Un compleanno mooolto rosa
La Tana, 11 Agosto 1981
Il
buffo signore dall'aria un po' spaesata misurava la stanza in lungo e
in largo da ormai un ora. Era alto, con i capelli color carota e le
guance paonazze per lo sforzo di tenere in collo i suoi figli gemelli,
alternandoli con il suo – per adesso –
ultimogenito. Gli altri tre
rossi pargoletti erano arrampicati sul divano e giocavano, in un modo
che non potrebbe essere definito del tutto corretto, con i preziosi
scacchi magici del sopracitato signor Arthur Weasley.
“Papà!”
fece il più piccolo del giocatori di scacchi “Bill
mi ha tirato la regina in testa!”.
“Bill,
smettila di far male a tuo fratello, questo non è il modo di
giocare a scacchi”.
“Ma
Percy si è fregato il re, e adesso la regina si sente sola.
Gliel'ho
data per rimetterli insieme, poverini” replicò
Bill che, dall'alto dei
suoi undici anni, era più bravo di suo fratello, di sei anni
più
piccolo, a trovare scuse plausibili.
“Va
bene” intervenne l'ultimo
giocatore non ancora tirato in causa “li prendo tutti io,
così non si
litiga” e con un gesto fulmineo levò il re dalle
mani di suo fratello e
raccolse la povera regina, abbandonata per terra. Poi, rimessi tutti i
pezzi nella scacchiera, la richiuse e la ripose su uno scaffale della
libreria di salotto.
“Che facciamo
ora?” chiese Ron, il più piccolo, mentre aspettava
il suo turno per stare in collo al papà.
“Andiamo in
giardino!” propose Bill.
La
comitiva, alla quale si erano aggiunti anche i gemelli Fred e George,
districatisi velocemente dalle braccia del padre, si diresse quindi
verso la porta che dava sul retro della casa, ma Bil non fece in tempo
ad aprirla che una donna sulla settantina, anch'ella con i capelli
rossi, si precipitò giù dalle scale del piano
superiore.
“E' una
femmina! E' una femmina!” esclamò correndo ad
abbracciare il figlio.
“Non
è possibile” fu tutto quello che uscì
dalla bocca del signor Weasley.
Poveretto,
era comprensibile: dopo sei figli maschi, di cui due gemelli che non
promettevano niente di buono, la notizia suonava falsa come una moneta
da tre galeoni.
“Non
è possibile” ripeté più
volte, sconvolto.
“Oh, certo che
è possibile” replicò la madre
sbrigativa “vai a vedere tu stesso”.
“Ma... ma...
ma non avevamo preparato un nome da femmina! Non la possiamo mica
chiamare Harry, o Michael!”.
“A
questo ci ha già pensato tua moglie” rispose la
donna, poi rivolta alla
schiera di nipotini disse “la vostra sorellina si chiama
Ginevra Molly
Weasley”.
La Tana, un
anno dopo...
“Buongiorno!”
esclamò la signora Weasley rivolta alla famiglia riunita in
cucina in quella calda mattinata di Agosto.
“Sono
le sette e mezzo e ci rimane pochissimo tempo per sistemare al meglio
tutto ciò che servirà a rendere speciale il primo
compleanno della
vostra sorellina” continuò con aria estasiata. Era
felicissima di poter
riempire la casa con decorazioni, festoni, fiocchi e fiocchini tutti
rigorosamente rosa.
“Adesso, uno
per uno, vi dirò cosa dovete
fare”. Abbandonò la cucina per qualche istante e
vi rientrò con in mano
un foglio – ovviamente rosa – con su scritta una
lista che aveva l'aria
di essere molto lunga.
Se qualcuno fosse
entrato nella cucina
della Tana in quel momento, si sarebbe trovato davanti un quadretto
piuttosto divertente; la signora Weasley era intenta dare un'ultima
letta alla sua lista, spuntando via via, con un colpo di bacchetta,
ciò
che aveva già fatto il giorno prima; il signor Weasley
teneva in collo
Ron, che stava con un pollice in bocca e con l'altra mano attaccata al
braccio del padre; i gemelli di divertivano a tirare palline
– la cui
origine era sconosciuta – verso Percy, mentre Charlie a Bill
tentavano
di escogitare un modo per svignarsela il prima possibile.
“Mamma”
fece Bill in tono mieloso “perché non potete farle
tutte te e papà usando la magia, queste cose?”
chiese saggiamente.
Sua
madre lo ignorò, continuando a spuntare la lista, poi,
quando ebbe
terminato, si rivolse al suo primogenito e con un bel sorriso rispose
“Ma Bill caro, no che non possiamo pensare a tutto io e
papà. Voglio
che anche voi collaboriate; non vi rendete conto? È il primo
compleanno
della vostra sorellina! Non volete aiutare anche voi?”. La
risposta
immediata di Bill, così come quella di Charlie e Percy,
sarebbe stata
un 'No' secco, ma il cipiglio che aveva assunto la signora Weasley
subito dopo aver parlato, gli consigliò di tenere la bocca
chiusa.
“Bene,
se abbiamo finito con le lamentele, direi di cominciare. Tu”
disse
rivolta nuovamente a Bill “con Percy e Charlie, ti occuperai
dei
festoni; li trovi in salotto, sul tavolino accanto
all'orologio”.
Tornò poi a
studiare la lista.
“Mamma”.
“Che
c'è Bill?” fece la signora Wealey con tono
esasperato, senza alzare gli occhi dal foglio.
“Sono
Percy”.
“Oh, scusa.
Dimmi, che c'è?”.
“Posso stare
ad accogliere gli ospiti invece che mettere i festoni?”
chiese speranzoso.
“No”.
“Perché
no?”.
“Perchè
non sono ancora le otto, e nessuno arriverò prima di
mezzogiorno.
Raggiungi Bill e Charlie in salotto” il tono non ammetteva
repliche,
così Percy uscì dalla cucina e raggiunse i
fratelli.
La signora Weasley non
fece in tempo a rimettere gli occhi sulla lista che fu interrotta di
nuovo.
“Mamma!”.
“Cosa
c'è ancora?” sillabò a denti stretti.
“Sono
tantissimi!” fece una voce proveniente dal salotto.
“E sono tutti
rosa” fece un'altra.
“Bleah!”
commentò una terza.
“Non vi ho
chiesto di fare commenti sui festoni, dovete attaccarli e
basta”.
“Allora,
continuiamo. Fred e George, voi mettete i piatti. Fuori sono
già pronti
due tavoli con le tovaglie. Dovete solo mettere un piatto davanti ad
ogni sedia, intesi? Ho fatta degli incantesimi anti-rottura, ma questo
non vi autorizza a tirarveli addosso o a fare il tiro al bersaglio con
vostro fratello Percy. I piatti sono lì sul mobile accanto
all'acquaio.
Prendetene pochi per volta, per favore”
“E
io?” chiese la vocina di Ron.
“Tu,
Ron caro, mi aiuterai a mettere i bicchieri e le posate. Arthur, per
favore, dai un'occhiata a quei tre combinaguai e guarda se hanno
bisogno di aiuto con i festoni. A controllare Fred e George ci penso
io”.
Dopodiché, su
invito della madre, i due gemelli si alzarono dalle loro sedie e si
diressero verso le due enormi pile di piatti.
“Ma mamma,
sono...”.
“...rosa.
Sì, lo so. La cosa non vi riguarda”.
“Va
bene” fece George facendo una smorfia di disgusto verso il
fratello, che iniziò a ridere a crepapelle.
La
signora Weasley prese per mano il piccolo Ron e lo portò con
sé verso
la credenza. Gli mise in mano un cestino pieno di posate e gli disse di
seguirlo in giardino. Poi tirò fuori la bacchetta dalla
veste e,
mormorando un incantesimo, dette un colpetto alle posate. Quelle, un
secondo dopo, iniziarono ad uscire in fila indiana dal cestino e a
disporsi in perfetto ordine davanti ad ogni sedia. Ron rimase a bocca
aperta davanti a quel magico spettacolo e per poco non fece cadere il
cestino. Quando ebbero finito di sistemare le posate, tornarono in
cucina, dove la signora Weasley fece fare lo stesso ai bicchieri.
“Mamma, ma io
non faccio niente?” chiese Ron.
“Caro,
credo che tu possa andare a giocare. Mi raccomando non fare troppa
confusione, altrimenti sveglierai tua sorella”. Il bambino
riportò il
cestino in cucina, poi andò in un angolo del giardino a
rincorrere gli
gnomi.
“Mamma!”.
“Per la barba
di Merlino! Cosa c'è ancora?”.
“Perchè
Ron può andare a giocare e noi no?” Chiese Fred
con tono lamentoso.
“Perchè
Ron è piccolo”.
“Ma...
ma...”.
“Niente ma.
Sistemate quei piattini. Prima finite, prima andate a
giocare”.
La
signora Weasley rimase in giardino a controllare i due figli gemelli
finché non ebbero finito fare il loro dovere, poi, dopo
averli lasciati
liberi di andare a rincorrere gli gnomi insieme a Ron, tornò
in casa.
Appena aprì la porta rimase allibita dallo spettacolo che le
comparve
davanti agli occhi; tutti i suo bellissimi festoni rosa penzolavano
tristemente sulle pareti e i pochi che erano stati messi
correttamente
davano l'idea di essere sul punto di spezzarsi, tutti mezzi strappati
com'erano.
“Cosa
è successo qui dentro?” chiese alterata
attraversando la cucina e dirigendosi in salotto, dove trovò
suo marito
intento a cercare di interrompere un furioso litigio tra Charlie e
Percy per il possesso di un enorme fiocco rosa. Pochi secondi dopo e il
fiocco giaceva miseramente sul pavimento, spezzato.
“Arthur?”.
“Mi
dispiace Molly, ma ognuno qui voleva fare a modo suo e questo
è il
risultato. Non ti preoccupare, se mi aiuti sistemiamo tutto in un
attimo” si giustificò il marito facendole un
sorriso di scusa. Molly,
dopo aver rapidamente fatto sbollire la rabbia, sorrise di rimando al
marito e disse “Percy, Bill, Charlie, raggiungete i vostri
fratelli
fuori. Ci pensiamo noi a sistemare qui”.
I tre, vedendo che era
andata anche troppo bene rispetto ai canoni di mamma Molly, si
esibirono in un coretto di mielosi 'Grazie' poi presero la via del
giardino e scomparvero velocemente.
“Forza Arthur,
prendi la
bacchetta”. In un batter d'occhi tutta la casa assunse un
altro
aspetto: i festoni penzolanti si disposero per bene sulle pareti e i
fiocchi sbilenchi si rimisero a posto.
“Ottimo
lavoro!” fece tutta allegra la signora Weasley.
“Vado a preparare il tavolo per la colazione di là
in cucina”.
Il
signor Weasley, rimasto solo in salotto, ebbe giusto il tempo di
sospirare guardando la casa piena di fiocchi rosa che delle urla
provenienti dal giardino lo richiamarono all'ordine.
“Ahia Fred!
Mi hai fatto male! Smettila di tirarmi i sassi!” fece Percy
massaggiandosi il braccio offeso, mentre un altro sassolino, stavolta
lanciato da George, lo colpiva su uno stinco.
“Anche tu
George,
basta” intervenne il signor Weasley. “Facciamo un
bel gioco tutti
insieme” propose “Aspettatemi qui un
attimo”. Poi si diresse al capanno
nell'angolo opposto del giardino, dove teneva tutte le sue
cianfrusaglie e tornò verso i figli con un enorme cestino
contenente
una vasta gamma di oggetti babbani: una papera di gomma, un
tagliaunghie, una carta di caramella, diversi post-it usati e non, due
pennarelli, un telefono, e un'altra miriade di cose la cui
identità era
difficile da decifrare.
I bambini, affascinati
da così tanti oggetti
strani, si disposero in cerchi intorno al padre, che iniziò
a spiegare
loro l'uso di ogni oggetto, o almeno quello che pensavo fosse il loro
uso corretto.
Quanto alla signora
Weasley, dopo aver velocemente
apparecchiato la cucina e messo sul tavolo una torta di pan di spagna
ricoperta da un abbondante strato di glassa rosa, era andata a
svegliare la sua piccola e la stava portando con sé in
giardino per
chiamare il resto della truppa per la colazione. Raggiunse
così il
marito, che stava istruendo i suoi pargoletti sugli oggetti babbani.
“...e
questo, ragazzi miei, è un taglia-erba di
precisione” fece mostrando a
tutti l'arrugginito tagliaunghie “Quando tagliate il prato e
vi rimane
qualche antiestetico ciuffetto più lungo degli altri, voi
Zac! prendete
il taglia-erba di precisione e lo pareggiate. E questo invece
è...”.
“Arthur”
lo interruppe la moglie con un sorriso “è pronta
la colazione”. Poi
rivolgendosi ai suoi figli mosse la bocca articolando la frase 'Fate
gli auguri a Ginny' e indicò con gli occhi la piccola che
teneva in
braccio.
Allora i piccoli
Weasley, insieme al padre, si esibirono in
un “Tanti auguri Ginny” che suonava molto falso ma
che fece contenta la
madre.
Il novanta per cento
della famiglia Weasley, cioè tutti
tranne Molly, non riusciva a capire il perché di
così tanti preparativi
per il compleanno di Ginny; insomma, non era mica il Ministro della
Magia! E poi, piccola com'era, probabilmente non capiva niente di tutta
la faccenda, quindi che motivo c'era? Non riuscivano a capire che per
Molly, che aveva desiderato così tanto una figlia femmina ed
era
riuscita sfornare, fino ad una anno prima, solo maschi, quella piccola
rappresentava tantissimo e, anche se voleva altrettanto bene ai suoi
sei pargoli, voleva rendere il primo compleanno di Ginny speciale.
Si
riunirono tutti intorno al tavolo, con Ginny sul suo seggiolone
–
ovviamente decorato con fiocchi rosa – a capotavola. Si
abbuffarono di
torna fino a quando, vedendo che erano quasi le dieci, la signora
Weasley non la tolse dal tavolo, sapendo che altrimenti, all'ora di
pranzo, i suoi bimbi non avrebbero mangiato niente. Si fece dare una
mano a sparecchiare, poi rimandò marito e figli in giardino,
per
continuare l'improvvisata lezione di babbanologia, mentre lei rimase in
cucina a preparare il pranzo con Ginny che la osservava buona dal suo
seggiolone tutto fiocchi rosa.
Ho
deciso di evitare la parte con l'arrivo dei numerosi parenti Weasley,
perchè pensavo sarebbe stata troppo pallosa.. spero solo di
non aver
reso la storia un po' "monca". Se così fosse, fatemelo
sapere e
porvvederò ad aggiungere un capitolo. Mi raccomando, i
commenti sono
seeeempre ben accetti!
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