La pioggia battente e serrata sembrava ergere le sbarre di una prigione, limitare il sentire e divenire affanno nell'imbrigliare la mente sagace in un ragionare incessante; un labirinto senza possibilità di ritorno.
Diventasti preda e predatore nella famelica lotta contro la morte, correndo verso colui che si era convinto d'esser Dio e poter plasmare di suo pugno l'umana e divina realtà del bene e del male. Scambi di sguardi e di occhi, nomi incisi nel sangue e un quaderno, il Death Note: giudice e suo boia.
Nella testa il ticchettio serrato del tempo ad esaurirsi e quelle campane maledette a scandire attimi di vita, oppure…
Il diluvio universale nel giorno del giudizio: chi avrebbe avuto salva la vita?
Portasti avanti la ribellione ad un passo dall'ultima mossa, ma poi, scacco matto: un colpo di penna, figlio di shinigami, frizionò sulla carta. Sul foglio impregnato di sangue e peccato l'ardua sentenza.
L Lawliet
Genio e sregolatezza non bastarono e le campane tornarono, profetiche, a risuonare ancora e ancora. In fondo lo sapevi: quello sarebbe stato il tuo ultimo giorno.
Il riso beffardo, insopportabile, cucito sul volto di colui che avevi sfidato. Kira - Giuda! - nuovo Dio di un mondo che non sarebbe stato più il tuo.
Cadesti allora come l'angelo Lucifero: le ciocche pece ingestibili ricaddero a perdifiato sul viso e gli occhi, cerchiati di nero livido, si chiusero. Il cuore, infine, trovò il suo riposo.
Il tintinnio di un cucchiaino e poi, nulla più.