OUT FROM THE DARK
OUT FROM THE DARK
*
Vegeta sollevò
istintivamente il capo, quando sentì il figlio entrare in cucina farfugliando un
saluto generale un po’ assonnato. Il piccolo Saiyan occupò il posto accanto al
genitore, osservando attentamene la colazione che qualcuno gli aveva già
poggiato davanti. Affamato, addentò il primo toast con voracità, tutto sotto lo
sguardo attento e un po’ distratto di suo padre. “Trunks, questo pomeriggio ti
voglio nella Gravity Room appena torni a casa” Ordinò inflessibile, ma il
ragazzo non si distrasse nemmeno per un secondo, più intento a divorare il pasto
con notevole ingordigia. “Trunks, non ingozzarti, mastica come si deve” Lo
rimproverò la madre, presenza della quale, Vegeta, si rese conto solo in quel
momento. Il Saiyan adulto ebbe solo il tempo di veder annuire il figlio, prima
di scostare lo sguardo sulla compagna. Infine sembrò ricordarsi a sua volta di
un particolare, “Ehi, Bulma, che fine ha fatto il mio caffè?!” Brontolò,
incrociando nervosamente le braccia al petto con un gesto di stizza. “E per
favore fai in fretta, non vorrai arrivare in ritardo a scuola?” Continuò a
parlare la donna, ignorando il marito seduto al suo fianco. “Ehi, Bulma!” Si
lamentò Vegeta, inarcando un sopracciglio, tradendo forse un leggero stupore.
“Mi hai detto di non ingozzarmi!” Brontolò Trunks a bocca piena, causando sul
volto della madre un’espressione di disgusto.
“Patetico, non è vero?”
S’insinuò sibillina una voce proveniente dell’angolo più buio della stanza.
Tuttavia, né Bulma né Trunks sembrarono accorgersi di quella nuova presenza.
Solo Vegeta rivolse la sua attenzione al misterioso nuovo venuto, che non riuscì
a identificare. In piedi, nascosto dalla penombra, l’individuo sembrava voler
appositamente celare la sua presenza. Di lui riuscì a distinguere solo un paio
di stivaletti bianchi. “Chi sei?” Domandò Vegeta, volgendo un’ultima occhiata ai
commensali, ancora indaffarati nella loro buffa conversazione. “Quella che tu
chiami famiglia non ti sta neanche ascoltando. Non sa nemmeno che ci sei”
Continuò il losco figuro, parlando con voce pacata e ironica al tempo stesso. Il
Saiyan si alzò dalla sedia, facendo un passo in avanti. Assottigliò gli occhi,
per scrutare nel buio, ma la sola cosa che vide fu un leggero scintillio
all’altezza dell’iride sinistra. “Per loro sei completamente inutile. Non hanno
alcun bisogno di te” Farfugliò il nefasto individuo. Vegeta ringhiò infastidito,
“Dimmi chi sei” Sbottò, costringendo l’altro in una risatina malefica. “Che
domande…” Cominciò, facendo un passo fuori dalle tenebre che lo circondavano,
“Io, sono te”. Fu difficile, per Vegeta, nascondere l’immenso stupore nello
scoprirsi a osservare se stesso.
Il vocio alle sue spalle si
attenuò, mentre il buio sembrò calare improvvisamente sulla stanza. Vegeta fissò
con sgomento quello che era il suo volto, deglutendo sonoramente. “Sei diventato
un perdente. È questo ciò che volevi?” Parlò la sua copia, incedendo verso di
lui. “Un patetico individuo che passa il suo tempo su un Pianeta inutile come la
Terra?”. I passi dell’interlocutore rimbombavano piano nell’oscurità, mentre il
Saiyan seguì con lo sguardo l’altro se stesso, accompagnandolo col capo anche
quando questi prese a girargli attorno. “Ti ricordi vero? Tu sei il Principe dei
Saiyan. Ti ricordi di quel potere?” Lo sollecitò l’altro. “Non ho bisogno
che me lo ricordi” S’impose subito lui, osservando con attenzione quello che era
stato in un passato ormai remoto. “Ah davvero? Allora perché ti fai
continuamente umiliare da lui? Anche adesso lui ti sta offendendo,
solo tu non te ne rendi conto” Vegeta aggrottò le sopracciglia assumendo
un’espressione un po’ confusa, mentre la sua copia continuava a girargli
attorno, come uno squalo fa prima di attaccare la propria preda. “Non fare
quella faccia, Vegeta, sai benissimo di chi sto parlando. Lui, Kakaroth”.
Il Saiyan ringhiò infastidito nel sentire quel nome.
Ora erano soli, solo loro e
le tenebre, niente più cucina, niente più colazione e, soprattutto, niente più
Bulma e Trunks.
“Lui ti ha tolto tutto. Ha
calpestato il tuo orgoglio e continua a ferirti, è convinto di averti reso
inoffensivo. Ma lui non lo sa di cosa è realmente capace il Principe dei
Saiyan, giusto?” Serpeggiò l’altro Vegeta, mentre lui si ritrovò a stringere i
pugni con rabbia. “Sì, giusto” Sussurrò appena, fissando lo sguardo sulle
proprie scarpe. “Dallo a me, Vegeta. Dammi il tuo potere, in cambio ti renderò
ancora più forte” Propose infine il sosia, fermandosi di fronte a lui e
sogghignando nefasto. “Dammi il tuo potere”.
Nella mente del Saiyan si
susseguirono una serie d’immagini. Il rumore della folla, un ring di mattonelle
bianche, rocce e poi ancora una strana costruzione. Infine una lettera
sembrò marchiarsi a fuoco tra i suoi pensieri.
“Lasciati guidare da me” La
voce dell’interlocutore cambiò all’improvviso. Non era più la sua, era diventata
gracchiante e sgradevole. E quando Vegeta sollevò lo sguardo, si ritrovò a
fissare uno strano esserino dall’aspetto minuto e gracile. “Diventa un mio
servitore” Perseverò lo strambo individuo alzando entrambe le mani, aperte verso
di lui.
Vegeta piegò le sue labbra
in un sorriso sadico e malvagio. “Va bene, mago da strapazzo”. E Babidi rise.
*
FINE
*
*
Doveva essere
una Flashfic, ma è venuta un po’ più lunga. Spero vi sia piaciuta.
|