Avendo esaurito il suo ruolo da esca/ostaggio, Harold se ne stava
abbandonato sul ponte dell'imbarcazione ricontrollando con il tatto i
caratteri che aveva inciso su una tavoletta cerata.
Avvertendo la presenza di Leshawna affacciata a fissare il mare con
aria ansiosa, le si avvicinò.
-Qualcosa che non va?- le chiese a bassa voce non essendo sicuro del
numero di persone nei paraggi e del fatto che potesse o meno metterla a
disagio.
La Musa vedendoselo comparire all'improvviso sussultò poco
elegantemente. A giudicare dal sorriso del ragazzetto probabilmente se
ne era accorto, forse si era avvicinato in quel modo a posta.
“La noia rende dispettosi, eh?” pensò la
donna.
-Non ho ancora capito se era un trucco per guadagnarti da vivere, o se
qualche sorta di chiaroveggenza la hai sul serio.- commentò
scostandogli i capelli dal viso.
Istintivamente il ragazzo chiuse gli occhi temendo che gli venissero
toccati. -Non so se dispongo di qualcosa di simile, ma in
realtà ho percepito il tuo cambio di umore perchè
emetti dei respiri ad un ritmo particolare ed una specie di ringhio
quando sei profondamente infastidita.- spiegò allontanandole
la mano.
-Cosa?!-
-Ah, tranquilla! Non si sente così forte! Ma quindi?
È successo qualcosa? Eri tranquilla fino a poco fa...-
-Indipendentemente da quali siano i tuoi mezzi, non mi piace per niente
sentirmi osservata, sai?- lo avvertì.
-Scus...- inizialmente usò un tono imbarazzato poi si
interruppe. -A me non piace...- “Avere qualcuno che mi entra
nella testa e può avvertire tutto ciò che
sento!” lo pensò ma non continuò la
frase.
Vedendolo a disagio, come per riparare ad un torto, Leshawna decise di
aprirsi. -Ho sentito delle presenze sgradite nella direzione in cui
stiamo andando... Niente di cui preoccuparsi, ovviamente! E forse non
ci daranno fastidio... Anche se fosse, posso gestirli, ovvio! Sono solo
lievemente infastidita...-
-Uhm...- Harold non era troppo convinto di quel
“lievemente” ma se lo fece andare bene. -Tua
sorella non...-
-Temo che la signorina Musa della Storia possa aver omesso dei dettagli
giusto per divertimento!- “Mia dolce Heather... vedremo chi
riderà per ultima! E dire che dovresti essere arrabbiata
anche tu con quelle zoccole! O forse no... perchè sei una
psicopatica! Crepa, crepa, crepa!” -Prima recuperiamo la
principessa, meglio è!- aggiunse la Musa scocciata.
-Credi che accetterà le scuse di Dunc... AAAHn!- la nave
improvvisamente venne mossa da un'onda che si mise a spingerla alla
velocità di una freccia.
Leshawna afferrò e tenne stretto Harold che aveva rischiato
di cadere fuori bordo. -Fermati subito! Razza di idiota!-
ordinò la Musa e la nave tornò a seguire una
velocità normale.
Dall'acqua emerse un messaggero sotto forma di pesce volante.
Aprì la bocca e ne uscì una voce maschile. -Sei
stata tu a dire “prima recuperiamo la principessa, meglio
è”-
-Peccato che questa sia una nave umana, con a bordo, ma guarda tu la
sorpresa, ESSERI UMANI! Che me ne frega di avere un brusco atterraggio
su Nasso in mezzo a del legname scomposto e dei cadaveri!? Inoltre da
quando Poseidone elargisce così a caso il suo sgraditissimo
aiuto?!- la donna teneva l'animaletto fra le mani... -Quasi quasi mi
faccio una frittura...- ghignò la Musa, mentre il pesce si
agitava come volesse ricordarle disperatamente che l'ambasciatore non
porta pena.
Leshawna si distrasse sentendo il verso del ragazzetto rosso accasciato
a terra e l'animale riuscì a sfuggirle di mano e tornare in
acqua. -Dannazione!- disse fra sé e sé. Poi si
rassegnò alla fuga della frittura mancata e si
concentrò sul ragazzo. -Stai bene?-
-Devo rovesciare!- si lamentò Harold sporgendosi bruscamente
dalla nave senza riuscire a vomitare davvero.
-Se una delle divinità maggiori ha provata ad
“aiutarci” in modo così palese, temo
stia accadendo qualcosa su quell'isoletta...- riflettè
Leshawna mentre accarezzava la schiena al ragazzo con la nausea. Vide
diversi membri dell'equipaggio salire sul ponte per controllare la
situazione, alcuni non erano più in forma di Harold.
Duncan stava bene, studiò Leshawna per un attimo come se
sospettasse che c'entrasse qualcosa. Qualunque fosse la conclusione
tratta, lui tornò giù.
-Chi se ne frega?!- esclamò Harold spingendole via le mani
-Tu sei preoccupata? Pensa a noi che siamo praticamente formiche in
confronto a te! Ed io... Io sono più formica degli altri!
È già tanto che non ci abbiate già
sterminati tutti per sbaglio o per noia!-
-Beh, mi sembri piuttosto sfrontato per essere uno che parla con la sua
probabile assassina...-
-Se devi ammazzarmi tanto vale che ti dica le cose in faccia!- disse il
ragazzino con tono offeso. Dopo qualche secondo si calmò e
si sentì in imbarazzo. -Mi dis...-
Leshawna gli pizzicò e tirò le orecchie per
sfogarsi senza fare troppi danni e Harold l'assecondò
passivamente, limitandosi a ricordarle “Le orecchie mi
servono...”
-Tranquillo, ragazzino...- disse Leshawna mollandolo. -Non ci conviene
ammazzarvi tutti, poi chi si occuperebbe dei templi?-
-E perchè vi servono? Cosa siete voi esattamente? Dipendete
da noi e dalla nostra fede? Assorbite l'energia vitale dei fedeli e
senza di essa cessereste di esistere?- domandò Harold
cupamente.
Dopo qualche secondo di silenzio confuso, Leshawna rise sguaiatamente
poi scompigliò i capelli del ragazzino. -Mio adorabile,
piccolo, presuntuoso, umano... Mi spiace, ma no... non dipendiamo da
voi in questo senso. Però... diciamo che ci annoieremmo un
po' senza di voi! Avere delle esistenze limitate e il rischio continuo
di tirare le cuoia, vi rende molto vivaci, mutevoli, imprevedibili...
Ma in realtà non è solo questo...- la Musa
sospirò e guardò il cielo con fare pensieroso
“Che fastidioso clichè...”
sbuffò e continuò il discorso:
-Voi rappresentate degli stimoli sempre nuovi... Rimanendo soli senza
altre creature come voi con cui interagire e da osservare, noi
entità eterne rischieremmo di rimanere fermi e sempre uguali
a noi stessi o magari cambieremmo ma a ritmi geologici e non ci siamo
più abituati... Molto probabilmente perderemmo il senso del
tempo, forse anche le nostre personalità...- Leshawna si
fermò come se avesse detto qualcosa di troppo o di insensato.
-Personalità...- ripetè flebilmente Harold. -Ti
riferisci alle cose che rappresentate o di cui dovreste essere i
protettori o creatori? Le vostre personalità si adattano a
quelle? Ma nascete prima voi o queste cose? Avete bisogno di nutrirvi
dei concetti a cui venite associati per assumere un'
identità stabile?- domandò pacato.
-Senza offesa, eh... ma a volte sembrate prendervi i meriti di cose
palesemente inventate dagli umani...-
Nonostante il ragazzo non potesse fare granchè con gli occhi
che si ritrovava, Leshawna si sentiva sotto la pressione di un'
attentissima osservazione.
-Ti piace proprio l'idea delle divinità come creature che
parassitano le energie mentali, eh?- gli chiese quasi
divertita. -Alcune divinità si sono prese le aree di
influenza sulle forze della natura.- precisò. -Sono venute
prima le divinità a rendere possibili i fenomeni o si sono
semplicemente associate ad essi assorbendone alcune caratteristiche?
Oppure ancora, le divinità sono fenomeni naturali che hanno
preso vita? Uhm... Ed io che ne so?!- esclamò con un tono
volutamente più stridulo per prendere in giro il suo
ascoltatore.
Harold produsse un “eeeeh?” simile ad un sibilo.
Sembrava deluso da quella risposta. Poi il ragazzetto
precisò: -Alcune divinità hanno palesemente
fregato l'area di influenza di altre più vecchie...-
-Vero! Povero, povero Elio... prima il Titano del Sole andava per conto
suo, ora Apollo se lo mette nel carro e lo porta in giro... oppure
lascia che il carro vada per conto suo ma si prende il merito...- disse
Leshawna con tono beffardo, ma dentro di sé era
più infastidita. “Quell'usurpatore... Il capo
delle Muse, sono io! Sa dove gliela infilo quella cetra se continua
così?”
-Però in fondo, sai che ti dico? Fare a gara per le varie
aree di influenza è divertente!- continuò la
Musa. Harold sembrò perdere un po' di interesse sentendosi
raggirato così Leshawna cercò di riottenere la
sua attenzione. -E' per questo che voi umani siete al sicuro... come
dicevo, alcune divinità hanno le forze della natura, ma
molte altre hanno arti, istituzioni e professioni umane. Che senso
avrebbe lottare fra divinità per mantenere e aggiudicarci
certe aree di influenza senza umani a farle esistere?-
-Sì, ma in primo luogo che senso ha questa gara?
È semplicemente per farvi adorare? Per passarvi il tempo? O
avete bisogno di questi domini?- chiese Harold cercando di
raccapezzarsi.
-Uhm... Boh...-
-...Mi prendi per il culo?-
-Si e no... ma in parte hai ragione. Non so se si tratta di un effetto
dell'interesse che abbiamo nei vostri confronti o se siamo in qualche
modo collegati, ma apparentemente siamo influenzati da voi come lo sono
le nostre aree di influenza.
Prendiamo ad esempio la mia sulla poesia epica... così come
i gruppi sociali umani erano molto diversi da come lo sono ora,
c'è stato un tempo in cui lo erano le storie. Erano molto
più elementari, selvagge, cruente, troppo poco raffinate per
essere categorizzate come poesia epica probabilmente. E anche i miei
gusti e i miei comportamenti erano più... diciamo rozzi.
Pure le differenze fra le mie caratteristiche e domini e quelli delle
mie sorelle non erano così definiti. Anche il nostro numero
non era lo stesso... credo che qualcuna delle mie sorelle si sia
sdoppiata, magari successe anche a me... onestamente non lo ricordo
più.
Ma ora, ragazzino, immagina che succederebbe se voi umani vi
estinguesse. Io e le mie sorelle ci ritroveremmo a incarnare le
capacità artistiche in un mondo popolato da
divinità che o sarebbero disoccupate e depresse o
incarnerebbero unicamente le forze della natura diventando un branco di
selvaggi, cupi e di poche parole incapaci di apprezzare il nostro
talento... capisci che incubo?!-
-Quindi diventeresti addirittura più barbara di come sei
ora?-
-Esat... Ehi!-
Il ragazzetto fece spallucce con un sorrisetto innocente. In
realtà poteva empatizzare facilmente con l'idea di
impegnarsi in qualcosa senza essere apprezzato da nessuno. -Beh... hai
dei modi un po' bruschi anche ora...- disse a voce bassa.
-Ah... comprendo...- la Musa sospirò con aria estremamente
malinconica. -In fondo non hai paura di offendere una
divinità minore che invece di qualche spettacolare influenza
sulla natura, è associata semplicemente... alla poesia
epica!- disse Leshawna in tono melodrammatico.
-Non è affatto vero! Tu e le tue sorelle avete un potere
spaventoso! Gli esseri che sottovalutano i danni mentali possono essere
solo degli sciocchi! Siete state incredibili quando avete privato
Tamiri di memoria, percezione visiva e dono della parola e...
aspetta... Ti sei autocommiserata appositamente perchè ti
facessi dei complimenti, non è così?-
-Esatto! Mio dolce, piccolo, inquietante umano...-
-Uhm...- l'aggettivo inquietante non era stato apprezzato, ma anche gli
altri aggetti lo mettevano in confusione.
-Come vuoi che ti chiami se ti esalti al pensiero di un tizio privato
di vista, memoria e parola? Hai un po' di sadismo represso, piccino?-
disse divertita.
-Uhm... Voleva costringervi a giacere con lui ed è lui che
ha detto, per fare il furbetto, che se invece aveste vinto voi la gara
avreste potuto fare ciò che volevate del suo corpo. E'
crudele sì, ma è una questione di rapporti
causa/effetto.- rispose con calma. -Ma sì... ho un po' un
debole per le creature mostruose...- ammise con un sorrisetto
imbarazzato.
-Cercherò di non ucciderti per quello che hai detto ma... a
proposito...- disse un po' inquieta. -Credevi davvero che le
divinità assorbissero l'energia vitale? Quale creatura sana
di mente darebbe il permesso a quella che crede essere una vampira
psichica di entrare nella sua testa mentre dorme?- “Visto che
ci sono stata, forse dovrei smettere di farmi tante domande sulla
sanità della sua mente...”
-Tanto non è che abbia buone aspettative di vita.- rispose
con naturalezza il ragazzo. -Inoltre mi puoi essere molto utile visto
che voglio diventare uno scrittore. Forse mi porterai fortuna.-
-Cielo... dovresti stare più attento alla tua
incolumità.- la Musa sospirò guardandolo di
traverso. Sapeva quanto Harold si impegnasse, l'aveva visto molte volte
sulle sue tavolette a studiare con i polpastrelli. Solo ciò
l'aveva reso distinguibile da una brutta e danneggiata bambola lasciata
per strada le prime volte che la Musa l'aveva osservato. Per il resto
la creatura umana rimaneva passiva, se percepiva un atteggiamento
troppo aggressivo non reagiva per non suscitare più rabbia
in persone da cui non poteva in ogni caso difendersi. Saggio per certi
versi, ma frustrante, molto frustrante.
-Potresti dettare ciò che vuoi scrivere ad un'altra
persona...- gli suggerì.
-E come faccio a sapere che questa persona non si prenderà
il merito? O che non mi modificherà il testo?-
-Potresti diventare un sacerdote. Come adulatore sai dare molte
soddisfazioni, potresti farmi contenta per mestiere! Apprezzerei!-
-Uh... Cerchi di sviarmi come se non avessi speranze, credevo ti fossi
interessata a me perchè apprezzavi la mia determinazione...-
disse Harold un po' offeso.
-Dici? Ah! Non ricordo...- il suo interesse per quella strana bambola
era appunto stato causato dalla sua stranezza, ma era stato lui a
rompere il ghiaccio la prima volta. Un giorno mentre era seduta ad
osservarlo, il ragazzino le si era avvicinato mostrandole la tavoletta
cerata. “Volevi leggerla?” le aveva chiesto
cautamente. “Sei sempre orientata nella mia direzione, ho
pensato che fossi curiosa...”
-Ehi. Però perchè io per controllare le tue
tavolette andavo bene?- gli chiese.
-Ti percepivo sempre lì nei paraggi ma non mi hai mai
chiesto di predirti il futuro, memorizzare qualcosa per te, fare dei
conti o intrattenerti con qualche giochetto di abilità, non
sembravi avere un vero scopo, ma non hai mai neanche cercato di
derubarmi o torturarmi per noia... anche se non eri interessata a
pagarmi per qualcosa, ho pensato che non avessi cattive intenzioni.
Forse mi tenevi una specie di compagnia.-
-Ma che adorabile creaturina!- commentò la Musa
carezzandogli la testa.
-Poi però ho scoperto che in realtà sei una donna
rumorosa e invadente...- aggiunse Harold, non troppo contento di essere
stato scambiato per un animaletto domestico. “Ma nonostante
tutto, sono felice che tu sia qui.” disse a voce tanto bassa
da avere il dubbio di averlo solo pensato.
-Meh, continuo a ricordarti che poteva andarti molto peggio.-
commentò Leshawna sentendosi stranamente paziente
“Gli esseri umani sono creaturine molto fragili, potrei
ucciderti in niente. Anzi, non hai bisogno che io faccia qualcosa, puoi
romperti da solo.” pensò scostandogli di nuovo i
capelli. Il ragazzino turbato fece un passo all'indietro.
-Sì, dovresti decisamente proteggerti meglio.- disse
facendogli comparire un copricapo legnoso che potesse mettergli in
ombra gli occhi e uno scialle per proteggergli spalle e braccia.
Il ragazzetto cominciò a toccarsi con fare confuso.
-Tenere la frangia lunga non proteggerà efficacemente i tuoi
occhi e forse non puoi saperlo ma la tua pelle è
particolarmente vulnerabile al sole. Assorbi colore decentemente, ma
tutte quelle macchioline che hai sulle spalle e sulla faccia non sono
un buon segno.-
-Ah? Sono ricoperto di chiazze che gli altri umani non hanno? Devo
avere un aspetto molto strano...- disse il ragazzetto con fastidio.
-Sei sicura di volermi ugualmente come servo?- chiese spaesato
stringendosi lo scialle.
-Eh? ...Servo? Eh?-
-Se sei così decisa allora non posso tirarmi indietro.-
disse con determinazione. -Ok, accetto, ma continuerò a
cercare di diventare uno scrittore.-
-Eh...- l'unica cosa che gli veniva in mente era che avesse
interpretato il dono degli indumenti come dichiarazione di
proprietà. -Beh, in quanto essere umano sei a prescindere al
mio servizio.- disse la Musa cercando di darsi un tono.
-Nella tua testa di despota sì, ma non era ufficiale. Ah...
quindi devo prendermi cura della tua immagine? Che impresa... che
fastidio...-
-Il mio aspetto è perfetto! E poi che vorresti fare con
quegli occhietti rotti?- il ragazzo le toccò i capelli.
-EHI!!!-
-Intendevo che non ci vedo e non so come tu sia fatta, scema.
Però qui è come pensavo... hai diversi nodi... se
non vuoi accorciare i capelli dovresti sciogliere almeno queste
matasse, se no tirano e fanno male.-
-Grazie della notizia! Posso benissimo sistemarmi da sola... Quando mi
andrà! E se proprio avessi voluto qualcuno per questi
compiti mi sarei presa un harem di ragazzine carine come Artemide, mica
sono scema...-
Harold sbuffò per un attimo. Ma continuò a
sbrogliare un nodo che aveva trovato. -Scusa tanto se non sono carino,
ma qualche compito lo devo svolgere! Prenditi le
responsabilità di avermi assunto...-
“E' un malinteso che ti sei creato da te! Ma sono un po'
contenta di vederti più vivace rispetto a quando stavo per
strada...” Alla fine visto che era abbastanza preciso con i
movimenti da non disturbarla lo lasciò fare. La situazione
bizzarra le sbloccò un ricordo lontano di quando i proto
umani socializzavano spulciandosi.
“...Non sono sicura che mi piaccia questo ricordo!”
-Ehi, Leshawna... ci sono delle cose che non vuoi dirmi, o davvero non
ricordi con precisione dettagli riguardanti il numero e
l'identità tua e delle tue sorelle nel tempo? O chi viene
prima fra voi e le cose che rappresentate?- chiese come se si trattasse
di una questione delicata.
“Inquietante, a volte sembra quasi leggermi nella
mente...” -Credimi pulcino, i miei ricordi riguardanti ere
addietro sono abbastanza annebbiati. Hanno diversi buchi e informazioni
contrastanti.-
-Sembra un po' triste...-
-Ma anche no!- la Musa rise. -Per un essere eterno, essere capace di
ricordare e conoscere tutto sarebbe una bella fregatura! In pochi
secoli perderemmo ogni stimolo e senso di novità. Ah...
forse è per questo che la Musa della Storia è
così antipatica e dispettosa? Ricorda e può
conoscere troppo? Magari sono troppo dura con lei...- vide il
ragazzetto sorridere leggermente, sembrava a suo agio.
-Deve essere bello avere molti fratelli...-
-Beh... La risposta cambia a seconda da come mi alzo dal letto...-
Dawn non sapeva quando fosse successo, ma ne era sicura... ad un certo
punto i grandi spiriti dovevano essere stati inquinati dagli spiriti
umani.
Non poteva accettare che quelle personalità piene di difetti
potessero appartenere a degli esseri superiori. Anche se era terribile
pure pensare a degli esseri superiori che si lasciavano influenzare
dalle personalità umane...
“Se gli Dei fossero rimasti perfetti, non ci troveremmo in
questo pasticcio! Zeus non avrebbe generato un figlio che ora vuole
andare alla conquista dell'Olimpo perchè glielo ha suggerito
la fidanzatina frustrata! Devo assolutamente fare qualcosa! Ma
cosa?!”
Non sapeva se uccidere un semidio diventato Dio fosse possibile, ma
sicuramente lei non disponeva delle forze necessarie per farlo. Allo
stesso tempo era troppo agitata per usare con efficacia la diplomazia.
Forse se il suo animo fosse stato più calmo, un altro
ostacolo al deicidio sarebbe stata l'affezione che provava per il Dio
della follia, ma in quel momento vedeva tutto rosso, potendo lo avrebbe
fatto a pezzi.
“Bene! In questo momento sì che sono una Menade
perfetta!” pensò calciando il terreno.
Cercò di calmarsi e creare un canale di comunicazione con la
Dea della terra, ma in quel momento il suo animo era troppo impuro
così il pensiero che formulò fù
“Madre Gea, perchè non inghiotti i tuoi figli e li
fai rinascere nuovamente come gli spiriti puri che erano un tempo?
Degli spiriti che non si mischiano e non litigano con gli esseri
umani... Gli spiriti puri e naturali si limiterebbero a ignorare il Dio
della follia e i suoi sciocchi capricci, tanto gli sono
superiori...”
Venne quella che alle orecchie di molti sarebbe sembrata una semplice
folata di vento ma Dawn ci lesse “Potrei inghiottire sia voi
che loro... o potrei lasciarvi distruggere per poi distruggerli...
Perchè dovrei percepirvi meno errori di loro? Lo pensi anche
tu... il male sta nell'anima umana...”
Dawn sudò freddo e non si sentì più le
gambe, cadde a terra. Poi si agitò e levitò
perchè si sentiva troppo in imbarazzo per stare
così vicino alla terra. “Perdonami Madre Terra!
Come ho potuto essere così meschina da chiedere una cosa
simile ad una madre?! Tutto questo solo perchè sono incapace
di tenere sotto controllo il semidio su cui dovevo vegliare!”
non avrebbe più avuto il coraggio di mettersi in contatto
con Gea per un bel po', forse per sempre, ma prima o poi avrebbe dovuto
smettere di levitare.
Sulla spiaggia di Nasso, l'inquieta principessa cretese, ascoltava il
forse futuro sposo che parlava del suo piano.
-Quindi... intendi avvelenare tutte le acque potabili dell'isola per
annullare temporaneamente le volontà dei suoi abitanti,
renderli il tuo esercito e condurli a scalare l'Olimpo, giusto?-
“Somiglia inquietantemente ai racconti che inventava Gwen per
spaventarmi... Racconti di esseri umani che perdevano la coscienza e si
trasformavano in mostri!” pensò presa dalla nausea.
-Sì... E' tutto a posto? Sembra che tu stia per svenire...-
-Sì... è a posto... a posto...-
balbettò Courtney. -Ma questo tuo piano comporterebbe molti
sacrifici...-
-In tutte le guerre muore qualcuno.- obbiettò Scott
infastidito.
-Sì, ovviamente lo so! Non prendermi per stupida!- rispose
infuriata.
-Eh... sicura di stare bene?-
“Se sono disposta a sacrificare tante vite umane per un
progetto folle, cosa mi rende diversa da mio padre? È
davvero per un bene superiore? Abbiamo davvero la
possibilità di farcela?” proiettò il
disprezzo che provava per sé stessa su Scott. Anche
incontrare il suo sguardo la schifava profondamente.
Scott era sempre più convinto di non poter capire le persone
sobrie, ma quella che provava tentando di connettersi a Courtney era
una sensazione di disorientamento mai sperimentata prima.
“Non è un disorientamento positivo
però...” pensò turbato.
-E se andasse tutto male?- mormorò Courtney.
Scott fu sollevato di capire finalmente una delle cose che stava
dicendo. Tirò fuori una pietra di ametista, scavò
una buca con il piede e ci pose la pietra come se fosse un seme.
La sabbia cominciò ad agitarsi furiosamente spaventando
Courtney, ma Scott cercò di rassicurarla.
Una volta che tutto smise di tremare, tornando a guardare dove Scott
aveva depositato la pietra, Courtney vide una botola viola. Scott le
fece segno di sollevarla, Courtney era un po' guardinga ma lo fece e
vide una scala a chiocciola che si estendeva per numerosi metri sotto
terra. Nonostante la profondità, l'ambiente sotterraneo
sembrava illuminato a giorno.
-Immaginala come una gigantesca colonna cava e al contrario. Invece di
andare su, va giù...- disse Scott allegro. -Porta ad una
stanza sotterrana, tutto è fatto interamente di ametista. Se
hai paura di non essere al sicuro, che io possa perdere e gli dei
possano cercare vendetta verso di te e gli altri esseri umani, riparati
laggiù. Nessun essere senziente con cattive intenzioni
potrà entrare e l'ametista ti proteggerà anche
dalla follia.-
-Grazie...- Courtney sospirò, non era una prospettiva
allettante ma era meglio di niente.
-Per non sentirti sola potresti portare con te delle persone che ti
piacciono...- disse Scott cercando di rallegrarla. -C'è
qualcuno che ti manca e che vorresti qui?-
-Gwen...- Courtney rispose in automatico.
-Vedrò cosa posso fare.- disse Scott accarezzandole una
spalla.
Era molto preoccupato per il modo in cui quella vivace ragazza sembrava
aver perso il suo spirito. Ma più cercava di capire,
più la ragazza si chiudeva e diventava fraintendibile.
“Quando avremo l'Olimpo si sentirà sicuramente
sollevata.” si disse rassicurandosi. “E' una
principessa senza regno, probabilmente sente il bisogno di governare,
deve essere un istinto ereditario... Io non ho idea di cosa farci
sull'Olimpo, ma lei sarà una Dea regnante molto superiore
alla matrigna Era...” pensò fiducioso.
La divinità della follia, si convinse che proprio
lui sarebbe stato capace di portare l'ordine nell'esistenza umana.
Sarebbe stato adorabilmente ironico.
Angolo dell'autrice:
La bozza di questo capitolo l'avevo scritta in una sera in cui non
stavo bene, il giorno dopo mi risvegliai con trentanove di febbre.
È per questo che è un delirio? In
realtà si tratta di informazioni che mi serviva
già introdurre quindi non è stata tutta colpa del
mio stato febbricitante... avevo abbastanza timore di andare a rivedere
cosa avevo combinato e dal punto di vista grammaticale è
stato meno caotico di quanto credevo, ma è stato comunque un
capitolo che mi ha dato diversi problemi...
In ogni caso, spero che il risultato possa essere gradevole. Mi scuso
davvero per la lentezza con cui sto gestendo questa ed altre storie, ma
temo che le cose continueranno così almeno per un po'... Mi
spiace!
Ma grazie mille per aver letto questo capitolo!
Se avete qualcosa da dirmi, non fatevi problemi.
Alla prossima!
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