La
luce della luna filtra da una finestra semiaperta e si posa sul
pavimento, illuminandolo di un debole chiarore argentato.
Robin,
seduto su una sedia, collocata accanto al letto, fissa il corpo di
Much, ivi disteso.
Grosse
gocce di sudore bagnano il suo viso e respiri sempre più
accelerati sollevano il suo petto.
Con
un sospiro, il giovane nobile scuote la testa. Come sempre, gli
uomini dello sceriffo li hanno attaccati.
L’assalto
è stato respinto, pur con perdite.
Ma
il suo amico Much, pur di difenderlo, è stato colpito da una
freccia nella spalla destra.
Dapprima,
la ferita è parsa dolorosa, anche se non grave, ma l’occhio
esperto di Djaq ha saputo vedere oltre la superficie.
La
freccia era stata ricoperta di veleno.
Sospira
e la sua mano, leggera, sfiora la guancia destra dell’altro.
Scuote
la testa, preoccupato. Sente contro il palmo il calore malato della
febbre.
Gli
impiastri di Djaq hanno evitato una morte immediata, ma non hanno
allontanato il pericolo.
Gli
occhi cerulei di Much sono chiusi in una incoscienza crudele.
Risvegliati, Much. Non abbandonarmi, non lasciarmi. mormorò,
angosciato. Quel giovane, che ora giace sul letto, è sempre
stato un punto fermo della sua esistenza.
Con
devozione, lo ha accompagnato nella difficile crociata in Terrasanta.
E’
stato suo compagno in quelle lunghe, terrificanti battaglie, e ha
condiviso con lui il sangue, il dolore, la paura.
E’
sopravvissuto ad una tale, dolorosa esperienza per morire così?
No,
non è giusto.
Quei
vigliacchi non possono sottrargli anche lui.
Si
alza e, per alcuni istanti, percorre a grandi passi l’intera
stanza. Ha bisogno di scaricare, seppur per poco, la tensione di
quelle ore crudeli.
Si
siede sulla sponda del letto e libera il viso di Much dai capelli,
umidi di sudore.
-
Mi dispiace, ma posso fare solo questo per te. – si scusa.
Odia non potere agire in prima persona per aiutare una persona a lui
cara.
Gli
sembra di non avere alcun potere sugli eventi e tale sensazione è
per lui fonte di frustrazione.
Morirà?
Sopravviverà?
Tale
sensazione di precarietà è terribile.
Passa
la mano sul collo di Much, lo solleva e appoggia la testa del
compagno sulle sue ginocchia. Forse, un simile contatto può
aiutare Much…
Le
labbra esangui del giovane feudatario si muovono e i suoi occhi,
velati dal dolore, si aprono.
-
Padrone… Non… Non si affatichi… - sussurra.
Perché Robin è lì?
Robin
accenna ad un sorriso e lo abbraccia. Il suo pensiero, in quel
momento doloroso, è per lui.
Tale
premura riempie il suo cuore di commozione.
-
No, amico mio. Io non mi allontanerò, fino quando tu non
starai bene. Resterò qui, accanto a te. -
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