Che
nessuno sia mai
venuto a cercarlo a casa di Laròs ha dell'incredibile, ma
Jens non è
tipo da lamentarsi della buona sorte.
Forse
è vero che
gli Dei mi sono favorevoli, pensa mentre piazza i piedi sullo
sgabello che gli sta di fronte e si gode il tepore del fuoco che arde
nel grande camino che riscalda la stanza in cui il suo socio l'ha
fatto accomodare.
"Togli
le tue
zampe da lì, o il velluto te lo faccio pulire con la lingua."
Il
sorriso sul volto
dell'uomo si trasforma in una smorfia irritata. Posando sul tavolino
la mappa che ha tra le mani, si volta verso il padrone di casa. "Sei
sicuro che ti convenga trattare così l'uomo che ti
renderà
enormemente ricco?"
Laròs
risponde con una
risata sprezzante. "Io sono già enormemente
ricco."
È
vero, pensa
Jens. E quello è uno dei motivi per cui loro due sono, se
non
proprio amici, almeno ottimi soci in affari. L'altro motivo
è che
Laròs è scaltro come una faina e altrettanto
spregiudicato.
"E
allora perché
mi lasci nascondere in casa tua, se l'oro della collina non ti
interessa?"
L'uomo
si appoggia alla
colonna di fianco al camino e incrocia elegantemente le gambe,
guardandolo con i suoi sottili occhi azzurri che, uniti ai capelli di
un rosso pallido, lo fanno assomigliare a un incrocio tra un gatto e
una volpe. "Suppongo sia per il brivido dell'avventura"
dice. "E anche perché io non credo che sotto alla collina ci
sia dell'oro, ma qualcosa di più raro... E più
prezioso."
Jens
scivola contro lo
schienale della sedia imbottita e sogghigna. "La magia degli
Elfi?" chiede inarcando le sopracciglia.
Laròs
solleva un
angolo della bocca in un accenno di sorriso. "O magari il loro
sapere. Mi basterebbe anche quello."
Jens
si stringe nelle
spalle. "Io nelle favole ci credo poco e preferirei qualcosa di
più tangibile, ma lungi da me infrangere i tuoi sogni.
Quello che mi
interessa è che tu mi dia i mezzi per arrivare nel punto in
cui,
secondo la mappa, si troverebbe la chiave."
"Intendo
darti sia
i mezzi che gli uomini, se..."
"Gente
fidata?"
lo interrompe Jens.
"È
ovvio"
ribatte secco il padrone di casa. "Come stavo dicendo, ti
darò
sia gli uomini che i mezzi che ti servono per arrivare fino a dove
devi arrivare, a patto che tu mi convinca che questa è
un'impresa
sensata e non solo un grandissimo spreco di denaro. I criminali
prezzolati si fanno pagare cari e salati - ma tu questo lo sai bene,
no?"
Jens
ignora la
punzecchiatura e si allunga fino a riprendere in mano la mappa, poi
fa cenno a Laròs di avvicinarsi.
“Guarda” gli dice. “Come puoi
vedere, è autentica.”
L’altro
uomo emette
un basso suono di gola e gli si avvicina, osservando la cartina da
sopra la sua spalla.
Jens
se la sistema
meglio in grembo e con le mani spiana le pieghe che attraversano
perpendicolarmente la carta spessa e ingiallita dal tempo.
“Lo vedi
questo?” chiede, passando l’indice su uno stemma
impresso
sull’angolo superiore della mappa. Rappresenta due serpenti
che
intrecciano il proprio corpo con lo stelo di un giglio.
“Questo è
lo stemma degli Ardyn. Il giglio è blu anziché
rosso, il che
significa che questa carta è stata disegnata almeno
centottanta anni
fa, prima che la casata si unisse a quella dei Ross.”
“Grazie per la
lezione di storia” replica Laròs. “Non
mi dici niente che non
sapessi già. Cosa mi garantisce che questa cosa porti
davvero da
qualche parte?”
Jens
sbuffa e rivolge
al socio un’occhiata irritata. “Nulla, ovviamente.
Però mi
chiedo perché questa mappa sia stata tramandata tanto
gelosamente da
padre in figlio. Milian Ardyn, addirittura, non l’ha messa in
banca
come sarebbe logico fare, ma ha preferito nasconderla nella casa del
suo notaio. Sotto al letto della figlia, per la precisione.”
L’uomo
trattiene un
sorriso al ricordo di quella ragazzina pelle e ossa e con la faccia
da topo che, semisdraiata sul pavimento, lo guardava più
sbalordita
che spaventata.
Laròs
allarga le
braccia. “Non sono sicuro che questo deponga a favore
dell’importanza di questa mappa, francamente.”
“Però ammetterai che
la faccenda è quantomeno curiosa.”
“Curiosa, sì”
ripete il padrone di casa. “Mi chiedo se sia sufficientemente
curiosa da giustificare una spesa come quella che mi
toccherà
affrontare, però.”
Nel
tono dell’amico
Jens ha già la risposta che cerca. “Ti ho
già convinto, non è
vero?”
Laròs
sospira, ma i
suoi occhi azzurri stanno già percorrendo avidamente la
linea rossa
che spicca tra le forme stilizzate di fiumi e colline. “Non
lo so.”
“Io invece dico di
sì” insiste Jens. “Anzi, ti dico di
più: eri già convinto
ancor prima di vedere la mappa. L’hai detto tu: sei
immensamente
ricco, e pagare il salario di due o tre mercenari non ti
manderà
certo in rovina. Non mi avresti invitato qui, se non fossi stato
disposto a correre il rischio di perdere qualche soldo."
“Non sono i soldi a
preoccuparmi, ma piuttosto la prospettiva di perdere
credibilità e
appoggio tra la gente che conta” ribatte Laròs.
“A tal
proposito, non mi hai ancora detto come hai fatto a scoprire dove si
trovava la mappa. La sta cercando mezzo regno; e questo solo
perché
l’altra metà è convinta che non esista:
chi ti ha detto di andare
a frugare in casa del notaio?”
Lo
sta fissando come un
predatore fissa la sua preda, ma Jens sostiene il suo sguardo.
“Questa è un’informazione che ho
intenzione di tenere per me. Se
mi vuoi aiutare, bene, altrimenti mi cercherò un
finanziatore più
intraprendente e che faccia meno storie quando c’è
da mettere mano
ai cordoni della borsa.”
L’uomo
dai capelli
rossi solleva un sopracciglio con aria di sfida. Jens lo sa, cosa sta
pensando. Pensa che lui non avrebbe il coraggio di piantarlo in asso
e di abbandonare la sicurezza della sua casa, non ora che Lord Ardyn
ha denunciato il furto di un oggetto di valore custodito
nell’abitazione del suo notaio di fiducia. Il fatto che la
Guardia
Cittadina stia cercando un generico malvivente e che il suo nome
sembra non circolare per le strade lo rassicura sul fatto che, almeno
per il momento, il notaio non ha parlato e non ha rivelato a nessuno
l’identità del ladro.
Bene,
pensa. Si
vede che la mia fama incute ancora abbastanza timore.
Alla
gente comune,
almeno – non a Laròs, che sa che gli scagnozzi che
solitamente lo
accompagnano nelle sue scorribande non sono altro che mercenari
pronti a vendersi al migliore offerente. Con il suo socio la tattica
dell’intimidazione non funziona, soprattutto se Jens vuole
evitare
di svelare il segreto che è sempre stato attento a tenersi
ben
stretto. Per sua fortuna, però, non ha bisogno di ricorrere
a
tattiche simili: l’avidità del suo finanziatore
è più che
sufficiente.
“Suvvia, Laròs:
sappiamo entrambi che i rischi che corri finanziandomi non sono nulla
rispetto ai benefici che otterresti se la mia missione avesse
successo” sorride placido incrociando le mani sulla mappa.
Il
volto pallido del
suo interlocutore si contrae in una smorfia, ma infine l’uomo
annuisce. “D’accordo. Ti fornirò due
uomini sulle cui capacità
e discrezione so di poter contare e ti farò avere tutto
ciò che ti
serve per raggiungere il luogo indicato dalla tua mappa. In cambio,
però, voglio la tua fedeltà assoluta: nessuno
deve sapere quello
che stai facendo, né da dove vengono i soldi che ti
permettono di
farlo. Se mi giunge voce che hai messo al corrente anche una sola
persona del nostro patto, vado dal Podestà e gli racconto
tutto.”
Adesso
tocca a Jens
sorridere. “E la cosa non danneggerebbe anche te? Non credo
sia
saggio mette al corrente la gente che conta delle
tue... Attività parallele, se
così vogliamo chiamarle.”
Laròs
avvicina il
volto al suo ed è la prima volta che nei suoi occhi il
bandito
scorge qualcosa che lo invita veramente alla cautela. “Io ho
i
mezzi per atterrare in piedi. Tu no.”
Questo
è quello che
credi tu, pensa Jens cercando di mantenere
un’espressione
neutra. Gli mancano i soldi per lanciarsi in imprese grandiose, ma
non i mezzi per tutelarsi.
Quelli
sono però
pensieri che deve tenere per sé. Jens solleva le mani in
segno di
resa. "Non apprezzo le minacce, ma mi pare che abbiamo perso fin
troppo tempo in chiacchiere. Facciamo come dici tu. Del resto, la
discrezione è fondamentale anche per me e meno persone sanno
della
mappa e meglio è. Quando puoi presentarmi i due uomini di
cui
parli?"
Le
sue parole sembrano
rassicurare Laròs, che sorride. "Stasera stessa."
"Bene"
annuisce il ladro. "Se mi convinceranno, partiremo il prima
possibile. Una volta trovata la chiave, torneremo da te e decideremo
insieme i passi successivi. Resta inteso che divideremo equamente
qualsiasi cosa troveremo sotto quella collina."
"Sempre
ammesso
che questa fantomatica chiave esista" osserva asciutto Laròs.
Jens
non ha dubbi.
"Esiste."
|