Non riuscivo a credere di essermi
lasciata convincere ma eccomi qua che sedevo sugli spalti mentre
aspettavo che mio fratello terminasse gli allenamenti e intanto
mangiucchiavo la penna e guardavo il mio blocco appunti con la pagina
ancora del tutto bianca. Non avevo la più pallida idea di come
si organizzasse una festa, quella sapete in stile americano fatta in
casa con fiumi di alcol e giovani adolescenti ubriachi. Ma poi chi
diamine dovevo invitare e soprattutto chi sarebbe mai potuto venire
ad una mia festa?
Sollevai
lo sguardo per osservare mio fratello mentre si lanciava
all'inseguimento di una palla da football. Rue aveva ragione.
Purtroppo solo quell'energumeno mio consaguineo poteva aiutarmi.
«Mostriciattolo,
passami la bottiglia d'acqua.»
Derek
lasciò il campo e venne da me a corto di fiato. Tese la mano
in direzione del suo zaino che era accanto a quello di Will e di
conseguenza accanto a me. Sorrisi beffarda. «Perché non
te la prendi da solo? Sono solo tre scalini.»
«Non
fare l'antipatica e passamela.»
«Smettila
di chiamarmi mostriciattolo.»
«Emily...»
se ne uscì in un vero e proprio lamento. Era troppo stanco
persino per bettibeccare con me, perciò sbuffando gli lanciai
la bottiglietta d'acqua. Tornai ad osservare il foglio bianco. «Che
cosa stai scrivendo lì da mezz'ora?»
«In
realtà ancora nulla.» Vidi Will avvicinarsi ma lui ebbe
la capacità di fare quei tre gradini in più che
servivamo per prendersi l'acqua da solo. «Sto organizzando una
festa.» Annunciai e li guardai dritto negli occhi entrambi
aspettando solo il momento in cui scoppiassero a ridere. Non lo
fecero. Will non parve però credermi.«Anche se fosse
vero mamma e papà non te lo permetterebbero mai.»
«Questo
fine settimana non sono a casa. Hanno una conferenza a Dallas.»
Will smise per un secondo di bere e mi guardò come se non
fosse sicuro di avere sua sorella davanti. «Come mai vuoi
organizzare una festa?»
«Me
lo hanno chiesto le mie amiche.»
A
quel punto Will rise. Non avevo avuto dubbi in merito alla sua
reazione eppure non mi piacque per niente il suo commento. «Una
festa per le tue amiche racchie.»
«Non
chiamarle così». Will continuò a sghignazzare
mentre Derek ebbe la decenza di non spallegiarlo questa volta, anche
perché tra quelle amiche c'era anche la sua fidanzata.
Piuttosto chiese: «e a noi ci inviti?»
Era
una domanda ironica, anche perché casa mia era anche casa di
Will e poi dovevo fare una piccola ammissione: «in realtà
ho bisogno del vostro aiuto.»
Will
si sedette e disse «fammi indovinare. Hai bisogno che ti
troviamo la gente.»
«E
anche l'alcol.»
I
due amichetti del cuore si lanciarono un'occhiata di intesa. Non
avevo la più pallida idea di cosa stessero tramando ma
conoscevo entrambi e sapevo che Will aveva sempre voluto dare una
festa a casa nostra ma non aveva mai potuto e ora gli avevo servito
l'opportunità su un piatto d'argento. Con una sorella
collaborativa e non spiona poteva fare quello che voleva.
«Però
impostiamo delle regole.»
Il
sorriso di entrambi si spense al sentire quelle parole. «Will...
Mamma e papà non devono accorgersi di niente e se tu inviti
chi ti pare ci può arrivare gente che ci sfascia casa.
Dobbiamo almeno mettere un limite di partecipanti e soprattutto
devono essere persone che conosciamo, persone della nostra scuola per
esempio.»
«Credi
che sia stupido? Ci avevo già pensato.»
«Pensato
quando?»
«Will
ha avuto la tua stessa idea. Ci stavamo già organizzando.»
ammise il suo migliore amico e io mi voltai sotto shock verso mio
fratello. «E non mi hai detto niente?!»
«Adesso
lo sai.» Fece spallucce come a dire che non era un grande
problema ma io immaginai a come sarebbe stato se invece non gliene
avessi parlato io per prima. Mi sarei ritrovata al piano di sotto in
pigiama mentre un ammasso di teenagers ballavano e si scatenavano nel
mio salone. A volte certi suoi comportamenti proprio non li capivo.
«Andate
a farvi la doccia che voglio tornare a casa.» Non se lo fecero
ripetere una seconda volta.
«Tanto
non serve a niente.» Sbottai e chiusi di malo modo il taccuino.
Non c'era bisogno che mi impegnassi, se Will diceva che aveva già
pianificato tutto significava che l'unica cosa che non aveva fatto
fino ad ora era stata avvisare me. Per quanto mi desse fastidio
almeno pensai che adesso non era più un mio problema e che
soprattutto le ragazze ne sarebbero rimaste entusiaste.
«Tu
sei Emily, vero?» stavo per lasciare il campo e dirigermi
direttamente verso il parcheggio per attenderli lì quando
qualcuno fece il mio nome. Voltandomi notai un ragazzino poco più
alto di me che mi sorrideva e io non fui sicura che si stesse
rivolgendo proprio a me perciò mi guardai attorno, magari
c'era un'altra Emily nei paraggi e non ci avevo fatto caso. «Si...
Sono io. E tu chi sei?»
«Phineas.
Un amico di tuo fratello.» Conoscevo abbastanza bene gli amici
di mio fratello e quel ragazzino non lo avevo mai visto prima. Eppure
sapeva il mio nome. «Faccio da riserva, gioco con lui a
football. Ti ho notata spesso seduta sugli spalti ad aspettarlo e
inizialmente ho pensato che fossi tipo la fidanzata poi mi ha detto
che in realtà sei sua sorella.»
Non
avevo la più pallida idea di dove volesse arrivare ma rimasi
in silenzio aspettando che fosse lui in realtà a spiegarsi
meglio. Phineas forse però sperava che dicessi qualcosa io
perché balbettò per qualche secondo, si grattò
la nuca e infine disse: «Will mi ha detto che sei molto brava
in matematica.» Che era la cosa più assurda che potesse
dirmi in quel momento.
«Perché
Will avrebbe dovuto dirti-» ma poi realizzai. Chiusi gli occhi
per qualche instante. Una parte di me aveva la sensazione che era
tutto programmato e infatti quando mi girai di scatto vidi due teste
spuntare dalla porta socchiusa. Quando incrociai il loro sguardo i
due malfattori sparirono.
«Mi
chiedevo se potessi aiutarmi finite le lezioni. Will mi ha detto che
non sarebbe la prima volta per te.»
Will
domani non avrebbe più avuto una bocca per dire proprio nulla
a nessuno. «Phineas ti va se ne riparliamo? Adesso devo proprio
andare.»
E
lo salutai senza aspettare che lui ricambiasse in verità. Ero
troppo infuriata perciò non pensai seriamente a quello che
stavo facendo, reagii di istinto e quando aprii la porta dello
spoglitoio maschile non badai neanche alle proteste e alle occhiate
sorprese dei presenti. I miei occhi vagarono in cerca di quei due
bastardi.
«Dove
si sono nascosti?!» prima che potessi fare un'altro passo in
quel luogo proibito il buio piombò davanti a me e riconobbi il
tocco di una mano che mi stava impedendo di proposito di vedere e poi
con l'altro braccio sollevarmi per la vita con facilità quasi
come se pesassi meno di una piuma e trascinarmi fuori.
«Non
puoi entrare qui.» Riconobbi la voce.
«Derek,
lasciami andare!»
Lui
fece come ordinato solo quando si fu chiuso la porta alle spalle.
«Sei impazzita?!» Sembrava incazzato e questa cosa mi
fece se possibile innervosire ancora di più. «Dov'è
che si è nascosto quel codardo?»
«Si
starà facendo la doccia.»
«Ma
se era lì a spiarmi con te fino a pochi secondi fa. Allora
dov'è?»
Derek
non rispose, si passò una mano sui capelli corti e si guardò
attorno in difficoltà. «Perché non lo aspetti?
Sono sicuro che tra mezz'ora potrai insultarlo in tutte le lingue che
vuoi. Adesso è li dentro e tu non puoi entrare.» E lo
disse con un tono che non ammetteva repliche. Sbuffai. «Ma
voglio ammazzarlo ora non tra mezz'ora. A proposito tu sei suo
complice quindi dovrei ammazzare anche te.» E feci per colpirlo
quando notai che Derek era in realtà a petto nudo e forse si
stava denunando prima che entrassi come una furia nello spogliatoio.
Arrossendo mi resi conto della figura di merda che avevo fatto e
perciò trassi un respiro profondo e provai a calmarmi.
«Di
pure a Will che la festa è annullata e che se prova a fare
qualcosa senza il mio permesso lo dirò alla mamma e lei gli
toglierà la macchina.»
«Ma
Emily!»
«Ma
Emily niente! A volte proprio non vi capisco.» E me ne andai
lasciandolo lì con quello che sembrava una punta di rimorso, o
almeno speravo.
Charlie
mi guardava un po' divertita e un po' stranita ma non si azzardava a
fare commenti. Ieri sera parlando al telefono le avevo detto che
sarei venuta con l'autobus e che quindi potevamo prenderlo insieme.
Lei quasi non ci aveva creduto poi alla fermata mi aveva visto e
allora ci eravamo sedute e adesso io picchiettavo nervosamente il
piede a terra e lei invece mi fissava, forse aspettandosi che dicessi
qualcosa. Le avevo raccontato bene o male quanto accaduto ed era
stata anche l'unica a cui avevo confidato di aver annullato la festa.
Se lo avessi detto a Rue o a Jane sarebbero impazzite e mi avrebbero
certamente rimproverata. Nisha doveva già saperlo ma era
sempre stata una ragazza intelligente, ero sicura non si sarebbe
lasciata manovrare da Derek al fine di persuadermi. A Valentina poco
importava e Rachel con gli impegni che aveva con la band dubito
sarebbe anche venuta.
«Secondo
me hai fatto bene ad annullare la festa. Così tuo fratello
impara ma rinunciare ad un passaggio in auto... Non è che ci
vai a perdere tu?»
Per
quanto avesse ragione la reazione di mio fratello di questa mattina
quando si era reso conto di averla combinata grossa era stata unica.
Era davvero terrorizzato di dover annullare tutto. «Sono stanca
di quei due e del loro modo di prendermi in giro.»
«Sono
solo dei bambini immaturi.» Charlie lo diceva più per
confortarmi e mostrarsi dalla mia parte piuttosto perché ci
credesse davvero. Era stata fortunata a non averli ancora incontrati
quei due. «Emily?»
«Mmh?»
Tutto
ad un tratto mi chiesi perché Charlie si fosse abbassata per
sussurrarmi all'orecchio. «Ma quello non è il tizio
della band?»
Alzai
di scatto la testa e lo vidi, in piedi che indossava gli auricolari e
muoveva la testa a ritmo di musica. Non ci aveva notate.
«Ti
ricordi come si chiama?» e io risposi senza esitazione. «Ray.
Il suo nome è Ray.»
E
in quel momento l'autobus frenò e Ray alzò il capo e si
rese conto che era arrivato alla sua destinazione. Charlie mi diede
un colpetto per farmi capire che anche noi eravamo arrivate. Davanti
a noi infatti sti stagliava l'edificio scolastico.
Dopo
essere scese i nostri occhi restarono fissi su Ray che con lo zaino
ci camminava davanti, dritto verso la nostra stessa meta e ignaro che
lo stessimo seguendo. In teoria non lo stavamo seguendo, era
piuttosto che ci trovavamo ad andare nello stesso luogo e poiché
infondo lo avevamo conosciuto ma non avevamo il coraggio di dirgli
ciao lo stavamo osservando incuriosite mentre ci camminava davanti.
«Emily!»
Qualcuno
dovette urlare il mio nome. Io e Charlie ci arrestammo, Ray che non
indossava più gli auricolari si voltò ci colse in
flagrante. Non passarono più di due secondi che i nostri
sguardi si incrociarono che Phineas mi coprì totalmente la
visuale parandosi di fronte.
«Ciao.
Ti ricordi di me? Mi sono presentato ieri.»
«Si,
certo. Il ragazzo che voleva le ripetizioni.»
«Che
ripetizioni?» chiese Charlie incuriosita. Intanto io tentai
nella maniera più naturale possibile di allungare il collo per
vedere aldilà delle spalle di Phineas se Ray fosse ancora lì.
Il bassista tuttavia era scomparso.
«Matematica.
È molto brava.»
«Davvero?!
Anche a me servirebbero. Sono una frana in matematica.»
Odiavo
dover dire di no ma nonostante questo avevo riflettuto abbastanza per
trovare cosa dire a Phineas ma adesso c'erano anche gli occhioni
azzurri di Charlie che mi guardavano speranzosa e per questo non me
la sentii proprio di inventare una scusa. «E va bene. Oggi a
casa mia, venite subito dopo la fine dell'orario scolastico. Di
solito è verso il tardo pomeriggio che studio.»
«Dici
davvero?» Charlie mi dava l'impressione di essere più
entusiasta di Phineas che però chiese «dov'è che
abiti?»
«Fatti
dare direttamente uno strappo da Will oggi. Sono sicura che
accetterà.» E seppur stranito per la vena ironica con
cui avevo pronunciato quelle parole, Phineas annuì e senza
indulgiare troppo ci ringraziò e si dileguò.
«Non
mi avevi detto che era perché volesse delle ripetizioni di
matematica.»
«Ti
avevo parlato di ripetizioni.»
«Si
ma non hai specificato la materia.»
«E
che importanza ha?»
«Per
me moltissima! Sono una frana con i numeri.» E scoppiammo a
ridere per l'assurdità della situazione. «Comunque sono
felice che almeno ci sei anche tu. Sarebbe stato parecchio strano da
sola con quel ragazzo.»
«È
carino, però.»
«È
un ragazzino. Sembra troppo piccolo.»
«Anche
a me lo dicono.» Ribatté con un tono un po' duro. Era
vero, però. Charlie sembrava davvero più piccola.
«Magari chiedigli quanti anni ha.»
«E
che importanza ha?»
Non
è lui che mi interessa... Pensai ma non glielo dissi.
Tra
lo spacco della terza e quarta ora era impegnata a riporre i libri
che non mi servivano nell'armadietto e prendere invece quelli che
avrei utilizzato per la prossima lezione. Essendo occupata pertanto
non lo sentii giungere ma quando una voce profonda che non mi era
affatto familiare dichiarò: «proprio non ce la fai a non
fissarmi» mi voltai e incrociai gli occhi chiari e cristallini
di Ray. Il mio cuore ebbe un sussulto.
«C-che
dici?»
Ray
sghignazzava appoggiato al muro di armadietti con le braccia
incrociate. «Dico che questa è già la seconda
volta che ti becco che mi guardi. E per caso stamattina mi stavi
pedinando?»
Non
mi piaceva affatto il modo in cui cercava di fare certe insinuazioni.
Abbandonando il nervosismo chiusi con decisione l'armadietto e lo
fronteggiai. «Non farti troppi film, mio caro. Avevo preso
l'autobus con Charlie e ti abbiamo riconosciuto. Tutto qui.»
«E
da quando tu prendi l'autobus?»
«Perché
che cosa vorresti dire?»
Come
faceva a sapere che quella era la prima volta che prendevo l'autobus?
Ray si avvicinò fino a calarsi. Ero piuttosto bassina,
realizzai ora che ce lo avevo faccia a faccia. E di quella differenza
d'altezza se ne voleva approfittare. «Una figlia di papà
come te non prende certo i mezzi pubblici.»
Mi
sentii oltremodo offesa. Prima l'insinuazione di stalkeraggio e
adesso questo. Per caso ce l'aveva con me?
«Io
non ti conosco.» Gli ricordai. «Non ti permettere di
parlare come se sapessi qualcosa di me.» Ed ero abbastanza
seria e anche irritata. Ray però non volle retrocedere, anzi
se possibile si avvicinò di più costringendomi a fare
un passo indietro. Aveva uno sguardo davvero intenso.
«Ci
vediamo in giro Haines.»
«Spero
proprio di no!»
Ma che cosa diavolo era appena
successo?
«Perciò
ti ha detto solo ci vediamo in in giro Haines?»
Charlie
era confusa, le avevo ripetuto la storia almeno due volte ma lei
cercava di fare mente locale e non ci riusciva. Come me si chiedeva
perché di quell'ostilità. Ahimè però non
eravamo sole, Phineas ci aveva ascoltato senza dire una parola fino
ad ora. Alla fine però convenne che era giusto esporre la sua
tesi. Tutti e tre eravamo nella sala da pranzo, seduti davanti a
delle tazze di cioccolato, calcolatrici e libri di matematica.
«Magari lo avrai friendzonato su Tinder e non te lo ricordi.»
«Non
ho mai friendzonato nessuno su Tinder perché io non uso
Tinder.»
Le
sue tesi erano assurde. «Allora in quinta elementare.»
«Phineas
per favore così non ci aiuti.» Disse Charlie severa e
Phineas si scusò. La mia amica aggiunse: «ne hai parlato
con Rachel?»
«Meglio
di no. Non è una cosa grave e poi magari mi sono
impressionata, magari non stava cercando di minacciarmi.»
«Magari
voleva provarci con te e ha letto da qualche parte che alle ragazze
di oggi piacciono quelli che le trattano male.» Sia io che
Charlie lo guardammo male. Phineas alzò le braccia al cielo e
aggiunse: «anche io penso che sia una mossa stupida ma non si
può mai sapere.»
«Quello
pensa che io lo stalkeri o una cosa del genere.» Mi dava
abbastanza fastidio l'idea che pensasse una cosa del genere. Non ero
il tipo di persona da far aumentare l'ego di nessuno. Charlie fece
per aggiungere qualcosa ma in quel momento Will entrò nella
stanza e ci salutò mentre divorava una ciambella.
«Allora
come vanno le ore di studio?» Shignazzante come al solito
arrivò per prendermi in giro. Ma poi la sua attenzione si
spostò altrove. «E tu chi sei?»
«È
Charlie, una mia amica. Comportati bene.»
Ci
mancava solo che iniziasse a fare il maleducato con una delle mie
amiche. Di solito le ignorava perché diceva di non
sopportarle. Il due di picche di Valentina evidentemente bruciava
ancora.
«Allora
non sono proprio tutte racchie le tue amiche.»
«Will!»
urlai sconcertata mentre Charlie diventava tutta rossa per
l'imbarazzo o forse per la vergogna. Non avrei saputo dirlo. La mia
amica bionda non aveva per niente apprezzato quella specie di
complimento. «Mi avevi detto che tuo fratello era un po'
svitato ma non pensavo così tanto.»
Spalancai
la bocca sorpresa. Will come me la guardò e non seppe cosa
dire. Alla fine rise e si rivolse a Phineas. Gli poggiò una
mano sulla spalla e si calò per vedere cosa stesse scrivendo.
«Queste cose le facevo due anni fa con il professor Robinson.»
«Perché
sono cose del primo anno.» Gli ricordai ma Will lo sapeva
perfettamente. «Non mollare, campione.» E Phineas
rispose. «Non ti deluderò capo.»
Avevo
come la netta sensazione che non stessero affatto parlando di
matematica.
«Va
bene basta così. Will vattene, stiamo studiando.»
«Me
ne sto andando. Ci vediamo domani in campo Phineas e...» spostò
la sua attenzione sulla mia amica «Charlotte è stato un
piacere.»
«Si
chiama Charlie.»
«E
io che ho detto?»
Era
stata una giornata stancante. Charlie e Phineas erano rimasti persino
a cena perché avevamo finito di studiare fino a sera tardi, in
verità poi Phineas ci aveva lasciati e noi ragazze eravamo
rimaste sole. Poiché non avevo intenzione di far tornare
Charlie a casa in autobus di sera le avevo proposto di restare a
dormire da me.
«Ma
ai tuoi genitori sta bene?»
«I
miei sono abituati. Tranquilla.»
E
perciò non dovetti insistere per convincerla. Le avevo
prestato un pigiama e dopo esserci fatte la doccia ci eravamo
piazzate di fronte la televisione. Avevo messo netflix e pensavamo di
goderci una serata in tranquillità solo io e lei. Mamma e papà
erano a cena fuori per lavoro e di solito tornavano sempre molto
tardi. Will invece aveva accompagnato Phineas a casa e poi mi aveva
avvisato tramite un messaggio che sarebbe stato in giro con Derek.
«Un
po' di tranquillità.»
E
furono le ultime parole famose perché poi sentimmo le chiavi
girare nella serratura e la voce di mio fratello rimbombare per tutta
la casa.
«Non
avevi detto che eri uscito?»
Chiesi
anche prima che entrasse nel soggiorno e lo vedessi. Tuttavia in
maniera repentina il mio umore scocciato cambiò completamente
quando lo vidi. Will aveva un occhio nero. Scattai come una molla
nella sua direzione per capire meglio la situazione. Sentimmo la
porta rinchiudersi e Derek fece il suo ingresso. Anche lui non se la
passava molto bene: aveva un taglio sul labbro e le nocche spaccate.
«Ma
che cosa vi è successo?!» Chiesi allibita mentre non
perdevo d'occhio Will che si era spostato in cucina. Lui non mi
rispose, non sembrava volesse neanche guardarmi. «Will?»
«Per
caso stai uscendo con Ray Scott?» Sbottò contro di me
prendendomi alla sprovvista. In quel momento sembrava un cane
rabbioso, mentre mi fissava con occhi furenti e le mani serrate in
due pugni.
«Chi?!»
In
un primo momento non collegai ma poi Charlie si accostò e
poggiandomi una mano sulla spalla mi ricordò che un Ray noi lo
conoscevamo. «Forse intende il bassista.»
«Quel
coglione con i tatuaggi, esatto.»
«E
anche se fosse?»
Avevo
incontrato quel tipo due volte nella mia vita ma non era questo il
punto. Che cosa c'entrava l'amico di Rachel in tutta questa storia?
«Emily.»
Pronunciò in un sibilo il mio nome facendomi sentire piccola
piccola. «Rispondimi. Stai uscendo con quel tipo?»
«Will,
calmati adesso.»
Fu
la voce di Derek a mettersi in mezzo. Il ragazzo comparve alle mie
spalle e si frappose tra di noi. «Hai bisogno di darti una
ripulita adesso.»
Fu
con quelle parole di Derek che mi accorsi che Will aveva le mani e la
maglia sporche di sangue. Inorridii a quella scena. «Che cosa
hai combinato?» chiesi in un sussurro. Will però era
fuori di sé. «Rispondimi.»
«Dannazione
no! Non sto uscendo con lui, lo avrò visto due volte in vita
mia. Ma che ti prende?! Perché ce l'hai con me?»
Di
solito non scoppiavo mai in lacrime così ma era una situazione
davvero stressante con Will, mio fratello, che mi entrava in casa con
un occhio nero, sporco di sangue e arrabbiato in un modo in cui non
lo avevo mai visto, per giunta con me.
«È
la verità?»
Chiese
a Charlie che ebbe un sobbalzo quando si rivolse a lei. Anche la mia
amica era intimidita da quella versione di Will. Per fortuna c'era
Derek lì con noi. «Questo Ray è il bassista della
band di cui Rachel, una nostra amica, fa parte. Lo abbiamo incontrato
ad un loro concerto. Ce lo hanno presentato ma è finita lì.
Solo oggi abbiamo scoperto che frequenta la nostra scuola.»
Will
sembrò sollevato. Lui e Derek si scambiarono un'occhiata e poi
si rivolse nuovamente a me. «Emily...» provò a
dire addolcendo il tono. Ma non funzionava così, non poteva
cavarsela con così poco. Mi aveva spaventata a morte, quasi
non lo riconoscevo più.
«Non
mi parlare. Quando papà e mamma tornano discutine con loro. Io
non ne voglio sapere niente.»
E
me ne andai asciugandomi quelle due lacrimucce che mi aveva fatto
scendere e correndo quasi di corsa su per le scale. Pensai che
Charlie mi stesse raggiungendo ma quando aprii la porta della mia
stanza e mi gettai sul letto vidi che la persona che mi aveva
inseguita in realtà era Derek.
«Che
cosa vuoi tu?»
Derek
prese uno dei peluche che avevo nella cesta dei ricordi e me lo
lanciò. Era una mia abitudine fin da quando ero piccola quella
di attaccarmi ad oggetti morbidi e pelosi e stritolarli quando ero
triste o nervosa. Mio padre me ne regalava uno ogni mio compleanno da
quando avevo cinque anni.
«Lo
so che sei preoccupata ma non è successo nulla di grave. Will
e io abbiamo avuto una discussione con dei ragazzi e tra questi c'era
questo Ray.»
Mio
fratello e Ray si conoscevano?
«Non
mi interessa. Puoi anche uscire perché non ne voglio parlare.»
Mentii e Derek in risposta si sedette sul letto.
«Will
non è arrabbiato con te ma preoccupato. Questo Ray ha cercato
di provocarlo e ha messo in mezzo te. Will ha perso la testa e ha
iniziato a picchiarlo.»
«E
che cosa gli ha detto?»
«Fidati,
non vuoi saperlo.»
Ebbi
una fitta al petto. Mio fratello mi aveva chiesto se c'era qualcosa
con quel Ray e potevo solo immaginare quale disgustosa insinuazione
quella persona potesse aver fatto per far scattare Will. «So
che prima è stato un coglione ma se ti dico che tuo fratello
si è battuto per il tuo onore, non ti senti di perdonarlo un
po'?»
Scossi
la testa. Ero stufa dei suoi modi arroganti e oggi aveva superato il
limite. «Dovresti metterci del ghiaccio.» E indicai le
nocche spaccate. «Non c'era bisogno comunque che lo faceste.
Con la violenza non si risolve niente.»
Se
pensavo a quanto fossi stata stupida stamattina... Il primo tipo che
sembrava interessarmi mi odiava e per di più mi degrinava alle
mie spalle per aizzare mio fratello. Ma potevo essere più
sfortunata?
«Ha
avuto quello che si meritava.»
Derek
non aveva voglia di discutere con me sulla questione perciò si
alzò. «Mi aiuti a fasciarle?» Chiese con tono
dolce e non seppi resistere. Vederlo ridotto così poi mi
faceva male. Senza obiezioni lo seguii al piano di sotto.
Will
e Charlie erano stranamente insieme, seduti davanti al bancone della
cucina che stavano parlottando. Non appena ci videro, Will scattò
e fece una cosa che in realtà non gli avevo visto fare da
tempo. Corse ad abbracciarmi. Io restai impalata, rigida come un
sasso mentre le sue braccia mi avvolgevano.
«Che
cosa stai facendo?» chiesi allarmata.
«Charlie
ha detto che avrebbe funzionato.»
«Se
mi lasci andare prometto che ti perdono.» E Will mi lasciò
andare «è imbarazzante anche per me.» E mi diede
un pizzicotto sulla guancia.
«Non
farlo mai più.» E glielo feci giurare mentre in
sottofondo si sentiva la risata divertita di Charlie.
Derek
si stava prendendo del ghiaccio ma lo frenai e gli dissi di andarsi a
sedere. «Perché tu sei quello conciato peggio?»
Gli
chiesi non appena tornai con la scatola di pronto soccorso che
tenevamo nel ripostiglio. Fu Will a rispondere. «Perché
è quello che ha iniziato la rissa.»
«Come?»
Derek
si irrigidì. «Ma non è quello che mi hai detto.»
Derek
fece spallucce fingendo di non ricordarsi. «Ah no?»
«Che
cosa è successo esattamente?» E questa volta lo chiesi a
Will. «Eravamo usciti a coppie grazie alla straordinaria idea
di Derek. C'erano lui e Nisha che stavano uscendo dal locale e la tua
amica a quanto pare ha riconosciuto Ray così ha provato a
salutarlo ma lui ubriaco da far schifo ha iniziato a fare il cazzone.
Poi hai visto arrivare anche me, ha detto qualcosa che non ho sentito
e poi Derek gli si è lanciato addosso. Ray non era solo,
c'erano altre tre persone con lui perciò sono intervenuto
anche io. Solo dopo quando abbiamo riaccompagnato le ragazze a casa
Derek mi ha rivelato che cosa Ray avesse detto. È stato
fortunato che abbia capito solo dopo.»
Ascoltai
con un misto di stupore ciò che era davvero accaduto. Pensai
al fatto che avrei dovuto chiamare il prima possibile Nisha e
chiederle se stesse bene e poi avrei dovuto parlare anche con Derek
ma non davanti a Will.
«Adesso
non pensiamoci più.» Decisi e tirai fuori delle garze e
del disinfettante. Intanto chiesi a Charlie di occuparsi del
ghiaccio. Con Derek passai meticolosamente a disinfettargli le ferite
e infine avvolsi le garze attorno alle nocche spaccate. «Dovresti
mettere del ghiaccio su quel labbro. Lo vedo già gonfio.»
E mi avvicinai per toccarlo un pochino. Derek fece una smorfia di
dolore. «Mamma ti ucciderà. Anzi vi ucciderà.»
«Non
se non le dici niente.»
«Come
pensi di nascondere un occhio nero?! E lo hai visto Derek?».
«Derek
tornerà a casa tra un po' e domani quando ci sveglieremo
diremo a mamma e papà che ieri stavamo litigando per il
telecomando delle televisione e tu per sbaglio mi hai fatto un occhio
nero.»
«Scordatelo.»
«Allora
diremo che è stata Charlotte.»
«Come?!»
«Mi
chiamo Charlie.»
Dicemmo
all'unisono e Derek fu l'unico a scoppiare a ridere. «Farlo per
me, Charlotte.» E cercò di sfoderare le sue carte da
seduttore che portarono soltanto la mia amica a replicare in maniera
seccata. «Non voglio che i tuoi genitori mi ricordino come la
tipa che ha fatto un occhio nero al figlio.»
«Ma
diremo che è stato un incidente.»
«Will,
basta così.» Intervenni anche perché non mi
sembrava affatto giusto intromettere Charlie. Poverina lei che si
aspettava di passare una serata tranquilla in casa Haines. «Diremo
a mamma e papà che sei caduto mentre ti rincorrevo per
prendere il telecomando.»
Dubitavo
che una storia del genere potesse reggere ma quello sembrava l'unico
modo per non coinvolgere delle persone innocenti. Will non ebbe
niente da ribattere, pertanto dopo esserci prese cure delle loro
ferite, salutammo Derek sulla soglia e poi io e Charlie ci separammo
da mio fratello per andare nella nostra stanza, lì dove
decidemmo che di quella giornata ne avevamo abbastanza e potevamo
adesso riposare.
«Buonanotte,
Charlie.»
«Buonanotte,
Emily.»
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