Sorry if i love you

di Alexander33
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Gocce di sudore le imperlavano la fronte, mentre cercava di resistere alle ondate di dolore sempre crescente che dalla schiena si irradiavano al ventre e alle gambe.

 

«coraggio, resisti, fallo per la tua bambina…»

L’ostetrica, di appena qualche anno più vecchia di Mayu, le stava tamponando la fronte.

 

«È ancora presto, la dilatazione non è completa. Stringi i denti e cerca di sopportare…»

 

«Sono ore che sopporto! Dov’è mia zia?»

 

«vuoi che ti assista? Puoi far entrare qualcuno se te la senti… il padre della bimba?»

 

Un gemito straziante «aaaaah…. Questa è fortissima!»

Profondi e veloci respiri.

«non c’è… lui è lontano…»

 

«se vuoi possiamo contattarlo»

 

«no. Lui non sa niente…»

 

Un’altra ondata di dolore, dapprima sordo, e via via in un crescendo di molteplici sfumature di sofferenza, fino a giungere al culmine. Si lasció sopraffare, travolgere senza opporre resistenza.

 

«Fate entrare mia zia, vi prego…»

 

“Harlock… come vorrei tu fossi qui…ad accogliere la nostra bambina…” lacrime le riempirono gli occhi.

 

Zia Maryam era entrata. La vecchia zia Mary, l’unica parente da parte di papà.

Era stata così felice di occuparsi di lei… zia era vedova da moltissimi anni, non aveva avuto figli: la morte di papà era stato l’ultimo grande dolore di quella buona anziana signora. 

 

«Fatti forza Mayu! Non sei sola!»

 

Ennesimo cambio turno dell'ostetrica, e lei era ancora in alto mare.

 

«datemi qualcosa! Qualsiasi cosa: non ce la faccio più, sono sfinita!»

 

Un’infermiera le avvicinó una maschera con l’ossigeno

«tieni. Ti aiuterà un pochino..»

 

Mayu la rifiutó «non lo voglio l’ossigeno! Voglio la morfina! Datemi qualcosa per il doloreeeee…»

 

«Mayu stai calma… quando nascerà la bambina il dolore sarà solo un ricordo…»

 

Le ore si succedevano ma nulla sembrava muoversi.

 

Dopo un tempo che le parve un’eternità l’ennesima visita.

 

«bene! Siamo pronte, puoi cominciare a spingere…»


Un pianto disperato sancì la fine di quella tortura chiamata parto e l’inizio della vita di una nuova creatura.

 

«voglio vederla! Fatemi vedere la mia bambina!»

 

L’ostetrica l’avvicinó un attimo, e Mayu provó una tenerezza e un amore mai conosciuti prima, e cercó nei tratti di quell’esserino minuscolo, qualcosa che le ricordasse l’uomo che amava.

 

«allora? Che nome dobbiamo mettere sulla culla di questa bimba?»

 

«Arcadia… il suo nome è Arcadia!»



Grazie di cuore a chi ha avuto la pazienza di seguirmi fin qui. Il seguito di questa storia lo trovate qui



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Cedo il testimone alla grande Madame Grandier.  




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