A
passo rapido, mi avvio verso la capanna.
Tuttavia,
una domanda martella la mia mente.
Cosa
ti è successo, Yanez?
Perché
il tuo comportamento è cambiato?
Non
sei mai stato tanto secco.
Ad
un tratto, un lungo sibilo taglia l'aria.
Uno
dei tuoi coltelli, con un tonfo sordo, si pianta in una trave
portante della capanna.
Sono
sgomento. Perché hai cercato di colpirmi, amico mio?
Non
posso crederci, non puoi averlo fatto.
D'istinto,
mi giro e corro verso di te. Voglio una spiegazione.
Cosa
ti è successo?
Mi
inginocchio a poca distanza da te e prendo le tue mani.
Tremo.
Sento la dolorosa rigidità delle tue membra contratte.
Che
cosa ti sta succedendo, amico mio?
– Yanez!
Yanez, che succede? – chiedo, angosciato. Chi ti sta
tormentando?
La
mia domanda, per alcuni istanti, resta senza risposta.
Non
mi arrendo e mantengo il contatto tra di noi. No, non ti lascerò
solo, amico mio.
I
tuoi occhi cerulei, a fatica, si aprono e si riflettono nei miei.
Mi
fa male vedere la pena nel tuo sguardo, di solito così vivo e
pungente.
La
rabbia, per alcuni istanti, accende il mio cuore. Chiunque ti ha
fatto questo non sfuggirà alla mia ira.
Conoscerà
la rabbia di una tigre.
– Dove...
Dove mi trovo? Dove sono? – balbetti, ad un tratto. Riesco a
sentire lo spaesamento nella tua voce.
Hai
sconfitto una forza terrificante, ma questa prova è stata per
te sfibrante.
Non
riesci a renderti conto di nulla.
Ad
un tratto, un debole sorriso sorge sulle tue labbra e un lampo di
consapevolezza brilla nei tuoi occhi.
– Ehi...
Mi sembra di conoscerti. – mormori.
Sospiro,
sollevato. La tua ironia è tornata e mi hai riconosciuto.
Queste
poche parole mi riempiono l'anima di gioia, amico mio.
Ad
un tratto, sopraffatto dalla stanchezza, abbandoni la testa sul mio
petto.
Sorrido.
Hai lottato contro un nemico crudele e hai vinto, ma tale
combattimento non è rimasto privo di conseguenze.
La
tua intera persona è stanca e ha bisogno di riposo.
Stringo
le mie braccia attorno alle tue spalle e la mia mano destra indugia
sulla tua schiena in una leggera carezza.
–
Grazie...
Grazie, Sandokan. – mormori e ti abbandoni al mio abbraccio.
Sorrido
e ti stringo con maggiore forza al mio petto.
– Di
nulla, amico mio. – replico, sollevato. Sei qui, Yanez, ed è
tutto quello che conta.
Le
ombre sono state sconfitte.
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