Scrivi qualcosa!

di damoclegeraldo
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Una volta la pianta del piede, due volte il tallone.

In questa maniera si muoveva nervosamente il suo piede mentre osservava la pagina bianca di un editor di testo.

“Scrivi qualcosa.”

“Sì, ma cosa?”

“Hai detto che avevi voglia di scrivere, ora scrivi.”

“Sì, ma non so cosa scrivere…”

“Perché hai voglia di scrivere se non sai cosa scrivere?”

“Non lo so. Tu forse puoi scoprirlo.”

“No, io posso parlare solo con te, come faccio adesso, non posso indagare su cosa accade dentro di te, mi rapporto solamente in una determinata maniera a ciò che fai.”

“Spiegati meglio.”

“Ora no! Scrivi qualcosa!”

“Ma cosa?!”

“Cosa senti?”

“Sento che voglio scrivere.”

“E fin qui, ci siamo, prova a dirmi di più…”

“Sento che voglio creare una storia, con una trama solida, dei bei personaggi, con momenti solenni ed emozionanti… Non mi sembra di esserne in grado però.”

“Forse è questo il tuo problema.”

“Dici?”

“Sì, hai voglia di farlo, ma sai che sarà difficile quindi neanche ci provi perché pensi di non esserne in grado alla fine.”

“E se fossi solo pigro?”

“Se vuoi davvero fare qualcosa la pigrizia non esiste, o meglio, la pigrizia c’è sempre, ma io urlo più forte.”

“Forse non ho niente da dire e per scrivere dovrei avere qualcosa da dire!”

“Forse hai qualcosa da dire ma non sai cosa e come dirla. Inoltre ciò che scrivi non deve per forza avere un messaggio preciso, puoi scrivere semplicemente perché ti va e perché ti piace raccontare una storia. Sai certa gente quanta spazzatura ha scritto?”

“Spazzatura con un messaggio magari.”

“Non lo escludo, ma se molta gente ha scritto spazzatura, anche se con un messaggio, non vedo perché non dovresti essere in grado di produrre qualcosa. Magari sarà spazzatura anche la tua, e quindi? Avrai tentato! E se ne uscisse qualcosa di buono? Se quello che vuoi dire, ciò che hai dentro, si riverserà dentro ciò che racconti senza che tu te ne accorga?”

“Sei convincente…”

“E poi devi allenarti, non pensare di poter scrivere il tuo capolavoro con i primi caratteri che digiti. I più grandi autori, oltre al talento, avevano passato molto tempo della loro vita a scrivere racconti e romanzi.”

“Io non ho mai scritto niente.”

“Dovresti iniziare, non è tardi per farlo.”

“C’è sempre lo stesso problema, non so cosa scrivere…”

“Scrivi quello che ti va, non devi aver paura di scrivere, potrai anche scrivere cazzate, l’importante è scrivere, farci l’abitudine.”

“Vado a farmi un caffè.”

“NO! Lo hai appena preso, non fare lo stronzo, scrivi qualcosa.”

“Ok.”

Cominciò a premere qualche tasto, il piede aveva continuato a muoversi con lo stesso ritmo e proseguì allo stesso modo. La pagina bianca cominciava a riempirsi di nero.

“Ok, non è male.”

“Cosa? Quello che hai scritto?”

“No, dico scrivere…”

“Bene, continua…”

“Sì...”

“Che aspetti?!”

“Non so come continuare…”

“Rieccoci.”

“Non diventerò mai un grande autore…”

“Stai scherzando?”

“Sì ma no, cioè vorrei diventarlo ma non credo di esserne in grado…”

“Non mi pagano nemmeno per aiutarti.”

“Basta, vado in palestra.”

“Non puoi farmi questo.”

“Qual è il problema?”

“Innanzitutto stai mollando, ma stai mollando per qualcosa che io dovrei incoraggiarti a fare, a cosa dovrei dare priorità?”

“È davvero così semplice creare per te un conflitto di interessi?”

“Infatti, ti prendo in giro, siediti e continua, porta a termine qualcosa, Cristo!”

“Simpatico…”

“Non devo essere simpatico, devo spingerti a superare i tuoi limiti!”

“Ok, li supererò.”

“Bene, continua a scrivere…”

“E se avessi bisogno di ispirazione?”

“Primo, è una scusa, secondo, quando hai l’ispirazione per qualcosa non scrivi nulla e se abbozzi l’idea da qualche parte poi non la usi.

“Sono un caso disperato…”

“Forse, ma devi provare a scrivere per capire se lo sei davvero. Magari non ti piace scrivere e ti sei convinto che ti piace farlo e che potresti fare qualcosa di decente.”

“Potrebbe davvero essere così?”

“Io non posso saperlo, ne so quanto te, ho solo un atteggiamento diverso.”

“Cerchiamo di scoprirlo allora…”

“Finalmente cominci a muoverti con lo spirito giusto, speriamo che le tue azioni rispecchino le tue parole… ZITTO!”

“Cosa ho fatto?!”

“Stavi per farmi un’altra domanda.”

“Come lo sai?”

“La sentivo arrivare, me ne hai già fatte troppe.”

“Beh sei qui apposta…”

“No, non sono qui per questo, lo sai.”

“Ma sei tenuto a rispondermi…”

“Non sempre.”

Si alzò di colpo dalla sedia da ufficio, allontanandola, e volse lo sguardo fuori dalla finestra.

“Che stai facendo?”

“Dammi un momento per favore…”

“D’accordo…”

La luce del crepuscolo filtrava dagli spazi delle tapparelle e si indeboliva ulteriormente sulle tende azzurre. Girò la maniglia della finestra e l’aprì. L’aria fresca fluì nella stanza e con lei il suo odore balsamico. A passo deciso attraversò l’entrata della sua stanza, che si affacciava sul corridoio, proprio davanti a essa si trovava l’entrata della cucina, dove entrò. Avvicinatosi al frigorifero, aprì uno sportello e afferrò una bottiglia in vetro colma di un liquido trasparente. A grossi sorsi, quasi con rabbia, ingurgitò ciò che conteneva.

“Bravo, è importante idratarsi.”

“Ti prego, silenzio, dammi cinque minuti.”

“Lo sento, sei frustrato.”

“Forse sono solo oppresso da te.”

“Puoi solo prendertela con te stesso.”

Stringendola con la mano destra, portò la bottiglia alla sua scrivania, ripetendo al contrario il percorso precedente, e si sedette. Sbuffò, rilassando tutto il corpo, la testa cadde all’indietro e le braccia ai lati.

“Quanto dramma…”

“Hai ragione, sto esagerando.”

“Nessuno dice che è facile, però su con la vita, stai solo cercando di scrivere qualcosa, anche solo un racconto.”

“Si tratta di qualcosa di più grande, è un passo nella ricerca della mia vocazione.”

“Stai cercando di capirlo, è già qualcosa.”

“Magari è troppo tardi.”

“Non lo è mai.”

Riprese a premere tasti e la marea fatta di caratteri avanzò sulla pallida spiaggia attratta dalle dita che si muovevano sulla tastiera. Senza che se ne accorgesse i secondi passavano, le parole aumentavano e così passò mezz’ora.

“Mezz’ora a scrivere? Sei impazzito?”

“Simpatico come al solito…”

“Complimenti.”

“Grazie.”

“Bisogna dare a Cesare ciò che è di Cesare.”

“Un po’ inflazionata come frase.”

“Non usarla allora.”

“Non posso, l’hai detta.”

“In che senso?”

“Leggi.”

“Ma hai scritto ciò che ci siamo detti.”

“Non va bene?”

“In realtà sì, è comunque un punto di partenza.”

“Ottimo.”

“Direi di sì.”

“Hai intenzione di fare altro che richieda la mia presenza?”

“Mi pare di no, non abbiamo altro in programma.”

“Perfetto, allora ti saluto, a domani!”

“A domani!”

Si assicurò nuovamente di aver salvato il documento e con un paio di click spense il computer. Sorseggiò, questa volta con più calma, dell’acqua dalla bottiglia e rimase un paio di minuti a fissare il monitor spento, pensieroso.





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