Frammenti di storie

di Ely_Pommy
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La gioia di aver trovato la Tracer che tanto voleva ad un prezzo stracciato, si era volatilizzata poco dopo averla messa in moto.
In pochi secondi era tutto sparito: il concessionario, il venditore: tutto era diventato un turbinio d’ombra e luce che gli procurava un enorme senso di nausea.
Quando l’effetto svanì e le ruote della moto toccarono di nuovo terra, partì a tutta velocità, tramortendo però qualcuno o meglio qualcosa davanti a lui.
Leonardo in tutta fretta spense la moto, lasciandola nella neve per soccorrere il caduto, ma prima che potesse anche solo toccarlo, venne travolto da un altro individuo.
«Idris grazie, grazie! Se non fosse stato per te, quest’orribile mostro mi avrebbe uccisa. Finalmente sei tornato, ora abbiamo una possibilità.» disse una voce femminile.
Leonardo scostò colei che gli stava parlando: vide i suoi tre occhi color del grano, la sua pelle grigia come un cielo in tempesta, ma soprattutto le sue orecchie a punta che spuntavano dai suoi capelli rosa.
«Ci sarà uno sbaglio, io mi chiamo Leonardo» fu tutto quello che riuscì a dire.
«Oh Idris! Sempre a fare lo sciocco! Va bene -disse strizzando l’occhio- piacere Leonardo, io sono Aeryn.»
Leonardo era confuso, si scagliò poco più in là dove dei sassi contornati di neve lasciavano spazio ad un lago argenteo ghiacciato: si guardò: l’immagine che gli venne offerta fu di un giovane forte con la pelle color delle nubi, i capelli verdi come la pianta di alloro che coltivava il suo vicino e gli occhi argentei, ma soprattutto notò le sue orecchie a punta.
La cosa che lo sconvolse maggiormente è che quell’immagine non gli era estranea e man mano che si specchiava, diventava sempre più famigliare, prima un ricordo, poi una consapevolezza: sapeva chi era. Lo sapeva, se lo ricordava: «Aeryn? Aeryn sei davvero tu. Sono tornato!» disse andando ad abbracciarla.
«Sì Idris, lo sei.» disse lei stringendolo con tutta la sua forza.
Idris guardò l’essere che aveva atterrato, che veniva già avvolto dalla terra che lo stava richiamando: «Gli elfi delle faglie…»
«Siamo ancora in guerra.»
Idris annuì guardando quel corpo ora totalmente coperto da terra e da neve. In quel momento ricordò chi lo avesse spedito sulla Terra, perché si fosse dimenticato di chi era.
Guardò Aeryn e le tolse il pugnale dal fodero assicurato alla sua cintola: «Portami da Baltasar: mettiamo un punto a questa follia.»




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