E salve di nuovo a tutti quanti!
Mi scuso di nuovo... Per l'ennesima volta mi sono dilungata un po'
troppo con i tempi soliti... Possiamo dare la metà della
colpa ai libri che ancora devo leggere per la scuola? L'altra
metà della colpa sta nel fatto che riesco a scrivere
cavolate solo la notte e sotto ispirazione... Ah, e poi sono piena di
nuove idee per altre fanfiction e non so più come
districarmi, e in più sono un po' in ballo con i corsi per
la patente... Abbiate pietà^^ Probabilmente per questi
motivi per un po' ci metterò più tempo del solito
ad aggiornare... Mi scuso in anticipo se i tempi magari saranno un po'
troppo lunghi... Mi scusate vero? Please!
Ps: comunque il ritorno di Gossip Girl mi ha dato un input in
più per scrivere la fine di questo capitolo... Lo so che
Gossip Girl non c'entra quasi niente con questa storia, ma
tant'è... Vabbè, lasciamo perdere^^...
Ok, piccoli avvisi: non ho idea di come sia venuto fuori questo
capitolo. Il titolo gliel'ho dato ieri, e so che potrebbe non avere
senso, ma mi sembrava carino ed era strettamente legato alla fine (che
ovviamente, essendo legata al titolo, non ha molto senso... Vi prego,
abbonatemela stavolta!^^)
Ringrazio ancora tutti coloro che
hanno messo nei preferiti, nei
seguiti, che leggono e basta e che commentano! Un bacione e GRAZIE
MILLE!
Ed ora le risposte alle recensioni!
x Puce16: Ehi! Come va? Grazie mille per il capitolo 12, mi ha fatto
veramente piacere che ti sia piaciuto! E poi Matt... Beh, le sue
disavventure lì erano solo all'inizio...^^ Poveraccio, mi sa
che quello che uscirà più traumatizzato da questa
ff sarà lui... Fortunatamente L ha toppato (Mello e Matt non
sono stupidi come possono sembrare...^^)... Light invece è
molto più realista... Lo sto facendo troppo tranquillo in
questa ff? Mmmmhh... Ma perderà la testa per L poi? (tra
parentesi, L è bruttino? Io lo trovo affascinante... Che poi
non sia bellissimo, vabbè^^) Misa e Near non hanno avuto
tanta parte ma non ne avranno per un po'... Ma non ti preoccupare,
torneranno presto alla carica anche loro! A dirla tutta non sono loro i
protagonisti, quindi non hanno un ruolo molto importante (se non per i
siparietti pseudo-comici^^) almeno all'inizio... Riguardo a Rem che
somiglia a Luna Lovegood di HP... sai che mi ero quasi dimenticata di
quel personaggio? A dirla tutta sono anni che non leggo HP, non ho
nemmeno letto il 7... Ma devo dire che Luna mi ha affascinato molto,
probabilmente ho preso spunto da lei inconsciamente...^^ Mi fa piacere
che ti sia piaciuta... Non so però che ruolo le
farò avere, è comparsa un po' così...
Comunque, grazie mille per i complimenti^^ e grazie anche per la doppia
recensione (non ti devi scusare, anzi!^^)! Spero che anche questo
capitolo ti piaccia... Un bacio e alla prossima!
x Bimba127: Grazie per l'avermi capito per l'estate stressante... Mi ha
fatto piacere che ti sia piaciuto il capitolo^^! La storia della
sedia... Come fa a non rimanere impressa? XD Ti ringrazio ancora per lo
spunto^^ Mi fa piacere che ti sia piaciuta Rem...^^ Ryuk e Rem che
entrano in azione? Mh... Potrei pensarci...^^ Quanto a L e Light...
bastardi dentro, già già^^ Soprattutto L,
perchè per ora Light è entrato poco in scena (io
l'ho detto che lo sto facendo troppo tranquillo)...Chissà
che combineranno adesso?^^ Anche io adoro Il Diavolo veste Prada,
è decisamente uno dei miei film preferiti... Mi sono
sganasciata dal ridere quando l'ho visto... E l'idea dell'assistente
tuttofare mi è piaciuta veramente tantissimo....XD Per
disgrazia di Matt^^....Se L diventa così... Beh, leggi il
capitolo che segue e poi dimmi che ne pensi... Secondo me a Miranda
Priestly ci può somigliare un pochino, qua...Ma temo proprio
che diventerà anche peggio di com'è adesso, dal
prossimo capitolo^^ Un bacio e spero che il capitolo ti piaccia! Alla
prossima!
x RuinNoYuki: otoutooooooooo!!! Grazie mille per il commento^^!
Sissì, Light era molto richiesto...^^ Ma diciamo che siamo
in due a essere di parte (o forse con Mello ci avevano rinunciato
perchè ce l'aveva scritto in fronte, che non è
etero^^), comunque è verosimile, molto verosimile...Insomma,
come nel fumetto, in un certo senso^^Matt sfrontato? Sai che non ci ho
fatto quasi caso? Sarà perchè di solito con L lo
era, sfrontato, e non si faceva problemi a parlargli... Stavolta
però ha esagerato un pochino^^...L alle previsioni del
tempo...XDXDXDXD! Da morire! Cista bene, direi, ma ho semplicemente
preso la parte ragionativa di L e l'ho un po' esasperata (contando che,
come hai detto te, il caso Kira poteva essere risolto grazie al consumo
di MELE di una famiglia...^^), mentre Light è rimasto
abbastanza con i piedi per terra ed è rimasto
tranquillo...^^ E i commenti di L sulla scrittura di Matt e sulle foto
sono semplicemente dettati dalla sua voglia di vendicarsi sul suo
assistente^^ E comunque non è un episodio isolato, come
potrai vedere^^ Matt comunque le foto le fa bene, diciamo che il fatto
di fare bene delle foto ce l'ha nel sangue (padre giornalista e
fotografo), è L che vuole fare lo stronzo! Quanto agli
stronzi repressi... Quale poteva essere il loro film preferito se non
quello? Dopotutto è quello da cui ho preso la mia
ispirazione per la storia^^... E Matt che sfotte Mello è una
sorta di classico (insomma, si sfottono sempre, che ci vuoi fare?^^
Come me e te, insomma...^^). Bene, sono contenta che un altro pezzo
della mia follia ti sia piaciuto, comunque! Firmo con le solite
considerazioni: grazie per l'autrice maledetta (non posso ricambiare
perchè non hai ancora fatto troppe cose brutte... Anzi,
sì che posso! Con il tuo personaggio da cui hai preso il nome, e con il suo ragazzo, come la mettiamo?!), non posso
dire che fine farà caccashi sennò spoilero (chi
l'ha detto che non muore? Oddio, mo metto i tarli... che autrice
maledetta che sono, sìsì =3), ed ecco qua il
nuovo chappy! Un bacio e Mello e Itachi ricambiano i tat tanto tanto
per Matt e Sasu! xxx e spero che anche questo capitolo ti piaccia!
x _Kira_94: grazie per avermi perdonata per il ritardo *me s'inchina*,
davvero, che pazienza che ci vuole con me! Grazie mille per il fatto
che ti piace il mio stile, mi fa davvero molto piacere che piaccia come
scrivo perchè di solito non scrivo così (di
solito faccio tutt'altra cosa, in effetti... POV e tempi completamente
diversi), perciò il fatto che ti piaccia e che io riesca a
essere scorrevole mi fa davver piacere, è uno dei migliori
complimenti che possa ricevere^^. Grazie! Matt lo sfigato di turno...
beh, mi minaccia sempre, ma si consola col fatto che gli ho spolireato
un po' la fine della ff e gli ho detto che non soffrirà
troppo... Ma sarà vero? Beh, se è bastato a
convincere lui, per me...^^ Rem in effetti è un po'...
particolare, sìsì. Questo bisogna dirlo.
Inquietante non lo so (diciamo che la ammiro molto per il fatto che se
ne frega di tutto e di tutti, ecco^^) Quanto a Light... Mah?
Chissà? Sì, comunque, credo proprio che
sarà lui il primo ad accorgersi di qualcosa... Che poi non
è detto che questa cosa sia buona..^^ Ok, non voglio fare
spoiler, ti basti sapere che Mello avrà quasi un infarto
quando lo saprà (una morte un po' diversa no, eh?
ndMello)... Beata te che di tempo ne hai! Spero che invece saprai
aspettare i miei di tempi, e saprai pazientare un po'^^ Un bacio e
ancora grazie! Spero che il capitolo ti piaccia! Alla prossima!
13. Uno + uno + uno
+ uno = quattro. Sempre.
Sono passate quasi due settimane da quando ho cominciato a subire le
vendette di L.
E, se mi è concesso, la cosa mi sta innervosendo non poco.
Dopotutto, è quanto mai lampante che L e
Light
stanno escogitando tutto questo casino per farci cadere
nell’astinenza da sesso, a me e a Mello.
Come se ci cascassimo.
Insomma, stiamo parlando dell’assistente di L
Lawliet, il
redattore più capriccioso di tutta la redazione: questo
poveraccio di assistente (me stesso medesimo, insomma) ha dovuto
passare fin troppo tempo della sua vita come apprendista, a rincorrere
i capricci di L, per essere stanco dopo una sola giornata di lavoro
pesantissimo che, perché mi sono alzato
di grado, non va mai
bene. Sono troppo allenato.
E Mello… Beh, Mello è Mello. Insomma, a lui non
hanno ancora fatto niente. Su di lui ancora non si è alzata
la nuvola di vendetta di L e Light. E Mello torna sempre fresco come
una rosa dall’università. Dopotutto, dice lui, non
deve fare altro che prendere appunti e ascoltare lezioni.
Risultato: niente astinenza da sesso.
Anzi, se per caso capita che rimaniamo fino a sera tardi in ufficio,
approfittiamo dell’occasione e usiamo il nostro adorato
divano nella studio di L (tanto lui continua a fingere di frequentare
Light e continuano ad uscire insieme…).
«Notte brava anche questa, nh, Matt?»
Oddio, i segni si vedono. Dopotutto, tutte le sante sere, dopo una
giornata di lavoro, a notte fonda, lascia dei segni anche al mitico e
inoppugnabile Mail Jeevas.
Guardo Misa, distogliendo per un attimo l’attenzione dal
Nintendo e dal Brain Training – una di quelle poche pause che
L mi lascia dal lavoro, a metà pomeriggio; ne approfitto per
giocare al Nintendo e fumarmi una sigaretta.
«Può darsi.» rispondo, tranquillamente,
ritornando a Kawashima.
Misa si siede sulla sedia dall’altro lato della scrivania.
«Hai fumato solo tre sigarette, per ora.» commenta,
come se ci fosse bisogno di farmelo notare; perché non lo so
da solo, no, che ho fumato solo tre sigarette?! «È
stata una notte brava, già già.»
Ma va?
«Misa, che ci fai qua? Di solito a quest’ora non
dovresti prendere il tè con Near?» domando,
decidendo di sfotterla.
E infatti Misa mi guarda male. «‘Fanculo,
Matt.» replica, seccata.
Distolgo finalmente lo sguardo dal Nintendo – stavolta
definitivamente, perché lo spengo. «Misa, che
c’è?» domando.
Insomma, di solito non è così remissiva quando si
parla di Near e della sua “relazione” –
ma si può chiamare così? – con lui. Di
solito mi salta addosso e mi urla contro, altroché.
«Takki.» dice lei.
Oh.
Beh.
Wow.
Ora sì che è tutto più chiaro,
sì sì.
«Takki.» ripeto, inarcando un sopracciglio.
«Chi è? Un sosia di Near?»
Misa mi guarda talmente male che, se poteva anche solo esserci un
sorrisetto sarcastico sul mio volto, si leva immediatamente.
«Kiyomi Takada!» esclama. «Cazzo, Matt,
possibile che tu non la conosca? Lavora a qualche ufficio di distanza
da qui! Ed è la peggior rivale di L! Possibile che lui non
te ne abbia mai parlato?!»
Inarco di più il suddetto sopracciglio.
«No, scusa.» replico. «L ha
rivali?»
«Non ci credo!» esclama Misa, mettendosi una mano
sulla fronte.
«Senti, Misa, posso capire che la cosa ti sconvolga, ma che
io sappia L non ha mai avuto rivali nel suo campo. Mi ha sempre fatto
credere di essere il migliore… Beh, che poi lo voglia far
credere è normale, ma in due anni che lavoro qua non ho mai
conosciuto nessuna Takki, o Takada che sia.» spiego.
«Quindi, per favore, ti sarei grato se mi spiegassi chi cazzo
è questa qua che è saltata fuori solo
ora.»
«Solo ora?!» esclama Misa,
sconvolta.
«Kiyomi Takada lavorava come modella qualche anno fa, poi ha
cambiato ed è diventata una dei giornalisti di punta della
nostra rivista! Come cazzo è anche solo lontanamente
possibile che tu non la conosca?! La conoscono tutti, qua!»
«Beh, adesso direi di sì.» commento io,
facendo spallucce. «Forse fino a qualche attimo fa non la
conoscevano proprio tutti, ti pare? Ma grazie per avermi
illuminato.»
Misa sbuffa, seccata. «Sul serio, Matt. Davvero non
la
conosci?»
«Sul serio, Misa. Davvero non la conosco.» replico
io, tranquillamente, buttando un po’ di cenere nel posacenere
che c’è sulla mia scrivania. «Ma, ad
ogni modo, posso sapere perché questa Takki è
così terribile da far deprimere persino te?»
Misa sospira, rassegnata.
«Takki, come ti ho già detto, faceva la
modella.» replica. «Lavorava insieme a me, quando
abbiamo debuttato tutt’e due.»
Annuisco. «Quindi dovreste essere amiche.»
Gli occhi di Misa sono più che eloquenti.
E dicono: Matt, non sparare coscientemente stronzate. Non è
il caso.
«Va bene. Continua.» dico, annuendo.
«Io e Takada non siamo amiche.»
replica Misa.
«Quella stronza, per usare un eufemismo,
mi ha tradito per
scalare le vette del successo.»
«Wow.» commento. «E che avrebbe fatto di
così… stronzo?» domando.
Misa mi guarda, solenne e allo stesso tempo incazzata.
Sono tentato di tirare fuori la macchina fotografica e ritrarre
quell’espressione così controversa – poi
L dice che sono negato con le foto –, ma alla fine decido che
non è il caso. E rimango ad ascoltare.
«Si è fatta il fotografo.» replica Misa,
con un sorrisetto sarcastico.
Dov’è la macchina fotografica, cazzo?!
«Ah. Il fotografo.» ripeto, tentatissimo di
dimostrare a L che sono bravo anche con le foto.
«Maddài, Misa, che ci sarà di
così tragico? Insomma, mica sarà stata
l’unica…»
«Tragico?» ripete Misa,
assottigliando gli occhi.
Macchina fotograficaaaaaa!
«Il fotografo era il mio ragazzo! Dai
tempi del liceo!»
No, ho cambiato idea. La videocamera sarebbe stata molto meglio.
Ma dove sono quegli aggeggi quando servono, cazzo?!
«Il tuo ragazzo?» chiedo, sorpreso che –
com’è che si chiama? Ah, sì, Takki
– che Takki le abbia fatto una cosa tanto atroce.
«Il mio ragazzo!» ribadisce Misa. «E
quella stronza ci è andata! E lui
ha ceduto come se niente
fosse! E adesso stanno insieme, ti rendi conto?! Quella lì e
il
mio ragazzo!»
«Ex-ragazzo…» precisa
una voce alle
spalle di Misa.
Non era necessaria una precisazione del genere, effettivamente. Ma
d’altronde che ci si può aspettare da Near?
Lui e Mello sono sulla soglia della porta, appoggiati come se fossero
due gangster.
Mello ce lo vedo, un pochino, come gangster.
Near assolutamente no.
Ma difatti lui è appoggiato in un modo un po’
più tranquillo.
«Non c’era bisogno di precisare, nano!»
esclama Misa, furiosa.
«No, era solo per domandare implicitamente come mai ci
tenessi tanto, dato che quel fattaccio è successo un paio
d’anni fa.» replica Near, facendo spallucce.
«Non potevi domandarglielo esplicitamente, Near?»
ribatte Mello, annoiato.
«Così è più
stimolante.» risponde Near, annuendo.
«Tu come fai a sapere che la storia è successa un
paio d’anni fa?» domando, sorpreso che Near si
interessi ai gossip.
Mello si stacca dalla porta, per avvicinarsi a me e sedersi sulle mie
gambe – con molta, molta, moooolta delicatezza.
In pratica, ci si butta sopra.
«Veramente, è sorprendente che proprio tu,
l’assistente di L Lawliet, non sappia una cosa del genere,
Matt.» commenta, appoggiandosi svogliatamente alla scrivania.
«Era su tutti i giornali e le riviste di moda. E poi
è stato in quel periodo che Takki è diventata una
redattrice. Era già stata una brillante giornalista, allieva
di L… Ma poi è passata al suo stesso livello, e
ha cominciato a dargli contro e ha rubargli le idee.»
Near si siede accanto a Misa, tranquillamente.
«Simpatica, questa Takada.» commento,
sarcasticamente. «Immagino che molti la adorino, qua nel
nostro gruppo.»
Misa sbuffa, abbastanza eloquentemente.
«Ma comunque, non capisco ancora che c’entri col
tuo malumore, Misamisa.» continuo. «Quel fattaccio
è successo un paio d’anni fa… E poi tu
hai avuto un sacco di ragazzi da allora.»
Misa sbuffa di nuovo. «L’ho incontrata per caso,
stamattina.» spiega. «E ho avuto la bellissima
notizia che molto verosimilmente la vedrò tutte le mattine,
tra una settimana.»
«Tutte le mattine?» domando, confuso.
«Trasferimento d’ufficio esplicitamente
richiesto
da lei.» spiega. «Voleva essere
più
vicina a L, per discutere direttamente con lui di eventuali
problemi
sulla direzione e sugli articoli della rivista.»
Mello sembra molto più interessato alla cosa di me, a quanto
mi sembra.
«Secondo me quella ha manie suicide.» commenta.
«Prima fregarti il ragazzo e farti incazzare, poi trasferirsi
di fianco all’ufficio del suo mentore a cui periodicamente
ruba le idee… Che sia una kamikaze in incognito?»
«Sono d’accordo.» osserva Near.
«Mia madre non faceva altro che parlare di come fosse stata
stronza Takki, al tempo. Guardava ogni rivista di moda per sapere come
saresti stata te.»
«Chi l’avrebbe mai immaginato che quella ragazza di
cui si preoccupava così tanto avrebbe finito per diventare
la fidanzata di suo figlio minore…» commento io,
pensieroso.
Mi riscuoto quando tre paia di occhi sono su di me. Tutti e tre
incazzati.
Ok, Misa e Near li posso capire.
Ma Mello?!
Bah, chi lo capisce, a volte, è bravo.
Alzo le mani, in segno di resa. «Scherzavo.» dico.
«Prendetelo come uno sfogo per lo stress da
superlavoro.»
«Perché, non ti sfoghi già abbastanza
la notte?» replica Mello, inarcando un sopracciglio e
sorridendo, sarcastico.
Avvampo. «Mello, anche tu hai manie suicide, o sbaglio? Vuoi
farti ammazzare da Near?» replico.
«Non ha manie suicide. Sono io che mi sono
rassegnato.» replica Near. «Non fa altro che
parlarmi di come sei bravo a letto, che sei molto meglio di Light,
eccetera eccetera. Se mi puoi fare un favore, potresti stancarlo
talmente tanto che alla fine non riesce più nemmeno a
parlare, Matt…»
Ridacchio. Near in questo stato è impagabile.
«E la cosa peggiore è che lo fa solo per far
ingelosire Light…» commenta Near.
Stavolta guardo Mello, irritato. «Per far ingelosire
Light?»
Mello sbuffa, seccato. «Non per far ingelosire Light.
Non
stare ad ascoltare Near.» spiega. «Lo faccio
semplicemente per dimostrargli che il piccolo incompetente
assistente
giornalista di L che non andrà mai da nessuna parte
né con uomini, né con donne, né con
lavoro, di cui parla sempre, è molto
più bravo di
lui, e che lui non è il dio che si credeva. Soprattutto a
letto.»
«Ah.» replico. «Cioè,
è questa l’opinione che ha di me?»
«Che ti aspettavi, scusa? Tra lui e L non so chi ti odi di
più.» ribatte Mello, appoggiando tutti e due i
gomiti sul tavolo, e appoggiando il viso sulle mani.
Strano. Sembra annoiatissimo…
Bella come atmosfera, però.
Misa avvilita e pseudo-depressa.
Mello annoiato e pseudo-depresso anche lui – ma che
avrà per essere tanto depresso?
Near…
Beh, Near è il solito.
È l’atmosfera che è irreale.
«Mello, scusa? Devo alzarmi un attimo.» dico,
prendendo l’occasione al volo.
Mello sbuffa, per poi alzarsi e consentirmi di alzarmi. Prima che gli
possa dire qualunque cosa, lui si risiede, nella stessa posizione di
prima.
La macchina fotografica è dentro l’armadietto.
Armeggio un attimo, in modo che loro non si accorgano che sto per fare
una foto a tutti quanti loro.
E questa non è per L: questa me la conservo per ricordo.
Una cosa così è più unica che rara.
E scatto la foto istantanea.
Questa finisce come sfondo al computer di lavoro, sì
sì.
«Matt! Che cazzo fai?!» esclama Mello, voltandosi,
furioso.
«Dài, era troppo bello per perdermelo!»
ribatto, ridacchiando. «Eravate troppo strani! Questa
è una data da ricordare, altroché!»
«Ma te sei scemo!» esclama Mello, mandandomi a quel
paese con il braccio e ritornando nella posizione di prima –
solo, più incazzato che annoiato, stavolta.
Ridacchio, un po’ perplesso però. Metto la
macchina fotografica sul tavolo e la spengo, per poi prendere in
braccio Mello e risiedermi, e farlo sedere sulle mie gambe.
Lui non oppone resistenza.
Solo, rimane incazzato.
E questo è decisamente strano, perché normalmente
mi avrebbe urlato contro un “che cazzo stai
facendo?!” correlato di tanto di opposizione a essere preso
in braccio, in modo da rendermi difficile il compito – quasi
impossibile, in effetti.
«Che c’è?» domando, curioso
– senza stringerlo troppo al fianco, perché
altrimenti rischio che esploda; e di segni agli occhi ne ho
già abbastanza, mi bastano.
«È in astinenza.» spiega Near.
Guardo Mello, sconvolto. «Astinenza?! Hai
un bel
coraggio!» esclamo.
«Ma non di quello.» ribatte
Near, mentre Mello mi
fulmina con un’occhiataccia. «È in
astinenza di cioccolato. È tutto il giorno che non ne
mangia.»
Ah.
Beh, naturale, alla fine.
Conoscendo Mello, è una cosa del tutto naturale.
Fisiologica, veramente.
Sospiro, per poi aprire il cassetto e tirare fuori una borsa termica
chiusa, dove c’è dentro quel che so io.
Ne traggo fuori una tavoletta di cioccolata e gliela porgo.
E gli occhi di Mello si illuminano come quelli di un bambino.
Mi si getta addosso, abbracciandomi stretto al collo – sto
quasi per soffocare, in effetti, mentre lui urla in continuazione
“Matt ti amo, ti amo, ti amo!…”. Mi sto
anche stordendo un po’, in effetti.
«Mello, piglia questa tavoletta e lasciami, che mi stai
soffocando…» biascico, sventolandogli davanti la
tavoletta.
Mello ride e si stacca, stampandomi un bacio sulle labbra e prendendosi
la tavoletta di cioccolata. E comincia a scartarla, mentre io mi
riprendo aria per i polmoni.
«Si può sapere perché non hai mangiato
cioccolato per tutto il giorno?» domando, prendendo la
sigaretta, che ormai è un mozzicone, e schiacciandola dentro
il posacenere.
«È rimasto talmente sconvolto dal fatto che il suo
professore preferito se ne va tra una settimana, che non è
più riuscito ad alzarsi e ad andare a prendere la cioccolata
al distributore.» spiega Near. «Ah, già.
E poi aveva dimenticato i soldi per prenderla, perciò si
è depresso ancora di più.»
«E sapendo che avevo come migliore amico
un nano bianco che
non mi avrebbe mai, e poi mai, offerto i soldi per la mia fonte di
sostentamento, che potevo fare?!» esclama Mello, distogliendo
per un attimo l’attenzione dalla tavoletta di cioccolata.
«Non me li avresti mai ridati, Mel.» replica Near,
tranquillissimo.
«E che ti costava prestarmi cento yen?! Non sono niente, e tu
sei un riccone!» esclama Mello, infuriato.
«Bell’amico che ho! Misa, trovati in fretta un
altro fidanzato, neh!»
Solo a quella Near assottiglia gli occhi.
Devo dire che ammiro Mello. È una delle poche persone che
sono in grado di far incazzare uno come Near.
L’altro è Light, ma questi sono
dettagli… Lui farebbe incazzare chiunque.
Misa, invece, che ha capito lo scherzo, si mette a ridere.
«Cos’è questa storia del tuo professore
preferito che se ne va?» domando, curioso.
Mello sbuffa, riaccostandosi alla tavoletta. «Il prof di
letteratura contemporanea.» spiega. «Se ne va tra
una settimana… Viene trasferito. Solo che è il
mio professore preferito, spiega troppo bene… È
l’unico che mi piaccia, in effetti.»
«Vabbè, dài… Vedrai che ne
arriverà uno bravo comunque.» dico, dandogli una
piccola pacca sulla schiena. «Magari quello che arriva
è anche meglio di questo…»
«Difficile.» commenta Near, tranquillamente.
«Devo dire che anche secondo me questo professore spiega
molto, molto bene.»
Mello dà un morso più forte alla tavoletta.
«Sempre a sminuirlo, tu.»
«Sminuirlo? Se gli ha fatto un complimento!»
esclama Misa.
«Lo sta sminuendo. Lo sta sminuendo!» esclama
Mello. «Quello quando parla è
più che molto, molto bravo. È
un genio,
è eccezionale! È l’unico professore in
vita mia che abbia mai saputo farmi piacere la scuola!»
«Queste sono solo opinioni soggettive, Mel.»
replica Near.
«Opinioni soggettive?! Sono opinioni obiettive e lampanti,
caro mio! Non soggettive!»
«Va bene, Mello, abbiamo capito.» lo blocco io
– in effetti, Mello è sul punto di scatenare un
Nearicidio nel mio studio da assistente. E sinceramente non
è che voglia tanto avere morti per lo studio…
«Tra una settimana vedremo se il nuovo professore regge il
confronto con quello che se ne sta andando, o meno.» dico.
Mello lancia un’occhiataccia a Near. «Certo.
Vedremo.»
Il 24 di gennaio, all’indomani della discussione su
professori vari e rivali di L, me ne sto ancora nel mio ufficio a
lavorare, alle cinque e venti del pomeriggio, come sempre.
L’unica cosa un po’ cambiata rispetto a ieri
è lo sfondo del computer: ci ho messo la foto di Misa e
Mello che ho scattato ieri.
Insomma, era troppo bella per non metterla!
Sono giusto alle prese con un articolo che L mi ha ordinato di mettere
un po’ a punto – le foto, soprattutto: pare essere
particolarmente assennato che le mie foto, no, non fanno schifo,
“vanno solo messe a punto perché un bambino
saprebbe fare meglio” –, quando sento dei passi
avvicinarsi alla mia scrivania.
Beh, le mansioni di segretario di L e suo usciere personale non
rientrano tra quelle dell’assistente, credo. Ma alzo comunque
la testa, incuriosito da una visita a quest’ora.
Una donna dai capelli corti, neri, e gli occhi azzurri è
appena entrata nella stanza, e si guarda intorno, incuriosita.
Non sembra del posto.
A essere sinceri, non l’ho ma vista qua. E poi, dal modo con
cui si guarda in giro, è lampante che non è mai
stata qua.
«Ha bisogno di qualcuno?» domando, cercando di
essere gentile – non per impicciarmi; in realtà me
ne sarei tornato tranquillamente al mio lavoro. Ma questa qua mi ha
guardato non appena ho alzato la testa…
Lei sorride leggermente, inclinando la testa di lato. «Avrei
un appuntamento con L alle cinque e mezza.» replica.
«Ma credo di essere arrivata un po’ in
anticipo…»
Magnifico, ora mi tocca pure sopportare che questa qua mi osservi
finché non sono le cinque e mezza. Dieci minuti di totale
relax.
«Già…» commento, contrariato
– ma cercando di non far notare troppo il fatto che lo sono.
«Il signor L purtroppo non sopporta che si arrivi in anticipo
agli appuntamenti, o in ritardo che sia. Ma intanto che aspetta si
può sedere lì, se vuole.» dico,
puntando una sedia vicino alla porta dell’ingresso nel mio
ufficio.
Lei sorride di nuovo, per poi sedersi tranquillamente dove le ho
indicato.
Io mi appresto a riprendere il mio lavoro, buttandomici a capofitto
come non ho mai fatto.
Non ho voglia di intrattenere questa tipa. Odio dover intrattenere
persone che devono incontrare L.
Ma i miei desideri, ovviamente, non vengono
esauditi, perché
la tipa si mette a fissarmi, tanto che sento i suoi occhi sulla nuca,
come se mi dovessero perforare il cranio.
Sospiro, quasi certo che questo sia l’ennesimo tiro mancino
di L.
Poi però mi dico che persone che vogliono incontrare L ci
sono spesso: non è una novità. Insomma, va bene
che si deve vendicare, ma non è che organizza appuntamenti
di lavoro apposta per vendicarsi di me.
Alzo la testa, incontrando i suoi occhi azzurri.
«Qualcosa non va?» domando, imponendomi di restare
calmo.
Lei inclina di nuovo la testa, un po’ incuriosita. Poi
sorride di nuovo.
«No, nulla.» replica. «Stavo solo
costatando che sei molto carino, per essere solo il segretario di
L.»
Campanello d’allarme.
‘Sta tipa ci sta veramente provando con me?!
Faccio un rapido brainstorming, cercando qualcosa per controbattere a
quell’affermazione.
«Beh, non sono proprio il suo
segretario…» commento, non trovando niente altro
da dire. «Sono il suo assistente, a dire il vero.»
Lei ridacchia. «Assistente, eh?» replica lei.
«Cioè, sarebbe come essere un tuttofare,
per
lui.»
E mi guarda con uno sguardo che vuole essere candido, ma che in
realtà nasconde solo tanta, ma tanta malizia.
Oh, cazzo!
Misa è niente, al confronto. Insomma, almeno lei le
esplicita, le sue osservazioni!
Mi sento sudare leggermente.
«Non capisco che cosa intende, signorina.» replico,
cercando di continuare a guardarla negli occhi. «Sono solo il
suo assistente… Non il suo tuttofare.»
Eppure, c’è qualcosa che mi sfugge…
Perché ho la sensazione che questa tipa la dovrei conoscere?
«Oh, ma certo.» replica lei, tranquillamente.
«Infatti io non insinuavo proprio niente. Ma immagino che tu
sia quello di cui si è parlato tanto in giro… Che
ha resistito due anni come apprendista di L e poi è stato
promosso ad assistente. E siccome lui ha l’abitudine di
scaricare i suoi capricci sugli apprendisti, immagino che tu sia
abituato a fargli da tuttofare.»
«Conosce molto bene L, lei?» domando, perplesso.
Che cazzo è la cosa che mi sfugge? Come se ce
l’avessi sulla punta della lingua… Cazzo, odio
questa sensazione!
«Direi di sì.» commenta lei.
«Ma più che altro conosco i metodi che adotta con
i suoi apprendisti…»
Due più due, mi dice il cervello. Fai due
più due.
Quattro, no?
«Ah sì?» domando, cercando di capire che
cosa mi sta inviando il mio subconscio, come messaggio subliminale,
continuando a indirizzarmi gli occhi alla foto sul desktop del
computer. «E come mai?»
«Semplice!» replica lei, ridendo divertita.
«Perché lo sono stata anche io!»
Misa con i suoi sguardi maliziosi non è niente.
Uno.
La tipa mi reputa tuttofare di L.
Altro uno.
E uno più uno fa due.
La tipa mi dice che conosce bene le abitudini di L nei
confronti degli
apprendisti (che cosa abbia voluto dire con questo non voglio
saperlo) perché lo è stato anche lei.
Altro uno.
Il subconscio mi indirizza alla foto sul desktop che ho
scattato ieri,
più precisamente all’immagine di Misa, che ieri
era avvilita perché stava parlando della rivale di L che
è stata sua nemica quando erano modelle.
Altro uno.
Altro due.
Ora, due più due fa quattro, senza dubbio.
Magnifico.
A meno che Dio non abbia voluto stravolgere le regole della matematica
solo per me, e tutto d’un botto, quella che mi trovo davanti
è nientepocodimeno che…
«Kiyomi Takada?!» esclamo, alzandomi
all’improvviso dalla sedia.
Lei ride di nuovo, divertita.
«Ah, ci sei arrivato!» commenta.
Perfetto, senza dubbio.
Nemica a ore dodici, che tenta di adescarmi, e che è pure
narcisista ed egocentrica.
Senza contare che mi reputa il “tuttofare” di L.
Meraviglioso.
Si può desiderare di più dalla vita, di un
allarme rosso del genere?
«Mi dispiace… È che L non mi aveva
avvisato della sua visita, e io non l’avevo
riconosciuta…» mi giustifico, fintamente
dispiaciuto. «Lo sa che è talmente bella, dal
vivo, che mi sembrava quasi di non riconoscerla?» dico,
sparando la prima cazzata che mi viene in testa.
Palle. Perché io non ho mai visto Kiyomi Takada, nemmeno in
foto. E se è apparsa in tele, io non l’ho mai
vista a nessun notiziario.
In compenso, ringrazio Dio che Mello non sia qua, perché
altrimenti mi ucciderebbe.
O ucciderebbe lei, e poi mi toccherebbe pulire, il che sarebbe ancora
peggio.
Però magari potrei dirgli di pulire lui, dato che
è lui il colpevole e in più gli piace pulire casa
mia, a quanto ho capito da quella volta che mi ha pulito la casa con
Aiber…
La voce di Takki mi distrae dall’immagine di Mello in
grembiulino con in mano uno straccio e uno spazzolone, mentre pulisce
il pavimento del mio ufficio dal sangue di una Kiyomi Takada decapitata
con un coltello che c’è ma non si sa da dove sia
saltato fuori. Il corpo è svanito nel nulla, non si sa dove
sia.
Un’immagine decisamente poco consona al luogo di lavoro,
già già. Soprattutto se l’assassinata
è davanti a me.
«Sei molto gentile… Matt, giusto?»
domanda, sorridendo.
Oddio, si è pure informata su di me?! Qui si mette
male…
«Avevo sentito parlare, del fatto che sei molto
gentile.» prosegue lei, alzandosi e porgendomi una mano per
stringerla. «Certo che ne devi avere avuta di pazienza, per
stare con una vivace come Misa…»
Cazzo ne sa ‘sta qua di che rapporto abbiamo io e Misa?
Ah, già, era di dominio pubblico. Misa Amane
“stava insieme” all’assistente di L
Lawliet. Avevo sempre avuto la fortuna di non finire mai su qualche
testata di qualche giornale scandalistico. Non per dire, ma non sono
molto fotogenico.
«Misa mi ha parlato di lei, signorina Takada.»
replico, stringendole la mano. «Ho saputo che non scorre
molto buon sangue, tra di voi…»
Ok, forse non era il miglior modo di esordire, ma
tant’è…
«Abbiamo avuto qualche… divergenza
d’opinioni.» commenta lei, sorridendo
sempre.
«Qualche tempo fa, in effetti. Ma i giornali scandalistici ne
hanno parlato come se fosse la fine del mondo… In
realtà era solo un piccolo litigio tra me e lei.»
Certo, certo. Divergenza d’opinioni.
Anche io, Light e L
abbiamo avuto qualche “divergenza
d’opinioni”. Piccola piccola,
ovviamente. Un
litigio tra me e loro due… Niente di catastrofico.
«Capisco…» commento, lasciandole la
mano.
«Ho saputo che vi siete lasciati poco tempo fa.»
continua lei, imperterrita.
Sono gay, e in realtà non siamo mai stati insieme. Ok?
«Sì… Poco prima delle vacanze di
Natale.» confermo. «Abbiamo avuto
qualche… “divergenza di opinioni” anche
noi. Un po’ troppo grande, forse.»
Sì, sì, certo. Infatti è sempre qua e
mi adora… Le divergenze di opinioni le ho avute con qualcun
altro…
«Oh, mi dispiace.» si esprime lei, atteggiando
un’espressione un po’ triste – finta, e
lei lo sa che lo so. «Non sa cosa si è persa,
comunque…»
Perché, tu sì?
Takki aggira il tavolo, venendo vicino a me – sorridendo,
sempre.
«Devo ammettere che però Misa ha sempre avuto buon
gusto, a scegliere i ragazzi.» commenta, continuando a
sorridermi. «Soprattutto con te, ha fatto davvero
un’ottima scelta.»
Più spudorata no, eh?
«La… la ringrazio, signorina
Takada…» dico, sorridendo e allontanandomi quasi
impercettibilmente da lei – non tanto perché
voglio allontanarmi, quanto perché è lei che si
sta avvicinando impercettibilmente e io voglio tenere le distanze.
Tenere le distanze… Beh, in un certo
senso è come
allontanarmi.
«Oh, ti prego! Chiamami pure Takki, mi chiamano tutti
così!» esclama lei, ridacchiando.
Dubito che ti chiamino tutti così, Takki…
«Signorina Takada, sono solo un assistente, mica mi posso
permettere tanta confidenza con lei.» replico, cercando di
salvare il salvabile della situazione.
«Certo che te la puoi permettere! Anche perché se
non lo fai mi offendo!» replica lei, sorridendo.
Oooook… Con calma. Molta calma.
«Va bene, allora…» replico, cercando di
rimanere il più calmo possibile. «Se rischio di
offenderla, preferisco darle confidenza.»
«Perfetto.» commenta lei, annuendo.
«Posso chiamarti Matt, vero?»
«Certamente.» replico.
«E invece no.»
Sbarro gli occhi, sconvolto.
Primo pensiero: merda.
Secondo pensiero: ma perché proprio a me?!
Terzo pensiero: adesso che ci penso, ma proprio ora doveva capitare qui
questa qua?!
Takki – cioè, Kiyomi Takada, neh – si
volta verso la porta, sorpresa.
Io non ne ho bisogno. Riconoscerei quella voce tra mille. Soprattutto,
lo riconosco mentre sta masticando un pezzo di cioccolato ed
è incazzato nero.
«Mi dispiace tantissimo, signorina Takada, ma il suo
soprannome è copyright mio.» prosegue Mello,
entrando nell’ufficio a grandi passi e avvicinandosi a me.
«Ma se vuole può sempre chiamarlo Mail, che
è il suo vero nome. Ad ogni modo, credo di aver visto dalla
porta che L la sta aspettando. Immagino che lei fosse qui per
lui.»
Sia io che Takada ci voltiamo verso la porta dell’ufficio di
L, che è lì sulla soglia, a guardarci.
«Mi stavo chiedendo quando uno di voi due se ne sarebbe
accorto…» commenta.
«Se non ti fai vedere né sentire, è
ovvio che nessuno dei due si accorgerà mai di te.»
osserva Mello, sporgendosi leggermente per vederlo meglio.
«Ma erano così impegnati a
parlare…» replica L, sorridendo. «Non me
la sono sentita di interromperli, dài.»
Mello gli lancia un’occhiataccia, ma si limita a stare zitto.
«Mi perdonerai se ti porto via la signorina Takada per un
po’, Mail?» fa L, inarcando un
sopracciglio al mio
indirizzo.
«Oh, beh, certo. Era qui per parlare con lei, in
fondo.» commento.
Takada con quella sembra capire che è stata liquidata. Ma
sembra prenderla piuttosto bene.
«È stato un vero piacere conoscerti,
Mail.» mi saluta, andando verso L. «Spero che ci
rivedremo.»
Mentre chiude la porta dietro di sé, sento Mello al mio
fianco che borbotta un “non contarci”. Ed
è proprio quello, che mi spinge a evitare di guardarlo. Per
l’imbarazzo, alla fine. Dopotutto, la situazione non era
delle migliori…
«Io e te dobbiamo fare un bel discorsetto.»
esordisce infatti Mello, addentando ancora del cioccolato.
Sospiro. «Senti, credo che tu abbia frainteso
la…»
«Non qui.» mi interrompe lui, senza badare alla mia
frase. Mi prende per un polso, trascinandomi fuori
dall’ufficio e camminando nella direzione a sinistra della
porta.
Sono talmente sorpreso che mi rendo conto solo dopo di dove stiamo
andando.
«È una tua abitudine portarmi in bagno, quando sei
incazzato per qualcosa?» domando, perplesso. Vabbè
che all’università non era propri
incazzato… Insomma, gli è passata subito. Ma
adesso sembra incazzato nero…
«È una tua abitudine parlare troppo, quando non
devi?» replica lui, scocciato. «E sì che
pensavo che fossi uno che se ne sta sempre zitto.»
«L’apparenza inganna, Mel.»
«Allora te lo dico esplicitamente: stai zitto e
seguimi.»
«Agli ordini, capo.»
Dopotutto, se tentassi di ribellarmi e scappare via, dovrei comunque
affrontarlo solo qualche secondo più tardi. O peggio,
stasera a casa. Il che non è proprio una bella
prospettiva…
Mi lascio trascinare in bagno, seguendolo con fare fin troppo remissivo
a quello che sono abituato ad usare. Mello però non sembra
accorgersene. Mi porta in bagno e chiude entrambi dentro uno dei
gabinetti.
Poi, si accuccia a terra.
Lo guardo, sconcertato.
«Vieni giù anche te.» dice, in tono
decisamente più tranquillo.
Chiedendomi quale sia stata la catena di pensieri che ha portato Mello
da incazzato nero ad accucciato contro la porta del wc, obbedisco,
trovandomi faccia a faccia con lui, che si sta ancora masticando il
pezzo di cioccolato che ha appena addentato.
Inarco un sopracciglio, chiedendo implicitamente spiegazioni.
Mello sospira.
«Sei più ingenuo di quanto pensassi,
Matt.» commenta. «Davvero pensavi che fossi
incazzato?»
Inarco ancora di più il sopracciglio, perplesso.
«Vuoi la verità?» chiedo.
«Veramente a me non sembravi incazzato. Mi sembravi incazzato
nero.»
Mello ridacchia, divertito. «Allora non ho ancora perso il
mio smalto di attore…»
«Lo vedi che allora avevo ragione?» replico io,
memore della prima volta che ci siamo visti – quando gli ho
detto che poteva fare l’attore di film vietati ai minori.
«Lo vedi allora che fai l’attore?»
«Diciamo che ho una sottospecie di talento naturale a
fingere.» replica lui, sorridendo sarcasticamente.
Inarco un sopracciglio. «Non lo fai anche con me,
vero?»
Lui mi guarda, inarcando un sopracciglio, confuso. Poi, sorride di
nuovo, sarcasticamente.
«Secondo te?»
«Mah, dalla situazione e da come sei stanco dopo direi di
no.» replico. «Ma con te non si può mai
sapere. In fondo, mica facevi l’attore di film vietati ai
minori?»
«Non ho mai fatto l’attore di film vietati ai
minori.» replica lui. «E comunque con te, in
quelle
situazioni, non fingo.»
«Con Light fingevi?»
«Che palle! Che c’entra Light adesso?»
«Ti ricordo che prima stavi con lui, Mello.»
«E quindi?» replica lui. Inarco tutte e due le
sopracciglia, stavolta in modo molto eloquente – tanto che
lui rotea gli occhi, esasperato. «Senti, siamo stati insieme
quattro anni. Non era mica solo pane, amore e fantasia, no? La
mettevamo anche in pratica, la fantasia.»
«Fingevi di più con Light o fingi di
più con me?»
«Matt!» replica lui, esasperato.
«Insomma, dobbiamo stare qui a sindacare su chi è
meglio a letto tra i due?»
Sto zitto. Ma chi tace acconsente, e Mello lo sa.
Difatti, sbuffa, addentando di nuovo la cioccolata e guardando da
un’altra parte.
«Tu.» replica.
Ridacchio, divertito. «Quindi ti sei messo con me
perché sono meglio a letto di Light?»
«È uno dei motivi, sì.»
replica lui.
«E gli altri?» domando, curioso come un bambino che
fa le domande dei “perché” infiniti ai
genitori.
«Matt, ti avviso.» ribatte lui. «Se prima
non ero incazzato, ora sto cominciando ad esserlo.»
Rido, divertito. «Adoro questo lato permaloso del tuo
carattere.» commento.
«Non pensavo che fossi masochista.»
«Un po’. Di certo non come te.» replico,
sorridendo angelicamente. Lui sospira, addentando di nuovo il
cioccolato – sembra una tavoletta infinita, cazzo.
«Ritornando a prima… Perché mi hai
portato qua?» domando, curioso.
Mello si prende il tempo di rimuginare un po’ sulla domanda
mentre mastica il pezzo di cioccolato, e mentre mi fissa negli occhi.
«Niente di che.» commenta poi. «Ti
chiederei solo di non cadere in trappole così
ovvie.»
«Quali trappole?»
Mello sbuffa. «Matt. Takada è un’altra
trovata di L per farmi ingelosire. Pensi davvero che sia stato un caso,
se è venuta lì nel tuo ufficio e ha tentato di
rimorchiarti nei dieci, quindici minuti che precedevano il mio
arrivo?»
«Tu dici che è una trovata di L?»
domando, perplesso. «Ma Misa ha detto che Takada e L si
odiano…»
«Ha detto che L la odia, non che l’odio era
ricambiato.» precisa lui. «E Near ha parlato con
Misa poco fa, quando ho telefonato per dirgli… la scena che
avevo visto. Siccome era con Misa, lei ha subito detto che L sarebbe
capace anche di sotterrare l’ascia di guerra con Takada per
un po’, pur di vendicarsi di me e te.»
«Mh… In effetti potrebbe
essere…» confermo. «L ne sarebbe capace,
probabilmente.»
Mello si rialza in piedi. «Che facciamo? Fingiamo che ci
siamo cascati?»
«Giusto per dargli una soddisfazione? Vorrai scherzare, mi
auguro.» replico, alzandomi a mia volta. «Abbiamo
fatto pace. Dopotutto, tra e me Takki non
c’è
niente, no?»
«Lo spero per te.» replica lui, aprendo la porta
del bagno e avviandosi fuori, con me alle calcagna.
«Ahn, Mello…» lo chiamo, mentre stiamo
precorrendo il corridoio verso il mio ufficio.
«Che c’è?» domanda lui, ancora
alle prese con la tavoletta di cioccolato.
Ragiono un attimo sulla domanda che voglio fargli. Poi però
concludo che ho bisogno di una certezza in più. Si sa mai
che Dio ha proprio voluto cambiare le regole della matematica proprio
per me, oggi.
«Uno più uno fa due, vero?» chiedo.
Mello si volta, guardandomi un po’ strano.
«…Sssssì. Perché?»
«No, stavo ragionando. Perché se uno
più uno fa due, due più due fa quattro,
no?» domando.
«Sì… Se la matematica non è
un’opinione…»
«Mh.» replico. «Ok. Grazie.»
Si sa mai che la matematica diventi un’opinione tutto
d’un botto.
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