Anarkh

di gt26
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Era stata una stupida. Perché seguirlo? Sarebbe stato meglio morire, con una corda appesa al collo. 

L'aveva fatto, lei lo sapeva, per quel suo stupido attaccamento alla vita. 

Era troppo giovane per morire. 

L'aveva accompagnata all'interno di Notre Dame, di nuovo. Quel prete che le aveva rovinato la vita, ora gliela aveva appena salvata. 

Le aveva detto che era meglio riportarla dove era già stata: conosceva i soldati e sapeva che l'ultimo posto dove l'avrebbero cercata sarebbe stato quello. 

Si ritrovò quindi di nuovo in quella piccola stanzetta coi muri in pietra, composta da un letto, un comodino, una scrivania con una sedia e una piccola finestrella che dava sulla piazza dove amava tanto ballare, un tempo. 

Le aveva detto che l'amava, che non poteva stare senza di lei, e che la voleva – le aveva fatto scegliere tra la morte, o l'essere sua. Il suo istinto le aveva fatto scegliere la seconda opzione, forse quella meno dolorosa. Non avrebbe mai più ritrovato sua madre: una leggenda gitana lo diceva, se avesse voluto rivederla non avrebbe dovuto concedersi a lui. Ma ormai era fatta. Attendeva solo il giorno in cui Phoebus sarebbe tornato a salvarla.

Claude Frollo aveva trentasei anni, ed era perseguitato dagli incubi. Il suo amore incessante per la gitana non lo faceva chiudere occhio, e quando li chiudeva sprofondava negli abissi più inquieti. 

La sognava di notte e la pensava di giorno, non poteva vivere senza di lei.

Per questo, mentre lei era rinchiusa aspettando la condanna a causa di Phoebus aveva voluto salvarla. Aveva provato pietà per la sua condizione, in cui lui l'aveva trascinata. L'aveva ferito lui Phoebus, quella notte, trascinato da un impeto di gelosia. Non doveva pagare lei, non era giusto. 

Quindi le aveva proposto un accordo: scappare con lui, o morire. Non credeva avesse accettato.

L'arcidiacono entrò nella stanzetta. 

"Phoebus, voglio il mio Phoebus!" Quanto lo odiava, il capitano delle guardie del re. 

Lei era solo una bambina, si era invaghita di lui solo perché era bello, muscoloso e affascinante. 

Ma in realtà, ciò che lei non capiva, è che lui voleva solo soddisfare le sue brame, non la amava veramente. Sciocca ragazzina. 

"Taci."

Esmeralda si abbandonò a sé stessa. Era finita ormai. Era sua. Si sarebbe preso quello che voleva e poi sarebbe sparito per sempre. Sperava facesse in fretta.

"Non vuole..." Non riusciva a dirla, quella parola. 

"Non voglio questo." In realtà lo voleva, ma l'idea lo disturbava. 

Lei non lo amava e non lo avrebbe mai amato.

"E allora perché mi ha rapito?"

"Volevo solo garantirti una vita migliore."

"Questa non è vita. Io voglio Phoebus."

"Non lo capisci? Il tuo Phoebus è un traditore!"

"Lui mi ama, me lo ha detto, ama solo me. Non è come voi."

"Capirai."

"Cosa avete fatto a Djali?" Lui non le rispose.

Fece per andarsene, lasciandola al buio, con la luce della luna a illuminare i suoi pensieri. Era arrabbiato. Perché lei non capiva?

"Qual è il suo nome?"

"Frollo. Claude Frollo."

Uscì, non la guardò. Chiuse la porta a chiave.





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