L'atto d'amore più sacro di sempre

di DavideWolfstar
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Cosa è sacro? Cosa è profano? Percy non si era mai interrogato su quella parola, “sacro”. Era cresciuto senza indottrinamenti religiosi da parte di sua madre, finché un giorno aveva scoperto che qualcosa di divino esisteva sul serio, egli stesso era la dimostrazione del divino, del divino Poseidone soprattutto che si era innamorato di Sally Jackson, sua madre, e così era nato lui. Scoprire che gli dei esistevano davvero, che il mondo vero era popolato da mostri, creature mitologiche, satiri e un sacco di altre cose pazzesche solo a pensarci, era stato veramente bizzarro.
Ed ora all’età di ventidue anni si interrogava sul senso di quell’espressione “Percy Jackson e Annabeth Chase vi unisco nel sacro vincolo del matrimonio”, certo lui non credeva in Dio, era qualcosa di troppo astratto e filosofico come concetto, né Annabeth del resto ci credeva, ma l’officiante che avevano trovato si era divertito a usare l’espressione propria della chiesa Cattolica. Percy Jackson Chase, sì aveva scelto di unire al suo cognome quello di Annabeth, a distanza di tre mesi dal suo matrimonio aveva ripensato a quella parola. Sacro, gli era stato detto tempo fa, da Annabeth forse, era all’origine della parola sacrificio. In effetti cosa c’era di più sacro, ammesso che quel termine avesse senso, di immolarsi per un Bene Superiore. Voleva fare qualcosa di sacro per il bene delle persone che amava, le persone che gli sarebbero sopravvissute. Stupidamente, avrebbe detto Annabeth, si era lanciato contro il suo nemico senza preoccuparsi delle conseguenze. Senza preoccuparsi di salvarsi la vita. Quel nemico, era scritto dalle profezie, sarebbe stato sconfitto da un sacro gesto. Percy sperò con tutto il cuore che il sacrificio che stava per compiere sarebbe bastato. Se non lo avesse sconfitto tutto avrebbero perso senso. Ben tre gruppi di divinità del passato contavano su di lui, non solo gli antichi dei greco-romani, ma anche gli dèi norreni e quelli egiziani. Nessuna battaglia fino ad allora era stata così cruciale. Questa per la prima volta sembrava essere la sola unica strada: andare incontro alla morte per tutelare la vita.
Il suo ultimo pensiero prima di gettarsi a capofitto, prima di dare la vita andò a suo figlio (o figlia) che ancora doveva nascere e a sua moglie. D’improvviso fu il vuoto.
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Luce, dopo tanta tenebra di nuovo la luce. Non sembravano gli Inferi, negli Inferi non ricordava quell’odore. L’odore di caffè appena cucinato, di uova soda e di bacon saltato in padella. Si guardò attorno, vide un comò, delle lenzuola viola sgargianti, una lampada a forma di drago, allargò lo sguardo e notò altri dettagli. No, non erano proprio gli Inferi. Per Ade, quella era proprio la sua casa a Nuova Roma. La battaglia non era ancora avvenuta, la profezia non si era ancora realizzata. Era stata solo un sogno. Un brutto sogno. Eppure, non era forse vero che i sogni dei semidei contengono spesso un briciolo di realtà? Che importava, per ora stava bene, per ora era a casa. Finalmente era a casa.
 
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Angolino dell’autore.
 
Buonasera, o buongiorno (dipende se e quando leggete questo racconto). Questa storia, come tutte le storie di questo mese (più o meno) partecipa al writober di Fanwriter.it.  Per questa storia il prompt scelto è stato “Sacro”. Difficile, molto difficile trovare un’idea. Alla fine,però eccomi qui. Spero vi piaccia, ogni commento è ben accetto
 
 




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