Il Canto delle Masche

di Lilium Noctis
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Erano ormai trascorse quattro ore da quando Anastasia si era avventurata da sola nel bosco; Sofia camminava in silenzio al suo fianco e lui, di tanto in tanto, rinforzava la presa quando il sentiero si faceva più dissestato. Tommaso scrollò il capo e si stiracchiò le spalle: nonostante l'andatura fosse alquanto moderata si sentiva le gambe stanche ed era parecchio affamato. Dopotutto era da qualche giorno che non mangiava un pasto completo.

Adocchiò distrattamente gli uomini, se così poteva definirli, dinanzi a sé per notare quanto Michele desiderasse rimanere sulle sue nonostante si voltasse almeno ogni due minuti per scrutare lui e la compagna.

A sembrare una coppia di ragazzini spensierati erano Aulo e Alessio che chiacchieravano tra loro mentre l'omone chiudeva la fila del gruppo.

Qualche minuto dopo notò Valerio aumentare il passo per raggiungerlo con un sorriso curioso sul volto. – Anastasia mi ha detto che vieni dal nord, ma che paese c'è più in su di Borgovecchio?

– Penso nessuno, perché? – Lo fissò nell'unico occhio.

– Quindi arrivi dalle terre dei ghiacci? – Lo canzonò. – In effetti sei troppo svestito per non sentire freddo!

– La mia tribù era di Vetta Gela. – Sorrise: in pochi sapevano da dove venisse e vedere sul viso di Sofia della sincera curiosità lo rasserenò. – Nessuno dei nostri insediamenti è mai stato segnato nulla sulle mappe del confine perché non eravamo in molti... forse una quarantina ma non di più.

– E perché te ne sei andato, se posso?

Quella domanda da parte della ragazza bloccò ogni suo pensiero facendogli spegnere quel principio di spensieratezza sul volto. La sua ferita non era del tutto rimarginata e, tutt'ora, i sensi di colpa lo divoravano. – Diciamo che non correva buon sangue...

Valerio parve accorgersi del suo tono distaccato e, quindi, non attese a mettergli una mano sulla testa per arruffargli i capelli. – Se siete amici perché siete così formali? – Sogghignò. – Su, un po' più di scioltezza!

– Ahi! – Rise nonostante quella pacca sulla spalla fosse degna di quella dell'oste.

– In realtà non ci conosciamo molto, – Riprese Sofia. – non penso di aver mai trascorso del tempo con te prima di Ostara...

Tommaso pregò di non essere arrossito. – Ti ho vista qualche volta all'ostello...

– Comunque non ci eravamo parlati.

Ad ogni frase detta con così tanta franchezza da parte sua avvertiva sempre più imbarazzo: per quanto Luca gli aveva consigliato come agire per conquistarla, da due mesi a quella parte non aveva fatto altro che ammirarla da lontano e, quando finalmente si era deciso di parlarle, era accaduto il finimondo.

Non poteva pretendere di essere al centro dei suoi pensieri come lei lo era per lui, se voleva farle ricambiare i propri sentimenti avrebbe dovuto come minimo conoscerla e non abbattersi al primo ostacolo.

– In effetti... però ora sarà difficile non essere amici!

La vide sorridere. – Hai ragione.

Lui ricambiò il sorriso mentre si accorse che, ormai, il sole era calato che il cielo si faceva sempre più scuro.

Come da due giorni a quella parte, uno strano formicolare lo pervase da capo a piedi mentre, lentamente il suo corpo mutava per tornare in quella strana forma da mezzo coniglio che, in qualche modo, sentiva sua. Anche Sofia, al suo fianco, dovette districare il braccio dal suo non solo perché Tommaso si era alzato di una ventina di centimetri ma anche per la membrana delle ali che, con lentezza, appariva modificando lo scheletro dei suoi arti.

Nessuno dei due aveva arrestato il passo al contrario del resto del gruppo che invece rimase immobile a osservarli.

Fu la fanciulla a fermarsi dinanzi a Michele allungando un'ala per arrestare in tempo il compagno intento a fissarsi le zampe. – Perché vi siete fermati, non dovevamo giungere al vostro villaggio prima che facesse buio?

– Infatti! – Un vento freddo, troppo per quella tiepida serata, precedette l'arrivo di Anastasia che, con passo lieve, apparve al loro fianco insieme ad Atlanta. – Su, su, camminare!

E così fecero proseguendo per qualche manciata di minuti prima di giungere a pochi passi dal margine del fiume la cui corrente diveniva sempre più veloce; Tommaso si trovò a dover drizzare le orecchie per capire che il suono in lontananza fosse il rumore di una cascata.

– Frena i sensi, Tom, mi fai venire il mal di testa! – Sospirò Valerio.

Si voltò verso di lui. – Non è colpa mia se si muovono da sole...

– Però sono morbide! – Commentò accarezzandogli l'orecchio coperto di soffice pelo, scuro quanto i suoi capelli.

– Posso sentire anch'io? – Sussultò quando Anastasia gli afferrò un braccio, costringendolo ad abbassarsi, per poterlo toccare. Un senso di beatitudine lo pervase appena lei iniziò a fargli dei grattini alla base. – Oh mie Dee, è bellissimo!

Sbuffò e, fingendosi indispettito, allargò le braccia. – Qualcun altro vuole favorire?

Una spontanea risata coinvolse i quattro e proseguirono per qualche minuto lungo quella dissestata via in attesa di giungere ad Altacqua.

– Siamo quasi arrivati! – Avvisò Aulo quando erano nei pressi della cascata.

Il bosco che li aveva circondati sino ad allora si fece sempre meno fitto sino a che tutti gli alberi non scomparvero; si trovò dinanzi all'inizio del precipizio dove il fiume terminava il proprio corso e l'orizzonte mostrava ciò che i suoi occhi non avevano mai visto, il mare.

Una folata di vento salmastro lo fece sorridere mentre ammirava quel paesaggio da mozzare il fiato sebbene il sole fosse ormai calato: le terre, cosparse di boschi e qualche altra montagna, erano divise in due dal continuo di questo enorme canale che sfociava in un grande lago, il cui piccolo sbocco sul mare rivelava una piccola luce.

– Quella laggiù è Riva Siamese, – indicò Alessio col dito. – è una città divisa dal mare ma unita da un ponte abitato.

– Un ponte sul mare? – Domandò dubbiosa Sofia.

– Sì, a differenza di tutte le città dove l'Ordine Sacro governa, chi è sotto l'influenza dell'Ordine dei Cavalieri permette agli studiosi e agli architetti di sperimentare e lasciare che il loro ingegno rivoluzi il mondo.

– Se avete finito di chiacchierare dobbiamo andare!

I tre si apprestarono a raggiungere Michele e il resto del gruppo dinanzi ad uno dei vari massi che separavano, come se fossero una recinzione naturale, il terreno dallo strapiombo. Fu in quel momento che vide comparire uno strano simbolo, a forma di onda, su una pietra.

Pochi istanti dopo che Aulo aveva posato la mano su di essa, apparve dal nulla una struttura in mattoni: di primo acchito parve una piccola passerella dai solidi corrimani ma, una volta che si fece condurre assieme a Sofia, vi era una lunga scalinata che conduceva a quella che appariva come una città sospesa.

Se all'inizio della discesa vedeva solo alcuni tetti rossi che risaltavano tra il verde fogliame, man mano che proseguiva incontrava e passava accanto a sempre più edifici; era come se la montagna fosse stata modellata su misura per ogni singola struttura, come se le abitazioni facessero parte del paesaggio naturale.

A sorprendere ancora di più Tommaso era il fatto che entrambe i lati della cascata fossero abitati e che un enorme ponte sospeso nel vuoto ne unisse le due estremità. Non aveva mai visto nulla del genere prima di allora e non gli importò delle espressioni stupite e meravigliate del proprio volto. Era estasiato.

– Benvenuti ad Altacqua, anche detta la città dalle scale infinite! – Ridacchiò Valerio.

Al ragazzo però non importava della fatica che faceva a scendere ogni gradino, a causa delle ingombranti zampe che non riuscivano ad appoggiarsi su un unico piano senza sbattere su quello precedente, lui si guardava attorno e sorrideva a tutte quelle strane persone che vedeva: apparivano stranite, si sussurravano parole a vicenda con espressione turbata ma a lui non  importava, era troppo concentrato sulle figure evanescenti che si mescolavano a giganti dalla pelle colorata e bellissimi uomini e donne dai capelli rossi.

– Vi stiamo conducendo dalla nostra Masca, – Lo richiamò all'attenzione Aulo. – chiedo un minimo di educazione e rispetto nei suoi confronti.

Annuì col capo mentre Sofia, silenziosa, gli si avvicinò svelta. Non disse una parola ma avvertiva che qualcosa la stava preoccupando.

– Tutto bene? – Le sussurrò.

– Da quando abbiamo iniziato quella scalinata sento che, in ogni angolo di questo posto, c'è qualcosa di strano... – Confessò. – come se l'aria fosse intrisa di qualcosa che non capisco. Inoltre è pieno di esseri come la ragazzina.

– Intendi i Cacciatori?

– Sì, loro... sono gli unici che non riesco a vedere bene.

Non negò della perplessità in quella sua rivelazione; ammise che aver visto Anastasia con quel tetro aspetto non lo rassicurava per nulla ma non pensava che per lei fosse strana al tal punto. Rimase in silenzio, pensieroso, mentre camminava sul ponte che univa la città; se non avesse avuto altro per la testa si sarebbe sicuramente affacciato per vedere la cascata.

Pochi minuti dopo, Tommaso attraversò una piazza circolare e si fermò dinanzi all'imponente struttura che dedusse essere il punto di riferimento di Altacqua. La facciata dalle ampie vetrate era illuminata da delle lanterne mentre il resto dell'edificio scompariva all'interno della montagna.

Non riusciva a capire se fosse stata la terra a inghiottire il palazzo o se fosse stato scavato nella roccia.

– Non badate a loro, – Si avvicinò Alessio infilandosi tra lui e Sofia. – sono solo curiosi.

Fu allora che si accorse di quanta gente si fosse radunata in piazza e di come lo stessero guardando: alcuni anziani sorridevano, i bambini salutavano e ridevano a gran voce e, in netto contrasto a tutto ciò, la maggior parte della gente pareva scossa, agitata, come se la cosa più normale da fare fosse quella di mettere una mano sull'arma.

– Ne siete certo? – Lo precedette la compagna. – A me non sembra proprio...

Nessuno rispose a quel commento e Tommaso avvertì della tensione nell'aria; ebbe come l'impressione che il loro arrivo in città e il soccorso che avevano ricevuto non fossero dovuti a un gesto di magnanimità o premura ma da qualcosa di ben più importante.

Salì a due a due i pochi gradini che lo separavano dall'ingresso e ne varcò l'uscio, restando in perfetto silenzio per l'intero tragitto che lo separava dalla Masca.

– Lasciate che sia io a parlare. – Ribadì Aulo facendo un breve cenno col capo prima di aprire la porta.

– Oh, era ora! Su, accomodatevi!

Fu la voce femminile ed energica di una giovane dalla pelle olivastra a predominare l'ambiente: indossava un elegante abito arancione e dei grandi orecchini d'oro emergevano dai ciuffi mori che le contornavano il viso allegro.

La cosa che più l'aveva stupito era la sua giovane età, di tutto si sarebbe aspettato, ma non di una trentenne.

Esortato dal Tribuno fece qualche passo in avanti adocchiando il soffitto in vetro, coperto a tratti da delle piante rampicanti, e i vari mobili e mensole che sorreggevano libri sistemati con cura. Avvertì un morbido tappeto sotto alle zampe, in linea con i divani e le poltrone colorate che circondavano l'intera stanza; in quel momento si accorse di un'altra persona seduta poco distante: somigliava molto a chi l'aveva accolto ma indossava abiti simili a quelli di Michele e pareva arrabbiata.

– E così siete voi i due nuovi arrivi? – Sussultò quando la donna, avvicinandosi, gli posò la grossa e calda mano sul capo per andare ad accarezzargli un orecchio. – Ma sei morbidissimo!

– Masca Catula, vorrei presentarvi Tommaso e Sofia...

– Per le Dee! Cos'è accaduto ai tuoi occhi, sei ferita?! – Aulo fu bruscamente interrottò dalla Masca che si affrettò a raggiungere Sofia per prenderle con delicatezza il viso.

– N–no, sto bene, mi da solo fastidio la luce...

– Povera cara... vieni, – Vide anche la fasciatura del ragazzo sul lato destro del viso. – venite, sedetevi e riposatevi.

Tommaso rimase alquanto stupito da quel comportamento: non aveva mai visto nessun capo villaggio essere così apprensivo e spontaneo quanto lei e si domandò se tutti i non umani fossero strani. Per ora la sua risposta era un sì.

– Fadia, per favore, fai chiamare Marcello per i controlli e Iulius per i talismani.

La donna in disparte si alzò sbuffando ma parve obbedirle e sparì in un corridoio poco distante.

– Su, accomodatevi e parlatemi di quanto accaduto, – Continuò la Masca guardandolo. – siete qui perché noi possiamo e abbiamo il dovere di aiutarvi.

Ancora in dubbio da quell'eccessiva confidenza, rivolse il capo nella direzione di Valerio e del resto del gruppo, aspettando un cenno affermativo da parte di Alessio prima di andarsi ad accomodare sul divanetto accanto a Sofia, davanti alla poltrona dove Catula si era appena seduta.

Raccontò di come vide la fanciulla scomparire nel bosco e di quando la trovò svenuta dentro alla Cava delle Streghe; rivisse il panico di quel qualcosa che l'aveva persuaso ad addormentarsi e il dolore che aveva avvertito al proprio risveglio. Non omise di aver avuto paura quando l'intera città lo minacciò con le armi puntate e del terrore di scoprire come l'aspetto suo e della compagna fosse mutato.

Raccontò anche del giovane uomo che provò a prendere le sue difese, anche se non aveva sentito una parola del suo discorso, e di come approfittò dell'arrivo della Caccia Selvaggia per scappare.

Fu poi interrotto da Aulo che, in breve, raccontò come avessero fatto a intercettarli e di come depistarono le guardie per riuscire a condurli ad Altacqua.

Durante l'intero resoconto,Tommaso aveva visto Catula ascoltare con interesse la loro storia e, aveva notato, che di tanto in tanto lanciava particolari sguardi alla quasi disinteressata Anastasia.

– Nessuno dei due ha altro da aggiungere?

La domanda della Masca parve essere generale ma forse era diretta a Sofia, rimasta in silenzio per tutto il tempo.

– No. – Le rispose calma.

– Sorella, – Fadia apparve dallo stesso corridoio da dove, pochi minuti prima, si era congedata. – il medico e il fabbro sono nell'altra stanza.

Solo allora notò le cicatrici che coprivano le braccia e il viso della donna.

Catula annuì alzandosi e battendo le mani. – Su, ragazzi, seguitela e fate ciò che vi viene chiesto: servirà per curarvi da quelle ferite e per creare i vostri talismani; vi serviranno per poter nascondere il vostro attuale aspetto! – Il suo sorriso era fin troppo rassicurante. – Finché starete ad Altacqua sarete miei ospiti, sentitevi tranquilli e liberi di chiedere se avete bisogno di qualcosa.

– Grazie.

– Sì, grazie per tutto...

Aiutò Sofia ad alzarsi e rimase al suo fianco mentre si faceva condurre da Fadia all'esterno della stanza; diede un ultimo sguardo dietro di sé prima di voltare l'angolo conscio che dietro a quei bei sorrisi ci fossero delle espressioni che non promettevano nulla di così sereno.
 

⊶ ⨗ ⊷


Aulo mantenne i gelidi occhi fissi nella direzione dei due Coga, forse una vola umani, sin quando non sparirono nel corridoio assieme a Fadia. Si domandò cosa fosse loro realmente accaduto, com'era stato possibile che due umani fossero divenuti esseri di una razza ormai estinta.

Attese per qualche minuto che o la Cacciatrice o la Masca parlassero ma, a quanto pareva, entrambe erano troppo assorte nei propri pensieri.

Si chiarì la voce prima di parlare. – Dicono di essere entrati in una grotta da umani, a loro nota come "Cava delle Streghe", prima di rinvenire come Coga. Dacché ricordi, Borgovecchio aveva in passato un passaggio che attraversava le montagne e i campi per giungere alla vallata a ovest della regione.

– Li ho visti coi miei stessi occhi, umani: – Intervenne Anastasia squadrandolo. – quello stesso pomeriggio mi scontrai erroneamente con Tommaso mentre, Sofia, la vidi poche ore dopo pomiciare con la figlia del cavaliere del posto.

– Non sto dicendo che non credo alle loro parole, sto solo affermando che mi pare alquanto improbabile che qualcuno abbia riportato qui una magia andata perduta con la guerra! Si è estinta come il loro popolo, come le Dee hanno voluto.

– Questo non era ciò che le Dee volevano.

Catula si alzò in piedi e si frappose fra lui e la bassa Cacciatrice; Aulo era certo, in quasi trent'anni di amicizia, di non averla mai vista con un velo di tristezza sugli occhi castani

– E quella magia non è andata perduta, – Precisò Anastasia. – nelle regioni a est è ancora viva, protetta per il loro volere.

La Masca annuì col capo. – Tralasciando il discorso, l'accaduto ai due giovani può voler dire due cose: la prima è che la Masca scomparsa, mai più nata, sia tornata; o, la seconda nonché più temibile, è che qualcuno abbia iniziato a giocare con una magia antica della quale non ho memorie.

Il Tribuno si massaggiò un labbro. – Dici che la vecchia Masca si fosse nascosta all'epoca e che solo ora sia riapparsa per poter ricreare il proprio popolo?

– Che fosse lei o una discendente, le sue memorie riguardo alla guerra le impedirebbero di fare una cosa del genere senza prima passare dalle altre Masche o, per lo meno, dal Selvaggio; potrebbe essere stato qualcun altro ma, anche per chi padroneggia la magia, è assai difficile ricreare una leggenda senza subirne delle conseguenze.

Aulo guardò Catula senza temere di mostrare paura. – Ma, se così fosse, quale mai potrebbe essere il suo scopo?

 

 

Spazio Curiosità

Le Masche, originarie del Piemonte, indicavano uno spirito ignobile, un morto avvolto in una rete che avrebbe dovuto impedire la sua rinascita.
Esse sono dotate di poteri che solitamente vengono tramandati di madre in figlia o di nonna in nipote; ciò avviene quando è la Masca a decidere di voler morire dato che, di base, sono immportali ma mai eternamente giovani e in salute. Può anche capitare che ci sia un "Mascone" qualora la Masca muoia in presenza di un uomo ma egli non potrà tramandare il potere.
Possono avere il "libro del comando" che oltre a rafforzare formule e incantesimi, permette loro di vedere sia nel passato che nel futuro.
Le Masche tendono a essere dispettose e vendicative anche se non in grado di salvare vite in pericolo e curare qualsiasi tipo di malattia e ferita.  Hanno anche la peculiarità di poter fare uscire l'anima dal loro copro, anche se quest'ultimo rimane incustodito, e possono mutare il loro aspetto in animale (come gatti o pecore) o in oggetti.
Ancor oggi è di uso comune in Piemonte commentare scherzosamente la caduta o la scomparsa di alcuni offetti con l'espressione "A-i é le Masche" , ovvero "Ci sono le Masche".

 





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