Writober 2022

di ChiiCat92
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Trappola di Zucchero

 

L’odore nell’aria era invitante a tal punto da farle venire l’acquolina in bocca. Un odore carico, appiccicoso, che saturava l’aria e le faceva drizzare le antenne, in allerta. 

Era un odore che invitava e prometteva: niente più fame, niente più paura, niente più battaglie per la sopravvivenza per altre ventiquattro ore. 

Era, però, un odore che ingannava, pericoloso, che avrebbe potuto ucciderla. 

Quindi? Cosa fare? Lanciarsi verso l’odore, verso il cibo, nella speranza di arrivare prima degli altri, raccoglierlo per sé e solo per sé, divorarlo e, per una volta, avere lo stomaco pieno? 

Oppure aspettare l’ordine che, perentorio, sarebbe arrivato, e sperare che alla fine rimanesse qualcosa anche per lei? 

La verità era che non aveva alternative, non reali almeno. Si sarebbe mossa quando le avrebbero detto di farlo, e sarebbe morta quando le avrebbero dato il permesso di morire. 

Eppure quell’odore….era diverso dal solito, più intenso, più reale, più vivido. 

Le entrò dentro prima che potesse accorgersene, e come l’ordine del suo superiore, non poté ignorarlo.

Così uscì dal suo rifugio, abbandonò quello che stava facendo e si lanciò verso la fonte dell’odore. 

Più forte, pulsante quasi. Non si stupì di trovare al suo fianco, intorno, davanti e dietro di lei le sue sorelle, perché l’odore era così buono, così assuefacente, che tutte loro ne avevano un impellente bisogno. 

Non le importava più nulla, all’improvviso aveva la bocca e la testa piena di quell’odore e quello soltanto. Che cos’era? L’aveva già sentito? L’aveva già assaggiato? Perché sentiva le viscere contrarsi e ogni volontà frantumarsi fino a renderla il vuoto simulacro di quel desiderio? 

Non vedeva più, aveva la consapevolezza delle sorelle di fianco a lei ma niente aveva importanza come soddisfare quel desiderio. 

Corse, corse, fino a farsi venire dolore alle zampe, tutte e sei, ad ogni segmento del corpo, fino a non avere più fiato, finché non arrivò a tuffarsi nell’odore. Appiccicaticcio, denso, la riempì di stupore e meraviglia. 

Solo per un attimo, però.

Poi cominciò ad annegare. 

Non era la dolcezza dello zucchero, quello che faceva tanta gola al formicaio, non era neanche commestibile, perché quando ne prese una boccata acido dolore le riempì le fauci.

Combatté per tirarsene fuori, una zampa alla volta, ma il dolore era tanto acceso quanto insopportabile. Più si agitava più sentiva le membra impigliarsi. Era bloccata, e l’ormai nauseante, malvagio odore era tutto intorno a lei. Le impediva di vedere. 

Sentiva le strida delle sorelle, bloccate nel dolce con lei, la frenesia di zampe e fauci che si dimenavano inutilmente fino a morire. 

Morire, morire nello zucchero, nella melassa, chiedendosi quando l’odore tanto amato si era trasformato in una trappola mortale, del tutto diversa dai pericoli della vita di tutti i giorni, così crudele e accesa e rovente e inaspettata. 

Mentre avvertiva le zampe lacerarsi un po’ di più ad ogni movimento, rimpianse le briciole e i granelli e la polvere e tutte quelle cose che non avevano lo stesso meraviglioso profumo dello zucchero ma che almeno non erano così crudeli. 

Smise di agitarsi, lei e molte delle sue sorelle. La colonia era stata decimata, non distrutta, e nuove formiche sarebbero giunte. 

Così, gli umani avrebbero piazzato nuove trappole. 

Trappole sempre più dolci ed invitanti.  

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Lista pumpINK; prompt: #1 Zucchero




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