Da dietro questo vetro d'autobus sporco Osservo una città a me sconosciuta Sotto un cielo grigio, l'aria insipida di marzo I volti dei torinesi inseguono gli impegni. Speciale come qualche unico raggio di sole Un signore a passeggio col cane Si ferma davanti a questi giovani, si prende tempo e Non corre più come gli altri. A Valentino il cielo si spoglia delle nuvole Si scopre, timido come al primo incontro Mostrando i suoi colori soffusi, un quadro di Da Vinci Si sfumano fino all'orizzonte. Queste nuvole mi paiono zucchero filato, macchiate di quel Nebbiolo che mi hai fatto assaggiare Incombono dolcemente sopra una città impegnata, Un abbraccio in sintonia con la tinta e la regolarità dei suoi palazzi alti, Ricordo di un passato più florido, orgoglio dei benestanti d'oggi. Torino è nostalgia; I giovani appoggiati contro i pali della luce aspettano un tram che li porti via, I vecchi non si sentono vecchi dentro - parlano di guerre che non hanno vissuto -, Negozi d'antiquariato rimangono inermi al passaggio del tempo Su ogni angolo della strada. Torino è più dell'anonimità dei grandi negozi di Via Roma, È la bellezza della Gran Madre vista dai Murazzi di sera, È silenzio dei vicoli - dove le Piole si contrappongono ai caffé di Piazza S. Carlo. Torino è il via vai sotto i porticati di Piazza Castello, Andare a teatro e passare per l'odissea musicale - e lì accanto la metafora della città: L'incastro perfetto di due mondi, Palazzo Madama La tenebrosità e la maestia tra mattoneria e marmo. Torino è la gioia dei libri trovati a metà prezzo Girovagando tra i banchi di Via Po - nella stessa via trovai il tanto voluto CD dei Dire Straits È il colore dei portici regolari Che ricordano i croissant alla crema Oltre il centro Torino è bruna come le mattonelle dei suoi tetti, perde un po' della sua grazia Il Po è sporco e ciononostante c'è chi si macchia le piume bianche nell'acqua Alberi spogli, il primo giorno di primavera c'è chi cinguetta, Nascosto tra i fitti rami secchi. E poi ci sono questi giganti maestosi Forse ci proteggono, troppo alti per accogliere vegetazione Li vediamo dalla Mole Fermi con il loro mantello di neve. Medito sul lungo Po Accorgendomi che Superga giace lassù come un anziano saggio, Veglia su Torino, Gran Madre ruba l'attenzione Facendo invidia al Pantheon di Roma Dentro di lei c'è un'oasi di pace; I rumori esterni la raggiungono a fatica ed ovattati Da fuori pare immensa, la vista su Piazza Vittorio spettacolare, I colori dei palazzi vicini si mescolano con lo sfondo Del cielo delle quattro e mezza E mi portano a far parte di un quadro suggestivo. La sera la pioggia rende le strade più scure del cielo Riflettendo una luce - forse quella della luna coperta. In realtà quella dei lampioni Resistiti al passare dei secoli. Forse Torino non dorme mai; Di notte un cielo scuro è utopia Stelle solo nel tuo sguardo che mi sorride Ed è bianca questa tenda che ci copre, Il riflesso delle luci giallognole della città fanno luce Anche senza luna mi potrei orientare. |