Capitolo 11
La spia
Michele si sedette sul
letto con un'espressione canzonatoria sul volto.
Sael lo guardò
imbarazzato, si sentiva molto stupido e in colpa per il modo in cui
si era comportato ed era evidente che Michele non aveva intenzione di
aiutarlo. Doveva trovare il coraggio di scusarsi con il ragazzo che
amava.
«Mi dispiace! Sono
stato un idiota».
«Temo che dovrai
fare meglio di così per convincermi a darti una seconda
possibilità!» Rispose Michele freddamente.
Sael rabbrividì,
l'ultima volta che Michele era stato così freddo con lui era
stato nel corridoio della ditta dove lavorava Alba. Quella volta
tanto per cambiare si era comportato da idiota e Michele lo aveva
minacciato con la sua spada angelica.
«Credevo di fare
bene, te lo giuro. Ero terrorizzato, continuavo a sognare di essere
costretto a punirti in modo orrendo per esserti innamorato di me.
Come se non bastasse Ysrafael mi ha detto che in Paradiso stavano
cominciando a dubitare di te».
Michele sgranò gli
occhi esterrefatto, Ariel non aveva fatto cenno a questo particolare,
probabilmente per lealtà verso Ysrafael che era pur sempre il
suo maestro e Supervisore.
«Mi ha detto che
anche se non voglio, mi porto dentro il buio dell'Inferno e che prima
o poi avrei finito per trasmetterlo anche a te!»
Michele sospirò «E
tu gli hai creduto…»
«Io sono un demone
infernale, è un dato di fatto. So di portarmi addosso il buio
dell'Inferno, lo sento ed è una cosa che per quanto mi sforzi
non posso cambiare. Tu non puoi capirlo, non sei un demone. Non hai
idea di cosa significhi guardarsi allo specchio e vedere l'aureola
spaccata e quelle ali da pipistrello e non hai nemmeno idea di cosa
significhi avere la consapevolezza di aver contribuito a creare il
male e averlo portato tra gli uomini. Non è stato Caino il
primo assassino della storia, siamo stati noi quando abbiamo
dichiarato guerra a voi. E tutto per gelosia nei confronti degli
umani. Siamo stati allo stesso tempo immaturi e arroganti e abbiamo
finito per commettere un errore imperdonabile. Ci siamo meritati
tutto ciò che il Padre ha creato per punirci!» Sael fece
una piccola pausa, sospirò e infine guardando Michele dritto
negli occhi domandò. «Perché non avrei dovuto
credere a Ysrafael? O meglio, perché Ysrafael dovrebbe
sbagliarsi quando dice che rischio di rovinare la tua purezza di
Angelo?»
Michele non riuscì
a rispondere, il discorso di Sael lo aveva colpito e commosso. Sapeva
che Azaele, Sael, Safet e forse anche Razel, portavano un peso nel
loro cuore, ma non si era mai realmente reso conto di quanto
potessero soffrire per i loro errori. Forse perché Azaele
nonostante tutto era un ragazzo dal carattere allegro e positivo e
Safet un demone compassato e protettivo nei confronti di tutti loro.
Quanto a Razel, bè lui era… Razel!
Passò un braccio
intorno alle spalle di Sael e gli domandò. «Perché
sei tornato?»
«È stato
grazie al padre di Azaele. Mi ha detto delle cose che mi hanno
rincuorato e soprattutto fatto capire che la cosa più
importante è aver preso consapevolezza dei miei errori
passati. Da quando mi ha parlato ho capito che un po' di buio dentro
di me ha fatto spazio alla tua luce e non il contrario. Almeno
spero!»
«È un
pensiero molto bello, sai?» Disse Michele accarezzandogli
dolcemente i capelli.
«Sei tu che porti
la bellezza nella mia vita!» Sussurrò un po' timidamente
Sael.
Michele non resistette
più, attirò Sael a sé e lo baciò a lungo.
Non c'era bisogno di altre parole ormai.
Poco più tardi
mentre facevano l'amore, Sael pensò che era felice di essere
tornato e che forse si, forse Gabriel aveva ragione. Forse il Padre
lo aveva davvero perdonato e aveva davvero permesso a Michele di
amarlo per ridargli indietro un piccolo pezzo di Paradiso.
#
«Adel» chiamò
Eowynziel raggiungendo l'amica seduta sul cornicione sotto l'orologio
di Palazzo Montecitorio.
Adel si alzò un
po' in ansia. Non era affatto sicura che Azaele e i suoi amici
fossero disposti ad accoglierla al posto di Arianna, soprattutto dopo
l'imbarazzante e poco gentile fuga di pochi giorni prima.
«Allora? Sono
arrabbiati perché me ne sono andata senza neanche salutare?»
Domandò non appena Eowynziel chiuse le ali.
«No, assolutamente!
Anzi Alba è contenta, spera che diventiate amiche!»
«Sul serio?»
«Si, assolutamente.
Sai, anche io penso che sarebbe bello! E poi adesso che Akenet vuole
rapire il suo bambino un'alleata in più non fa male, giusto?»
«Lo sa già?»
Sfuggì ad Adel che subito si pentì di quello che aveva
detto. Ma Eowynziel non ci fece caso.
«Certo! Le voci
corrono. Infatti stasera ci troviamo a casa di Safet, penso che
voglia organizzare qualcosa per proteggere Alba e il suo bambino.
Perché non vieni anche tu?»
Adel pensò che
Eowynziel non si rendesse minimamente conto di quanto fosse
pericoloso parlare così apertamente con lei solo perché
millenni prima, quando lavorano entrambe nel Terzo girone, erano
state molto amiche e si erano fatte forza a vicenda. Ma in fondo non
c'era da meravigliarsi, Eowynziel era sempre stata un po' svampita e
all'Inferno ci era finita soltanto per colpa di quel fesso del
precedente fidanzato che prima l'aveva convinta a combattere per
Lucifero e poi quando erano stati sconfitti e puniti per l'eternità,
l'aveva mollata senza tanti complimenti.
Almeno Adel poteva dire
di esserci finita esclusivamente per colpa della sua immaturità.
Come molti altri, infatti, aveva vissuto la creazione degli Umani
come un tradimento e un abbandono da parte del Padre.
«Allora? Vieni o
no?»
La domanda dell'amica la
riportò al presente.
Decise che non era il
caso di accettare, presentarsi a casa di Safet senza essre stata
invitata da Azaele o dallo stesso Safet, poteva essere decisamente
sospetto e il Supervisore era troppo intelligente per non farsi
venire dei dubbi su di lei.
Sempre che non sapesse
già che lei era la segreteria di Akenet. Quello era il rischio
più grosso. D'altra parte era stata assegnata ad Akenet da
poco e non era detto che Safet ne fosse già a conoscenza, in
fin dei conti non è che le informazioni girassero così
bene all'Inferno, tutt'altro.
Per un momento valutò
l'ipotesi di farsi scoprire. In fondo il Supervisore non era crudele
e probabilmente si sarebbe limitato a mandarla via o al massimo a
tenerla prigioniera senza farle del male e lei si sarebbe tolta da
quella situazione sgradevole.
Alla fine però
prevalse la lealtà verso il suo Responsabile che in fondo
aveva dimostrato di contare su di lei.
«No, meglio di no.
Non li conosco bene, mi sembrerebbe di essere di troppo, soprattutto
se dovete parlare di argomenti così delicati! Magari più
avanti parteciperò anche io. Tanto ci saranno sicuramente
altri incontri come questo, non credi?»
«Oh, si.
Sicuramente. Magari al prossimo ti inviterà Alba stessa!»
Rispose Eowynziel entusiasta.
«Quando pensi che
potrò parlare con Alba per organizzare il trasferimento?»
domandò infine Adel
«Stasera chiedo e
ti faccio sapere!»
«Perfetto!»
concluse Adel sorridendo a Eowynziel.
#
Adel rientrò
all'inferno pensando ad Akenet. Sperava che il suo Responsabile
sarebbe stato, se non contento (non lo aveva mai visto contento),
almeno un po' soddisfatto.
Stava
sorvolando il Girone
degli adulatori quando
sentì qualcuno gridare «Attenzioneeeee!» Abbassò
lo sguardo e si rese conto che alcuni colleghi erano in difficoltà
con un nuovo carico di letame liquido, appena arrivato. Il tubo
dell'autocisterna infernale sembrava tappato da qualcosa e si stava
gonfiando in maniera abnorme.
«Tutti via da
quiiii!» Ordinò il demone autista che pensò bene
di scappare via anziché provare a spegnere la pompa
dell'autocisterna ed evitare un disastro. Il tubo cominciò a
contorcersi come un tentacolo impazzito provocando un fuggi fuggi
generale così scomposto che una demone venne schiacciata
contro le rocce.
Adel la notò e
scese ad aiutarla. La collega afferrò la mano che Adel le
stava porgendo e provò ad alzarsi in volo sbattendo le ali, ma
un piede le era rimasto incastrato tra due massi.
«Oh, merda!»
Esclamò Adel mentre alle loro spalle la pompa
dell'autocisterna emetteva un lungo e terrificante lamento.
Un attimo dopo il tubo si
contorse con un ultimo furioso ruggito e infine esplose in mille
pezzi ricoprendo di letame liquido tutto ciò che aveva la
sfortuna di trovarsi entro un raggio di cento metri.
Comprese Adel e la sua
collega.
#
Akenet
osservò la cascata di acqua fresca totalmente insoddisfatto.
La temperatura era incomprensibilmente una decina di gradi al di
sopra di quella prevista e stava trasformando il ghiaccio in una
pozza d'acqua sempre più larga nella quale i Traditori
della patria
stavano sguazzando allegramente, manco fossero dentro la piscina di
un Hotel a cinque stelle.
«Vedi di rimediare
immediatamente a questa incresciosa situazione, Kafresh, prima che mi
innervosisca seriamente!» Sibilò Akenet con gli occhi
ridotti a due fessure rosse.
«Sissignore! Non si
preoccupi, questa volta credo di aver capito davvero come risolvere
problema!» Rispose il demone idraulico tremando di paura,
Akenet lo aveva già bruciato e risanato per tre volte
consecutive e molto probabilmente se lo avesse bruciato per la quarta
volta sarebbe stata quella senza ritorno.
«Lo spero per te»
rispose l'Arcidiavolo con aria minacciosa confermando i timori del
demone.
Un boato improvviso
attirò la loro attenzione. «Ma che succede oggi?»
Si lamentò Kafresh.
«Qualche altro
imbecille deve essere impegnato a svolgere scrupolosamente il suo
lavoro!» Rispose Akenet sarcastico.
Il demone preferì
non aggiungere altro e attraversare la cascatella pregando tutti i
santi, nonostante la sua natura diabolica, di aver capito davvero
l'origine del problema.
Neanche cinque minuti
dopo l'attenzione di Akenet fu attirata da un terribile olezzo e da
un «Ehem!»
«Cos'è
questa puzza di merda, Palletta?» Domandò, riconoscendo
la voce di Adel.
«Sa... Sarebbe
merda. Signore!» Rispose Adel con una nota sarcastica che non
sfuggì ad Akenet e che tutto sommato lo sorprese
positivamente.
«È scoppiata
una pompa di liquame giù al Girone degli adulatori»
spiegò la piccola demone.
L'Arcidiavolo non riuscì
a nascondere un ghigno divertito di fronte allo spettacolo della sua
segretaria completamente ricoperta di liquame ad esclusione del viso,
pulito alla meno peggio, e delle ali lungo le quali scorreva ancora
qualche goccia marrone. La veste fradicia aderiva completamente al
corpo della demone mettendone in risalto le forme morbide e pienotte.
Akenet si sorprese a pensare che nonostante la puzza terrificante e
l'aspetto, in quel momento tutt'altro che seducente, Palletta aveva
un suo "perché". Leggermente imbarazzato per aver avuto un simile pensiero sulla sua segretaria timida e
imbranata, spostò l'attenzione sulla puzza e commentò.
«Fai vomitare, buttati in acqua e lavati prima di relazionare.
Non intendo sopportare questa puzza un istante di più!»
«Ma in acqua ci
sono i dannati. Signore!» provò a replicare Adel un po'
impaurita.
L'espressione tesa che
assunse il viso di Akenet la convinse all'istante. Si lanciò
nella pozza d'acqua e cominciò a lavarsi. Ma non era affatto
tranquilla, aveva notato le espressioni strane dei dannati che
nuotavano intorno a lei.
Improvvisamente qualcuno
la afferrò e la tirò sott'acqua. Nel giro di un secondo
si sentì addosso di tutto. Mani che la toccavano e la
frugavano, morsi, calci, baci lascivi. Adel, che dopotutto era un
demone, si difese usando gli artigli. I dannati si ritrassero
spaventati e lei dandosi una spinta risalì a galla. Arrivata
in superficie però si accorse che una spessa lastra di
ghiaccio le impediva di uscire dall'acqua. Cercò
disperatamente di scalfire lo strato di ghiaccio, ma fu inutile. I
dannati vedendola in difficoltà tornarono all'attacco
trascinandola sempre più giù. Adel questa volta fu
presa dal panico. Non solo non riusciva a levarsi di dosso quella
feccia disgustosa, ma anche se ci fosse riuscita la superficie
dell'acqua era ormai completamente ricoperta da uno strato di
ghiaccio troppo spesso per riuscire a sfondarlo.
Stava per lasciarsi
prendere dallo sconforto quando sentì un tonfo alle sue spalle
e i dannati dileguarsi.
Era Akenet. L'Arcidiavolo
la riportò in superficie e la posò sul ghiaccio.
La osservò
riprendere fiato e commentò. «Non sei autorizzata a
sollazzarti con i dannati, Palletta!»
Adel, ancora scossa dalla
brutta esperienza, non riuscì a controllarsi. «Ma come
si permette di insultarmi? Per colpa del suo ordine per poco mi
ammazzano e osa pure fare del sarcasmo idiota?»
Akenet rimase basito e
Kafresh, che aveva appena messo la punta del naso fuori dalla
cascatella per annunciare che il problema della temperatura era
definitivamente risolto, pensò bene di arretrare senza farsi
notare.
L'Arcidiavolo, superato
il momento di stupore, emise un ruggito di rabbia e mutò nella
sua forma diabolica.
Alto, nero come una notte
senza stelle, gli occhi rossi come la lava dell'Etna e le enormi ali
da pipistrello aperte, fece un passo avanti sovrastando Adel, che non
si era mai sentita così piccola e indifesa in vita sua.
L'Arcidiavolo la afferrò per la collottola e si alzò in
volo.
Kafresh uscì dalla
cascatella e non poté fare a meno di pensare che tutto sommato
era meglio che fosse capitato ad Adel piuttosto che a lui.
Akenet
sorvolò il Nono girone, raggiunse la Ripa
discoscesa e
lassù, lontano da occhi indiscreti, lasciò andare Adel.
Mentre la osservava tremare come una foglia in attesa di essere arsa
viva, la sua rabbia si trasformò in una sensazione piuttosto
fastidiosa a cui non riusciva a dare un nome.
Riflettendoci con
attenzione realizzò che si stava semplicemente sentendo un
emerito coglione per aver messo in pericolo la sua segretaria senza
alcun motivo valido e, cosa ancora più seccante, per essersi
pienamente meritato la risposta infuriata della demonietta.
Riprese il suo aspetto
umano, esitò un attimo, schioccò le dita nervosamente
incendiando un meraviglioso abete millenario dietro di sé, lo
riportò alla vita con un altro schiocco e infine trovò
il coraggio di guardare negli occhi Adel e pronunciare l'ultima frase
che la demone si sarebbe mai aspettata di sentir uscire dalle labbra
del suo superiore.
«Ti chiedo scusa,
Adel».
Un secondo dopo Adel si
ritrovò un artiglio di Akenet intorno al collo. «Pensi
di raccontare a qualcuno quello che ti ho appena detto?»
Ringhiò l'Arcidiavolo.
«No, no. Signore.
Non sarebbe professionale!»
«Bene!»
Rispose lui lasciandola andare. «Ora puoi iniziare la tua
relazione!»
«Prima, avrei
bisogno di chiederle se Safet è al corrente che sono la sua
segretaria, Signore». Domandò Adel ancora un po'
ansimante per la paura.
«Safet… Oh,
intendi il supervisore di Azaele, il padre di Sael?»
«Esattamente,
Signore. Temo che potrebbe rappresentare un problema per lo
svolgimento del mio incarico».
L'Arcidiavolo rimase
stupito per non averci pensato lui stesso. Aveva scelto Adel perché
la riteneva poco sospettabile come spia, ma effettivamente Safet, uno
dei pochi sottoposti che Akenet riteneva tutt'altro che idiota, non
ci avrebbe messo molto ad informarsi su di lei e scoprire chi era.
«Hai ragione!»
ammise sorprendendo Adel per la seconda volta.
«Però
lei potrebbe assegnarmi ai ritiri
esterni e
sostituirmi con un'altra segretaria!» Propose Adel.
«Si certo, ma ormai
è tardi, sarebbe comunque sospetto!» rifletté
l'Arcidiavolo grattandosi il mento.
«E se lei
informasse il Responsabile delle Risorse Infernali che Safet deve
sapere solo che le sono stata assegnata per una breve periodo e che
al momento è in attesa di trovare una collaboratrice di
maggiore gradimento? Questo sarebbe abbastanza realistico e mi
permetterebbe di essere più sincera con Azaele e gli altri e
quindi più credibile! Sono sicura che l'RRI non oserebbe
rifiutarsi!». Adel si rese conto che si stava dimostrando più
diabolica di quanto credeva e si vergognò di sé stessa,
ma d'altra parte non riusciva a non svolgere il suo incarico con
serietà.
Sul viso di Akenet
apparve un sorrisetto soddisfatto, la demonietta timida e imbranata
si stava dimostrando decisamente più sveglia del previsto.
«È una buona
idea. Quanto a Kafresh, sono sicuro che non oserà raccontare
quello che ha visto poco fa. Magari gli spiegherò con
chiarezza che è meglio per lui dimenticarsi del nostro piccolo
diverbio. Puoi andare!»
«Volevo dirle
anche…» Akenet cominciò a innervosirsi, detestava
che una relazione andasse troppo per le lunghe.
«Cosa?»
«A breve mi
trasferirò a casa di Alba e Azaele». Disse Adel
velocemente.
Akenet ne rimase
impressionato, neanche Esael, che fino a quel momento aveva
considerato la sua segretaria più efficiente, sarebbe stata
capace di raggiungere un simile obiettivo in così breve tempo.
«Allora torna
immediatamente in superficie!» concluse senza mostrare la sua
soddisfazione.
Adel era un po' delusa,
non che si aspettasse di ricevere dei complimenti espliciti, ma
almeno un minimo di dimostrazione di stima, e che diamine! Sospirò
e aprì le ali per volare via.
Akenet notò la
delusione della segretaria e si ricordò che durante un corso
di aggiornamento sulla "Gestione del personale infernale"
avevano spiegato che per mantenere elevata l'efficienza dei propri
subordinati, si poteva scegliere tra incutere terrore con minacce e
torture fisiche (scelta consigliata) o mostrare soddisfazione per il
loro operato. Visto che la seconda opzione gli pareva decisamente più
adatta alla situazione, fece un enorme sforzo di concentrazione e
riuscì a produrre un complimento abbastanza decente. «In
ogni modo sei una collaboratrice di mio gradimento, Palletta, e al
momento non ho intenzione di sostituirti!»
Il viso di Adel si
illuminò e Akenet per una volta tanto sentì di potersi
fidare completamente di un sottoposto.
Probabilmente non sarebbe
stato dello stesso parere se avesse saputo che Adel non si era
sentita di informarlo che Safet aveva già cominciato a
organizzarsi per proteggere il figlio di Azaele.
#
Safet e Aurora si stavano
godendo un po' di relax guardando Sandman abbracciati sul divano.
Come tutti i demoni, anche Safet era piuttosto affascinato dalle
serie umane che trattavano argomenti "soprannaturali",
quanto ad Aurora, era sempre stata appassionata di fumetti e l'opera
completa di Neil Gaiman era stata uno dei regali più belli che
si era concessa subito dopo aver divorziato da un marito che tra i
suoi difetti annoverava anche quello di considerare i fumetti «Roba
per bambini e adulti immaturi!» (tra cui ovviamente lei).
«A che ora arrivano
Sakmeel e Eowynziel?» Domandò Aurora controllando
l'orologio.
«Dovremo riuscire a
finire la puntata». Rispose Safet baciandole delicatamente i
capelli. Aurora fu scossa da un piccolo brivido. Safet tendeva a non
essere particolarmente espansivo, ma quando voleva sapeva essere
molto affettuoso.
«Bene!»
Rispose Aurora stringendosi un po' di più al compagno.
Purtroppo Safet era stato troppo ottimista, di lì a poco i due
fidanzati infernali bussarono sui vetri della cucina. Safet sospirò
e spense la TV.
Aurora andò ad
accoglierli. «Buonasera ragazzi, avete già cenato?»
«Veramente no!»
Rispose Eowynziel «Cos'hai fatto di buono?»
«Ragazzi non vi ho
invitato per mangiare!» La sgridò Safet.
La demone arrossì
leggermente e Sakmeel sospirò imbarazzato.
«Ma dai Safet, in
fondo ormai è quasi ora di cena, possiamo parlare e mangiare
qualcosa, no?»
Eowynziel sorrise e Safet
capitolò, non amava perdersi in discussioni inutili con
Aurora, specie quando bastava poco per accontentarla. In fondo era
tipico degli umani mostrarsi ospitali offrendo da mangiare o da bere.
«E va bene, tutto
sommato ho fame anche io». Rispose pazientemente ottenendo in
cambio il sorriso allegro di Aurora. Safet amava quel sorriso e fu
felice di averla accontentata.
Eowynziel si offrì
di aiutare ad apparecchiare ma quando mise a tavola sei piatti,
Aurora e Safet la guardarono perplessi.
«Siamo solo
quattro!» Le fece notare Safet.
«No, no. Stanno
arrivando anche Razel e Elena!» rispose Sakmeel.
«Cosa? Ma come vi è
venuto in mente di invitarli senza il mio permesso?» Domandò
Safet irritato, non tanto per Razel ed Elena in sé stessi,
aveva intenzione di contattare anche loro al più presto, ma
perché si era raccomandato di non spargere in giro la voce del
loro incontro. Il suo piano era di procedere a piccoli passi per
evitare di destare l'attenzione di eventuali spie di Akenet o peggio
ancora di Krastet e Zoel che per quanto non fossero esattamente delle
cime, alla decisione di inviare degli scagnozzi a spiarli forse ci
sarebbero potuti arrivare.
«Oh, abbiamo fatto
male?» Domandò Eowynziel stupita.
Un
attimo dopo qualcuno bussò di nuovo alla finestra, Safet si
girò pensando di vedere Razel ed Elena, ma sulla soglia
c'erano Azaele e Alba, Michele e Sael tenuti per mano e Merlino
che lo salutò con una mano e un sorriso imbarazzato.
«Salve, non
disturbiamo vero? Abbiamo pensato di fare un salto anche noi!»
Esordì allegramente Azaele.
Safet li guardò
esterrefatto e malgrado il suo cervello avesse registrato velocemente
e con piacere che suo figlio e Michele si erano rappacificati, non
poté fare a meno di trovare la situazione piuttosto irritante.
«Ma non avevi detto
che eravamo invitati anche noi?» Sibilò un
imbarazzatissimo Michele all'orecchio di Azaele che fece finta di non
sentire.
I nuovi arrivati non
erano ancora entrati quando alla porta bussarono Razel e Elena.
Safet sbuffò. «Bé,
almeno le sorprese sono terminate!» Non aveva neanche finito di
dirlo che alla finestra si presentò Gabriel.
«Ma, porca miseria!
E tu come cavolo hai saputo di questo incontro che in teoria doveva
essere segreto?» Si lamentò Safet.
«Oh, bé...
Me lo ha detto lui!» Rispose l'Arcangelo un po' a disagio
indicando Ariel che era appena atterrato sulla terrazza.
«E a te, chi lo ha
detto?» Domandò Safet, furente.
Ariel esitò
imbarazzato e Aurora arrossì leggermente. «Ehem, non
arrabbiarti Safet, sono stata io, ci siamo incontrati alla stazione».
Safet rivolse uno sguardo
costernato alla sua compagna e passandosi una mano sul viso sussurrò.
«No, io non ce la posso fare, davvero non ce la posso fare!»
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