Verso la bandiera a scacchi

di Milly_Sunshine
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DISCLAIMER: in questo racconto sono citati *veri* campionati automobilistici, con occasionali citazioni a veri risultati, vere squadre e veri piloti. Si tratta tuttavia di semplici CITAZIONI che fanno da contorno alle vicende dei protagonisti. Per intenderci, non è una fan fiction su sportivi (a meno che scrivere un racconto su personaggi di fantasia nel quale viene citata la vittoria di Lewis Hamilton in un gran premio di Formula 1 non sia considerata tale). Per esigenze di trama sono occasionalmente citate anche alcune gare automobilistiche totalmente frutto della mia fantasia, ma sempre senza andare oltre le semplici citazioni di personaggi del motorsport realmente esistenti.


Era una normale giornata di routine, quella domenica di fine aprile. Sul podio svettavano due piloti in tuta grigia e uno in tuta rossa. Tra gli applausi del pubblico si udiva qualche fischio, le acclamazioni rivolte in gran parte al terzo classificato. L'ex pilota Adriano Fabbri non provava alcuna sorpresa per quella situazione, così come non lo avrebbe stupito se il prescelto pilota in tuta rossa fosse caduto in disgrazia di lì a pochi anni. Sarebbe bastato assistere a una situazione nella quale la mancata vittoria del titolo mondiale non fosse attribuita dall'opinione pubblica a una monoposto non all'altezza, quanto piuttosto ai suoi risultati. Non sarebbe importato che fosse la verità, sarebbe contato solo il pensiero della maggioranza della collettività.
"Anch'io" realizzò Adriano, "Mi sarei beccato dei fischi se avessi battuto le Ferrari qui, quando ero all'apice della mia carriera."
Per il pubblico di Imola esisteva solo la Ferrari e Adriano stesso sarebbe stato considerato un nemico, anche se guidava per una scuderia italiana, anche se era italiano lui stesso. La passione emiliano-romagnola per il motorsport era un'arma a doppio taglio e non c'era nulla che potesse cambiare la situazione. Chiunque non indossasse una tuta rossa era un nemico da distruggere e denigrare, salvo poi diventare un eroe se veniva ingaggiato dalla Rossa. Ne era un esempio concreto il pilota classificato in terza posizione e chissà, magari un giorno sarebbe accaduta la stessa cosa anche al pilota che aveva vinto. Non era molto probabile: rimanere in Mercedes gli sarebbe di gran lunga convenuto, se le performance si fossero rivelate all'altezza anche negli anni seguenti, ma nessuno poteva sapere con esattezza quale sarebbe stato il destino di Lewis Hamilton di lì a qualche anno. Ad Adriano sarebbe piaciuto vederlo al fianco di Sebastian Vettel e, perché no, magari vedere Kimi Raikkonen in Mercedes al fianco di Valtteri Bottas.
Mentre il pilota finlandese si portava la bottiglia di champagne alla bocca e Vettel e Hamilton utilizzavano le loro per inondarsi a vicenda, Adriano si domandò quale sarebbe stato il destino di Raikkonen, in caso di un ipotetico passaggio in Mercedes. Quale sarebbe stata la reazione dei fischiatori seriali se avesse vinto sul suolo italiano? Sarebbe stato considerato un traditore della patria, com'era accaduto a Michael Schumacher quando vi aveva vinto con la Mercedes nel 2012, oppure sarebbe stato acclamato come un idolo, com'era accaduto solo due anni più tardi, l'ultima volta che un ex pilota della Ferrari aveva vinto a Imola, per giunta battendo la Ferrari stessa? Certo, le vicissitudini che avevano portato l'ex pilota di Maranello a tagliare il traguardo in prima posizione avevano ben poco a che vedere con lo scontro diretto con la Ferrari - l'epico sorpasso su Fernando Alonso era stato per una semplice terza piazza, divenuta solo molto tempo dopo prima posizione quando prima Lewis Hamilton e poi Nico Rosberg si erano ritirati per inattesi guasti al motore, il più grande flop della Mercedes nel mondiale 2014 - ma l'accoglienza del vincitore, che non saliva sul gradino più alto del podio dal lontano 2008, era stata molto positiva, anche se aveva vinto con una semplice Williams dalla livrea bianca dello sponsor Martini.
Adriano stava appunto rievocando le memorie di quel giorno: la commozione negli occhi di Sir Frank, le lacrime di Felipe Massa mentre l'inno brasiliano risuonava sul podio e l'entusiasmo di Susie Wolff, all'epoca tester della Williams, quando qualcuno attirò la sua attenzione posandogli una mano su una spalla.
Si girò e per un attimo ebbe l'impressione di avere visto un fantasma, anche se conosceva perfettamente l'aspetto della persona che si ritrovava di fronte: un uomo sui trentacinque anni, che portava al collo un pass della stampa.
«Signor Fabbri, le posso parlare un attimo?» chiese il giovane.
Adriano rimase spiazzato per qualche istante, restando in silenzio.
L'altro, forse ipotizzando di non essere stato riconosciuto, fece per presentarsi: «Mi chiamo Bruno Mo-...»
Adriano si affrettò a interromperlo: «Sì, conosco il tuo nome.»
«Bene. Allora vorrei chiederle se possiamo parlare un attimo di...»
Adriano non lo lasciò finire.
«Puoi darmi del tu. Comunque non c'è problema, possiamo parlare, spostiamoci solo da questa bolgia.»
«Le ruber-... ti ruberò poco tempo» lo rassicurò Bruno. «Si tratta di Le Mans. O meglio, si tratta di mio padre. Di mio padre e di Le Mans. Tra un mese e mezzo sarà l'anniversario della vostra vittoria. I quarant'anni, intendo.»
Adriano rinnovò l'invito: «Spostiamoci in un posto in cui si riesca a parlare più liberamente. Qui c'è fin troppa confusione. Ho l'impressione che il tuo sarà un discorso lungo, anche se dici il contrario.»
Bruno scosse la testa.
«No, davvero, ti porterò via solo pochi minuti, anche se hai ragione, è meglio spostarsi, qui c'è davvero troppo caos.» Indicò il podio. «A proposito, bella gara, quella di oggi.»
Ad Adriano sfuggì un mezzo sorriso.
«Sai quanta gente sarebbe pronta ad affermare il contrario vaneggiando a proposito della mancanza di duelli e sorpassi?»
«Questo non lo metto in dubbio» ribatté Bruno, «Ma fa parte della natura della maggior parte dei tifosi. Per fortuna noi ex piloti abbiamo una mentalità decisamente più aperta.»
Ex piloti.
Noi ex piloti.
Effettivamente anche il giovane che Adriano aveva di fronte aveva gareggiato, in giovane età. Era arrivato fino alla Formula 3 e alla World Series by Renault, senza mai ottenere risultati di grande spessore, a parte qualche sporadica vittoria. Poi, incapace di proseguire la propria carriera, aveva appeso il casco al chiodo iniziando a lavorare come opinionista per varie televisioni. Purtroppo gli veniva dato meno spazio di quanto meritasse: era competente e faceva ottime analisi di gara, senza mai cercare la polemica sterile e senza mai denigrare piloti e squadre. Forse, realizzò Adriano, era quella la ragione per la quale non riceveva molto spazio, in un'epoca che si stava avviando, lentamente ma sempre di più, verso il privilegiare il sensazionalismo alla narrazione lineare degli eventi.
I due si allontanarono dalla confusione. Adriano avrebbe voluto cercare un posto migliore, ma Bruno si accontentò di essere a pochi metri di distanza da altre persone.
«Tu e mio padre siete stati invitati a Le Mans, quest'anno.»
«Già.»
«Quarant'anni. Sono già passati quarant'anni da quando avete vinto. Difficile crederci, anche per me che sono nato qualche anno dopo.»
«In effetti anche per me è un pensiero un po' strano da accettare» fu costretto ad ammettere Adriano, lasciandosi andare alla nostalgia. «Gara estenuante, ma un'ottima vittoria, alla faccia di quelli che ci snobbavano. Sarò molto felice di essere a Le Mans, quest'anno, anche se...»
Si interruppe prima di spingersi troppo oltre, ma Bruno comprese perfettamente.
«Anche se ci sarà mio padre?»
Adriano si lasciò andare a una mezza risata.
«Anche se ci sarà tuo padre, esatto. Come saprai, dopo sono capitate certe cose spiacevoli tra di noi.»
Bruno annuì.
«Sì, lo so. Non riesco a capacitarmi di quello che ti ha fatto. Gli ho chiesto spiegazioni, più di una volta, ma è intenzionato a non parlarne con nessuno. O meglio, quasi con nessuno. È stato mio padre a chiedermi di venire da te, oggi. Mi ha detto di riferirti che vuole incontrarti e spiegarti perché ha fatto quello che ha fatto, che sei l'unico al quale può rivelare la verità.»
«Va bene» accettò Adriano. «Quando ci vedremo, a giugno, a Le Mans, non avrò problemi a parlare con lui, se verrà a cercarmi.»
Bruno abbassò lo sguardo.
«Mio padre non ci sarà, a Le Mans.»
«Perché? Dopo anni passati ad affermare di avere solo pensato alla sua gara e di non avere fatto niente di deplorevole, si vergogna a farsi vedere in giro?»
«Oh, no. Avrà anche cercato di salvarsi la faccia dopo quello che è successo, ma non è per questo che non sarà presente a Le Mans. Resti tra noi, ma mio padre è malato. Sia chiaro, non è in punto di morte, ma deve sottoporsi a un intervento piuttosto pesante, tra poche settimane. So che quello che sto per chiederti forse è troppo per te, ma vorrebbe incontrarti a casa sua.»
In un altro momento Adriano avrebbe rifiutato nettamente, ma qualcosa, in lui, gli suggeriva che non fosse la giusta soluzione. Senza alcuna esitazione rispose: «Sì, mi farebbe piacere incontrarlo e parlargli. Dove abita e quando posso andare da lui?»
Forse, dopo tanti anni, avrebbe potuto comprendere da cosa fosse stata dettata la folle azione commessa dal suo ex compagno di squadra.

NOTE: il circuito di Imola ha fatto parte del campionato di Formula 1 con la denominazione di GP di San Marino fino al 2006, uscendo poi dal calendario fino al ritorno nel 2020 con la denominazione di GP dell'Emilia Romagna. Le edizioni 2012, 2014 e 2017 citate nel capitolo sono eventi mai accaduti nella realtà.




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