Drunk enough to say 'I love you'?

di Giandra
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Drunk enough tsay 'I love you'?
 

A natural conversation, say something/It’s weird, we’re connecting too much/Feels like everything will go well/But you’re my Friend, yeah my Friend/Just/I like the feeling of being with you/I like the dances that I do with you/I just wanna, wanna, wanna/I really wanna, wanna, wanna/
 
 
   Ciro sa; senza che ci sia bisogno di una cospicua dose di alcool a sciogliere quei nodi alla lingua che Enzo si è imposto di tenere ben legati, Ciro già sa: glielo legge negli occhi ogni volta che lo guarda imbambolato, lo nota dal modo in cui si lecca le labbra quando lascia scivolare più a lungo del dovuto lo sguardo su di lui, lo avverte in ogni tocco, in ogni abbraccio, in ogni carezza. Ciro non gli dà un nome, a quel sentimento di cui è consapevole, e se ne sta zitto, perché certe cose è meglio che restano taciute — lo sanno entrambi.
   «Ta' vulev fa vre'1.» Enzo barcolla quasi, ha la guardia abbassata, si sente così al sicuro con lui da stargli attorno pure mentre a stento si regge in piedi. Lo ha portato sulla barca dove, dice, vorrà festeggiare una volta che avranno vinto 'sta guerra; mentre parla ha lo stesso entusiasmo di un bambino che racconta dei regali ricevuti a Natale.
   «È bell.» È bella la barca ed è bello Enzo, bello come una stella cadente in procinto di schiantarsi, ma che non smette mai di brillare fino al suo ultimo istante di vita; Ciro sa cosa significa: pensare di avere tutto il mondo nel palmo di una mano, di essere invincibile, il più forte di tutti, inarrestabile, e sa anche quanto faccia male vedere improvvisamente le proprie speranze disilluse, assistere allo sgretolarsi in mille pezzi di tutto ciò che si ama, graffiarsi con quei cocci sbeccati nella speranza che il sangue e le ferite possano essere abbastanza per fare ammenda. Sa di averlo condotto per mano su una strada che finirà per rimpiangere, sempre se non è già successo.
   Enzo gli sorride, gli angoli della bocca incurvati all'insù, i denti bianchi in bella vista, gli si avvicina con l'intento di dire qualcosa, ma inciampa sui suoi stessi piedi e gli finisce addosso; si aggrappa alle sue spalle e Ciro lo sorregge, gli viene spontaneo poggiargli una mano sotto al braccio per sostenerlo; quando alza gli occhi su di lui, pare essersi scordato quello che voleva dirgli. 
   Ciro gli rivolge un mezzo sorriso divertito. «Ma quant a' sij b'vut, Enzù2
   Gli arriva in risposta una risata cristallina e sincera. «Assaj3» ammette, ma non accenna a spostarsi, piuttosto stringe un po' di più la presa sulla sua felpa e poi sussurra: «Stev nu poc... accussì4. Triste.»
   «Pcché5?» La domanda è quasi retorica: Ciro li sa i motivi per cui Enzo è triste.
   Il ragazzo prova a tenersi in piedi per conto suo, con lentezza gli toglie le mani dalle spalle, ma gli resta vicinissimo, al punto che tra i loro volti c'è solo qualche centimetro di distanza. «Ta sij maj sntut comm si' stiss camminann e all'improvvis t caress a terr a' sott e' pier6
   Ciro lo scruta assottigliando gli occhi, fissa profondamente quelle iridi così limpide, nelle quali finisce sempre per specchiarsi. Annuisce. Enzo mima il suo gesto, forse perché se lo era aspettato. «C sta comunquj coccos a'sott, Enzù. Pur si' car, nun è maj frnut. Coccos ca t ten allert o' truov semp.7»
   Enzo gli sorride di nuovo. «Tu» gli dice; e Ciro sa che non ci saranno ulteriori frasi a completare il suo pensiero; sa che quella singola parola è abbastanza carica di significato da potersi reggere da sola. «Sempre tu.»
   Il bacio che arriva Ciro lo ha già anticipato. Enzo chiude gli occhi e intreccia le dita dietro la sua nuca. Preme sulle sue labbra con la bocca e Ciro le separa, concedendogli di infilarci dentro la lingua. Vive il momento come se lo stesse guardando da lontano. Sente il corpo di Enzo incollato al suo, che trema, e lo stringe, è conscio delle loro lingue che si incontrano e che esplorano le reciproche bocche, ma non riesce a lasciarsi andare, a godersi ciò che sta succedendo come se se lo meritasse. Enzo riprende fiato, sospira pesantemente contro il suo viso, appoggia la fronte alla sua, ha ancora gli occhi chiusi. 
   Forse il giorno dopo non ricorderà neanche di aver sciolto i nodi che con tanta cura è riuscito a stringere fino a quel momento; o forse sì; quale delle due situazioni si presenterà, non sarà di certo Ciro a introdurre l'argomento; lo aiuterà piuttosto ad annodarli un po' più stretti. 

 


(1) Volevo fartela vedere.
(2) Ma quanto hai bevuto, Enzù?
(3+4) Assai. Stavo un po'... così.
(5) Perché?
(6) Ti sei mai sentito come se stessi camminando e all'improvviso scomparisse la terra da sotto ai tuoi piedi?
(7) C'è comunque qualcosa sotto, Enzo. Pure se cadi, non è mai finita. Qualcosa a tenerti in piedi c'è sempre.
 

La storia partecipa alla challenge "BTS - Love yourself, speak yourself" indetta da Mokochan sul forum Torre di Carta.
La storia partecipa alla challenge "To be writing challenge 2022" indetta da Bellaluna sul forum Ferisce la penna
La storia partecipa alla challenge "Things you said" indetta da Juriaka sul forum di EFP
La storia partecipa al Writober (indetto dal sito Fanwriter.it).
La storia partecipa alla challenge "Un amore di Challenge" indetta da AleDic sul forum di EFP.
Storia scritta seguendo liberamente il prompt "Hai presente la famosa barca in cui Ciro è stato fatto fuori per volere di Enzo ma (morto?) per mano di Gennaro? Diciamo che prima di quell'evento, Ciro e Enzo avevano fatto un giretto su quella stessa barca, all'insaputa di tutto e tutti." assegnatomi durante l'evento «O' famo strano?» indetto sul gruppo Facebook "Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom".


 




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