Rainbow Candies

di ChrisAndreini
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Da quando questo isekai è anche genderbend?!

 

-Puoi abbassare la spada, ti prego? Inizia a diventare imbarazzante- Leo aveva le mani alzate e fissava la lama della spada con espressione stanca.

Aveva perso il conto di quante volte gliene avevano puntata una alla gola, e non credeva che sarebbe stato fortunato ancora a lungo nel sopravvivere a quel tipo di minaccia.

Ma lo sapevano che il collo era il punto più vulnerabile del corpo umano?

…sì, senz’altro.

-Io non abbasso proprio un bel niente! Pensi che non sappia di cosa sei capace? Ti ho cercato tutto il giorno- Alex però era combattiva.

Leo piegò la testa.

-Eri a due passi da me quando sono svenuto…- osservò Leo, un po’ sorpreso, lanciando un’occhiata a Gideon, che accennò un sorrisino.

-Sono molto veloce e abile nel seminare le persone- spiegò, soddisfatto.

-Ammirevole- gli sorrise Leo, incoraggiante.

-E tu sei più leggero della spada- aggiunse poi il bambino, indicando l’arma che aveva ripreso in mano.

-Meno ammirevole- borbottò Leo, sentendosi attaccato.

-Non ti rendi ancora conto della situazione in cui ti trovi, spia?- Alex insistette, irritata nel non essere presa sul serio.

Leo sapeva quanto fosse professionale e abile, quindi decise che fosse meglio dedicarle tutta la propria attenzione. E poi era davvero felicissimo di vederla, soprattutto con ancora la vita che fluiva nel suo corpo.

Ma era il caso di averla dalla sua parte, se voleva restare vivo anche lui.

Quindi era meglio essere seri, per una volta.

-Me ne rendo conto… se vuoi catturarmi va bene, ma ti prego, lascia andare i bambini- Leo indicò i ragazzi dietro di lui.

-Ma…- provò a lamentarsi Gideon.

Alex lo interruppe.

-Non posso! Sono alleati del nemico, e devo trattarli di conseguenza- obiettò.

-…sono solo dei bambini-

Alex osservò i ragazzi alle spalle di Leo, la cui età passava dai quattro ai dodici anni (o undici, con Gideon non si capiva). Nessuno avrebbe potuto considerarli una minaccia, neanche il più grande, che aveva recuperato la spada ma la teneva con mani tremanti, terrorizzato anche se cercava di apparire forte.

-Solo per stavolta… se dovessi rincontrarli in battaglia, non avrò alcuna esitazione!- alla fine la cavaliera cedette al proprio buon cuore, e diede il permesso ai bambini di andarsene.

Loro però non si mossero, e si limitarono a guardare Leo, che sorrise grato all’amica.

-Andate, ragazzi. Raggiungete Yara e Riley, e se non torno entro stasera prendete tutte le mie monete e usatele per andare a Nivern. Al tempio si prenderanno cura di voi. Vi prego non tornate da Brandon, se non volete che vi faccia del male- Leo diede indicazioni, cercando di apparire autorevole e forte anche se sperava vivamente che sarebbe riuscito a raggiungerli.

Aveva bisogno del suo taccuino, dopotutto, era fondamentale per salvare le vite delle persone.

I bambini, comunque, non notarono la sua insicurezza, e si avviarono all’uscita sul retro, incerti ma rapidi.

Tranne Gideon.

-Non ti lascio qui con lui!- si eresse a difesa di Leo come se fosse una sua responsabilità.

A Leo piangeva il cuore nel vedere che un ragazzino così giovane avesse addosso tutto questo senso del dovere. Ed era commosso che gli fosse già così fedele, nonostante non ricordasse niente di quello che Leo aveva fatto per lui.

-Gideon, segui gli altri…- provò comunque ad ordinargli, in tono dolce, ma deciso.

-Ma hai bisogno di aiuto! Quell’uomo è spaventoso- obiettò lui, lanciando ad Alex un’occhiata preoccupata.

-No, non lo è. È una brava persona, te l’assicuro. Non mi farà niente di male. E vi raggiungerò presto- Leo provò a rassicurarlo e ad allisciarsi nel frattempo Alex, che aveva ancora la spada puntata, e sembrava parecchio colpita dalle parole di Gideon.

-Ma…-

-Niente ma. Gli altri hanno bisogno di te, vai con loro- Leo fu più autoritario, e gli scompigliò i capelli affettuosamente.

Gideon esitò un po’, ma alla fine seguì i suoi compagni, uscendo fuori dalla stanza, e lasciando Leo ed Alex da soli.

-Allora… che ne dici di accomodarti, così ti spiego?- Leo provò a proporre, indicando il giaciglio dove era rimasto addormentato tutto quel tempo.

-Non sono qui per chiacchierare. Seguimi immediatamente alla roccaforte! Verrai imprigionato per i tuoi crimini e interrogato per le tue conoscenze. E non provare a creare un altro muro di ghiaccio per scappare, non esiterò un secondo a rincorrerti comunque! E me la prenderei con i bambini!- lo minacciò Alex, decisa e premendo maggiormente la spada contro Leo.

-Ti prego, Alex… possiamo parlare solo qualche minuto, senza che tu mi uccida? Mi ferirebbe molto sapere che una delle mie più care amiche potrebbe essere la responsabile di una delle mie prossime morti- Leo la guardò con una certa tristezza.

Alex sobbalzò vistosamente, e ci mancò poco che non tagliasse la gola a Leo di netto.

-Ma che cosa stai dicendo?!- lo accusò, visibilmente preoccupata per ciò che Leo sapeva su di lei.

-Sì, Alex. Conosco il tuo nome, so che sei una ragazza travestita da uomo, e non ho alcuna intenzione di dirlo in giro e di farti finire nei guai. Se mi permetti di spiegarmi…- Leo provò ad usare la diplomazia, ma non fu molto efficace.

-Non ho intenzione si ascoltare una sola parola, e se vuoi mandarmi a fondo con te, sarà sempre meglio che collaborare con una spia! Ora seguimi- Alex lo afferrò per un braccio, e iniziò a trascinarlo senza dargli occasione di ribattere.

Leo ci provò comunque, e tentò di ribellarsi.

-Dammi sette minuti! Sette minuti e se non sarai convinta della mia storia ti seguirò senza obiettare, mi farò interrogare, non cercherò di scappare, e non userò la benedizione di Noella su nessuno- continuò ad insistere.

-Parole vuote senza alcun significato per me…- Alex però era professionale.

-Lo giuro sui sette dei!- Leo usò l’ultima risorsa, e le parole rimbombarono come amplificate nella quiete della stanza, immobilizzando Alex, che si girò verso Leo e lo fissò sconvolta.

Ci furono alcuni secondi di silenzio, mentre il cavaliere valutava la situazione, poi Alex lo lasciò andare, pur mantenendolo a portata di spada.

-In questi sette minuti non cercherai di scappare?- chiese, per sicurezza.

-Assolutamente no!- le assicurò Leo.

-E non userai qualche trucco per controllarmi la mente…- continuò Alex, valutando ogni possibile lato negativo.

-Non potrei neanche volendo. Ho solo due benedizioni: il ghiaccio di Noella, e le sette vite di Jahlee… cinque vite, al momento- Leo indicò i simboli, sollevando appena la camicia per mostrare quello di Jahlee.

Alex distolse immediatamente lo sguardo, e rimase in silenzio qualche altro secondo.

-E se non cambio idea giuri che non opporrai alcuna resistenza- si assicurò, mettendolo in chiaro.

-Lo giuro!- promise Leo, mettendosi una mano sul cuore.

Né Leo né Alex potevano vederli perché avevano deciso di non immischiarsi, ma sia Jahlee che Noella stavano scuotendo la testa vistosamente, con le mani tra i capelli, maledicendo la stupidità del ragazzo che avevano deciso di benedire.

-Come controlliamo il tempo?- chiese Alex, abbassando la spada e accettando la proposta di Leo, convinta che comunque lui non sarebbe mai riuscito a convincerla in soli sette minuti.

Ah! Leo aveva quasi convinto una ribelle antimonarchica accecata dalla vendetta ad abbandonare la sua causa e ragione di vita in sette minuti, poteva convincere chiunque di qualsiasi cosa.

-Useremo il timer della mia benedizione, aspetta un secondo- Leo sollevò la mano sinistra, tenendola lontana da Alex per evitare che pensasse che volesse attaccarla, e creò velocemente una piccola scultura di ghiaccio per usare il suo potere.

Uscì molto più piccola e informe del solito. Evidentemente aveva dato fondo a molto potere per qualsiasi cosa avesse prodotto il giorno prima. La mano era ancora estremamente gelida.

E Alex fissò il fatto con un certo timore, spaventata da una magia che in quel mondo era più unica che rara, soprattutto a Jediah, dove non si vedevano molti semidei.

-Ecco… ora abbiamo un timer- Leo mostrò poi la mano, e Alex la prese, per tenerla d’occhio.

-Bene… spiegati, allora- lo incoraggiò poi a parlare, squadrandolo con attenzione.

Leo prese un profondo respiro.

E poi iniziò a raccontare la storia della sua vita sperando di riuscire a dare i massimi dettagli nel minor tempo possibile, perché nonostante la sua mostrata sicurezza, era terrorizzato all’idea di non convincerla ed essere sbattuto in carcere senza neanche il taccuino con tutti i piani.

-Il mio nome è Leonardo Rinaldi, vengo da un altro mondo. Sì, lo so che un’altra persona ha usato la stessa storia, ma io sono davvero di un altro mondo. Sono venuto qui nove mesi fa, e ho fatto amicizia con tutti i membri del palazzo, beh soprattutto le cuoche, e la principessa, e il principe, e Chevel, e Persian, e il re e la regina, e te. Mi hanno assunto come cuoco e come assaggiatore reale, perché pensavano già allora potessi essere una spia, e lo so che i capelli mi rendono molto probabilmente una spia, ma non ho alcuna relazione con Valkrest… beh, è vero che ho conosciuto il principe Victor una volta, ma lo odio, devi credermi!- Leo parlava così veloce che probabilmente Alex non riusciva neanche a capire tutto quello che stava dicendo, ma non aveva tempo da perdere.

-Comunque… noi due eravamo compagni di stanza, insieme a Lionel e Prankit. Non sopporti nessuno dei due, soprattutto Lionel, che è sempre assegnato di guardia all’ingresso anche se è completamente incompetente, e mi avete fatto del bullismo i primi giorni rubandomi il materasso, il cuscino e le coperte. Poi ho scoperto per caso che sei una donna, e per qualche motivo che ancora non ho capito hai deciso di aiutarmi. Forse perché avevo detto che fossi un’ipocrita a trattarmi male per il fatto che io fossi un cuoco uomo quando tu sei una cavaliera donna, ma…- Leo si rese conto che forse insultare Alex non era il modo migliore per portarla dalla sua parte, e si interruppe di scatto, arrossendo appena.

Alex lo guardava con le sopracciglia aggrottate.

Leo cambiò argomento.

-Ho organizzato il banchetto della principessa. Il suo cibo preferito fatto da me sono le crepes, ma adora anche tutto il resto, soprattutto i dolci. È stata la mia più grande alleata a palazzo mentre lavoravo lì, è una ragazza davvero speciale, e mi ricorda tanto mia sorella. Prima che partissi mi ha regalato questa collana: un ciondolo con un opale di fuoco, l’opale che rappresenta lei, e il fuoco come i miei capelli- Leo tirò fuori la collana che indossava sempre, e la mostrò ad Alex, che la osservò con una certa incredulità. 

Era raro, infatti, che i non nobili possedessero gioielli così preziosi, soprattutto con delle pietre. A Valkrest giravano ancora meno che a Jediah, in particolar modo da quando era scoppiata la guerra. Tutti i gioielli venivano venduti per pagare le spese importanti, le armi, il cibo.

Nessuna persona sana di mente avrebbe tenuto un opale di fuoco per sé, a meno che non fosse estremamente ricco, potente, o un ladro.

-Il tuo cibo preferito è la mia torta al cioccolato e peperoncino, e in generale ti piacciono le cose piccanti. Sei molto seria, e professionale, e hai una lealtà e un senso del dovere impareggiabili. Quando sono stato avvelenato mi hai tenuto d’occhio per giorni per assicurarti che stessi bene, mi hai accompagnato ovunque pur rispettando la mia indipendenza, e mi sono sempre sentito estremamente al sicuro quando ero con te, sia contro i compagni di stanza, che quando temevo sarei potuto essere avvelenato da un momento all’altro, di nuovo. Sei abilissima con tutte le armi, ma in particolare la spada, e sei veloce e scattante. Vuoi solo fare il tuo lavoro, senza spiccare o ricevere trattamenti speciali, ma spicchi comunque per la tua competenza. Non tradiresti mai la corona, mai…- Leo abbassò la testa, e sospirò.

Mentre parlava di Alex, ricordando tutti i momenti passati insieme, si rese conto che non c’erano parole che potesse dire per convincerla.

Aveva ancora parecchi minuti, ma sarebbero stati inutili.

Alex era troppo leale, troppo competente, troppo onesta per rischiare la sicurezza del suo regno se non era certa, al 100%, della veridicità delle parole di Leo. Se le fosse rimasto anche un solo dubbio sulla sua storia, avrebbe seguito la logica e l’avrebbe catturato per non rischiare il peggio.

-…anche se credessi alla mia storia, anche se ti fidassi di me, tu mi imprigionerai e mi terrai sottochiave comunque, per non mettere in pericolo il regno- affermò, con sicurezza, sospirando rassegnato, e prendendosi il volto tra le mani, afflitto.

Alex fu piuttosto sorpresa dalla sua improvvisa arrendevolezza.

Osservò la sua mano. Erano passati solo due minuti.

Gliene mancavano ancora cinque.

E si stava già arrendendo?

Alex rimase ad aspettare, incuriosita da ciò che avrebbe fatto, e decisa ad aspettare la fine dei sette minuti prima di prenderlo di peso e portarlo alla roccaforte.

Però doveva ammettere di essere un po’ delusa. Si aspettava un carisma migliore.

Si aspettava una spia spaventosa, scaltra, piena di trucchi e assi nella manica.

Quel tizio… era davvero strano.

E… familiare.

Come il ricordo di un sogno antico.

O un deja-vu.

Fece un passo nella sua direzione.

-Se la tua storia è vera, come mai non ho alcuna memoria di te?- chiese, in tono sprezzante, ma anche sinceramente curioso. Nessuno poteva essere così stupido da inventare una storia che coinvolgesse così tante persone, e non avere niente che la provasse, e ricordi che la confermassero nella mente di nessuna di tali persone.

Doveva pur aver inventato una scusa.

Leo tornò a guardarla, sorpreso dalla domanda.

Ma non perché non sapesse rispondere.

Semplicemente, non credeva che Alex avrebbe chiesto nulla.

Effettivamente… era più facile rispondere alle sue domande per provare a convincerla.

-Gli dei hanno cancellato la memoria di tutti- spiegò, iniziando a strofinare la mano con la benedizione, per cercare di riscaldarla.

Alex roteò gli occhi. Che stupida scusa! Si aspettava di meglio!

-È la verità. Ed è… una lunga storia…- Leo non sapeva da dove cominciare nel parlare degli dei e della Storia, e avrebbe preferito non doverlo fare. Ammettere che cinque dei su sette lo odiassero non avrebbe di certo reso Alex più aperta nei suoi confronti.

-Hai più di quattro minuti per provare a raccontarla, ed è senz’altro più interessante dei miei gusti in fatto di dolci- lo incoraggiò Alex, incrociando le braccia.

Alla fine Leo non aveva niente da perdere, e preferiva essere il più sincero possibile.

Decise di raccontare tutta la storia.

-Ho detto che sono arrivato nel vostro mondo nove mesi fa, ma sono rimasto solo due mesi. Sono giunto qui perché la semidea Yu, figlia di Jahlee, ha usato un artefatto divino che permette di viaggiare tra i mondi per trasportarmi in questo e salvarmi la vita- spiegò Leo, iniziando dal principio, e introducendo la sua migliore amica.

-Non sapevo che il dio Jahlee avesse una figlia- commentò Alex, sorpresa e poco convinta.

-Ha passato buona parte della sua vita nel mio mondo, insieme alla madre, ed è possibile che gli dei abbiano cancellato ogni memoria anche di lei, ora che ci penso, ma esiste, ed è lei il motivo per cui sono venuto qui. Ed è anche il motivo per il quale non sono tornato prima…- continuò Leo, dopo una breve riflessione.

Se anche Giada era stata cancellata dalla memoria delle persone, aveva senso che nessuno l’avesse riconosciuta a palazzo.

-…ho lavorato a palazzo due mesi, poi sono tornato nel mio mondo. Avevo intenzione di ritornare presto ma la semidea Yu, che era la mia migliore amica, non mi voleva far tornare, e non mi aveva detto che c’era una guerra in corso. L’ho scoperto solo qualche giorno fa leggendo la Storia, e sono tornato per cercare di cambiarla- 

Alex sgranò gli occhi, e fece un passo indietro.

-La Storia?! Sei un ribelle antimonarchico?!- chiese, sorpresa, sollevando nuovamente la spada.

-No! Lasciami spiegare…- Leo provò a calmarla, sorpreso da questa veemenza.

-Sono coloro che vogliono cambiare la Storia che hanno causato questa guerra, uscendo dal percorso tracciato! E tu sei come loro!- lo accusò Alex, furiosa.

A Leo tornò in mente qualcosa che aveva letto nel terzo libro di quella guerra, il libro dove i ribelli sarebbero stati sconfitti per sempre.

Già… era vero che tutti erano convinti che la guerra non fosse nella Storia.

Ne era convinto Daryan, ne era convinta Dotty… sicuramente ne era convinta l’intera corte di Jediah.

Scosse la testa.

-No, Alex… mi dispiace dirlo, davvero, ma questa guerra è scritta nella Storia. Io l’ho letta. Ho letto tutto. Ogni battaglia svolta fino a questo momento, e le battaglie che si svolgeranno in futuro. Se avessi letto prima sarei tornato immediatamente, e mi dispiace…- gli vennero le lacrime agli occhi, pensando a tutto ciò che i suoi amici avevano dovuto subire -…mi dispiace davvero tanto, Alex-.

Alex era ancora all’erta, ma abbassò appena la spada, sorpresa dalle sue emozioni.

-La guerra è scritta nella Storia, e gli dei vogliono che questa storia proceda esattamente come è scritta. Ma io non sono parte di essa- spiegò Leo, indicandosi.

-Tutti sono parte della Storia…- borbottò Alex, incredula.

-Io no! Per questo gli dei mi hanno fatto tornare a casa, per questo volevano lasciarmi lì per sempre, e per questo hanno cancellato a tutti voi ogni memoria del mio passaggio in questo mondo. Era la manovra di emergenza. E se dipendesse da loro, mi avrebbero già catturato, isolato, e forse anche ucciso. Solo Jahlee è dalla mia parte, e spero anche Noella, anche se non ci ho parlato finora. È rischioso per loro, ma vogliono finire questa insulsa guerra, e voglio finirla anche io, salvando quante più persone possibili- Leo scoprì tutte le sue carte, sperando di non aver attirato l’attenzione degli dei sbagliati, parlando di loro. Finché non li nominava sarebbe stato tutto apposto, giusto?

-Come quei bambini di Valkrest?- chiese Alex, in tono accusatorio.

Valkrest era il nemico, e il fatto che Leo volesse aiutare anche il nemico non dava punti a suo favore. Ma doveva essere onesto, se voleva che Alex si fidasse davvero di lui.

-Anche… non ti mentirò, Alex, io non voglio salvare Jediah sconfiggendo Valkrest. Io voglio solo salvare quante più persone possibili, da entrambi i fronti. Sono comunque esseri umani, e la guerra è orribile per tutti. Non  è colpa di soldati come te se la guerra c’è in primo luogo, è colpa di teste coronate che prendono delle decisioni difficili e stupide senza alcuna conseguenza- spiegò il suo punto di vista, pensando con rabbia al principe Victor.

-Allora perché non vai alla corte di Valkrest a chiedere di smetterla. Sono loro i responsabili di questa guerra- suggerì Alex, scuotendo la testa.

-Dubito fortemente che mi ascolterebbero, e non so assolutamente nulla di Valkrest. E poi… io qui ho comunque le mie priorità- ammise Leo, portandosi una mano tra i capelli, a disagio.

Stavano entrando in un terreno pericoloso.

-Del tipo?- chiese infatti Alex, squadrandolo con attenzione.

Leo sospirò.

-Te…- ammise poi, in un sussurro, guardandola con tristezza.

Alex lo fissò qualche istante, senza sapere cosa dire.

-Io non… non ho bisogno della protezione di una spia!- obiettò, offesa.

E Leo esitò qualche secondo prima di ribattere.

-…oggi ne avevi bisogno- annunciò, a voce bassa, senza guardarla negli occhi.

-Avevo la situazione sotto controllo- si difese Alex, decisa, ma con voce leggermente tremante.

Leo dovette dare sfogo a tutta la sua forza di volontà per pronunciare la seguente frase.

-Saresti morta- 

Due parole.

Che pesarono quanto un macigno.

Alex scosse appena la testa.

-No… no, ce l’avrei fatta a sconfiggerlo, anche senza il muro di ghiaccio- affermò, con sicurezza.

-Sarebbe successo prima. Quando eri distratta alla vista di Gideon, la guardia alle spalle stava per colpirti, ma io ho attirato la tua attenzione, facendoti rendere conto che si era alzato. Ti avrebbe colpito cogliendoti di sorpresa, e in due colpi ti avrebbe finito. Il sangue sarebbe andato contro Gideon, che sarebbe indietreggiato e sarebbe stato colpito da una guardia di Jediah. Sareste morti entrambi- Leo raccontò la Storia come l’aveva letta, ripensando a ciò che aveva visto, a ciò che stava effettivamente per succedere.

Era stato così vicino… troppo vicino.

Che si fossero salvati entrambi era stato un miracolo.

-Non è… non possiamo saperlo- Alex non voleva credere a ciò che Leo le stava dicendo, e lui non la biasimava.

Neanche Leo aveva voluto crederci.

E aveva sperato che non sarebbe successo.

Ma la guerra era reale, la Storia era accurata.

L’aveva visto con i suoi occhi.

E l’aveva impedito per un pelo.

-Io lo so. L’ho letto. E non… non potevo permetterlo, Alex- le lacrime iniziarono a rigare le guance di Leo, che cominciò a singhiozzare, senza potersi più trattenere.

Il peso di ciò che era successo gli colpì le spalle tutto insieme, e le ginocchia gli cedettero, facendolo crollare a terra.

-Non posso permettere che altre persone muoiano, soprattutto persone che amo. È stato un incubo, ed è così ingiusto! E oggi ho quasi fallito. Che gli dei mi maledicano! Ho quasi fallito alla prima missione…- si rese conto della sua impotenza. Non era che un cuoco con qualche informazione, che aveva salvato la vita di due persone per pura fortuna.

Non poteva continuare ad andare a fortuna. Era una faccenda troppo importante.

Jahlee aveva ragione. Aveva bisogno di aiuto.

-Io non voglio essere un salvatore, Alex! Io non voglio avere questa responsabilità! Pensi che mi piaccia? Pensi che non preferirei essere a casa a cucinare per mia sorella e mia madre, senza avere le vite di centinaia di persone che dipendono da me? Pensi che sia piacevole vivere in mezzo a persone che hai amato per due mesi, e che non si ricordano di te, anzi, pensano che tu voglia fare loro del male?! È orribile, Alex! E tu mi stai guardando come se fossi un folle, quando sette mesi fa mi abbracciavi con forza e mi dicevi che la camera sarebbe stata vuota, senza di me, e io ti rispondevo che almeno adesso avresti avuto due coperte, e ti chiedevo di rubare anche il cuscino e il materasso a Lionel e Prankit…- ormai Leo non cercava più di convincerla, non cercava più di informarla, e non cercava più di ottenere il suo favore.

Quello era l’ultimo momento per crollare, ma Leo crollò, e iniziò a sfogare tutta la frustrazione che si portava dietro da giorni, se non addirittura da mesi.

Dall’inizio di quella folle avventura che gli aveva portato le più grandi emozioni della sua vita, sia positive che negative.

-Non posso fare promesse…- sussurrò Alex, a voce così bassa che Leo a malapena la sentì.

-Esatto, era così che mi avevi risposto- osservò Leo, indicandola e annuendo appena, mentre si asciugava le lacrime che però uscivano troppo copiose per essere asciugate del tutto.

Poi si rese conto esattamente di ciò che la cavaliera aveva appena detto, e alzò di scatto la testa verso di lei, sorpreso.

Alex si stava tenendo la testa tra le mani, e sembrava dolorante.

-Alex!- Leo dimenticò il suo crollo emotivo, e si affrettò verso la cavaliera, per assicurarsi che stesse bene.

Non fece in tempo a toccarle una spalla, che Alex lo spinse via, riprese la spada, e gliela puntò al collo con più sicurezza.

-Cosa… cosa mi hai… chi… per tutti gli dei!- iniziò a borbottare, con un filo di voce, e il sudore che le scendeva copioso.

Sembrava come se il suo corpo stesse vivendo una profonda battaglia interiore.

Leo rifletté su cosa aveva causato quella reazione, e si rese conto che era la prima volta che aveva citato un evento specifico capitato insieme a lei.

Era un tentativo disperato, ma meglio di niente.

-Quando ho scoperto che eri una donna stavi facendo un bagno nel lago della foresta vicina al castello. Io stavo scappando da Lionel ed ero in ritardo per l’ora del tè, ma alla fine sono arrivato in tempo grazie alle tue indicazioni. Mi hai chiesto se potevi assaggiare uno dei miei dolci….- iniziò a ricapitolare alcuni eventi salienti della loro amicizia, sperando di ottenere qualche risultato.

Alex scosse violentemente la testa, ancora più dolorante.

-S_smettila…- provò a lamentarsi.

Leo volevo smetterla, per non farla soffrire, ma sentiva di dover continuare.

-La prima volta che sono quasi morto tu sei salita a controllare, nella casetta sull’albero della principessa. C’era appena stato un attacco dei ribelli antimonarchici, un ribelle mi ha accoltellato, ma ero completamente illeso, e mi hai chiesto se ero sicuro…-

-…di essere stato colpito?- concluse Alex, in un mormorio. Lasciò andare la spada, per prendere la testa con entrambe le mani.

-Sì! Mi hai consigliato di non provocare Lionel per non farmi sprecare una vita, mi hai prestato la tua giacca quando siamo usciti da palazzo per andare a fare rifornimento. Mi hai aiutato quando Gideon e sua sorella hanno tentato di rubarmi dei soldi, ma hai offerto a me la scelta di aiutarli o catturarli. Mi hai protetto dal principe Victor quando ha iniziato ad assillarmi, anche se sei stata perfettamente professionale mentre lo facevi- Leo continuò, avvicinandosi all’amica sperando che le sue parole potessero in qualche modo abbattere il muro intorno ai suoi ricordi, facendoli riaffiorare, almeno in parte.

Se Alex avesse ricordato anche solo la sua identità… 

-Io non…- Alex era finita in ginocchio, e non aveva più forze per opporsi.

Leo si inginocchiò davanti a lei.

-Quando sono stato avvelenato mi hai tenuto d’occhio per giorni per assicurarti che stessi bene, mi hai accompagnato ovunque pur rispettando la mia indipendenza, e mi hai perdonato anche quando ho rotto la tua fiducia approfittando di tale indipendenza per scappare e intrufolarmi nella missione per salvare la semidea Yu dai ribelli antimonarchici. Mi sei sempre stata accanto, Alex…- cercò il suo sguardo, e finalmente Alex sollevò la testa, e lo guardò.

Come se non lo vedesse del tutto, come se stesse cercando di metterlo a fuoco.

-Cuoco…- sussurrò.

-Sono io, Alex! Sono Leo, Leonardo il cuoco!- si indicò, sorridendo, e sistemando i capelli per farli sembrare più corti.

-Leonardo… Leo…- la voce di Alex era persa, si teneva ancora la testa tra le mani. Poi sgranò gli occhi, e inspirò bruscamente, sconvolta -…Leo!- esclamò, e gettò le braccia al collo del ragazzo, rischiando di farlo cadere a terra.

-Alex…?- Leo non sapeva se fosse un tentativo di omicidio, o se si fosse davvero ricordata di lui, perché la seconda ipotesi era troppo bella per essere vera.

-Leo! Sei tornato! Per tutti gli dei! Sei tornato! Sei tu! Sei…- Alex iniziò a straparlare, sconvolta, poi separò l’abbraccio, e tornò a guardare Leo.

-…sei ricercato in tutto il regno! Come… oh dei… come la risolviamo questa cosa, adesso?- si riprese la testa tra le mani, questa volta esasperata, e si guardò intorno leggermente disorientata, come se si fosse appena svegliata da un sogno.

-Eh… è un’ottima domanda… non ne ho idea- ammise Leo, che francamente non credeva che avrebbe effettivamente convinto Alex a stare dalla sua parte, e si era già preparato ad essere catturato, interrogato e forse anche torturato.

-Meglio andare alla locanda prima che quei bambini ti rubino tutti i soldi- lo incoraggiò Alex, alzandosi in piedi, rinfoderando la spada, e sollevando la mano verso di lui per aiutarlo ad alzarsi a sua volta.

-Piccola domanda per essere sicuri… il tempo è scaduto, quindi… non mi catturerai, giusto?- chiese Leo, indicando il timer concluso.

Alex scosse la testa.

-Non potrei mai farlo… finiresti davvero nei guai… dei, sei incredibile!- borbottò la cavaliera, e non era assolutamente un complimento.

Ma Leo non era mai stato così sereno da quando aveva trovato i libri nella scrivania di Giada.

Con Alex al suo fianco, avrebbe potuto fare qualsiasi cosa!

Chissà, magari sarebbe anche riuscito ad entrare a palazzo.

 

Due giorni dopo, Leo era davanti all’ufficio di Daryan, scortato da Alex, e negli ultimi panni che si sarebbe aspettato di indossare.

Una volta tornato alla locanda erano successe parecchie cose, ma il sunto era che Leo si era ufficialmente alleato con Alex e i sette orfani, aveva anche finalmente avuto il coraggio di contattare Noella, che si era detta dalla sua parte al 100% e gli aveva fatto tirare un sospiro di sollievo, e poi aveva finalmente visto bene il manifesto che lo indicava come ricercato in tutto il regno per ottenere informazioni. Non era particolarmente accurato, ma i capelli rossi lo tradivano, in quanto super rari a Jediah.

E lì Daisy aveva suggerito di indossare una parrucca.

E l’unica parrucca disponibile che il gruppo aveva trovato era stata una parrucca dai lunghi capelli ricci, neri e stopposi.

E Jack aveva chiesto a Leo se era sicuro di non essere una ragazza.

E a Leo era venuta l’idea del secolo per infiltrarsi a palazzo.

Che Alex gli aveva super bocciato.

Ma poi Leo aveva fatto notare l’ipocrisia, Alex si era sentita punta sul vivo, e alla fine aveva acconsentito ad aiutarlo, anche se non credeva nel piano.

L’aiuto di Alex era fondamentale se Leo voleva avere anche una minima percentuale di probabilità di riuscita.

E grazie ad Alex, anche i successivi passi furono semplici.

Gli era bastato indossare bene la parrucca e sistemarla al meglio (gli era stato facile, dato che lui e Giada avevano fatto numerosi cosplay alle fiere e di parrucche ne erano passate molte tra le loro mani), trovare degli occhiali con lenti finte per celare meglio il volto, truccarsi leggermente per cambiare appena i tratti del viso, indossare un lungo vestito da cameriera, e inventare una solida backstory da condividere con Alex e gli orfani prima di essere tutti trasportati a palazzo.

E ora Alex era nell’ufficio del principe e rivelare tale backstory, e ad usare la sua inaffondabile credibilità e lealtà per convincere Daryan ad assumere Leo come cuoca del palazzo.

Sì, cuoca.

Se tutti confondevano Leo per donna, poteva sempre usarlo da suo favore.

Ed entrare dicendosi un uomo che sapeva cucinare avrebbe sollevato troppe domande e sospetti, come era avvenuto la prima volta.

Ergo… si introduce… Leah!

…Leo era bravo a ricordare nomi, non ad inventarseli.

E al momento era fuori in attesa di essere ricevuto singolarmente, e si sistemava lo scomodo corpetto… o corsetto… Leo non ne conosceva la differenza, sapeva solo che era fastidioso, ma necessario.

Personalmente non si vedeva particolarmente femminile, ma i suoi otto compagni di viaggio e alleati avevano confermato che fosse molto credibile in vesti femminili, quindi si fidava del loro giudizio.

Persino gli dei avevano approvato il cambio di look, anche se non si erano espressi sul piano.

A prescindere da come sarebbe andato, comunque, Leo era felice di essere lì. Perché avrebbe potuto parlare con Daryan.

…il suo Daryan.

Lui e Opal erano state le persone che gli erano mancate di più, ma mentre con la principessa Leo si era lasciato piuttosto bene, rimpiangeva il modo in cui aveva dovuto salutare Daryan, e non sapeva se essere felice o deluso che il principe non ricordasse nulla. Perché da un lato, almeno era certo che non avesse sofferto troppo, dall’altro… Leo avrebbe voluto in tutti i modi poter riprendere da dove si erano lasciati, risolvere le cose e… chissà… Leo stava cercando di cambiare la Storia, in ogni caso, cambiare la relazione di un principe non era gran cosa rispetto ad un’intera guerra.

Mentre era intento ad avere pensieri poco etero ed estremamente inappropriati nei confronti di un principe che avrebbe dovuto convincere con professionalità e che non vedeva da mesi, Alex uscì dalla stanza, e incoraggiò Leo ad entrare subito, con espressione parecchio seria. Leo si assicurò che la parrucca fosse a posto, ed entrò nell’ufficio del principe Daryan con il cuore che batteva all’impazzata. Era stato in quell’ufficio un sacco di volte, e fu immediatamente una vista familiare.

Era stato teatro di molti importanti avvenimenti positivi… e negativi. E l’ultima volta che ci aveva messo piede, era stato per annunciare a Daryan che sarebbe andato via, e che si dovevano lasciare. Non che fossero mai stati ufficialmente insieme.

Il cuore di Leo aumentò l’intensità del suo battito, e il suo stomaco andò in subbuglio al ricordo.

Ma quelle confuse e intense emozioni erano apatia in confronto a ciò che Leo provò quando il suo sguardo si posò su Daryan, seduto alla scrivania ed intento a scrivere qualcosa. 

Perché quello davanti ai suoi occhi non era il suo Daryan.

Quella era la brutta copia, il fantasma, un guscio dell’uomo che Leo amava.

Barba e capelli gli erano cresciuti, ed erano disordinati. Indossava un abito molto leggero composto solo da pantaloni e una camicia di seta nonostante il  freddo, e la camicia era anche abbottonata male. Le sue occhiaie erano così profonde che quasi gli raggiungevano la bocca, e gli occhi sopra di esse erano spenti, vuoti e stanchi.

Ma la parte peggiore era il suo viso, e il suo corpo. Le guance scavate, le dita ossute e sottili. Le clavicole spuntavano così tanto che sembravano coltelli.

Daryan era dimagrito esponenzialmente negli ultimi sette mesi. E Leo non poteva sopportare questa visione.

Distolse lo sguardo e lo fissò sulla libreria, cercando di distrarsi. I libri erano molti meno di prima, forse perché la maggior parte erano impilati sulla scrivania: tutti volumi sulla Storia, strategie e politica. Il principe ce la stava mettendo tutta per affrontare al meglio quella guerra.

L’istinto di Leo gli stava urlando di fiondarsi su Daryan e abbracciarlo forte promettendogli che sarebbe andato tutto bene. Ma riuscì a trattenersi, e attese che Daryan gli rivolgesse la parola per primo.

Cosa che accadde dopo pochi secondi , che a Leo, con i nervi a fior di pelle, sembrarono anni interi.

-Buon pomeriggio. Alex mi ha informato delle tue circostanze nel borgo di Tormalina e del tuo coraggio nel salvarle la vita. Mi ha detto che vorresti un lavoro in cucina, signorina…- cominciò il discorso, dopo aver posato la penna in un angolo e aver alzato lo sguardo verso Leo, che incrociò i suoi occhi solo un istante prima di distogliere nuovamente il proprio, troppo provato dalla visione.

Daryan aveva completamente abbandonato i convenevoli, quindi Leo decise di fare altrettanto e andare dritto al punto.

-…Leah, mi chiamo Leah, vostra maestà- si presentò con un inchino, cercando di non pensare troppo al fatto che anche Daryan, il suo Daryan, l’avesse dimenticato. Doveva farci i conti, non poteva rischiare di finire arrestato tentando di fargli ricordare tutto come aveva fatto per Alex. Non ne sapeva abbastanza da provarci.

-È un onore per me aver ricevuto un colloquio e fare la sua conoscenza- aggiunse poi, sperando che la sua voce femminile non avesse tremato troppo.

Ci furono alcuni secondi di silenzio.

Leo iniziò a temere di essere stato scoperto in quanto uomo e spia ricercata e che Daryan l’avrebbe fatto arrestare seduta stante insieme ad Alex per tradimento.

Poi sollevò appena lo sguardo, e notò gli occhi di Daryan. Il principe lo fissava con una certa confusione, ma non con sospetto. Leo era stato sospettato troppo da Daryan, ormai sapeva riconoscere bene quella emozione nel suo sguardo.

Dopo qualche istante intenti a fissarsi, questa volta fu Daryan a distogliere gli occhi per primo, portandosi una mano alla testa e iniziando a massaggiarsi la tempia.

-Abbiamo stabilito dei rifugi per persone sfollate dove sarà provveduto vitto e alloggio fino alla ricostruzione delle loro case e villaggi. Suggerisco candidamente a te e ai tuoi fratelli di stabilirvi in uno di quei rifugi. Posso organizzare un passaggio sicuro- Daryan rifiutò la richiesta di Leo, e gli fece cenno di congedo, in tono professionale. Tornò poi ai suoi documenti come se niente fosse.

…sul serio?

Tutto qui?

Leo aveva organizzato tutto quel casino per niente?!

-Principe Daryan… non ci sono posti disponibili nella cucina del palazzo?- Leo cercò di insistere, cercando di non risultare sgarbato.

Daryan gli lanciò un’occhiata irritata.

-Non abbiamo necessità di nuove cuoche a palazzo, se vuoi renderti utile ti consiglio di andare nei rifugi. Ora ti prego di andare. Ho cose più importanti a cui pensare che trovare lavoro ad una cuoca- provò nuovamente a congedarlo, ma Leo non era tipo che rinunciava al primo intoppo.

E non era neanche bravo a mantenere la compostezza troppo a lungo.

Ricordiamo sempre che uno dei suoi doni più grandi era scavarsi la fossa da solo e parlare sempre a sproposito.

-Con tutto il dovuto rispetto, principe Daryan, ma non mi sembra che la cucina stia facendo un gran lavoro- si lasciò sfuggire, indicandolo.

Daryan si alzò in piedi.

-Come, prego?- sfidò Leo a ripetersi, offeso, e già pronto probabilmente a chiamare Chevel e a farlo sbattere fuori.

-Non voglio mancarle di rispetto, ma il popolo ha bisogno di un sovrano forte e in salute, ed è chiaro che lei non mangia abbastanza. Forse serve una nuova cuoca!- Leo però non si sarebbe fatto intimidire. Se doveva andarsene, almeno prima avrebbe detto ciò che pensava.

-Chi ti credi di essere per venirmi a dire come devo nutrirmi?! Il popolo sarà felice di sapere che investo le mie risorse per esso!- si difese Daryan, cercando di coprire al meglio i lati scoperti e scheletrici del suo corpo.

-E se le dicessi che posso sfruttare avanzi e scarti per creare ottimi piatti, mi lascerebbe lavorare?- Leo provò a vendersi meglio.

-A maggior ragione un talento come il tuo è più utile al rifugio!- obiettò Daryan, ovvio.

In effetti non aveva tutti i torti. Leo non sapeva bene come obiettare, e il principe accennò un sorrisino vittorioso nel vederlo in difficoltà.

Leo si disse che doveva tentare il tutto per tutto.

-Spero che almeno sua sorella mangi abbastanza- invocò Opal, consapevole che fosse il punto debole di Dayan. E anche un’arma a doppio taglio, perché nominarla avrebbe potuto insospettire il principe. Ma a Leo non restavano molte frecce al suo arco.

-Che intendi dire con questo?!- Daryan gli si avvicinò, effettivamente sospettoso, ma Leo sostenne il suo sguardo, senza nulla da nascondere o da temere.

-Dico solo che è ancora una ragazza, e ha bisogno di cibo ben cucinato. Ho anche io fratelli più piccoli, e voglio solo il bene per loro. Se lavorassi a palazzo userei il minimo per dare il massimo, e la principessa ne gioverebbe, ne sono sicura- spiegò il suo punto di vista, determinato.

Daryan lo fissò per qualche secondo, poi si portò nuovamente la mano alla testa, e diede le spalle a Leo, tornando dietro la scrivania.

C’erano due possibilità: o Leo aveva vinto la battaglia mentale, o Daryan si era stancato di giocare.

-Esci fuori e fa rientrare Alex- ordinò a Leo, con voce fredda e senza guardarlo.

-Se ho parlato a sproposito, punisca me, non Alex- Leo iniziò a temere che avrebbe potuto trascinare l’amica a fondo con lui. Non se lo sarebbe mai perdonato.

-Esci immediatamente fuori di qui e fai rientrare Alex- ripeté il principe, più categorico.

Leo decise che fosse il momento di fare un passo indietro, e dopo un breve inchino, che il principe non guardò nemmeno, uscì dalla stanza.

-Che Jahlee la protegga, principe Daryan- disse come ultima cosa.

-Dubito che gli dei proteggano ancora qualcuno- gli sembrò di sentirlo borbottare, prima che Leo si chiudesse la porta alle spalle.

-Allora?- chiese Alex, preoccupata, appena lui iniziò ad avvicinarsi.

-È così deperito! Da quanto tempo non mangia un pasto decente?!- commentò Leo, sfogando liberamente la sua preoccupazione ora che era lontano dalla portata d’orecchie del principe.

-Mi riferivo al posto di lavoro!- Alex lo incoraggiò a fare ordine tra le priorità.

-Oh… sì! Mi sa che ho fatto un casino! Vuole parlare di nuovo con te!- Leo la informò, e Alex si precipitò all’interno. 

Leo rimase da solo, e non aveva la minima idea di cosa sarebbe successo di lì a poco, ma sperava che almeno Alex non avrebbe ricevuto conseguenze.

Mentre attendeva, iniziò a guardarsi intorno, e si sistemò meglio i capelli, gli occhiali e il vestito.

Gli era sempre piaciuto travestirsi, ma fingersi una donna così a lungo era davvero strano. Chissà come faceva Alex ogni giorno.

Mentre rifletteva sulla vita, e sulla sua futura morte, una figura trafelata attirò la sua attenzione.

In un primo momento Leo neanche la riconobbe.

I capelli lunghi erano un groviglio disordinato, non portava gli occhiali, le occhiaie facevano a gara con quelle di Daryan, e anche i vestiti erano estremamente semplici, e non valorizzavano affatto il su fisico snello e in forma.

Poi la figura, nella fretta di raggiungere l’ufficio, inciampò sui propri passi, e cadde a terra, facendo volare in aria tutti i documenti che aveva in mano.

-Oh, accidenti!- esclamò, seccato. E Leo riconobbe immediatamente la sua voce.

-Persian?!- esclamò, incredulo, senza riuscire a trattenersi.

-Come?!- Persian alzò lo sguardo verso Leo, allertato, notandolo solo in quel momento.

Leo si rese conto che sarebbe apparso decisamente sospetto se avesse dimostrato di conoscere i membri dello staff del castello, così si affrettò a correggersi.

-Persi, ah! Tutti i fogli sono andati persi. Aspetti, la aiuto- si piegò per assistere il suo vecchio amico e insegnante di etichetta con i suoi documenti.

-Scusi, ma lei chi è?- chiese tale insegnante, fissando Leo sorpreso e bloccato sul posto.

-Mi chiamo Leah, e sono un’aspirante cuoca qui a palazzo. Lei?- Leo sorrise, amichevole, ancora intento a recuperare i fogli, ma concentrato principalmente su Persian.

-Persian Lavoie… bibliotecario…- rispose lui, continuando a squadrare Leo.

-Persian? Wow, che coincidenza- Leo continuò a fare il finto tonto, ma allo stesso tempo iniziò a riflettere.

Perché Persian lo fissava con tale attenzione? Che si stesse inconsciamente ricordando di lui, come avvenuto per Alex?

Leo fu quasi in procinto di tastare le acque, ma poi notò uno dei fogli che aveva appena recuperato: un manifesto con il suo viso disegnato sopra.

E il ritratto era piuttosto fedele, molto più di quello che Leo aveva intravisto al villaggio che aveva salvato.

Che fosse la versione dettagliata?

Oh dei! 

Che Persian l’avesse sì riconosciuto, ma come fuggitivo?!

Leo coprì il foglio incriminante con un altro foglio, e, senza perdere il sorriso, porse tutto a Persian, che prese i documenti distrattamente, continuando a fissare il cuoco.

-Il cavaliere Alex è a colloquio con il principe Daryan- Leo informò il bibliotecario, indicando la porta dell’ufficio e sistemandosi gli occhiali sul viso.

Se funzionavano per Clark Kent, perché non potevano funzionare anche per lui?!

E poi Persian non stava portando neanche i propri, di occhiali, non poteva riconoscerlo da un disegno, per quanto ben fatto!

-G_grazie- borbottò Persian, smettendo finalmente di guardare Leo (evvai, il potere degli occhiali aveva funzionato) e iniziando a sistemare i documenti. Sembrava parecchio a disagio, pure per i suoi standard.

Prima che Leo potesse continuare la conversazione, scavandosi maggiormente la fossa come suo solito perché era ovvio che l’avrebbe fatto, la porta dell’ufficio si aprì, e Alex uscì, con espressione indefinibile.

Persian si precipitò all’interno senza salutare nessuno, e Alex lo guardò solo un secondo, sorpresa.

Poi si guardò intorno, per assicurarsi che non ci fosse altra gente in giro. Infine si rivolse a Leo.

-Sei su un filo sottile, Leo, e se succede qualcosa e scoprono che ci sei di mezzo tu, finiamo male entrambi- cominciò.

-Ma…?- Leo la incoraggiò a continuare, sperando che quella fosse solo la premessa negativa per una buona notizia.

-Ma ti da la possibilità di fare il colloquio con Mildred per entrare a far parte dello staff- Alex annunciò e confermò il “ma”.

-Awww, la dolce e cara Mildred. Mi era mancata! Sarà facile!- Leo sorrise, rasserenato e ottimista.

-Non cantare vittoria troppo presto, Leo. Dopo la delusione Julina, Mildred è diventata estremamente selettiva riguardo le cuoche- lo mise in guardia.

Leo la guardò.

Alex lo guardò di rimando.

Si fissarono qualche secondo.

-Okay, va bene, sarà una passeggiata per te, ma attento al comportamento, d’accordo?- alla fine Alex si arrese, e ammise ciò che era la pura verità.

Non che Leo fosse pieno di sé e privo di modestia, ma conosceva quella cucina come il palmo della sua mano, aveva esperienza sia come cuoco che come collega di Mildred, e aveva passato i precedenti sette mesi a migliorarsi ulteriormente, quindi, per quanto riguardava la prova tecnica, non aveva niente da temere.

Anche se, effettivamente, il suo comportamento avrebbe potuto rivelarsi un problema.

Doveva giocarsela bene, con Mildred.

 

-Assunta!- tuonò Mildred con voce decisa e piena di approvazione.

Leo era sconvolto. Non si aspettava minimamente un risultato così positivo dopo la disastrosa prova comportamentale.

Aveva superato bene la prova di cucina, sotto lo sguardo pieno di giudizio e sospetto della capocuoca, ma poi Mildred era uscita per fare chissà cosa, Anna era entrata per controllarlo e per preparare qualcosa per la principessa, ed era sembrata così triste e abbattuta che a Leo era venuto spontaneo provare a tirarla su con una battuta.

Le cose erano degenerate, Mildred non tornava, e Anna e Leo erano finiti in qualche modo a giocare a tennis con le padelle e noccioli dei frutti. Leo non aveva idea di come fosse successo, lo può giurare. Era successo e basta. 

E quando Mildred era tornata, aveva beccato il nocciolo in piena faccia e Anna nel mezzo di una risata sguaiata.

Poi l’atmosfera si era fatta di ghiaccio (Leo non c’entrava nulla con la cosa), Leo aveva iniziato a snocciolare (è il caso di dirlo) scuse e giustificazioni a manetta mentre Anna era rimasta in un angolo mortificata e a testa bassa.

E dopo aver controllato le padelle e buttato il nocciolo, Mildred aveva annunciato la sua decisione assurda e incomprensibile: 

-Assunta!-

Che aveva lasciato sia Leo che Anna completamente senza parole.

-Davvero?!- Anna fu la prima a riprendersi, e aveva guardato Mildred con occhi brillanti.

-È sicura?- Leo era molto meno convinto. Personalmente non si sarebbe assunto dopo una cosa del genere e non riusciva a capire perché Mildred invece volesse farlo.

-La tua cucina era impeccabile, e gli dei solo sanno quanto abbiamo bisogno di un sorriso qui in cucina, di questi tempi- Mildred gli sorrise incoraggiante, e gli diede una poderosa pacca sulla spalla -Alla fine non hai sprecato il cibo, ed è questo l’importante-.

-So bene l’importanza del cibo, non lo sprecherei mai con leggerezza- annuì Leo, facendo allargare il sorriso della capocuoca.

-Allora è deciso. Benvenuta nella squadra, Leah. Sarai in stanza con Anna, Mary, Jane e Dotty. Purtroppo si sta un po’ stretti, ma il palazzo è in massima sicurezza. Anna, illustra la stanza, gli orari, e spiega le procedure- Mildred diede l’ordine alla sottoposta di prendersi cura di Leo, e lei eseguì con entusiasmo.

-Certo, Mildred! Vieni, Leah, c’è tanto da mostrare!- lo prese per un braccio e iniziò a trascinarlo fuori.

Gli fece fare il giro dei posti più importanti del palazzo, illustrò le procedure di emergenza, e fondamentalmente ripetè cose che Leo già sapeva, ma che finse di sentire per la prima volta.

E sicuramente la sua recita di persona super affascinata dal palazzo riuscì anche piuttosto bene, perché ogni stanza gli riportava alla mente un sacco di ricordi, e Leo le osservava tutte con lo stupore di un bambino che vede la neve per la prima volta.

-Sai… sei stata davvero carina a cercare di risollevarmi il morale, prima…- ad un certo punto, Anna interruppe le spiegazioni, e il suo tono si fece più timido.

-Oh, figurati! Sono tempi duri, e una risata può fare molto- Leo alzò le spalle, come se non fosse niente di ché.

-Ah, volevo dirti… per cucinare Mildred pretende che i capelli lunghi vengano legati. Sai, per evitare spiacevoli incidenti igienici… se vuoi posso aiutarti. Adoro acconciare i capelli, e sono esperta di trecce- si offrì Anna, sfiorando un ricciolo di Leo.

-Awww, che carina che sei, ma non preoccuparti, penso che farò una coda bassa. I miei capelli sono un po’ una mia debolezza, non mi piace che vengano toccati- Leo sistemò la parrucca. L’aveva agganciata bene, ma non si poteva mai sapere.

Anna si affrettò a ritirare la mani.

-Oh, scusa!- si allontanò appena, mortificata.

-Non preoccuparti, è solo una mia stranezza, ma grazie davvero tanto per l’offerta. Si vede che sei davvero abilissima a sistemare i capelli, le tue trecce sono perfette- la complimentò Leo, per rassicurarla. 

Era vero che Anna era brava. Lo aveva anche aiutato la notte del ballo per il compleanno della principessa, quando Leo aveva chiesto del gel per tirarsi un po’ indietro i capelli e avere l’aria più nobile.

Era anche stato il giorno in cui Anna…

-Oh, beh… se hai bisogno di qualsiasi cosa… insomma… puoi sempre chiedermi, Leah- si mise a disposizione, arrossendo appena e giocherellando con una delle sue trecce. Aveva un sorriso piuttosto ampio e imbarazzato.

Leo era così concentrato sull’essere tornato a palazzo che si era completamente dimenticato che Anna aveva avuto una cotta per lui, e che in quel mondo la maggior parte della popolazione era bisessuale.

E se Anna si stava prendendo nuovamente una cotta per lui, anche nella sua versione femminile, sarebbe stato un be problema.

…era successo molto più in fretta, questa volta.

No, dai, magari era solo amichevole.

-Ti accompagno in camera! Le nostre compagne di stanza sono fantastiche, ti piaceranno di certo. Anche se spero che io sarò la tua preferita, ahah- Anna lo prese sottobraccio, e gli fece un occhiolino, prima di iniziare a trascinarlo verso la zona delle camerate delle cameriere e cuoche.

…no, okay, probabilmente non era solo amichevole.

Leo avrebbe dovuto mettere in fretta le cose in chiaro e spiegare che purtroppo era gay… o meglio… etero… insomma… gli piacevano solo gli uomini!

Un uomo in particolare, in quel momento…

Un uomo che, purtroppo, non si ricordava minimamente di lui.

Chissà di che avevano parlato, lui e Persian, nell’ufficio, dopo che Leo se n’era andato.

 

Ora, in circostanze normali, non dovreste sapere il punto di vista di un’altra persona oltre a Leo, ma solo oggi, in esclusiva mondiale, potrete osservare una scena che neanche gli dei avevano osservato.

Perché, a scapito di quanto si possa credere, gli dei non erano onniscienti.

Certo, potevano osservare tutto ciò che volevano, soprattutto Laasya, ma raramente davano attenzione a tutto, soprattutto se gli umani non li interpellavano in prima persona.

E nel momento in cui Persian entrò nell’ufficio di Daryan, quasi tutti gli dei avevano i cavoli loro a cui pensare, e nessuno osservò la loro conversazione.

Soprattutto Noella e Jahlee, che erano troppo concentrati su Leo per badare ad altro.

Perché ve lo sto dicendo? Aspettare la fine di questo capitolo.

Tornando a noi, quando Persian entrò nell’ufficio del principe Daryan, era ancora piuttosto distratto dall’incontro appena avuto, ma sapeva di non aver tempo da perdere.

Anche Daryan era piuttosto distratto dall’incontro avuto con quella aspirante cuoca che si era permessa di criticarlo senza peli sulla lingua… e il cui comportamento gli aveva provocato una sensazione di leggerezza che non credeva avrebbe mai più provato. Non sapeva perché avesse acconsentito alla sua richiesta, e in parte se ne pentiva, ma non aveva il tempo di pensarci troppo, e vista la severità di Mildred, probabilmente sarebbe presto stata mandata nel rifugio più vicino dove anche i suoi fratelli erano sistemati.

-Percy, c’è l’abitudine di bussare, prima di entrare nell’ufficio di un principe- Daryan rimproverò il bibliotecario, stancamente, e non particolarmente irritato. Non aveva le energie per irritarsi davvero.

-Oh? Oh! Mi scusi, principe Daryan! Ma ho delle novità circa il ricercato- riprendendosi del tutto dallo strano incontro appena avuto, Persian posò i fogli e iniziò a cercare quello più importante.

-Il folle che ha attaccato il palazzo qualche giorno fa con una stupida storia e ha creato un muro di ghiaccio per scappare con un artefatto ancora non identificato?- chiese Daryan per sicurezza, strofinandosi gli occhi stanchi.

Da quanto non dormiva? Due giorni? Tre?

Aveva così tante cose a cui pensare, dormire non era compreso.

Ma per tutti gli dei, gli mancava coricarsi, chiudere gli occhi, e non riaprirli per qualche ora.

Solo che non riposava neanche quando dormiva, era sempre tormentato dagli incubi.

Sulla guerra, sulla sua famiglia, sui suoi traumi, su… su… su…

Su chi, esattamente?

Ogni volta che Daryan cercava di pensarci, gli veniva una forte fitta alla testa.

Forse era il sonno, sicuramente.

Che altro poteva essere?

-Esattamente, principe Daryan, abbiamo sparso i manifesti per tutto il regno, e alcuni cavalieri di ritorno dal borgo di Tormalina hanno detto di averlo visto, ma che è scappato allo stesso modo che aveva fatto a palazzo. Sembra particolarmente informato sui piani di Valkrest, e dice di essere dalla nostra parte, ma dopo quanto successo con Julina teniamo tutti la guardia molto alta- spiegò Persian, così in fretta che Daryan capì due parole su tre di tutto il discorso. Continuava ad armeggiare tra i fogli.

E per fortuna (o sfortuna, dipende) il principe era troppo distratto per riflettere troppo sulle parole che sentiva, perché altrimenti non ci sarebbe voluto molto per mettere insieme i pezzi, rendersi conto che Tormalina era collegata alle due persone più strane di cui aveva sentito parlare nell’ultima settimana, collegare tale persone tra loro, e sgamare in pieno Leo.

Ma questo collegamento non fu fatto.

-Okay… novità che possono essere utili per il futuro della guerra?- Daryan lo incoraggiò ad andare al punto. Persian non poteva essere corso in tutta fretta nel suo ufficio solo per dei gossip.

-No, ma… ecco! Guardi!- Persian finalmente trovò il foglio che stava cercando: un manifesto da ricercato con l’immagine di Leo piena zeppa di dettagli.

Daryan la osservò per un istante, ma il mal di testa tornò più forte di prima, e fu costretto a distogliere lo sguardo.

-…avete aggiornato il manifesto?- chiese, notando quanto fosse ben fatto. Un po’ troppo ben fatto, considerando che la ricerca di quell’individuo misterioso era una faccenda tutt’altro che prioritaria, con una maledetta guerra in corso.

Le risorse dovevano essere utilizzate per il popolo e per la difesa, non per dei manifesti.

-No, non è opera nostra! Questo manifesto è stato messo ovunque a Valkrest, e, secondo alcune fonti, anche a Fring. Abbiamo fatto dei calcoli, e pare che abbiano iniziato a distribuirli dopo la battaglia di Tormalina. Guardi…- Persian indicò una parte del manifesto, e Daryan osò guardarlo abbastanza da notare il marchio ufficiale della famiglia Vasilev.

-Forse è una spia nemica che ha cambiato fazione- suppose Daryan, poco convinto -Ma non si può mai dire con il principe Victor, le sue manipolazioni sono sempre imprevedibili. Potrebbe essere tutto un trucco per farci abbassare la guardia e farci credere che è davvero dalla nostra parte quando non è così-

-Onestamente non so che pensare, ma c’è una cosa che non mi torna nel manifesto… insomma, il fatto che i dettagli siano così specifici significa che a Valkrest conoscono molto bene questa persona, quindi è normale supporre sia una spia, o comunque un membro della corte. Non possiamo sapere se è ancora dalla loro parte o no, ma una cosa che davvero mi sorprende, conoscendo Valkrest, è che nel manifesto non c’è scritto “Vivo o Morto”, come in tutti i loro vecchi manifesti per criminali…- Persian tirò fuori altri fogli, molto più vecchi, che recitavano tutti la stessa frase, con ricompense diverse.

-…invece nel manifesto di questo tipo, c’è scritto solo “Vivo”, in una scrittura molto più grande, e cerchiata. Considerando i racconti di Sir Podbart riguardo all’apparente suicidio con luce viola del ricercato, è possibile che non possa morire e che Valkrest lo sappia, ergo il “vivo”, ma comunque è strano che abbiano specificato. E la ricompensa è molto più alta di quanto le casse di Valkrest possano permettersi al momento. Offrono addirittura delle pietre fenice a chiunque consegnerà il ricercato. Di questi tempi le pietre fenice hanno più valore dell’oro- Persian continuò il suo ragionamento, pensieroso.

Daryan lo stava seguendo solo in parte.

-Ci servirebbero delle pietre fenice- borbottò, pensando al carbone e alla legna che iniziavano a scarseggiare.

-Senz’altro, ma penso che il ricercato valga ancora di più- osservò Persian, osservando con più attenzione il manifesto.

-Persian, arriva dritto al punto… non hon tempo da perdere- Daryan lo incoraggiò ad affrettarsi, indicando i propri documenti.

-Certo, certo, mi scusi… quello che intendo è che… io penso… che dovremmo valutare l’idea di ascoltare ciò che il ricercato ha da dire, e cercare di arrivare a lui prima delle truppe di Valkrest- Persian spiegò la sua idea, con una certa incertezza.

Daryan lanciò un’altra occhiata al manifesto, e provò ad ignorare il mal di testa lancinante per osservarlo meglio.

-Vuoi rendere prioritaria la ricerca di questo viandante?- chiese, per assicurarsi di aver capito bene l’intento di Persian, che diventava pessimo nell’esprimersi quando era stanco anche lui e insicuro su cosa diceva.

-Sì, vostra maestà. Non so se dovremmo fidarci di lui, ma è molto meglio se non finisce nelle mani di Valkrest- annuì Persian.

Daryan non gli rispose, continuando a fissare il manifesto che finalmente stava riuscendo a guardare per bene.

Si perse soprattutto in quegli occhi color del mare, dipinti con un dettaglio incredibile, e che sembravano davvero familiari.

Terribilmente familiari…

-E se dovesse rivelarsi inutile, potremmo sempre rivenderlo a Valkrest per ottenere le pietre fenice come ricompensa- aggiunse Persian, cercando di convincerlo maggiormente.

-No!- Daryan si ritrovò a sbottare, d’istinto, senza capire perché.

-O_Okay, io stavo solo…- Persian sobbalzò vistosamente e fece un passo indietro.

Daryan si rese conto del suo strano comportamento, e scosse la testa, abbandonando di nuovo il manifesto, e massaggiandosi le tempie per cercare di alleviare il mal di testa. 

-Scusa, Percy… è una buona idea cercare di prenderlo prima di Valkrest. Implementa le ricerche, ma prova ad essere discreto, non vorrei che Valkrest facesse altrettanto nel rendersi conto del nostro interesse. E appena l’avrete catturato, portatelo direttamente da me- ordinò, spingendo i fogli verso Persian, che li compilò di nuovo in un certo ordine.

-Forse è meglio se lo interrogo io, o Sir Podbart. Non sappiamo niente sul suo potere, e non vorrei mai che lo usasse contro di lei- provò a suggerire Persian, lanciando un’occhiata preoccupata al principe.

-Forse, ma preferirei interrogarlo di persona. In tutta sicurezza, molto lontano, ma voglio davvero sentire cosa ha da dire. Da quanto ho sentito, la sua storia sembrava parecchio interessante- rifletté Daryan, deciso.

-Come desidera, principe Daryan. Informerò i cavalieri più fidati- Persian si inchinò rispettosamente, prese i fogli lasciati sulla scrivania, e uscì dalla stanza, lasciando Daryan da solo, con un forte mal di testa, un disperato bisogno di dormire, e un interesse particolare verso un ricercato estremamente familiare.

Beh, ora sappiamo che se Leo dovesse venire beccato, avrebbe occasione di raccontare tutta la storia a Daryan e magari fargli recuperare la memoria.

Speriamo che venga beccato in fretta!

 

Leo era quasi stato beccato quando la parrucca gli si era impigliata nella maniglia della porta della sua nuova camera, ma per fortuna tutte le cuoche si erano girate verso Anna e il cuoco era riuscito a sistemare i capelli in tempo prima che la loro attenzione virasse verso di lui.

Si era presentato a Mary e Jane con un inchino del terzo tipo, ma di Dotty ancora nessuna traccia, dato che stava lavorando. Anna poi si era assentata, ricordandosi che aveva un impegno con la principessa, e Leo era rimasto con le sue nuove coinquiline.

Che l’avevano calcolato poco e niente, dopo un benvenuto gentile ma alquanto distaccato.

Evidentemente erano piuttosto stanche.

E Leo aveva approfittato di essere ignorato per ritirarsi in bagno e fare il punto della situazione.

E al momento era seduto all’interno della vasca da bagno di fortuna vuota, e stava rileggendo gli appunti del suo taccuino.

Non riusciva del tutto a credere che il piano avesse funzionato, ma era felice di essere finalmente a palazzo e di avere una visuale migliore sulla situazione.

Ora doveva solo capire come rubare la carta da lettere del principe e mandare istruzioni ai cavalieri responsabili della protezione delle città senza essere beccato.

…non sarebbe stato facile.

Ma al momento c’era una cosa maggiore che premeva la mente di Leo.

Una domanda che si era fatto nel momento in cui Alex si era ricordata di lui, ma che non era ancora riuscito a porre agli dei, perché non aveva avuto il tempo di pensarci.

Adesso il tempo c’era, più o meno.

E comunque era una domanda piuttosto importante.

-Noella… Jahlee…- chiamò, sottovoce, sperando che almeno uno dei due dei si presentasse.

-Scusa Leo sono con Giada non posso parlare o si insospettisce ciao!- fu la velocissima risposta di Jahlee, che Leo si aspettava.

Noella comparve un secondo, sobbalzò, e scomparve.

-Noella?- chiese Leo, sorpreso dal suo comportamento inusuale. Si era pentita di aver preso le sue parti? Oh, dei! Sperava proprio di no!

-Oh, Leo… giusto… scusa, per un attimo non ti avevo riconosciuto e avevo paura di essere comparsa davanti alla persona sbagliata- spiegò Noella, ricomparendo dentro la vasca, al lato opposto al suo, e ridacchiando tra sé per il suo piccolo errore.

Leo roteò gli occhi, meno divertito, ma sollevato che Noella fosse ancora dalla sua parte.

-Ma ottimi travestimenti a parte… qual è il motivo della tua chiamata? Hai qualcosa da chiedermi? Se è solo per chiacchierare va benissimo comunque. È sempre un piacere parlare con te- Noella sorrise, e si mise più comoda, pronta ad ascoltarlo.

-In effetti avrei una domanda, riguarda l’amnesia generale- cominciò Leo, al contrario sistemandosi più composto per far capire che quello era un discorso serio.

-Oh, l’amnesia… brutta faccenda. Non sono la persona più informata al riguardo perché è più materia di Omish e Veer, ma cercherò di rispondere al meglio delle mie possibilità- Noella si mise a disposizione, con un sorriso incoraggiante.

-Sicuramente è più informata di quanto io sarò mai…- Leo cominciò.

-Oh, Leonardo, che adulatore- Noella si sistemò i capelli, compiaciuta.

-…volevo chiedere… l’amnesia, è reversibile, giusto? Insomma, ci sono dei modi per far tornare la memoria? Magari parlando del passato, o mostrando oggetti particolari…- la mano di Leo andò alla collana che teneva sempre sotto i vestiti, con l’opale di fuoco regalatogli dalla principessa.

-Nope! Non c’è alcun modo per far ritornare la memoria! È stata estirpata dalla mente delle persone e cancellata dalla loro anima. È oltremodo impossibile che le persone si ricordino di te!- esclamò Noella, soddisfatta di conoscere la risposta alla domanda di Leo.

Poi notò l’espressione del suo protetto, che si era fatta estremamente abbattuta, e si affrettò a tornare sui suoi passi.

-O almeno, così è come dovrebbe essere, ma la teoria e la pratica sono sempre molto diverse. È un’operazione che è stata fatta velocemente, quindi forse, se continuerai ad essere presente, potrebbero recuperare qualcosa- provò a confortarlo e dargli speranza.

-Alex si è ricordata di me, quindi è possibile… magari anche Daryan… o Opal…- provò a suggerire Leo, cercando di non sperarci troppo… ma che mento a fare, ci sperava già con tutte le sue forze.

-In effetti la cavaliera è strana… ne parlavamo io e Jahlee, quando è successo… e ci siamo fatti una teoria a riguardo- Noella si fece pensierosa, e seria, tutto d’un tratto.

-Davvero? Che teoria?- chiese Leo, incuriosito.

-Supponiamo che siccome Alex sarebbe dovuta morire, ma non è morta, il suo ruolo nella Storia è stato sollevato, è diventata più incontrollabile, e forse questo ha permesso ai suoi ricordi di affiorare più facilmente- spiegò Noella, facendo comparire degli occhiali dal nulla e assumendo un tono da maestrina.

-Oh… ha senso… ma allora perché Gideon non si è ricordato di me?- chiese Leo, cercando di comprendere meglio e ricordare come si fosse approcciato al bambino.

-Oh! Un’altra teoria è che Alex ha ricordato più facilmente anche perché ha passato più tempo con te. Quindi aveva più ricordi da poter sbloccare, e dopo averne sbloccato uno c’è stata una reazione a catena che le ha permesso di ricordarsi di te- rispose Noella, atteggiandosi a Jahlee per mostrare che anche lui aveva voce nella teoria che avevano formulato insieme mentre osservavano Leo come due spettatori in un cinema, probabilmente anche con i pop corn.

-Quindi c’è speranza anche per Opal e Daryan?- chiese Leo, iniziando a sentirsi più ottimista.

-Opal… forse. Daryan… beh… come lo dico senza spezzarti il cuore…?- Noella si sgonfiò come un palloncino, e iniziò ad osservare ovunque tranne che Leo.

Il cuoco sospirò, abbattuto.

-Cuore già spezzato, dimmelo e basta- la incoraggiò a parlare.

Noella esitò appena, ma alla fine cedette.

-Beh, Daryan è un “protagonista”. È fondamentale per un “arco narrativo” che a Lasy sta particolarmente a cuore. E dato che hai lasciato un’impronta davvero importante su di lui, Veer e Omish si sono impegnati davvero tanto per assicurarsi che la memoria gli fosse rimossa del tutto, così come ogni traccia del tuo passaggio. Sono la prima a credere alla forza dell’amore, e vi ho sempre shippato molto, ti assicuro, ma… mi dispiace, Leo, dubito fortemente che qualsiasi cosa che potrei mai dirgli gli farà tornare la memoria. Il blocco imposto dagli dei è troppo forte- spiegò la dea, dispiaciuta.

A Leo vennero le lacrime agli occhi.

Se l’aspettava, ma era comunque dura da accettare. 

Ma forse era meglio così. Alla fine Leo non era tornato per rimettersi insieme all’uomo che amava, ma per salvare la vita delle persone e cercare di concludere in fretta una guerra.

-Insomma, in linea di massima… è meglio se non provo a far ricordare niente a nessuno, soprattutto a Daryan- fece il riassunto.

-Già… molto molto meglio. Quello che è successo con Alex è stato un mezzo miracolo- annuì Noella, un po’ in difficoltà.

-Capisco… vorrà dire che se mai mi cattureranno sarà meglio mentire- Leo scese alla peggior conclusione possibile.

-Già… ed è molto meglio se non ti fai catturare in primo luogo- gli diede man forte Noella. 

Visto, vi avevo detto che era importante stabilire che gli dei non avevano assistito alla conversazione tra Persian e Daryan.

Perché, se Noella l’avesse fatto, avrebbe detto a Leo qualcosa di questo genere “In realtà Daryan potrebbe essere interessato ad ascoltare ciò che hai da dire, quindi fatti catturare e poi nella peggiore delle ipotesi ti fai liberare da Alex e torni a fingerti cuoca”.

Invece no, non aveva osservato nulla, e noi siamo qui, con le mani tra i capelli, a chiederci perché Leo e Daryan finiscono sempre così.

Anche se, ve lo devo dire, un perché c’è…

Si chiama: motivi di trama.

E quindi, per riassumere, Leo si convinse che fosse meglio, per tutti quanti, se non veniva beccato.

Proprio quando, poco prima, Daryan si era deciso ad ascoltare Leo nel caso l’avesse catturato.

…che sfiga!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Daryan mio amato! Finalmente sei tornato!

…e non te la passi bene.

Anzi, se la passa malissimo.

Leo, al contrario, finalmente inizia ad avere alleati, e Alex è un’alleata piuttosto importante. 

Pare che il suo ritorno a palazzo parta sotto una luce migliore, in questa nuova situazione di amnesia. Che sia per il sessismo, o forse in fondo al cuore le cuoche stanno riconoscendo Leo? Anna si è già innamorata, dopotutto.

Chissà. Secondo Noella è quasi impossibile, ma Alex si è ricordata, forse c’è speranza.

Anche se per Daryan pare impossibile.

Ma mai dire mai, soprattutto quando c’è di mezzo Leo. 

Non ho molto altro da dire sul capitolo, alla fine è un po’ di passaggio, anche se sono successe un sacco di cose, e spero vi sia piaciuto.

L’avrei dovuto pubblicare una settimana fa perché era quasi finito e mi mancavano giusto un paio di scene, ma poi mi sono ammalata, e sono indietro con la tesi, e la vita succede, e insomma, sono riuscita a pubblicarlo solo oggi.

Spero sia valso l’attesa.

Un bacione e alla prossima :-*





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