I figli di Hyne

di Omiros
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Il ragazzo aprì gli occhi e la sua vista si fece nitida. Per un quarto d'ora buono, lasciò vagare lo sguardo sul soffitto, per poi alzarsi a sedere. Si stiracchiò, infilandosi le ciabatte e scendendo dal letto. Uscito dalla stanza, entrò in bagno. Dopo essersi lavato faccia e denti, osservò il proprio riflesso allo specchio. Il vetro mostrava un adolescente magro e pallido, con scompigliati capelli corvini e occhi d'inchiostro, avvolti dalle occhiaie. L'altezza era nella media e, sopra le labbra e sulle guance, non c'era ancora traccia di lanuggine. Tornato in camera, si tolse il pigiama, aprendo poi l'armadio e prendendo dei vestiti. Indossò una divisa scolastica, composta da giacca e pantaloni blu marino. Ai piedi, calzò dei mocassini marroni. Scese quindi al piano di sotto. In cucina, un uomo era seduto a tavola, nascosto dietro al giornale, mentre una donna era affaccendata ai fornelli.
«Mamma, papà: buongiorno» mormorò il ragazzo, soffocando un sbadiglio e prendendo posto.
«Ciao Ben, hai dormito bene?» replicò la madre, voltandosi verso di lui. Ben diede un'alzata di spalle.
«Più o meno: quattro ore credo di essermele fatte».
Il padre scostò il quotidiano, osservando il figlio. Si assomigliavano molto, solo che l'adulto era più alto, vecchio e imponente.
«Ricordo che anch'io la notte prima dell'esame ho faticato a dormire. Comunque non preoccuparti: la tensione che senti ti aiuterà, quando verrà il momento».
Ben mugugnò un assenso, mentre la madre gli metteva davanti una frittata con formaggio e bacon.
«Adesso mangia: hai bisogno di energie!»
Il ragazzo trangugiò la colazione, mandandola giù assieme a una tazza di caffè bollente. Dopodiché, fece per uscire.
«Hai con te i documenti?»
«Sì, mamma».
«Ricordati di chiamarci, quando hai finito».
«Lo so».
«E Ben..» lo chiamò il padre sull'uscio. Il suo tono era più serio di prima.
«Sì?»
«Vedi di non deluderci».
Ben annuì, abbassando lo sguardo. Dopo un ultimo saluto, varcò la soglia di casa.




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