Certo che sono sveglio, come potevo continuare a dormire se sentivo il tuo sguardo perforarmi tutto il corpo, ti dico che per un attimo per quanto era intensa tutta l'atmosfera ho pensato che ti saresti buttato su di me per divorarmi la faccia"
disse l'ultima frase ridendo, Martín però non lo accompagnò ridendo a sua volta, perché Dio solo sa quanto quella idea avesse allettato la sua mente e il suo corpo, e quanto poco gli sarebbe bastato per cedere alla tentazione

“Non lo farei mai (il suo tono era serissimo, sembrava quasi volesse autoconvincere se stesso al cento per cento che non l'avrebbe mai fatto) non tradirei mai la tua fiducia in questo modo, cogliendoti di sorpresa"
“Lo so, ne sono certo che non lo faresti mai, credo che io abbia più fiducia in te di quanta tu non ne abbia di te stesso"
“Che vuol dire questo?"
Per i gusti di Martín stavano facendo discorsi troppo contorti per essere mattina presto

“Vuol dire che tu non ti fidi di te stesso quando sei con me"
Andrés aveva ancora gli occhi chiusi, non si era mosso di mezzo millimetro

“Non è così io mi fido di me"
“Ah sì? Allora dimmi guardandomi negli occhi che neanche che per momento ti ha sfiorato l'idea di replicare la scena dove l'aitante  principe azzurro bacia Biancaneve per farla svegliare"
Andrés gli puntò gli occhi addosso, sul viso un ghigno come di una persona che sapeva di aver indovinato ogni singolo pensiero formulato dalla mente brillante che aveva di fronte, e per la prima volta Martín si sentì a disagio, si sentì nudo completamente esposto

“Guarda che non sono un animale"
la frase uscì come un sussurro, lo sguardo rivolto verso le lenzuola, si sentiva quasi offeso che Andrés pensasse che non avesse autocontrollo

“Lo so, lo so Martín «però sei innamorato che è più o meno la stessa cosa o forse peggio» infatti mi sembra che non ci siano problemi o sbaglio? Se avessi voluto fare qualcosa l'avresti fatto"
Non erano neanche le sette del mattino e l'argentino già si sentiva stremato, tanto che per lui la giornata non ancora iniziata poteva benissimo già finire lì,
così decise di virare e di cercare di alleggerire la situazione anche perché la seconda opzione sarebbe stato avere una crisi isterica

“Ma non è che forse è lei Signor De Fonollosa che bramava di essere svegliato con un bel bacio appassionato da questo meraviglioso latino americano che ha di fronte? Perché se è questo il suo desiderio posso rimediare"
terminò la frase facendogli un occhiolino

Andrés rise
“Devo essere sincero per quanto l'offerta mi tenti parecchio credo che rifiuterò"

“Peggio per te sai che gli esperti hanno detto che la carne argentina è la migliore del mundo"
“Ah beh certo se lo hanno detto "gli esperti" (fece con le dita il segno delle virgolette) allora mi toccherà crederci"
“Dio come ti odio"
Martín con un tonfo si era ributtato con tutto il suo peso sul letto affondando la testa nel cuscino

“Sul serio non so se riuscirete a passare attraverso la porta entrambi tu e il tuo egocentrismo così ingombrante"
fece un gesto con le mani per rendere ancora meglio l'idea di quanto smisurato considerasse il suo ego

“Berrote da quando sei così fastidiosamente scortese? Dove sono le tue buone maniere non sai che puoi rischiare di ferire qualcuno con la tua schiettezza così rude?"
Martín vedeva chiaramente che stava tentando di sviare il suo sguardo per non scoppiare a ridere
“Oh, e chi avrei ferito, te per caso?"
“Esattamente, non vedi come le tue parole mi hanno colpito nella parte più intima della mia anima? Mi sento oltraggiato e chiaramente profondamente ferito dalla tua offesa"
“Sì sì ma infatti si vede perfettamente, l'offesa l'oltraggio, non so come potrò guardare la mia immagine riflessa allo specchio d'ora in poi
con tutto questo senso di colpa che sento dentro"

“ed è così che dovrai sentirti per il resto della vita"
Martín scosse la testa
“Sei un figlio di puttana lo sai no?"
“Sì diciamo che tendi a ricordarmelo più spesso di quanto desidererei quindi è abbastanza difficile da dimenticare"
“Tu smetti di esserlo ed io smetto di dirtelo lavoro di squadra Fonollosa"
Andrés rise, una risata dal suono basso roco seducente, improvvisamente quel letto che stavano condividendo era diventato pericolosamente  troppo stretto, angusto, senza nessuna eventuale via di fuga, Martín per un attimo si sentì in trappola, alla faccia dell'autocontrollo si disse maledicendo se stesso

“Chi pensi di essere per parlarmi in questo modo, è Martín?"
Andrés non si era mosso di mezzo millimetro ma Martín si sentiva come sopraffatto da quella voce che continuava ad essere bassa ed avvolgente
come se fosse di velluto

“Credo che le persone mi definirebbero il tuo migliore amico"
tentò di ridarsi un po' di contegno

“Non dirmi come ti definirebbe la gente, anche perché molte delle persone con la quale uscivamo un tempo pensavano che noi fossimo più che amici"
“Aspetta che cosa?"
Questo non lo sapeva non pensava che la gente pensasse che loro due..

“Oh sì sì molto spesso mi è stato chiesto se tra noi due ci fosse qualcosa di più..intimo diciamo"
 “PENSAVANO CHE SCOPASSIMO?"
“Appunto, ecco il tatto e le buone maniere di cui citavo prima, sei un caso disperato mio brillante ingegnere, e poi comunque perché questo stupore,
visto la naturalezza con la quale stiamo uno accanto all'altro non sarebbe così assurdo da pensare"

Martín aveva gli occhi sbarrati la bocca aperta, Andrés de Fonollosa, il suo migliore amico, quello con cinque matrimoni alle spalle, quello che l'aveva baciato e poi gli aveva fatto un discorso di come avrebbe dato qualsiasi cosa per provare quello che Martín in quel momento stesse provando, ma che sfortunatamente questo non sarebbe mai potuto succedere perché troppo etero, quella stessa persona adesso stava candidamente ammetendo che la gente pensava che stessero insieme e ancora più candidamente stava dicendo che era comprensibile, che non era affatto strano visto la.. come l'aveva definita «naturalezza» con la quale stavano uno accanto all'altro,
ma che anzi era lui che stava esagerando con la sua reazione

“E- e scusami tu quando domandavano cosa rispondevi?"
Andrés fece un sorriso
“Che eravamo solo amici, anche se devo ammettere a volte mi piaceva giocare e prenderli in giro quindi magari dicevo una cosa ma facevo capire che c'era un doppio senso o che c'era dell'altro sotto"
il sorriso di Andrés si era trasformato in un ghigno e puntava verso Martín che non avrebbe dovuto assolutamente sentirsi così euforico così su di giri,
alcune persone vedendoli insieme avevano supposto che fossero una coppia, innamorati l'uno dell'altro, era assurdo  quasi un sogno, non negò che gli piaceva l'idea dell'apparenza che davano quando erano insieme, che poi comunque pensandoci in modo più razionale non era un'idea assurda alla quale credere perché era vero quello che diceva Andrés, si rendeva conto che il concetto di amicizia che avevano loro era alquanto disfunzionale rispetto all'idea tradizionale di amicizia, loro fin da subito con totale disinvoltura avevano portato questo concetto all'estremo, quindi no, pensandoci bene non era affatto bizzarro che la gente speculasse sul loro rapporto,
però di nuovo la gravità del pianeta terra lo riportò con i piedi ben salti sul pavimento quando Andrés rispose alla sua domanda, 
perché quando gli venivano chiesti «chiarimenti» sulla natura della loro relazione lui rispondeva che erano amici, e solo quando voleva scherzare, divertirsi,
prendere in giro, faceva trasparire tramite le sue risposte che c'era qualcosa in più sotto, qualcosa di più tra di loro, e questo rivelazione in maniera totalmente stupida e sciocca in qualche modo l'aveva ferito, il fatto di sapere che per lui era un gioco, per lui era sempre tutto un enorme gioco, tanto che per un attimo si sentì intimamente offeso, chissà quante volte lo aveva portato con lui nei bar, alle mostre, nei teatri, solo per mostrarlo come si fa con i cani nei concorsi di bellezza,
solo per il suo puro sadico e perverso intrattenimento nel rispondere alle persone di turno che domandavano
«Lui, ah lui è Martín, chi è Martín? Il mio migliore amico o forse qualcosa di più, sarà forse il mio amante? Chissà,
  lascio alla vostra fantasia la libertà di trarre la conclusioni che più vi aggrada»

“Senti dovresti alzarti" 
“Chiedo scusa?" Apparentemente Andrés si sentiva oltremodo insultato dalla sua richiesta
“È la prima volta che mi cacciano via da un letto come una sgualdrina da quattro soldi, di solito anzi mi pregano di restare"
ed ecco di nuovo quel ghigno bastardo egocentrico,
affascinante, seducente e incantevole bastardo egocentrico

“Beh allora vorrà dire che sperimenterai qualcosa per la prima volta, come si dice non è mai troppo tardi per vivere nuove esperienze, fuori dal mio letto Fonollosa"
stava tentando di avere un tono fermo che non ammettesse repliche ma le sue guance erano in fiamme,
d'altro canto Andrés non mosse un solo muscolo per niente sorpreso o tantomeno intimorito dal tono di Martín,
le lenzuola ancora dolcemente adagiate su i suoi fianchi e le spalle elegantemente appoggiate sulla testiera del letto, il tutto completato da un sopraciglio alzato

“Dico sul serio che penserà Sergio se ti vede qui? se ci vede così? Ti posso assicurare che lui non avrà bisogno delle tue risposte ambigue per farsi un'idea sbagliata"
non era vero, o meglio sì, Sergio avrebbe sicuramente pensato male ma a lui onestamente non importava molto, in quel momento aveva solo bisogno di una scusa per restare da solo, o meglio per  far andare via Andrés, la sua presenza così come il suo profumo così invitante, inebriante intossicante lo stavano facendo impazzire, e soprattutto dopo quello che aveva scoperto aveva assoluta necessità di avere un attimo di pace da solo con i suoi pensieri

“Ti-ti prego.."
in un altro momento avrebbe sicuramente trovato la scena esilarante, stava pregando anzi no supplicando, l'amore della sua vita di andarsene
quando anni fa avrebbe fatto qualsiasi cosa per farlo rimanere, doveva ammettere che la vita aveva un senso dell'umorismo parecchio contorto.

Andrés non disse una parola, lo guardò con un'espressione corrucciata e poi con una grazia degna di un Dio si alzò,
“A-andrés, aspetta, aspetta un attimo.."
lo spagnolo non lo degnò di uno sguardo e con un colpo secco si chiuse la porta alle spalle senza guardarsi indietro, perfetto semplicemente fantastico,
se il buongiorno si vedeva dal mattino quella giornata poteva soltanto che peggiorare, meraviglioso pensò Martín.


Martín sentiva il bisogno di dover parlare, di dovergli dare una spiegazione, sentiva anche la necessità di voler fuggire più lontano possibile da lui,
e non sapeva bene il perché onestamente sentisse dentro di lui quel tipo di contraddizione, scese per la colazione, tutto sembrava normale tutti si comportavano come sempre, tutto sembrava esattamente uguale a tutti gli altri giorni, nessuno sospettava nulla, nessuno aveva neanche lontanamente intuito che in realtà niente era apposto, infatti se qualcuno avesse prestato leggermente più attenzione si sarebbe accorto ad esempio che Martín  era seduto tra Helsinki e Rio quella mattina e non come di consueto vicino a Berlino che era situato a capo tavolo con Sergio seduto a destra e Lisbona seduta a sinistra,
se avessero aguzzato la vista avrebbero preso nota di come Berlino elegantemente lo ignorasse, prestando attenzione a non avere un contatto visivo con lui,
e in fine se per attimo avessero fatto silenzio e lo avessero guardato con più attenzione si sarebbero resi conto dello sguardo pieno di tormento che Martín stava lanciando in direzione di Andrés, avrebbero visto il pentimento ed il rimorso riflessi nei suoi occhi.

Ma purtroppo o per fortuna nessuno aveva notato niente di tutto questo, forse perché realmente erano degli animali incapaci di avere un cervello pensante e quindi incapace di leggere le situazioni o forse (e questa era la risposta che potenzialmente era la più corretta secondo lui) nessuno di loro voleva essere messo in mezzo nel loro dramma che prima riguardava solo il passato ma che adesso apparentemente riguardava anche il presente, fin da subito era stato più che chiaro a tutti il fatto che loro due si conoscessero e che le cose non fossero andate esattamente rosa e fiori tra di loro,
non sapeva precisamente cosa sapessero o pensassero di sapere gli altri membri della banda,
poteva vedere chiaramente che tutti fremevano nel volerne sapere di più
ma nessuno fino ad ora aveva avuto il coraggio di andare da uno dei due o da entrambi e chiedere,
A Martín venne quasi spontaneo guardarli con tenerezza, i bambini aveva timore, timore di “Berlino" sicuramente, e forse anche di lui,
«è un egocentrico psicopatico lui sarà sicuramente un egocentrico psicopatico anche l'altro figurati»
Martín tra sé e sé sorrise soddisfatto, essere considerato alla pari di Berlino o meglio di Andrés lo rendeva enormemente orgoglioso.

“Nairobi cara potresti passarmi la caffettiera?"
Martín fu riportato bruscamente alla realtà, Nairobi alzò un sopracciglio 
“Berlino la caffettiera è di fronte a Palermo chiedilo a lui"
Martín si irrigidì di colpo nel rendersi conto che effettivamente la moka gli stava davanti e che Nairobi era seduta dalla parte opposta,
visibilmente molto più lontana da quell'oggetto rispetto a lui
“Potrei chiederlo a lui ma lo sto chiedendo a te, non sei contenta di essere la mia prima scelta"
le fece un sorriso
“No, quando si tratta di te non vorrei essere neanche l'ultima delle tue scelte, se vuoi il caffè chiedi al tuo amichetto di passarti la caffettiera perché io sicuramente non mi alzerò per servirti, misogino maschilista"
Andrés mantenne la sua compostezza completamente rilassato
“Forse dovresti lasciar perdere la caffeina e cominciare ad avvicinarti di più alle tisane, perché ovviamente hai bisogno di darti una bella calmata"
“Io a questo lo ammazzo"
“Ti aiuto con piacere"
rispose Tokio che era seduta accanto a Denver,
Berlino cominciò a ridere
“Oh ma che carine, cos'è vi sono venute le vostre cose in contemporanea?"
“Ok perfetto adesso basta, professore solamente a titolo informativo voglio informarla che sto per pugnalare Berlino con questa forchetta che ho in mano"
Nairobi si era alzata ed aveva tutta l'aria di stare per attuare ciò che aveva appena dichiarato
“Calmatevi tutti"
Sergio aveva alzato lo sguardo dal libro che aveva portato a tavola
"Nairobi per cortesia rimettiti seduta e lascia quella forchetta"
Nairobi rimase per un attimo con un piedi in avanti la forchetta a mezz'aria ma poi non senza fare una smorfia si arrese e si rimise al suo posto
“Professore e che cazzo ha interrotto la scena sul più bello"
era ovviamente Denver che aveva fatto quel commento così acuto accompagnandolo con la sua contraddistinta risata, Sergio lo ignorò
“Ora, Palermo passa la caffettiera a Berlino per favore"
Martín si mosse come un automa, era rimasto in silenzio per tutta la scena,
prese la macchinetta e stava per passarla ad Andrés quando lui si diresse al professore o meglio a suo fratello
“Sa una cosa professore non lo voglio più, forse dovrei seguire io stesso il consiglio che ho dato a Nairobi e cominciare ad appassionarmi alle tisane, male non potranno fare di certo, quindi lascia stare querido finisciti pure il caffè a me non importa"
finì la frase sorridendo a entrambi, a Martín gli si rivoltò lo stomaco per quel modo artificioso e falso con la quale si era espresso cercando di non far trasparire la verità, ossia che non voleva che Martín lo servisse, che non voleva Martín vicino neanche per il brevissimo tempo che serviva per riempirgli una tazzina
“Come vuoi"
fu l'unica cosa che riuscì a far uscire dalla sua bocca rimettendo la caffettiera nella sua locazione originale di fronte a lui,
Andrés ricominciò a leggere il giornale come se niente fosse, Sergio aveva capito che qualcosa non andasse ma questa volta non aveva nessuna voglia di immischiarsi, l'aveva fatto una volta e da quel che ricorda non era finita bene, quindi questa volta avrebbe fatto risolvere le cose a i due privatamente

“Adesso non lo vuole più, il maschilista"
sibilò Nairobi
“Certo perché lo stava servendo Palermo e questo va contro ogni suo misogino principio, che gran hijo de la gran puta"
se lo sguardo di Tokio avesse avuto il potere di uccidere probabilmente Andrés sarebbe già stato morto stecchito da tempo ormai
“Care sapete che vi sento"
“Quello era lo scopo sì"
“Adorabili"
“Attento a tirare troppo la corda Berlino, non ci sarà sempre il professore a proteggerti"
“Sapete mi sono sempre piaciute le donne decise"
entrambe Tokio e Nairobi sospirarono infastidite provocando subdole risatine per tutta la tavolata.


Andrés nella sua vita non aveva mai sentito la necessità di sfogarsi con nessuno, era abituato a risolvere le cose da solo o tuttalpiù con Martín,
persona che lo comprendeva perfettamente senza bisogno di aprire bocca,  era a suo modo confortante sapere che il suo migliore amico sapesse leggerlo così bene,
sapesse interpretare ogni sua singola espressione del viso ogni gesto, ogni parola,  lui sapeva sempre che cosa volessero significare davvero,
ed ecco perché anche se aveva delle preoccupazioni o qualcosa lo disturbava non aveva bisogno di esprimerlo a parole
perché Martín si rendeva conto subito che qualcosa non andava e iniziava a fare di tutto per alleviare i suoi turbamenti e risollevargli l'umore,
magari cominciando a fare qualcosa di buffo ma non ridicolo,
di divertente ma non imbarazzante,
l'argentino continuava con la sua «missione» fino a quando non riteneva che lui fosse sufficentemente rasserenato per smettere con un sorriso soddisfatto sul volto.

Quel pomeriggio era diverso comunque, da quando alle prime luci dell'alba aveva lasciato la camera di Martín in quella maniera, sentiva come una specie di acidità di stomaco un fastidio che non svaniva nonostante il digestivo che aveva appena ingerito, sentiva la necessità di voler stare con qualcuno non necessariamente di chiacchierare ma di stare in compagnia e visto che Martín per ovvie ragioni era off limits decise di dirigersi in aula dalla sua seconda scelta.
Sergio era seduto alla cattedra e con diligenza stava sistemando dei fogli,
Andrés entrò senza troppe cerimonie
“Berlino?"
Sergio aveva alzato lo sguardo

“Professore"
Andrés si era seduto in un banco in prima fila

“Ti serve qualcosa?"
“No, non posso semplicemente voler godere della compagnia del mio hermanito?"
Sergio sgranò gli occhi
“Sono tutti fuori in giardino Sergio"
Entrambi rimasero in silenzio per alcuni minuti
“Andrés che c'è? Mi devo preoccupare?"
“No tranquillo va tutto bene"
“Ah va tutto bene certo, quindi devo dedurre che la tua improvvisa voglia di compagnia non abbia niente a che vedere con l'episodio di stamattina tra te e ..."
Sergio non disse l'altro nome, non ce n'era bisogno entrambi sapevano a cosa si riferiva o meglio a chi

“Sai è offensivo da parte tua pensare che io venga da te sempre con un secondo fine, è assurdo pensare che voglia passare soltanto un po' di tempo con il mio fratellino?" Andrés alzò un sopracciglio ponendo la domanda, Sergio che gli fece un sorriso
“No, non è assurdo, solo che ero convinto che Martín fosse la tua prima scelta per passare del tempo insieme, anche perché nelle ultime notti vi siete riavvicinati parecchio mi sembra"
Andrés rimase sorpreso da quell'allusione
“Mi scuso a nome di entrambi se abbiamo disturbato il tuo riposo"
Andrés disse la frase con fare altezzoso come se lo infastidisse che Sergio li avesse "scoperti",
come se lo infastidisse che suo fratello avesse assistito ad un momento così privato

“Non mi avete disturbato, non siete stati voi a svegliarmi, ieri notte avevo sete mi sono alzato per andare a prendere un bicchiere d'acqua ed ho sentito delle risate, sai che questo monastero essendo fatto di marmo fa  in modo che anche i sussurri rimbombino?
Beh ho sentito dei mormorii e delle risate non ho indagato molto ma ho localizzato da dove venissero, e quindi ho intuito ci fossi tu con lui"

“Ed hai pensato subito a me, non hai pensato che forse poteva trattarsi anche di qualcun'altro?" «Helsinki ad esempio»
non lo disse ma lo pensò

“Voi due ridete in quella maniera soltanto quando siete insieme, quindi no, non ho pensato a nessun altro"
disse Sergio con calma come se fosse un dato di fatto

“Tra me e Martín va tutto bene"
“Senti Andrés io non voglio entrarci, tu mi hai detto chiaramente di farmi i fatti miei l'ultima volta se non mi sbaglio,
e adesso che? Hai cambiato idea? Improvvisamente devo entrare a farne parte anche io?"

"Díos mío Sergio, se avessi voluto farmi venire un emicrania sarei andato da uno qualsiasi dei componenti della banda!" 
Sergio era ancora seduto sulla sua sedia composto
“Quindi mi vuoi dire che il tuo comportamento di stamattina era un comportamento normale?" 
“Certo normalissimo, anzi questa mattina mi sentivo anche più gentile del solito"
“Ah sì? Allora mi sa che io e te abbiamo partecipato a due colazioni differenti,
perché io questa mattina ho assistito ad un comportamento passivo aggressivo da manuale,
e soprattutto ho visto lo sguardo di Martín terrorizzato, Che cosa gli hai fatto Andrés?"

“Incantevole da parte tua pensare che sia io quello che ha fatto qualcosa, quando si dice amore fraterno"
“Andrés"
Sergio aveva un tono più duro, la sua paziente stava velocemente diminuendo

“Sarà una sorpresa per te già lo so, ma io questa volta non gli ho fatto niente, anzi se vogliamo dirla tutta ha fatto tutto da solo in realtà"
“Sì certo, pero por favor Andrés"
“Sai hermanito la fiducia che hai in me mi lusinga"
“Scusa Andrés io ti voglio bene, solo che non ce lo vedo Martín ad iniziare una lite con te.."
“Ahh certo capisco perché io sì invece no? Io sono sempre il lupo cattivo che fa soffrire il piccolo e indifeso Martín Berrote è questo che pensi no?
Dio Sergio non sarei mai dovuto venire da te adesso sono più incazzato di prima"
Andrés stava cominiciando ad alzarsi deciso ad andarsene

Era girato di spalle quando Sergio decise di aprire bocca
“Senti ascolta scusami ok? Solo che quando si tratta di voi due io non so mai esattamente cosa dire.."

Era la prima volta che Sergio diceva una cosa del genere, era vero che lui e Martín avevano sempre avuto un rapporto che non poteva comprendere più persone al di fuori di loro due, quindi si rendeva conto che Sergio essendo «escluso» da questa relazione così totalizzante non sapesse come muoversi tra di loro,
si girò e vedendo la sua agitazione mentre si sistemava gli occhiali sul naso non potè fare altro che sorridergli con tenerezza

“non abbiamo esattamente litigato con Martín, o meglio forse abbiamo litigato ma non nel modo convenzionale"
«Ovviamente» pensò Sergio, quando mai Martín e suo fratello facevano le cose in maniera «convenzionale»
“Farete pace come sempre"
“Sergio non capisci è più complesso di così"
“Che vuol dire?"
“Vuol dire che mi sto domandando se abbiamo fatto bene ad includerlo in tutto questo.."
le sue parole furono seguite dal silenzio,
Andrés aveva gli occhi fissi sul volto del fratello che nel frattempo si era alzato, il fondoschiena appoggiato alla cattedra, 
aveva un'espressione incredula, gli occhi sgranati e le labbra socchiuse

“Credo sia arrivato il momento che tu mi spieghi cosa è successo"
Andrés annuì e cominciò a parlare...


Quel pomeriggio l'acidità di stomaco ed il malumore erano contagiosi,
Martín andava in giro per il monastero come un'anima in pena in cerca di un posto dove poter stare da solo e lasciare che la tristezza e la frustrazione si impossessassero di lui, uscì attraversò il chiostro e si sedette all'ombra di una delle arcate che ornavano tutto il corridoio esterno, immerso in quel silenzio si permise di incolparsi, incolparsi di aver rovinato tutto, per anni aveva sognato di riavere Andrés nella sua vita e quando il loro rapporto aveva cominciato a riacquistare una certa stabilità, quando sembrava che stessero facendo dei passi avanti ecco che lui aveva dovuto rovinare tutto riportandoli entrambi dieci passi indietro, e adesso Andrés non voleva neanche guardarlo in faccia e lui, lui si sentiva onestamente troppo stanco per ricominciare tutto da capo.
Era da cinque minuti buoni che stava con gli occhi chiusi, la schiena appoggiata alla colonna dell'arcata facendo profondi respiri che entravano dal naso ed esalavano dalle labbra, non sapeva bene cosa stesse facendo non stava avendo un attacco di panico che necessitasse di ristabilire una respirazione regolare, ma allo stesso tempo non riusciva a smettere, forse inconsciamente stava tentando di prendere energia dall'aria che inalava, come se al suo interno si nascondesse una forza in grado di dargli vigore necessario per farlo alzare e ricominciare a combattere per Andrés, per spiegargli perché aveva reagito in quel modo per pregare di perdonarlo,
così ispirava ed espirava in cerca di quello slancio vitale,
era così assorto da sè stesso che non si accorse neanche che avesse compagnia, soprassalì quando una mano gli toccò lievemente la spalla, aprì gli occhi di scatto preso completamente alla sprovvista, dovette impiegare venti secondi più del necessario nel riconoscere Raquel Murillo o meglio Lisbona come era amichevolmente chiamata adesso, stare di fronte a lui completamente immobile
“Scusa se ti ho spaventato, non volevo"
Martìn battè le palpebre un paio di volte prima di rispondere
“No tranquilla è tutto apposto, in fondo eri una poliziotta gli attacchi a sorpresa erano la tua specialità"
Martìn gli rivolse un sorriso, vide come Raquel glielo ricambiò quasi con timidezza
“Sai sembra quasi che i ricordi che ho di me nel corpo della polizia appartengano ad un'altra vita"

Martín non ci mise molto a crederle,
cambiare vita nel giro di due anni perché innamorata della persona alla quale doveva dare la caccia, lasciare la polizia, schierarsi con  «i nemici»,
cambiare nome, lasciare la Spagna con figlia e madre a seguito non doveva per niente essere stato facile per lei.

Raquel gli piaceva, e non solo perché stava con Sergio ma perché in lei vedeva una forza degna di rispetto, perché aveva deciso di cambiare vita senza pensarci due volte, senza guardarsi indietro, senza pentirsi della decisione che aveva preso per lei e per la sua famiglia, per questo era degna di rispetto perché a differenza degli altri componenti della banda non era una ermaginata, non faceva parte dell'ultimo anello della catena alimentare, no, lei era un rispettabile membro del corpo della polizia spagnola di Madrid era una cittadina rispettata, aveva la sua rete di amicizie nella società, aveva una famiglia, insomma era una persona normale,
ecco perché a Martín piaceva, perché nonostante questo aveva deciso di unirsi a quell'insieme di persone ignobili, aveva deciso di mettersi insieme a gli ultimi e l'aveva fatto esclusivamente per amore, questa era stata una scelta coraggiosa e forse leggermente sconsiderata, Raquel era stata una donna coraggiosa e leggermente sconsiderata, e a Martín era da subito piaciuta.

Lisbona si sedette quando Martín gli fece segno con la mano di mettersi vicino a lui, rimasero entrambi in silenzio con lo sguardo che vagava davanti a loro
“Sai mi piace questo posto"
Raquel fu la prima a rompere il silenzio
“Si beh è tutto merito dei monaci sono dei vicini perfetti"

“Sergio mi ha detto che Berlino ha acquistato questo monastero? Dico bene?"
“Beh veramente non l'ha veramente acquistato, aveva offerto a i monaci di pagare per la ristrutturazione di alcune parti fatiscenti che erano davvero mal ridotte,
e quindi loro per sdebitarsi si sono sentiti in dovere di dirgli che poteva alloggiare in un'ala del monastero mentre loro sarebbero stati nell'altra"

“Beh Berlino è stato premuroso, è stato gentile da parte sua decidere di rinnovare quest'abbazia invece di lasciare che tutto cadesse a pazzi"
“Esatto «Premuroso e gentile» che poi sono i tipici aggettivi che si pensano appena si nomina Berlino"
Raquel rise

“Tu sai un sacco di cose, anche se non dovrebbe sorprendermi Sergio mi ha detto che vi conoscevate da tempo voi tre"
Martìn rimase per un attimo sorpreso, quindi Sergio aveva parlato di lui, aveva parlato di loro
“Sì, diciamo che ci conosciamo da un po', che ti ha detto Sergio esattamente?"
«Eccolo Il momento della verità» pensò Martín
“Mi ha detto che voi tre vi conoscevate da un po' di tempo, che tu sei una specie di ingegnere sbarra genio, che avete fatto qualche colpo insieme e che però quando ha deciso di chiamarti per rubare l'oro era da alcuni anni che non vi vedevate"
come sospettava Sergio non gli aveva raccontato niente, aveva descritto Martín come uno di quegli amici che conosci in gioventù, con la quale fai qualche avventura, qualche «ragazzata» ma che poi per dei casi della vita o per colpa del tempo che passa perdi di vista facendolo diventare un «vecchio amico» un «conoscente»,  
 sapeva che avrebbe dovuto arrabbiarsi con Sergio per averlo descritto in quella maniera, ma onestamente non poteva,
perché in realtà non lo biasimava, anche perché cosa avrebbe dovuto raccontarle
«lui e mio fratello erano migliori amici hanno vissuto insieme girando per il mondo mettendo a segno colpo dopo colpo, alcune volte vivevano così in sintonia tra di loro che sembravano essere una coppia, anche se non lo erano anche se il suo migliore amico avrebbe voluto, era pazzamente innamorato di lui, fino a quando da un momento all'altro, dalla sera alla mattina Martín scomparve, da quel momento non l'ho più rivisto fino a quando non mi ripresentai diversi anni dopo alla sua porta, con mio fratello, che per tutti era morto e sepolto con tanto di certificato che lo autenticava, e Martín diede completamente di matto.. ma questa è un'altra storia si è fatto tardi buonanotte amore»


La storia di come si erano davvero svolti i fatti era un susseguirsi di eventi troppo ingarbugliati per essere districati e raccontati come se niente fosse,
anche perché ancora adesso Martín non sapeva esattamente cosa sapesse Sergio di quella notte,
non aveva ancora avuto modo di chiedere ad Andrés delucidazioni in merito,
ecco quello era un altro problema, il fatto che in quella storia centrassero troppe persone, chi più chi meno coinvolte,
quindi significava che inevitabilmente c'erano tre versioni della storia, perché esattamente come affermavano già i sofisti nel quinto secolo avanti cristo la realtà è relativa, ognuno vive le situazioni e poi le racconta dal suo punto di vista in maniera estremamente soggettiva, ecco perché non se la sentiva di incolpare Sergio ed additarlo come bugiardo, perché probabilmente se ci fosse stato lui al suo posto avrebbe fatto lo stesso,
raccontando le cose in maniera superficiale facendo rimanere tutto il più vago possibile.

Sentendo la mancanza di risposta da parte di Mart
ín, Raquel aggiunse
“Ammetto che pensandoci bene non mi ha raccontato granché"
Raquel era imbarazzata, a disagio

“No, però diciamo che in fondo questo è il riassunto della storia, lui l'ha solo resa molto più semplice di quanto lo sia realmente,
però insomma il sunto è quello"
le sorrise cercando di infonderle sicurezza,

Raquel annuì
“Senti parlando di questo, tu quindi conosci Sergio da quando era ragazzo, com'era prima?"
Martín rise “Prima" era esattamente come adesso solo più giovane"
l'ex ispettrice lo guardò fulminandolo con lo sguardo, Martín continuò a ridere
“No sul serio dico, lui è sempre stato..il professore"
Martín non stava mentendo, anche perché si ricordava del primo incontro con Sergio, con il fratello dell'amore della sua vita,
ricordava perfettamente l'ansia e il timore di non essere accettato, sapeva che Sergio era la persona più importante nella vita di Andrés e quindi sapeva che se lui non l'avesse accettato inevitabilmente anche Andrés avrebbe cominciato a dubitare di lui e questo non poteva e non doveva succedere.
Ricorderà per sempre quella giornata a Parigi..


Parigi, 2005

“Ho un ottimo presentimento su come andrà questa serata"
Andrés aveva appena detto a Martín uscendo entrambi dalla porta principale de “Le Général Hôtel",
Hotel di lusso a pochi passi dal centro di Parigi, avevano deciso di trascorrere lì alcuni giorni entrambi alloggiando nella stessa camera, ovviamente, 
c'era già un taxi ad aspettarli fuori che era stato previamente chiamato,

“Sai io e te abbiamo sensazioni molto distinte su come andrà l'esito di questo incontro"
Martín si era seduto per primo sul sedile posteriore con Andrés che gli teneva lo sportello, appena saliti il tassista gli chiese dov'erano diretti


“Bonsoir, nous avons un rendez-vous au "Les Perchoir Marais", merci"
aveva risposto Andrés in un fluido francese, l'autista si era subito messo in moto per portarli alla loro destinazione,

“Perché Sentiamo Martín quali sono le tue sensazioni riguardo questa sera?"
Andrés aveva chiesto distratto con lo sguardo rivolto verso il finestrino

“Ho il presentimento che non gli starò simpatico Andrés per niente, per l'amor di Dio ricordami ancora una volta perché mi sto sottoponendo a tutto questo?"
 Andrés girò il capo facendogli un sorriso

“Beh perché voglio che mio fratello ti conosca, gli ho parlato di te negli ultimi mesi e quindi penso sia arrivato il momento che vi conosciate"
“Mi sento come una delle tue promesse spose che deve fare la conoscenza della tua famiglia"
Andrés scoppiò a ridere buttando leggermente la testa all'indietro, Martín ne rimase affascinato

“No, vedi questo incontro è molto diverso per diversi motivi, il primo motivo è che ci tengo in maniera particolare, lo sto organizzando da giorni, il secondo motivo.."

Andrés si era fermato a mezza frase quasi incerto se dovesse proseguire o no

“Qual è il secondo motivo?"
Martín adesso lo guardava con attenzione, in attesa

“Il secondo è che ho necessità che mio fratello ti conosca, ne ho bisogno Martín, perché per tutta la vita Sergio è stata la persona più importante della mia vita, mi sono preso cura di lui e praticamente l'ho cresciuto, c'è sempre stato solo lui per me, ma adesso, adesso ci sei anche tu e io ho bisogno che vi incontriate
ho bisogno che le due persone più importanti della mia vita sappiamo dell'esistenza l'una dell'altra, ed è per questo che ti do la mia parola dovesse finire il mondo stasera ma voi vi conoscerete, volontariamente o contro la vostra volontà ma lo farete, puoi chiamarmi egoista se vuoi non mi importa"
Martín era rimasto sbalordito dalla risposta, quasi spaventato

“No, non ti definirei egoista però Madre mia se sei intenso"
“Ogni cosa che faccio lo faccio mosso dalla passione in questo modo vivo la vita pienamente"
“Sì sì certo, bel metodo di poetizzare il fatto che semplicemente agisci per impulsi, altro che vivere la vita pienamente dì piuttosto che sei impulsivo"
Martín rise
“Va bene lo ammetto sono impulsivo, questo però non vuol dire che io non viva la vita a pieno"
Martín scosse la testa, quello spagnolo era incredibile testardo, sfacciatamente ed incredibilmente testardo

“Messieurs nous sommes arrivés"
si intromise il tassista per fargli sapere che erano arrivati a destinazione

“Merci"
entrambi scesero dal taxi,
Andrés pagò il tassista che velocemente rimise in moto la macchina e si riimmise nel traffico parigino
“Au revoir" salutò Martín


Entrambi si voltarono verso l'entrata del bar
“Sei pronto Martín?"
Martín sospirò come se fosse un martire condannato al patibolo
“Vaffanculo"

“Perfetto, fai un bel respiro e entriamo"
Andrés gli teneva una mano dietro la schiena come per infondergli coraggio mentre attraversavano la strada per entrare in quel grazioso Bar,
Martín un momento prima di varcare la soglia sottovoce si fece il segno della croce e pregò chiunque ci fosse lassù di metterci una buona parola
e di far filare liscia quella serata.


Alla fine le ore passarono in maniera abbastanza fluida, non era andata malissimo, certo sarebbe potuto andare meglio, ma non era stato neanche un completo disastro quindi tutto sommato Martín si riteneva abbastanza soddisfatto,
dovette però prendere atto che molto probabilmente i suoi presentimenti si era rivelati giusti, perché non era convinto di aver fatto una buona impressione su Sergio, non era sicuro di essergli piaciuto chissà quanto,
Sergio era introverso, silenzioso e riservato, tutto il contrario di lui che era la persona più estroversa del pianeta, solare ed espansivo,
per questo si sentiva dentro di non essergli andato particolarmente a genio.

Erano usciti tutti e tre insieme da quel bar e si erano salutati visto che Sergio andava dalla parte opposta alla loro,
nel momento in cui girarono le spalle e si cominciarono ad allontanare l'uno dall'altro Martín tirò un sospiro di sollievo,
sentendo l'aria ormai fresca della sera che con delicatezza gli accarezzava il viso
“Senti è una bella serata ti va se torniamo in albergo a piedi? Così ci facciamo anche una passeggiata tra le vetrine dei negozi illuminate?"
Martín sperò che Andrés acconsentisse, perché in quel momento aveva un estremo bisogno di camminare e di aria fresca
“Si certo andiamo a piedi"  
rispose Andrés studiando per un secondo il suo viso, camminarono alcuni minuti senza dire una parola
“Martín puoi dirmi che hai adesso"
“Ma niente, so solo che avevo ragione io, a tuo fratello non sono simpatico"

Andrés rise
“Ah è per questo che te ne stai zitto zitto allora"
Martín accellerò il passo, Andrés smise di ridere e lo afferrò per un braccio per farlo rallentare
“Aspettami"

“Non ho voglia di farmi prendere in giro da te, è stata una serata pesante ed io non ho le energie necessarie"
Andrés lo guardò serio la  mano ancora stretta nel suo avambraccio
“Come mai sei così certo di non essergli piaciuto Se posso chiedere"
“Per il modo in cui per tutta la sera non ha fatto altro che analizzarmi"
“Perché ti ha messo in soggezione? Perché se è così posso chiamarlo e dirgli che-"

“NO! Díos mío, no non- non ci provare, non lo chiamare non gli dire- Dio Andrés per l'amor di Dio ti prego di non-"
“Ok, ok hey scherzavo ok, tranquillo rilassati scherzavo, era uno scherzo"
Martín recuperò un po' di colore sul volto
“Lui fa così con tutti comunque, quello è il suo singolarissimo modo di conoscere persone nuove, non è vero che non gli sei piaciuto"

“Oh no no infatti, sono sicuro che si è innamorato di me, anzi sono sicurissimo che diventerà lui il mio nuovo migliore amico, prenderà il tuo posto e io comincerò a fare i colpi con lui, e poi quando diventeremo inseparabili ti ringrazieremo entrambi per averci fatto conoscere"
Martín aveva un sorrisetto impertinente sulle labbra

“Divertente Berrote hai mai pensato di cambiare carriera, il comico ti si addice di più rispetto al ladro"
“Vero? Lo penso anche io, Chissà un giorno quando sarò vecchio.."
entrambi risero
“No però sul serio volevo che mio fratello ti conoscesse per sapere chi fossi, ma non so come la prenderei se cominciasse ad intromettersi tra di noi, perché anche se non sono figlio unico non mi piace condividere signor Berrote"
“Sorvolerò sul fatto che parli di me come se fossi un oggetto"
sorrise sarcastico
“E ti dirò che non ti devi preoccupare, sai che su di me hai l'esclusiva, avrai sempre la mia più totale attenzione Signor De Fonollosa su questo puoi metterci la mano sul fuoco"
nonostante l'ironia evidente del suo tono di voce sporcasse quelle frasi, Andrés non potè fare a meno di Fermarsi nel bel mezzo del marciapiede per alcuni istanti, mentre Martín continuava a camminare e a parlargli come se niente fosse,
solo quando si rese conto che lo spagnolo non lo stava seguendo tornò indietro
“¿Oye que te pasa? Andrés stai bene?"
Martín cominciava ad agitarsi, Andrés si voltò a guardargli il viso e quando vide quegli occhi color acqua marina macchiati di timore rinsavì tutto insieme
“Si si, tranquillo sto bene"
“Sei sicuro? Perché se non ti senti bene possiamo chiamare un taxi e-"
“No no tranquillo sto bene davvero"
Martín non era per niente convinto
“Senti per convincerti che sto bene che ne dici di andare da Stohrer? Scommetto che a quest'ora è ancora aperta ci mangiamo dei macaron magari accompagnati da una bella cioccolata calda e poi ce ne torniamo in hotel che dici?"
Martín ci rifletté per un secondo netto, valutando attentamente la situazione, lo spagnolo adorava il modo in cui la mente dell'argentino funzionasse
“Vale, però nella mia cioccolata sopra ci metterò la panna, e non voglio sentire neanche una parola uscire dalla tua bocca, commenti come «sei peggio di un bambino» o «se continui così non arriverai ai quarant'anni» niente, promesso?"
Puntò l'indice verso Andrés con intento ammonitorio
“Promesso"
rispose Andrés mimando con il dito una chiusuralampo che sigillava le sue labbra
“Non dirò neanche una parola"
terminò la promessa facendosi una croce sul cuore

Entrambi risero e poi ricominciarono a camminare diretti verso la pasticceria preferita di Martín.


“Sai Raquel io più che altro passavo il mio tempo con Andrés, Sergio per molto tempo per me era stato solo il suo introverso e taciturno fratellino più piccolo,
mi ci è voluto un po' di tempo prima di vederlo sotto una luce diversa"
Raquel lo guardò assorta
“Perché adesso come lo vedi?"
“Come un brav'uomo, lo sono entrambi sai, sia lui che Berlino, sono cresciuti praticamente da soli hanno sofferto più di quanto fosse giusto e questo ha reso entrambi "diversi" Sergio si nasconde dietro i suoi occhiali, le sue manie, le sue regole
e Andrés si nasconde dietro la sfrontatezza, l'eleganza, il cinismo,
però se arrivi a conoscerli veramente alla fine li riesci a vedere per quelli che sono in realtà, due brave persone"
Raquel lo guardò con occhi benevoli
“anche tu sei un brav'uomo Palermo, che si nasconde dietro il maschilismo la noncuranza, e quella pagliacciata del bum bum ciao,
la tua è una facciata io l'ho capito subito"
  Raquel gli sorride con dolcezza e comprensione, l'aveva detto che gli piaceva quella donna

“Senti io vado adesso, ci vediamo dopo"
Raquel si alzò dal suo posto vicino Martín

“A dopo"
Rispose l'argentino accennando un sorriso,
dopo aver parlato così tanto di Andrés la voglia di parlare con Andrés era sconsideratamente e insopportabilmente alta,
doveva parlare con lui assolutamente.

 




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