I figli di Hyne

di Omiros
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Nonostante le classi di Trabia fossero notoriamente ridotte, le aule mantenevano gli standard degli altri Garden. I banchi erano disposti a gradinata, con la prima fila più bassa delle successive. C'erano in tutto una trentina di posti, divisi in cinque file da sei, con un corridoio al centro. Ogni banco era provvisto di un terminale, che conteneva il materiale delle lezioni. La parete di sinistra era occupata da ampie vetrate, che davano sulle foreste che risalivano verso i monti, mentre in quella frontale c'erano la cattedra e la lavagna. Alla destra, c'era infine la porta. Una volta entrato, Ben rimase un attimo sulla soglia, indeciso. Poi, non volendo passare né per un secchione né per uno scansafatiche, prese posto in seconda fila, accanto alle finestre. Mentre aspettava, estrasse dalla borsa a tracolla un quaderno e una penna per gli appunti. Gettò quindi uno sguardo all'orologio, sul muro.
“Sette e quarantacinque: manca un quarto d'ora all'inizio delle lezioni. Chissà quando arriveranno gli altri”.
Neanche una manciata di minuti più tardi, la sua domanda trovò risposta. Il secondo a entrare in classe fu il ragazzo basso con gli occhiali. Appena vide Ben, raggiunse subito il suo posto.
«Ciao, posso sedermi?» gli chiese, indicando la sedia adiacente.
«Certo, accomodati».
«Grazie... ah, io sono Damien, piacere»
gli presentò, porgendogli la mano mentre si sedeva.
Mentre lo osservava, Ben ebbe l'impressione che Damien emanasse energia da tutti i pori. Il fatto che fosse fisicamente più esile di lui creava un contrasto curioso.
“Mi ricorda quei cagnolini che, quando abbaiano, sembrano non avere paura di nulla”.
A differenza però dei cani, Damien aveva autocontrollo da vendere.
«Ben, il piacere è mio» rispose, stringendogli la mano.
«Allora, sei pronto per la prima lezione? Io non vedo l'ora».
«Già, dovremmo avere storia e geografia, con il maggiore Stirling».
«Sì, è lo stesso che ci ha fatto l'esame orale. A te cosa ha chiesto?»
«Niente di ché... a te invece?»
«Beh, mi ha domandato perchè voglio diventare Seed, quali sono i miei hobby e i miei sogni, cose così. Tu sei qui da Trabia, giusto?»
«Sì, da Viennebourg. Come hai fatto a saperlo?»
«Non ricordi l'altro giorno, in spogliatoio?»
«Ah, è vero... comunque tu invece da dove vieni?»
«Da Esthar City. Anche la ragazza mora, Nadia. Non abbiamo fatto la stessa scuola, ma ci conosciamo da quando eravamo bambini. Gli altri invece non lo so».

Ben fece per dire che Quinn era di Galbadia, ma preferì rimanere in silenzio: non sapeva se fosse il caso di spifferare i fatti altrui. Nel mentre, cominciarono a entrare anche gli altri.




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