La duchessa - Atto III

di Shadow writer
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PROLOGO


L’alba aveva sfiorato i campi con la sua luce dorata e ora il sole si stava facendo via a via più azzurro sopra alla campagna. Emily osservava la distesa campestre in piedi davanti dalla finestra di camera sua, la più alta della casa.

Uno stormo si alzò in volo poco lontano e per qualche istante la sua attenzione fu attratta da quella massa mutevole e dinamica.

Sentì la porta della stanza aprirsi alle sue spalle e non ebbe bisogno di voltarsi per sapere che si trattava di Alexander. Lo sentì ridacchiare. «Non hai ancora finito di fare la valigia?»

Emily si voltò e lanciò un’occhiata poco convinta alla grande valigia mezza vuota che se ne stava aperta sul loro letto.

«Mi sento demotivata».

Spostò gli occhi su Alex, che nel frattempo era entrato nella stanza e aveva socchiusa la porta alle sue spalle. L’uomo indossava un maglione color crema semplice ma elegante, abbinato a dei pantaloni scuri. La scelta dei suoi vestiti fece supporre alla giovane che lui fosse già pronto per partire. Non lo aveva mai visto così elegante da quando vivevano in campagna.

«Forza, questo non è un addio, Em. Possiamo tornarci quando vogliamo» cercò di convincerla avvicinandosi. Emily notò che una cosa che non aveva cambiato dalle sue abitudine campagnole era il fatto di non essersi raso il viso. Aveva accorciato e sistemato la barba chiara, ma non l’aveva eliminata. Quando lui le fu vicino, alzò una mano per accarezzarla.

«Mi piace questo posto» gli sussurrò.

Alex sorrise e la circondò con le sue braccia, stringendola in un caldo abbraccio. «Anche a me piace e vorrei rimanere. Prima andiamo a Tridell, prima sbrigherai le tue faccende e potremo ritornare qui».

Lei abbassò gli occhi, come se riflettesse tra sé e sé.

«Di cosa hai paura, Em?». Alexander le prese il mento tra le dita e la condusse gentilmente a rialzare lo sguardo verso il suo.

«Di non essere pronta a tornare. Forse il mio posto è qui, tra le galline e le capre».

L’uomo rise, di una risata che scoppiò fragorosa e riecheggiò nella stanza. Lei distolse lo sguardo, arrossendo.

«Ti conosco più di chiunque altro» le disse. «Ricordo quando vivevamo insieme, anni fa, in quello squallido monolocale. Eravamo persone semplici, certo, e conducevamo una vita banale, ma c’erano dei momenti in cui il tuo sguardo mi faceva paura».

Gli occhi di lei guizzarono sull’uomo.

«Eccolo!» Esclamò lui. «Questo sguardo. Trasudava un’ambizione non comune, ma solo di chi sa di avere la forza per arrivare in alto».

«Cosa vuoi dire?»

«Voglio dire» riprese lui con calma, «che non credo che tu abbia “costruito” la duchessa. Credo che, dentro, tu lo sia sempre stata e che sia uscita allo scoperto quando hai dovuto riprenderti Noah».

Lei si sentì arrossire, ma questa volta le sue labbra si tesero in un sorriso soddisfatto.

«Ero così agitata per il ritorno che quasi lo avevo dimenticato».

Alex sollevò le sopracciglia, perplesso. «Cosa?»
Un fuoco si accese nelle iridi di lei. «Questa volta non sono da sola. Mi riprenderò il mio posto con te al mio fianco».





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