THE SPACE OPERA

di nachiko_nene
(/viewuser.php?uid=451346)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Capitolo Otto: Dèi e Titani

 

Xirria, Tempio di Raimè

 

Si piegò sulle ginocchia, ponendosi alla stessa altezza della reliquia e la esaminò da vicino, affascinata. Assomigliava ad un piccolo corno dalla forma curvilinea, grande quanto il palmo della sua mano. Era del colore più bianco che avesse mai visto, così puro e pulito da non presentare nemmeno un granello di sabbia o di polvere. Irradiava un'intensa luce violacea, tanto brillante che Nina dovette allontanarsi un poco per non finire abbagliata.

Rey l'aveva messa in guardia: al suo interno palpitava qualcosa di vivo che, come un animale selvatico, attendeva e fiutava, nel tentativo di aggrapparsi ad un altro essere vivente.

Al fine di poterlo maneggiare e trasportare in sicurezza era necessario quindi farlo assopire.

Assopire? Tipo cantando una ninna nanna? Gli aveva chiesto dubbiosa, per niente sicura di avere afferrato.
Il concetto, in effetti, era proprio quello. Esisteva un apposito rituale usato quando, occasionalmente, una reliquia ancora attiva veniva trasportata in un nuovo rifugio. Tale precauzione era essenziale per evitare che la sua l'energia si sprigionasse coinvolgendo il sacerdote incaricato.

Nina cercò di rallentare il respiro nel tentativo di calmarsi e si inginocchiò dinanzi alla teca trasparente che lo conteneva. Si rimboccò le maniche fino ai gomiti e, dopo essersi strofinata i palmi delle mani, li unì.

La sua famiglia, non essendo mai stata particolarmente religiosa, le aveva tramandato ben poco, giusto qualche breve preghiera cattolica. Non era un' ottima oratrice, ma cercò di calarsi quanto più possibile nei panni di un fedele devoto. Si sarebbe rivolta ai Grandi Spiriti, le divinità di Rey, e avrebbe chiesto loro il permesso di portare con sé la reliquia.

«Iniziamo.»

Estrasse dalla tasca della giacca una piccola tavoletta di argilla che le aveva lasciato Rey. Sopra vi era inciso un breve mantra con caratteri terrestri. Cominciò a leggere quelle parole, all'apparenza senza significato, cercando di pronunciarle quanto più correttamente possibile.

«Ub khuau ni uxos baamu yot»

Quando ebbe finito di leggere la prima riga notò nella reliquia un debole sfarfallio di luce che, nel momento stesso in cui smise di parlare, si placò. Qualsiasi cosa avesse appena detto, aveva funzionato. Continuò a recitare il mantra e, una volta giunta alla fine, ricominciò da capo, ripetendo ancora e ancora le stesse parole come una cantilena senza fine.

Con sollievo riconobbe che il bagliore attorno alla reliquia si stava affievolendo sempre più.

È quasi fatta.

«Ancora tu.»

Una voce familiare alle sue spalle la fece paralizzare di colpo. Si girò di scatto con gli occhi sbarrati e lo vide, in piedi, a pochi metri da lei. Gli abiti scuri erano sporchi di terra, segno di un recente combattimento, e il mantello presentava alcuni tagli. Nina si alzò di scatto afferrando la piccola teca di vetro, ma si rese conto di essere con le spalle al muro. Quello non poteva essere davvero Haeist. Non doveva esserlo.

«Che cosa hai fatto a Rey?»

«È stata sua l'idea di farti scendere quaggiù?» Le chiese con voce cupa, ma la giovane ignorò la domanda: «Cosa gli hai fatto?» Ripeté, sempre più tesa, assottigliando lo sguardo.

Haeist rimase in silenzio qualche attimo. Osservò i grandi occhi blu di Nina, lucidi per la preoccupazione, e le labbra tremanti.

«È illeso» rispose infine, leggendo il sollievo sul suo volto. «Ma ora non può raggiungerti.»

Sentendosi in trappola su quell'altare e, spoglia di qualsiasi sicurezza, strinse al petto la teca in un debole tentativo di protezione. Haeist allora alzò le mani a mezz'aria in segno di pace.

«Non intendo combattere contro di te»

Parlò con calma, accennando qualche passo verso di lei.

«Ora però posa quell'affare e allontanati.»

Nina abbassò lo sguardo sulla teca, illuminata da deboli bagliori violacei. Il tempo non si era rivelato magnanimo con lei e il rituale era rimasto incompiuto. Osservò il piccolo frammento osseo mentre si ostinava a pulsare di luce. Come avrebbe fatto ora? Lui ormai era lì, determinato a impossessarsi di quel potere e nulla lo avrebbe fermato, men che meno una debole ragazzetta tremante.

«È impossibile trovare questo posto senza una mappa, come hai fatto?»

Chiese Nina nervosa, indietreggiando di qualche passo.

«Hai lasciato traccia del tuo passaggio»

La voce di Haeist ebbe un attimo di esitazione, incerto se proseguire.

«... e ho riconosciuto il tuo profumo.»

Quelle parole le lasciarono un senso di intorpidimento addosso, proprio come era successo al locale.
Sapeva che lo sconosciuto era lui, ormai ne era certa. Avrebbe voluto porgli così tante domande in quel momento, prima tra tutte, perché l'aveva cercata quella sera? Date le circostanze decise di non fare accenni sull'argomento, rimanendo con il fegato logorato dalla curiosità.

All'improvviso una scossa attraversò la teca e le provocò un urletto di sorpresa. Quasi le cadde dalle mani.

«Ahi! Ma che...»

Abbassò lo sguardo e, quando si rese conto che la luce stava aumentando di intensità, fu colta dal panico. La posò immediatamente a terra e inginocchiandosi davanti ad essa iniziò a recitare con foga il mantra, ma lo stesso non accennava a placarsi: qualsiasi cosa fosse racchiuso al suo interno si stava risvegliando.

Perché non si spegne? Perché non si spegne?

«NINA!»

La chiamò Haeist con rabbia, facendola sobbalzare.

«Levati subito!»

Sentire il suo nome riecheggiare tra quelle mura le provocò un tumulto di emozione nel petto e la sua recita si affievolì sempre più, terminando in un balbettio monosillabico. Si voltò verso di lui e con sgomento si accorse che ormai l'aveva raggiunta.

«N-no!» Protestò Nina, quando lui la sollevò di peso.

«Non sei affezionata alla vita, vero?» disse, allontanandosi dall'altare con lei in braccio.

La luce era più forte che mai ed emanava un calore a stento sopportabile. Emetteva dei palpiti cadenzati, simili al battito di un cuore umano.

TU-TUM TU-TUM.

«Puoi nominare tutti gli Dèi che ti vengono in mente, ma quell'affare non si spegnerà. Piuttosto... Cerca di calmarti, perché sembra reagire alla tua agitazione.»

Lei sopraffatta da quella vicinanza scalpitò, tentando di liberarsi dalla stretta intorno alla vita, con scarsi risultati.

«Come faccio a stare calma se mi tieni appiccicata a te?»

Haeist abbassò lo sguardo su di lei ma, per via della maschera, fu impossibile osservarne l'espressione. Nina, accortasi di ciò che aveva appena detto, arrossì leggermente.

TU-TUM TU-TUM.

«Se non posso fermarlo allora scappiamo insieme! Tu non hai paura di morire?» lo pregò stringendo la stoffa del mantello tra le mani.

Lui fece per rispondere ma la sua voce venne sovrastata da un potente boato alle loro spalle, una forte scossa li fece cadere entrambi a terra.

Nina ne approfittò e riuscì a divincolarsi dalle braccia del criminale, correndo verso l'altare, ma non riuscì a guadagnare molto terreno prima di essere raggiunta. Percepì la mano del suo inseguitore sfiorarle il braccio, quando una seconda ondata di energia proveniente dalla reliquia si propagò per la grotta travolgendoli di nuovo con violenza.

Haeist venne sbalzato a diversi metri di distanza, il corpo di Nina invece andò a sbattere forte contro una lastra di pietra, rimanendo fin troppo vicina a quella fonte di calore insopportabile.

Tentò di proteggersi il volto con le braccia, tenendo a fatica gli occhi aperti.

Capì che quelli probabilmente erano gli ultimi attimi della sua vita e da lì a poco sarebbero morti entrambi. Avrebbe tanto voluto girarsi per vedere come stesse Haeist ma non ci riuscì.

Si trovò a pregare, affondando le dita nella terra.

Dèi, concedetemi un'altra possibilità.

D'un tratto, però, pensò di avere un'allucinazione quando, in mezzo a quel bagliore violaceo, intravide una sagoma sinistra che le rivolse il ghigno più crudele che avesse mai conosciuto.

Poi, tutto divenne bianco.

•••∆•••

La prima cosa che avvertì quando riprese conoscenza fu un bruciore insopportabile agli occhi, così intenso da non riuscire a tenerli aperti senza lacrimare.


Gli enormi bracieri si erano spenti e, a illuminare il tempio, erano rimasti solo dei tizzoni ardenti. Da quanto tempo si trovava là dentro? Minuti? Forse ore.
Si spostò a tentoni nella penombra, tastando il terriccio umido con le mani, finché non incontrò una superficie dura e fredda. Ritirò la mano, come se si fosse scottata. Poi allungò nuovamente il palmo verso l'oggetto e, con sgomento, riconobbe la maschera di Haeist. O meglio, un pezzo.
Proseguendo di qualche metro ne trovò un secondo e un terzo ma, di Haeist, neanche l'ombra.

Se n'è andato. A quanto pare siamo sopravvissuti entrambi.

Si chiese se Haeist fosse effettivamente riuscito a ottenere l'Arte Oscura perché l'esplosione li aveva coinvolti entrambi, eppure non avvertiva nessun tipo di cambiamento.
Mano a mano che si avvicinava all'uscita iniziò a sentire rumori provenienti dall'esterno, riconobbe i colpi degli spari, le grida e i boati: là fuori era in corso uno scontro. Varcata la soglia della grotta fu avvolta dai raggi caldi del giorno e le venne naturale respirare a pieni polmoni, come se avesse trattenuto il fiato per interi minuti. Si avvicinò al bordo del sentiero, sporgendosi leggermente.

Ai piedi della montagna vide un astronave dalla forma ovale schiacciata, appoggiata su quattro spesse zampe metalliche. Era la Talelah Lakroa e il suo equipaggio, poco distante da essa, era occupato in un disordine caotico di fuoco e grida. Nina si guardò intorno e quando vide Haeist ebbe un tuffo al cuore.

Lo riconobbe subito. Lo avrebbe riconosciuto in una folla di persone e, in quel momento, era l'unico umano circondato da decine di cacciatori. Vederlo senza maschera ed esposto agli occhi di così tanti individui suscitò in lei un senso di turbamento, ma ciò passò in secondo piano quando si rese conto che tutte quelle fiamme, in realtà, provenivano da lui.
Generava dalle mani delle lingue di fuoco che sembrava comandare come se fossero un'estensione del proprio corpo. Riusciva a proteggersi dagli spari creando alte mura vermiglie e, i cacciataglie, sbigottiti e impreparati davanti a quel potere, si rifugiavano dietro le rocce urlandosi indicazioni a vicenda.

Nina si lasciò cadere sulle ginocchia, impressionata da quello scenario catastrofico: alla fine, Haeist, ce l'aveva fatta. Di nuovo.

Chinò il capo e il suo sguardo andò a posarsi su una pozzanghera. Il riflesso che incontrò raffigurava un viso pallido caratterizzato da un paio di occhi che non le erano mai appartenuti. Colta dal panico si avvicinò alla fanghiglia per scrutarsi da vicino e, con orrore, constatò che le sue iridi avevano perso ogni sfumatura bluastra, in favore di un intenso colore scarlatto. Cosa era successo al suo corpo?
Si portò una mano alla bocca, sopprimendo un singhiozzo, schiacciata da un'improvvisa consapevolezza. Guardò Haeist mentre maneggiava l'Arte Oscura e capì che da un momento all'altro anche lei si sarebbe incendiata come un fuscello.

Non voglio, non voglio!

Quello che dapprima avvertiva come un peso sul petto dovuto all'ansia si trasformò in qualcosa di più intenso, più bruciante. Era un calore mai provato prima che si propagò per il resto del corpo: qualcosa si era innescato dentro di lei e sentiva di non averne il controllo. Capì che doveva allontanarsi al più presto da quel posto e da tutta quella gente, perché che stava per accadere qualcosa di terribile.

Iniziò a correre, sempre più veloce.
 

•••∆•••


«Ma che cosa...» mormorò Haeist seguendola con lo sguardo mentre correva a perdifiato.

Nina correva, scappava da qualcuno o da qualcosa. Successe così velocemente che non ebbe il tempo di reagire. Vide il suo corpo brillare in una scintilla e in una manciata di secondi si generò una potente esplosione che si allargò in maniera esponenziale, travolgendoli tutti.





 

 





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4036430