Fandom:
Haikyu!!
Genere:
romantico
Tipo:
one shot
Personaggi:
Kotaro Bokuto, Keiji Akaashi
Coppia:
yaoi
Rating:
PG-13, verde
Avvertimenti:
spoiler, post time skip
PoV:
terza persona
Disclaimers:
i personaggi non sono miei, ma di Haruichi
Furudate. I personaggi e gli
eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.
Note: questa fic
è nata da questo prompt di Pandora13 - Akaashi è talmente abituato a imbottigliare i sentimenti e preoccuparsi
degli altri, che soffre di attacchi d’ansia e attacchi di panico, soprattutto
nel periodo universitario – saltato fuori in una challange
“30 days haikyuu!! challenge terza edizione” del
gruppo facebook “Haikyuu!!
Italia”
A.A.A. – Ansia.
Amicizia. Amore.
Aprì gli occhi di scatto nel buio più
totale. Deglutì un paio di volte cercando di sciogliere il groppo che aveva in
gola, si mise seduto, era in un bagno di sudore eppure tremava, si prese la
testa tra le mani cercando di calmarsi.
Il trillo della sveglia lo fece
sobbalzare, si concentrò su quel suono ritmico e cadenzato.
Quando l’allarme smise di suonare, anche
il suo respiro si era calmato; con cautela, si alzò accese la lampada sulla
scrivania, si drappeggiò sulle spalle un plaid ed aprì il libro e il quaderno
degli appunti.
Era all’ultimo anno di università, doveva
dare l’ultimo esame e discutere la tesi e poi… poi… la sua vita era una
incognita.
Con il libro urtò il cellulare e il
display si accese. L’immagine di lui e Bokuto il giorno del diploma di questo
ultimo, gli fece inumidire gli occhi.
Il giorno in cui aveva compreso tante cose
e non ne aveva espressa nessuna.
Il giorno che aveva blindato il suo cuore,
imbrigliato i sentimenti e seppellito le emozioni.
Il giorno in cui Bokuto aveva iniziato una
nuova vita senza di lui, lasciandolo indietro, senza voltarsi.
Kuroo e Bokuto lo avevano trascinato fuori
dal campus, quel freddo sabato sera di dicembre, per andare a bere qualcosa
insieme, visto che Bokuto era tornato a Tokyo durante una pausa del campionato
e quando riusciva a tornava cercava sempre di ritagliarsi del tempo per stare
con lui. Erano andati al solito locale, ma quella sera non era proprio serata
per Keiji; era davvero stanco ed aveva ancora parecchio da studiare.
Akaashi cercava di concentrarsi sul
racconto dell’ex capitano del Fukurodani, ma faceva
fatica a seguire il senso. Li guardava ridere e parlare, ma si sentiva un
estraneo. Anche se Kuroo lo aveva interpellato più volte per farlo partecipare
alla conversazione, lui aveva risposto con brevi e secche risposte. Bokuto
invece parlava a briglia sciolta, non si era minimamente accorto del suo inusuale
silenzio.
All’improvviso, sentì un peso che gli
opprimeva il petto non riusciva a respirare.
“Devo uscire da qui” dichiarò alzandosi, incurante
dell’espressione perplessa dei due amici. Bokuto lo fissò confuso, ma Akaashi
non attese una risposta o una domanda, uscì dal locale, l’aria gelida di
dicembre lo investì, non aveva preso il cappotto non importava.
Barcollò fino ad una panchina e vi si
sedette sopra pesantemente, doveva calmarsi, ma respirare diventava sempre più
faticoso.
“Akaashi” la voce di Bokuto, gli si
sedette accanto, drappeggiandogli il cappotto sulle spalle.
“Sto… bene” ansimò stringendo gli occhi
“Ora passa”
Bokuto lo guardò per un lungo momento
smarrito, quindi gli si inginocchiò davanti quando comprese quello che stava
accadendo.
“Guardami” ordinò, ma Keiji aveva gli
occhi serrati con forza “Guardami” intimò alzando la voce, non aveva mai usato
quel tono con Akaashi.
Con uno sforzo enorme il più piccolo
socchiuse gli occhi e li fissò in quelli color dell’ambra dell’ex compagno di
squadra, non voleva che lo vedesse così, ma non ci poteva fare nulla.
“Respira lentamente, ti stai iperventilando”
Akaashi lo sapeva, ne era ben conscio, ma
non riusciva a controllarsi era una cosa fuori dalla sua portata.
Bokuto gli posò le mani a coppa sulla
bocca e sul naso.
“D’accordo respira insieme a me” ordinò
risoluto inspirando a fondo, ma il fiato che si infrangeva contro i suoi palmi
era ancora troppo veloce spezzato.
“Keiji inspira” comandò mentre l’altro si
aggrappava alle sue braccia “Ora espira” impose facendolo insieme a lui, per dargli
un ritmo.
“Bravo. Così, di nuovo”
Piano piano il respiro del più giovane si
fece regolare, aveva gli occhi socchiusi, la fronte imperlata di sudore, Bokuto
allontanò le mani gli si sedette accanto aiutandolo ad indossare il cappotto, gli
mise la sciarpa e gli circondò le spalle con un braccio tirandolo contro di sé.
“Hai avuto un attacco di panico, Akaashi”
non era una domanda, ma lo sentì annuire.
“È la prima volta?” domandò seriamente preoccupato,
ma Keiji non lo guardava nemmeno in faccia.
“No”
“Perché non me lo hai mai detto?” sbottò Bokuto
infastidito.
“Perché avrei dovuto dirti una cosa del
genere?” bisbigliò fiacco, dopo ogni attaccato era sempre svuotato di ogni
energia.
“Perché sono tuo amico” rispose come fosse
la cosa più ovvia del mondo.
Akaashi sentì gli occhi riempirsi di
lacrime a quelle parole, cercò di ricacciarle indietro, ma non ci riuscì, era
troppo vulnerabile in quel momento, le parole dell’altro lo avevano ferito, sapeva
che Kotaro non lo aveva fatto apposta, ma questo non leniva affatto la sua
sofferenza.
Bokuto era sconvolto, quella creatura
tremante non poteva essere il suo Keiji, senza pensare se lo tirò addosso
cullandolo piano.
“Perdonami se ho detto qualcosa di
sbagliato” mormorò.
Akaashi era sempre presente a sé stesso,
sempre in grado di mantenere una compostezza ed una tranquillità in qualunque
situazione. Era in grado di riportare in carreggiata chiunque, lui per primo,
quando andavano a scuola insieme era una costante. Forse era proprio questo il
problema di Akaashi: era arrivato al punto di rottura perché aveva preteso
sempre troppo da sé stesso.
Era arrivato al limite proprio ora che era
alla fine del suo percorso universitario, dove aveva portato a casa i voti più
alti ad ogni esame.
“Permettimi di aiutarti” gli chiese in un
sussurro tra i capelli.
“So cavarmela da solo” mormorò contro il
suo petto ampio e forte asciugandosi il viso, lui non voleva che Bokuto lo
vedesse in quelle condizioni pietose.
“Non lo metto in dubbio” asserì “Fa freddo,
casa dei miei è la più vicina, andiamo” lo spronò dolcemente.
“Dov’è Kuroo?” chiese rendendosi conto
solo in quel momento di essere fuggito dal locale senza spiegazioni e senza
salutare.
“Mi ha detto di non preoccuparmi che lì ci
pensava lui”
Akaashi annuì appena era davvero stanco si
lasciò guidare da Bokuto, che lo prese per mano senza riflettere, probabilmente
per lui era più che normale, ma in Akaashi creò un terremoto emotivo non indifferente,
ringraziò la sciarpa che gli copriva parziale il viso e il freddo che gli
arrossava le guance.
Camminarono in silenzio, mano nella mano
fino all’abitazione dei genitori di Kotaro che, a quanto pareva, non erano in
casa.
Keiji, seduto sul letto di Bokuto, lanciò
uno sguardo alla camera, sembrava di tornare indietro nel tempo. La stanza di
Kotaro era rimasta uguale a quando andavano al liceo, avevano passato pomeriggi
interi tra quelle quattro mura, fu sopraffatto dai ricordi.
Bokuto lo raggiunse, recava in mano un
vassoio con due tazze di cioccolata fumante, si sedette sul letto e gliene
porse una.
“Da quando ti succede?”
Akaashi sorbì il primo sorso di cioccolata
che lo riscaldò.
“Il primo attacco di panico, l’ho avuto il
terzo anno di liceo, al primo allenamento di pallavolo, tu non c’eri. Mi sono
ritrovato sul parquet con il fiato corto. Mi sono spaventato da morire credevo
di avere un infarto” confessò, ricordava ancora quella orribile sensazione.
Bokuto lo fissava sconvolto, era successo cinque anni prima e lui non sapeva niente.
“Non è più successo fino al secondo anno
di università” proseguì quieto osservando il liquido scuro nella tazza.
“Nell’ultimo anno e mezzo, invece, si sono
intensificati, forse per lo stress degli ultimi esami e per la tesi” mormorò
fissando un punto lontano “Per un periodo ho preso dei farmaci, ma mi
intontivano non riuscivo a studiare quindi ho smesso”
Bokuto posò la tazza che stringeva convulsamente
tra le dita rischiando di rovesciare il contenuto.
Akaashi aveva affrontato quella cosa da
solo senza dirlo a nessuno, ma soprattutto, senza dirlo a lui.
“L’attacco arriva nei momenti più
impensabili, mi rendo lucidamente conto che sta per succedere, ma non riesco a
controllarlo devo lasciarmi travolgere ed aspettare che si esaurisca” raccontò
finendo di bere la cioccolata posando la tazza.
“Ci siamo sentiti e visti in questi anni, perché
non mi hai mai detto niente?”
Akaashi si strinse nelle spalle “E cosa
avresti potuto fare?” domandò mestamente “Prendere il primo treno o aereo e
venire qui?” buttò lì con un sorriso triste.
“Sì” ammise.
Akaashi sospirò piano era tipico di Kotaro
agire di impulso, senza riflettere.
Bokuto era arrabbiato con Keiji per non
avergli detto nulla e con sé stesso per non essersi accorto di niente.
Le parole gli uscirono dalle labbra prima
che potesse fermarle.
“Il tuo problema è sempre stato quello di
essere troppo rigido con te stesso e di tenere imbrigliati i tuoi sentimenti e
le tue emozioni”
Lo sguardo di Akaashi si fece duro “Da
quando sei diventato uno psicologo?” sbottò con sarcasmo. Bokuto incassò il
colpo non voleva litigare con lui.
“Voglio solo aiutarti” mormorò
sinceramente dispiaciuto.
“Torna alla tua vita Bokuto: fatta di
partite e successi. Io ho la mia monotona e ordinaria” rispose stanco.
“Voglio che tra noi non ci siano segreti,
voglio che mi racconti quello che ti passa per la testa e che ti fa stare così
male” disse Kotaro con impeto.
Akaashi lo fissò, i suoi occhi erano duri
ed arrabbiati, non gli aveva mai rivolto uno sguardo del genere.
“Tu vuoi” sussurrò scuotendo il capo
alzandosi in piedi era meglio se andava via, ma Bokuto lo afferrò dal braccio e
lo fece sedere con forza.
“Vorrei…” si corresse guardandolo negli
occhi.
“E quello che desidero io?” bisbigliò così
piano che Bokuto lo lesse sulle sue labbra più che sentirlo con le orecchie.
“Non sono così intelligente ed intuitivo
come te, devi dirmi le cose Akaashi”
Il giovane scosse la testa “No”
“Sì, di cosa hai paura? Io sono tuo amico”
Li vide gli occhi blu tremare e farsi più
lucidi “Già amico” sussurrò con una nota dolente.
Chiuse gli occhi sentiva il respiro
bloccarsi in gola e farsi più breve. - Non di nuovo - pensò. Bokuto gli prese
il viso tra le mani.
“Guardami” intimò.
Akaashi non si era nemmeno reso conto di averli
chiusi.
“Parlarmi” lo pregò.
“Sei uscito dalla mia vita” iniziò, le
parole presero a fluire senza difficoltà “E anche se sapevo che sarebbe successo
non ero pronto” confessò torturandosi nervosamente il labbro inferiore con i
denti.
Si alzò in piedi, il calore del corpo di Bokuto
e le sue mani sul viso lo stordivano era già abbastanza scombussolato ed
agitato. Si appoggiò all’armadio con lo sguardo sul pavimento, non poteva
guardarlo negli occhi si sarebbe perso in quegli occhi color ambra.
“Poi è arrivato l’ingaggio dei Jackal; egoisticamente non riuscivo ad esserne contento”
Bokuto rimase sorpreso, ricordava
perfettamente quel giorno: era stata la prima persona a cui lo aveva detto e Keiji
si era congratulato dicendogli che era davvero felice: gli aveva mentito e lui
non se ne era reso minimamento conto, troppo preso sa sé stesso e da quel
traguardo.
“Ho seguito tutte le partite e tutte le
notizie su di te. Hai uno stuolo di ammiratrici e ammiratori notevole”
“Sei geloso?” domandò mentre nella sua testa
si faceva strada un pensiero.
“Sì” ammise in un sussurro. Era geloso, anche se non aveva alcun diritto di
esserlo. Bokuto non aveva idea dei sentimenti che nutriva per lui, non avevano
nessun legame, non poteva pretendere niente.
Tutti quelli che conosceva avevano una
relazione più o meno stabile mentre lui si era buttato a capofitto nello
studio. Imbrigliando e soffocando una volta ancora i suoi sentimenti.
Bokuto si alzò e lo raggiunse sollevandogli
il viso con due dita incontrando i suoi occhi blu stanchi e tormentati.
“Ci sei andato a letto?” domandò all’improvviso
in un sussurro, se lo era sempre chiesto e conosceva la risposta, Kotaro tentennò
un istante non aveva senso mentire.
“Sì” e lo vide trattenere il fiato “Mai
più di una volta: era solo sesso” confidò.
“Uomini o donne?”
“Entrambi”
Akaashi gli posò le mani sul petto
sentendo il suo cuore battere forte. Possibile che Bokuto condividesse il suo
stesso sentimento?
“Perché non me lo hai detto?” domandò Keiji
rivolgendo la stessa domanda che gli aveva fatto in precedenza.
“Per non ferirti, me ne rendo conto solo
ora” confessò erano così vicini che sentiva il respiro caldo di Bokuto sul
viso.
“C’è dell’altro, vero, Keiji?” bisbigliò.
“Sì” ma invece di parlare il giovane colmò la distanza tra le loro.
Circondò il collo di Kotaro con le
braccia, socchiuse la bocca permettendo al più grande di condurre il bacio e
lui si perse in quella bocca che sapeva di cioccolato.
Bokuto si sollevò da quelle labbra morbide,
sentendo il respiro di Akaashi farsi corto, ma non era un attacco di panico,
solo eccitazione.
“E tu, al campus, quanti cuori hai
infranto?” chiese e le guance pallide di Keiji si tinsero di un bel rosso
acceso e scosse solo la testa.
“Non ci credo” sussurrò scostandogli i
capelli dalla fronte “Un ragazzo bello come te”
A quel complimento le guance di Akaashi
divennero, se possibile, ancora più purpuree, si portò la mano alle labbra.
“Era il tuo primo bacio” si rese conto
accarezzando la sua guancia, lo vide annuire ancora.
Bokuto lo baciò ancora e lo sollevò ricadendo
entrambi sul letto ridendo.
“Insegnami” bisbigliò affidandosi
completamente a lui da quella notte nei giorni a venire Akaashi non soffrì più
di attacchi di panico.
---
Note dell’autrice.
Eccomi qui con la coppia Akaashi e Bokuto,
grazie all’ispirazione che mi ha dato Pandora13.
Grazie a chi è arrivato fino a qui e ha voglia
di dire la sua.
Alla prossima
Un Kiss
Bombay