Ruggine

di MollyTheMole
(/viewuser.php?uid=1191145)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Richard e Jodie

 

- Allora? Com'è andata con Evy?-

La faccia di suo marito parlava da sola. 

Carl Northwood aveva il potere di trasformare Richard in un morto che camminava. Lo sfiniva profondamente. Una volta aveva provato ad analizzarlo, a fargli un profilo psicologico, se così poteva essere definito, ed era stata una lotta impari. Davide contro Golia, dove, a dispetto delle dimensioni, il medico era un ragazzino con la fionda e l’imprenditore un gigante armato fino ai denti. Carl ribatteva sempre, colpo su colpo, l’ultima parola era sempre la sua e, soprattutto, sapeva essere di una maleducazione e di un’aggressività inaudite, quando gli faceva comodo.

Accarezzò con delicatezza i ricci scuri della moglie, appuntati come sempre, con fare modaiolo. Jodie aveva il potere di riportare la felicità in una giornata uggiosa, quando voleva. Amava tutto di lei, dalle piccole civetterie che si concedeva spesso ai suoi pessimi tentativi di essere una brava donna di casa. I suoi piatti erano disgustosi e i suoi ricami diseguali. Le violette che in quel momento stava cercando di ricamare somigliavano di più a crochi rinsecchiti, ma la sua buona volontà era un tratto distintivo, di cui si era innamorato. 

Era per lei, che continuava. Era per lei, che restava in piedi, nonostante tutto. 

Jodie, impetuosa come sempre, batté un piede per terra con stizza.

- Quell’uomo mi rivolta lo stomaco, ogni volta che ne sento parlare!-

- Non è carino, Jodie.-

- Fa vivere Eveline come una reclusa! Sono mesi che non la vedo, ed ogni volta che ci incontriamo mi guarda come se fossi una spia tedesca!-

Richard lasciò andare una piccola risata.

- Ancora con i romanzi a puntate, Jojo?-

Jodie arrossì.

- Che male c’è?-

Suo marito fece spallucce e si sedette accanto a lei sul divano. Era sfinito e si vedeva. Jodie non dubitava delle sue grandi capacità. Era uno psichiatra, del resto, un medico all’avanguardia, e molto bravo nel suo mestiere. Sapeva che aveva tutti gli strumenti per gestire quell’indomito bisbetico che era suo cognato, ma la situazione la preoccupava comunque. Il malessere di Eveline, che era sempre stato latente, adesso era scoppiato come una bomba, ed aveva molta paura per sua sorella. Jodie temeva che potesse farsi male, che potesse diventare un pericolo per se stessa. La reclusione forzata a cui Carl l’aveva costretta dopo gli ultimi avvenimenti non aveva fatto altro che intensificare l’odore di bruciato che il naso sopraffino di Jodie percepiva in tutta la faccenda. Aveva tentato più volte di vederla, con pessimi risultati. Il più delle volte, aveva ricevuto solo un secco no, che non aveva ammesso replica alcuna. In altre occasioni, invece, si era sorbita le sfuriate del cognato, corredate di vari sputacchi e brutte parole. 

Jodie non era una psichiatra, ma reputava di non aver bisogno della laurea per capire che Northwood sapeva essere un uomo pericoloso.

Nessuno meglio di lei poteva saperlo.

- Carl ti ha trattato ancora una volta come una suola da scarpe, vero?-

- Oh, non preoccuparti per me, cara.- disse suo marito, passandosi una mano, di nuovo, nei capelli stopposi.- Ormai so come prenderlo. A volte mi diverto persino a fargli saltare i nervi di proposito.-

- Non scherzare troppo con lui.- disse lei, improvvisamente seria.- Lui non scherza mai fino in fondo. Mai.-

La tensione nel salotto era palpabile. I due coniugi si stavano guardando intensamente negli occhi, e tutto ciò che c’era di non detto, di ambiguo, di inespresso fluì nei loro sguardi e si capirono.

No, era meglio non scherzare con Carl Northwood.

- Tua sorella è una donna molto piacevole, quando lui non c’è.- disse Webber, abbracciando le spalle di sua moglie.- Persino gentile ed affabile. Quando lui è nei paraggi, invece, diventa apatica, guarda il mondo attorno a sé ma non lo vede, mi spiego?-

- Benissimo.-

- Sono convinto, però, che anche Carl stia migliorando, seppur a modo suo. Sai, oggi si è quasi scusato per avermi colpito in faccia con il giornale!-

Le sopracciglia disegnate di Jodie schizzarono fino all’attaccatura dell’acconciatura modaiola.

- La cosa dovrebbe rendermi felice?-

Richard ridacchiò e strinse sua moglie al petto ancora di più.

Jodie, in verità, dubitava molto che Carl potesse evolvere. Fin da giovane aveva sempre avuto quell’aria da gradasso, come se non avesse paura di niente e fosse il padrone del mondo. Le avevano insegnato a diffidare di persone come lui, e anche adesso temeva moltissimo per il futuro.

Quando aveva bisogno degli amici, Carl sapeva dove trovarli. Quando non gli servivano più, invece, era tutto un altro paio di maniche.

Che fine avrebbero fatto loro, quando Carl si fosse stufato di giocare allo strizzacervelli con suo marito?

Se solo Richard non avesse mai accettato quell’incarico! Jodie era fermamente convinta che da quel momento il loro destino fosse segnato. Da quel giorno, era stato Carl a cercarli, ma più ci pensava, più si convinceva che si trattasse solo di un modo per tenerli d’occhio, più che un reale bisogno. 

A Carl importava ben poco di Eveline, dopo tutto. 

- Qualcuno dovrebbe fargli capire che è l'ora di piantarla con i suoi stupidi giochetti.-

Webber non ci mise molto a capire di che cosa stesse parlando sua moglie, e cercò di sviare il discorso da quel terreno scivoloso.

- Jodie, so che sei sempre stata l'unica vera amica di tua sorella,  ma non possiamo farci nulla, e lo sai anche tu.-

La donna sbuffò, liberandosi dal braccio del marito e puntando i gomiti sulle ginocchia, pensierosa.

- Abbiamo sbagliato. Dovevamo tenerci alla larga.-

- Sai anche tu che non avrei mai potuto rifiutare, Jodie.-

E la conversazione finì. Jodie riprese a ricamare le sue violette simili a crochi e Richard rimase con gli occhi bassi, circondati dagli occhiali di corno sporchi e leggermente appannati, intento a guardarsi le scarpe.

Sua moglie aveva ragione, ma era difficile dire all’impiccato di non suicidarsi.

- Ho paura per Eveline. Se Carl non le da un po’ di tregua, e soprattutto, se non si decide a prendersi dignitosamente cura di lei, ho paura che possa compiere gesti estremi.-

- Oh, sono certa che Eveline è troppo assennata per fare una cosa del genere. Conoscendola, mi aspetterei di più che la piantasse con Carl e se ne tornasse nella nostra vecchia casa! Quanto mi manda in bestia quell’uomo! Mi viene voglia di mettergli le mani addosso!-

E i due coniugi tornarono ad abbracciarsi, ma nella mente di Jodie, ormai, i pensieri avevano preso il sopravvento, e non avrebbe trovato pace fino a che non fosse riuscita a scovare un modo per cavarsi  d’impaccio ed aiutare sua sorella contemporaneamente.

Siamo in guai seri, e Richie lo sa. Qualcuno deve far capire a Northwood che deve piantarla, con le buone o con le cattive.





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4033457