Ode alla micia

di Baudelaire
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Il gatto, Charles Baudelaire, 1857

Vieni, mio bel gatto, sul mio cuore innamorato;
ritira le unghie nelle zampe,
lasciami sprofondare nei tuoi occhi
in cui l’agata si mescola al metallo.
Quando le mie dita carezzano a piacere
la tua testa e il tuo dorso elastico e la mia mano
s’inebria del piacere di palpare il tuo corpo elettrizzato,
vedo in ispirito la mia donna.
Il suo sguardo, profondo e freddo come il tuo, amabile bestia,
taglia e fende simile a un dardo, e dai piedi alla testa
un’aria sottile, un temibile profumo
ondeggiano intorno al suo corpo bruno.







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Pelosina, piccolina
Era lei, la mia micina
Così dolce, delicata
Silenziosa, molto amata.
 
Pelosina, una gattina,
se è tua amica è amica mia:
manda dài la sua fotina.
Come dici, è andata via?
 
In estate ci lasciò
Il mio cuore sprofondò
Mille lacrime così amare
Piu nessuno con cui giocare.
 
Ma che dici, sono mesto.
Chi permise un tal tormento?
Non capisco tutto questo,
il motivo dell'evento.
 
È un dolore che è rimasto
E non c'è più nessun posto
Dove possa dimenticare
E la mente riposare.
 
Non temere, amica cara,
dura solo poche ore
quello che la vita spara,
sia il dolore che l'amore.
 
Un amore incontrollato
Immenso, smisurato
Un amor per cui son grata
Che per anni mi ha appagata.
 
Solo tu Donna m'insegni
che un amore così grande
può sconfiggere i millenni
Senza limiti si espande.
 
Ora lei corre felice
È il cuor mio che me lo dice
Pelosina ora è una stella
Guarda, Bilbo, è la più bella!
 
Non lo so, gli occhi m'appanni:
quelle stelle son miliardi.
Sono troppi i nostri affanni
e non so come scacciarli.
 
Stringi forte, amico umano
La mia mano, il mondo è strano
Lei mi manca da morire
Vorrei smetter di soffrire.
 
Prendo tutto il tuo dolore
La tua mano è nella mia
Che rimanga solo amore,
Su scriviamo una poesia.




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